“Nostalgia del Piper” …. in una narrazione ed una post-intervista della Consul Press
“PIPER CLUB”: la discoteca più glamour della capitale
nella narrazione di FRANCESCA ACCURSO
Anni ’60. Periodo del boom economico, della minigonna e della Vespa, gli anni in cui il “Piper” era il locale di riferimento della vita notturna di Roma. Un luogo quasi sacro intorno al quale ruotavano tutti coloro che avevano un sogno da realizzare. Il simbolo della ribellione giovanile, l’immagine della libertà, il passaporto per uscire dall’anonimato.
Attivo dal 17 settembre 1965 come discoteca, sala da concerto, ritrovo per i giovani, per intere generazioni, il Piper Club ha rappresentato un luogo mitico, un sogno a occhi aperti oltre che un vero e proprio fenomeno di costume.
La sua fondazione si deve all’avvocato Alberigo Crocetta e ai suoi due soci: Giancarlo Bornigia, importante commerciante di automobili ed Alessandro Diotallevi, noto importatore di carni. Diede i natali ad artiste del calibro di Patty Pravo per questo soprannominata la “ragazza del Piper” alla quale si aggiunsero presto nomi come quelli di Nino Ferrer, Fred Bongusto, Dik Dik, Nancy Cuomo.
Inoltre, nel 1965 Mina vi girò una serie di caroselli per la Barilla per la regia di Valerio Zurlini. Tra i frequentatori ‘storici’ del locale anche : Romina Power, Mia Martini, Loredana Bertè e Renato Zero (che nel 1982 realizzerà un 33 giri ispirato proprio agli anni del Piper).
Il Piper diventava sempre più frequentato, sempre più affollato. Lo storico locale che aveva già portato fortuna ai Rokes, all’Equipe e a Patty, ne portò anche a Caterina Caselli che era la ragazza “tutto Piper. Un altro gruppo di ragazzi era intanto arrivato dall’Inghilterra.
Vi dice qualcosa il nome Mal ?
Contrariamente a quanto possano credere i giovani d’oggi, a detta di Eddi Ponti (critico musicale e presentatore radiofonico tra gli intrattenitori abituali del Piper Club):
“Il Piper non è nato come una pura espressione del nuovo modo di essere giovani, bensì come una vera e propria impresa di sfruttamento commerciale di un fenomeno che, già fiorentissimo all’estero, prometteva lauti incassi ai coraggiosi che se ne fossero fatti alfieri anche da noi”.
Con gli anni ’70 si avviò la separazione dei due soci proprietari, il Piper rimase a Bornigia, mentre a Crocetta spettò l’omonimo Piper 2000 a Viareggio, che avrebbe avuto vita breve. Ormai divisi i due Piper fra la periferica ma attivissima branca viareggina e la più stanca ma classica sede romana, era fatale che ci cominciasse a sfaldare quel meraviglioso sodalizio.
Sul finire degli anni ’70 e inizio ‘80, il Piper, per un breve periodo, fu punto di aggregazione per la gioventù romana orientata a destra, dei quartieri Trieste, Parioli, Pinciano, Talenti e della Roma Nord di destra, facilmente distinguibile per i gusti musicali (funky e disco) e per il modo di vestire, anticipatore dei paninari. Successivamente la clientela perse ogni connotazione politica.
Giancarlo Bornigia, il “Re” del Piper: un uomo semplice, con un eccezionale intuito per gli affari e la capacità d’intercettare, prima degli altri, i gusti di una società in evoluzione. Il re delle notti romane portò nella capitale icone della musica internazionale come i Genesis, i Rolling Stone e i Pink Floyd oltre che un giovanissimo Jimi Hendrix. Una persona generosa e attenta che ha saputo riconoscere l’impegno e l’arte di chi gli stava intorno. Inseguendo un connubio di musica e arte, Bornigia portò al Piper anche due importanti dipinti di Andy Wharol, opere di Piero Manzoni e Mario Cintoli.
A Marzo del 2015 il Piper è stato preso in gestione da una nuova cordata di giovani imprenditori romani che hanno ristrutturato il locale e iniziato nuove collaborazioni con i migliori dj italiani e internazionali.
