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Origini di Halloween

Le origini della festa di Halloween si perdono nella notte dei tempi, nell’incontro tra le culture celtica, romana e cristiana, tra le celebrazioni dei defunti, dei santi e dei riti propiziatori e purificatori dei druidi, legati ai cicli della natura.

Importata in America verso la fine dell’Ottocento dai primi immigrati irlandesi che più di tutti avevano conservato le tradizioni celtiche, queste si sono lì mischiate con le tradizioni del cristianesimo e del cattolicesimo.

In Italia si è cominciato a festeggiarla con i caratteri dell’Oltreoceano intorno agli anni ’90, anche se in Veneto e in Lombardia fino agli anni ‘50 si celebravano i defunti con la festa delle Lumere. In quei giorni si intagliavano zucche e rape per inserirvi candele; si esponevano sui davanzali delle case e lungo i fossi, per illuminare la strada di casa ai cari defunti e spaesare i più dispettosi. I bambini andavano di casa in casa reclamando il dolce tipico del periodo chiamato il dolce dei morti, insieme a frutta secca, nocciole e castagne.

Le prime testimonianze della parola risalgono al 1745: il termine All hallows’ eve indicava la cristiana vigilia di tutti i santi, la vigilia della solennità di Ognissanti e poi del giorno successivo della commemorazione dei defunti.

I tre giorni erano collettivamente conosciuti come Allhallowtide e tutti insieme rappresentavano un tempo da dedicare ai santi e alle preghiere per le anime che devono ancora raggiungere il paradiso.

Ma la scelta della stagione invernale come il momento più adatto per celebrare i defunti, rintracciandolo in un periodo di metaforica morte della natura, risalirebbe alle antiche pratiche celtiche.

Tra fine ottobre e inizio novembre l’anno è nel suo periodo più scuro: le giornate si accorciano, i prodotti della terra sono sempre più scarsi e il bestiame viene riportato nelle stalle. I celti erano una popolazione legata alla pastorizia e all’agricoltura quindi le loro feste erano collegate ai cicli agricoli.

La corrispondenza di questa festa con la fine di ottobre è riferibile a quella celtica di Samonios e viene attestata dal calendario celtico di Coligny, una stele in bronzo della fine del II secolo d. C. con caratteri latini in lingua celtica, testimoniata anche da Plinio il Vecchio.

Il calendario divide l’anno solare in due parti: una parte più luminosa che comincia con la festa di Beltane intorno al primo maggio e si conclude con la festa di Samonios che apre invece la stagione scura, caratterizzata da tenebre e infertilità del terreno. I celti erano molto legati alla natura, ai suoi cicli naturali e all’osservazione degli astri. Avevano collocato la festa di Samonios come inizio del loro anno.

Durante questa festa il clan si riuniva per prendere decisioni importanti, si banchettava e sulla collina di Tara, il luogo dove i grandi re avevano le loro dimore, veniva acceso dai druidi dei villaggi circostanti un grande fuoco. Questo aveva la funzione di attivare la vita nuova dando nuovo calore alla terra ma aveva anche la funzione di purificare tutto quello che nell’anno passato aveva appesantito la vita degli uomini. Era quindi un fuoco vivificante e purificatore.

I druidi poi ne distribuivano le fiammelle nelle case dei villaggi vicini, creando delle piccole lanterne con le rape o le cipolle. Di qui probabilmente la tradizionale zucca intagliata di Halloween che ha dato luogo alla leggenda di Jack O’Lantern.

Nella notte di Samonios si credeva fortemente anche che il velo tra il mondo terrestre e il mondo degli antenati e di tutte quelle creature che non si possono cogliere coi sensi, fosse particolarmente sottile e dall’aldilà potevano arrivare spiriti non contenti. La festa quindi era legata ai defunti ma anche al piccolo popolo di gnomi e creature fatate che potevano presentarsi nelle case.

La tradizione legata ai travestimenti sembra essere arrivata dal mondo dei druidi che indossavano le pelli di animali sacrificati per unirsi con gli spiriti di quelli e il travestirsi aveva anche la funzione di scacciare il male, quasi spaventandolo.

La richiesta del dolcetto o scherzetto potrebbe essere di derivazione cristiana e legata alla richiesta di elemosina: i mendicanti andavano nelle case abbienti a chiedere il famoso dolce dell’anima, un dolce preparato tradizionalmente, in cambio di preghiere per i defunti.

I simboli della festa legati al cimitero, riportano ovviamente al mondo dei defunti. Fino al tardo medioevo i cimiteri erano collocati in luoghi dove si poteva danzare e cantare per i propri cari; tra il 1200 e il 1300 ne venne fatto divieto con la pena della scomunica. I cimiteri gradualmente diventarono luogo dove pregare i morti e portare fiori e candele; i fiori sono simbolo di ritorno alla vita e i lumini sono simbolo di luce divina.

I celti celebravano i loro rituali all’alba o al tramonto perché considerati momenti in cui l’unione tra due polarità poteva mostrarsi: Samonios racconta del modo di unirsi per un momento a ciò che è sconosciuto e che tanto affascina l’uomo.

Veronica Tulli

Foto © Il Primato Nazionale

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