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“Orizzonti perduti” – opere pittoriche
alla Galleria Medina in Roma

UNA RASSEGNA di NUOVI ARTISTI  alla “Medina”

per raffigurare  “ORIZZONTI PERDUTI”

Così dice, con un velo di malinconica certezza, Franco Battiato, in una delle sue splendide canzoni, divenuta qui, in una luminosa galleria di via Merulana in Roma, leit-motiv per una collettiva di pittura fortemente interessante e piena di spunti che anticipano o forse, determinano già ciò che sarà la tendenza dell’arte.

La Galleria, che ha nome Medina, venerdì 30 novembre ha raccolto i cercatori di orizzonti interpretati dal Critico d’Arte Maria Teresa Prestigiacomo, attiva in campo europeo per il peculiare intuito a saper svelare le strofe di una composizione artistica. Si sono così ammirati pittori italiani e stranieri, sui quali si distingue l’artista iraniana Afsané Mitus che incentra sul femminile l’idea di futuro, mediante un garbato cubismo dai colori chiari e sorridenti.

L’apertura allo spazio, ed ad un orizzonte sfumatissimo e pressochè indistinguibile a meno che non si colga il messaggio diretto è rivelata dal siciliano Alessandro Trani: luce, luce che ci viene blandamente incontro con un onda pigra da clima meridionale, diversissimo, quanto a personalità creatrice, dal conterraneo Salvo Priolo, l’unico che si distacca dal tono d’insieme con due opere iperrealiste finemente eseguite, prive, anche nell’interrogativo dell’orizzonte che non si coglie, di angosce e tormenti che vibrano in questo percorso. A buon diritto la solare MariaTeresa Prestigiacomo parla di “Orizzonti, come ricordi di emozioni vissute che non ritorneranno mai, se non attraverso il filo di memoria che attraversa l’arte”, ai quali fa omaggio, anche con la cornice coreutica di un tango, Antonella Gargano. Emozioni riprodotte con la forza espressionistica dei fiori di Federica Rampazzo o con l’astrattismo di Rosie Josèphine Longhi de Bouard, l’orizzonte delle opere della quale sono intuiti attraverso trasparenze di forme.

A chiusura, fanno specie le memorie archeologiche di Alba Rosa Montanari e le gradazioni cromatiche di Elena Bullo e Viviana Soranno, un costante e ottimistico richiamo. Che l’orizzonte, perduto, possa essere ritrovato, e bello, una volta, finalmente?

L’iniziativa è presente: si cerca questa meta con le sottolineature di una spatola, si mescola saggiamente acquarello, matita grassa ed olio in due nudi ansiosi di trovarsi, si lascia il classico velato dell’olio o l’intervento di materia forte nelle pennellate. Ogni via porta ad un arrivo gradito e ricco di incoraggianti suggerimenti, e non si può fare a meno di desiderare, di tutti questi artisti, magistralmente presentati, nuovi incontri.

Marilù Giannone