Così lo storico locale è tornato ad essere un punto di riferimento della movida romana. In questi anni si sono esibiti i nuovi idoli delle generazioni di oggi: Baby K, Briga, Gigi D’Agostino, Achille Lauro e tanti altri , ma anche vere icone del mondo dello spettacolo come Jerry Calà, Cristina D’Avena, i Neri per Caso, Massimo di Cataldo, Alex Britti.
Oggi poter trascorrere una serata all’interno della Discoteca Piper Club di Roma è garanzia di puro divertimento. Uno di locali più famosi di tutto il territorio Nazionale ed è a tutti gli effetti, uno dei punti di riferimento della movida romana. Trascorrere una serata al Piper implica in un certo senso, “incidere” la storia del nostro Paese, come testimonia anche l’arredamento interno che rivisita in chiave moderna alcuni elementi stilistici del passato.
Passato che per il Piper non è sinonimo di vecchio, bensì un aspetto che testimonia la longevità di questo locale e la sua capacità camaleontica di adeguarsi al momento storico che sta vivendo, riuscendo così oggi ad apparire come una discoteca glamour e di tendenza.
***** ***** *****
GIANCARLO BORNIGIA Jr. intervistato davanti al PIPER,
in Via Tagliamento di fronte al Quartiere COPPEDE’,
ove è ancora presente una diversa magia di esoterismo
1.) D/ Come sono stati “vissuti” fino ad oggi questi lunghi mesi di forzata chiusura, iniziati nella prima decade di marzo e che, per il Piper Club, sono tutt’ora in corso, nonostante sia cessata la “clausura iniziale”, assimilabile a veri e propri arresti domiciliari ?
R/ Sono stati momenti di assoluta tristezza con il pensiero che andava su e giù per l’Italia, soprattutto verso quelle province che sono state colpite pesantemente dal Covid con decine di migliaia di morti in tutta l’Italia.
2.) D/ Quando e come è prevista una probabile riapertura e successiva ripartenza ? …e con quali modalità e con quante persone da poter nuovamente accogliere nel locale, rispetto al periodo ante-covid ?
R/ Ad oggi non ci è dato sapere quando riapriremo. Il governo si tiene lontano da avanzare ipotesi per la riapertura dei locali da ballo al chiuso. A mio avviso erroneamente perché il contagio si può manifestare anche in altri luoghi di assembramento, per essere concreti in spiagge, piazze, autogrill, stazioni, chiese, ristoranti, ospedali ecc. Siamo rimasti gli unici a non sapere quando potremo riaprire …nonostante tutti abbiano in un modo o in un altro riaperto.
3.) D/ Le perdite subite per la chiusura sono state consistenti ? come sono state affrontate e/o come saranno ammortizzate nel tempo ? Sono già pervenuti eventuali sussidi od aiuti, …ammesso che siano stati da Voi richiesti, in base alle disposizioni previste nei vari DPCM ?
R/ Ad oggi le misure messe in campo dal Governo con i vari decreti legge a partire dal Cura Italia, Liquidità e Rilancio non soddisfano le esigenze della nostra categoria seppur qualche cosa sia stato fatto con contributi a fondo perduto e prestiti garantiti dallo stato fino a 25 mila euro. In particolare le nostre aziende sono gravate da oneri di gestione fissi che dovranno essere comunque pagati. Stiamo parlando di stipendi per il personale quando a breve la cassa integrazione sarà finita, parliamo di rate per mutui e prestiti accesi per il finanziamento delle attività e i debiti di funzionamento commerciale, tutto ciò presto metterà al tappeto un’ intera industria. Lo Stato si prende tutto, infatti l’imposizione erariale più che vessatoria prevede su un biglietto di ingresso i seguenti oneri: – 22% di Iva, il 16 % di Isi e il 10% di diritto d’autore. Poi paghiamo l’imposizione diretta sui redditi (IRES) e sulle attività produttive (IRAP) oggi parzialmente scontata. Non dimentichiamoci che le aziende da ballo proprietarie del proprio immobile commerciale pagano l’IMU, Tasi/Tari e altri tributi locali perdendo il vantaggio del credito d’imposta relativo. Un vero stillicidio di tasse che assieme agli oneri sociali di contribuzione sulla forza lavoro lasciano alle imprese di ballo veramente poco. Insomma chi fa questo di mestiere, non si diverte, paga e basta.
4.) D/ A prescindere dalla forzata interruzione dell’attività, come si è cercato di fronteggiare anche le difficoltà o necessità del personale dipendente e/o collaboratori ?
R/ Purtroppo noi ci siamo limitati a richiedere la cassa integrazione. Ma so che molti colleghi hanno anticipato la CIG di tasca propria per sostenere le migliaia di lavoratori e famiglie oggi in difficoltà.
5.) D/ Con il ritorno alla “quasi” normalità, è prevedibile un discreto recupero della clientela più affezionata o si prospetta un calo superiore a quello derivante dalle nuove misure precauzionali, come la distanza di sicurezza tra i tavoli, ecc. ecc ?
R/ Le attuali regole impartite dalle autorità locali e nazionali non permettono la ripartenza delle nostre attività. Il distanziamento interpersonale (perché mi rifiuto di chiamarlo distanziamento sociale) è impraticabile per chi vuole andare a ballare. Le regole attualmente in vigore che prevedono a carico del gestore di garantire, anche attraverso gli addetti alla sicurezza, il rispetto di 2 metri in pista e di 1 metro nella zona tavoli, sono inattuabili. Se queste restano le regole, io non prevedo che si possa riaprire il Piper Club, non perché non ci siano più clienti, ma perché il tutto sarebbe ingestibile.
6.) D/ A questo punto desidererei conoscere il vostro parere su come è stata gestita questa tragedia sanitaria, alla quale poi – a mio giudizio – si è sovrapposta una ancor più devastante emergenza economica. Al riguardo e, solo ai fini di una piccola indagine giornalistica promossa dalla Consul Press, interesserebbe conoscere – se possibile – anche una vostra valutazione sia nei confronti dell’ operato del Governo, sia delle Opposizioni.
R/ Ritengo che il governo abbia operato bene nel decretare il “Lockdown”. E’ stato proprio questo a permettere la riduzione dei contagi. E penso che i cittadini italiani abbiamo avuto un comportamento perfetto a riguardo. Tuttavia il “Lockdown” è una pratica non perseguibile ad oltranza. E’ necessario trovare il modo di convivere con il virus senza che le attività economiche siano danneggiate. Senza esprimere alcun giudizio politico, viviamo in un’economia capitalistica e non in un regime comunista dove la produzione è sostenuta dallo Stato. In questo periodo di emergenza e di chiusura ho avuto il piacere di conoscere molti politici che si sono mostrati attenti alle esigenze della gente ma spesso impossibilitati a trovare soluzioni perché la macchina dello Stato è ingovernabile. Ci vuole molta pazienza e “Know how” come direbbero gli inglesi per dirigere un paese. Conoscenze che stanno velocemente sparendo nel nostro paese. La politica purtroppo divide il paese invece di unirlo come dovrebbe.
7.) D/ Infine – e per concludere – quale è una domanda che avreste voluto ricevere a cui rispondere in tutta sincerità, ….oppure a Voi la piena libertà di esprimere un auspicio, un desiderio o un sogno.
R/ Il mio desiderio è quello di ricominciare a lavorare al più presto in condizioni di sicurezza per noi e per i clienti. Auspico che le autorità si impegnino nel trovare quelle che sono le soluzioni necessarie ad una convivenza forzata con il virus oltre a un vaccino o una medicina che sia in grado di riportare il tutto alla normalità. Serve una collaborazione mondiale, questa è la grande sfida che nessun governo nazionale o autarchico potrà mai vincere da solo.
Auguro a tutti di cuore di riprendersi in mano la propria vita e il proprio lavoro.
Intervista a cura di Giuliano Marchetti
Qui di seguito si segnalano due precedenti interventi sulla magia del Quartiere Coppedè già pubblicati nella Consul Press e, precisamente: a) in data dicembre 2016 – b) in data settembre 2018
a) https://www.consulpress.eu/coppede-esoterico/
b) https://www.consulpress.eu/roma-le-visite-guidate-dellassociazione-giampiero-arci/