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Osservare i cambiamenti climatici dallo spazio

I satelliti per l’osservazione della Terra sono lo strumento migliore per avere contemporaneamente un’immagine globale e locale dei cambiamenti in atto sul pianeta. Sugli oceani ci permettono per esempio di monitorare i venti, le onde, le temperature, l’attività biologica e i livelli marini. Sulla terraferma li possiamo usare per studiare le foreste, i ghiacci e la neve, lo sviluppo urbano e agricolo, le alluvioni e gli incendi boschivi. Senza dimenticare, ovviamente, la misura delle concentrazioni di gas in atmosfera, tra i quali anche i gas serra.

Lo stato dei ghiacci e l’innalzamento del livello dei mari sono forse gli aspetti più interessanti da monitorare di un clima che cambia. La capacità dei satelliti di osservare da remoto le aree coperte dai ghiacci, il loro spessore e la loro dinamica è fondamentale nel loro monitoraggio e nello studio della loro relazione con l’aumento del livello delle acque negli oceani.

I risultati relativi all’impatto del cambiamento climatico sull’erosione delle coste sono, purtroppo, piuttosto preoccupanti: analizzando i dati satellitari viene ipotizzato che entro la fine del secolo circa la metà delle spiagge nel mondo subirà un’erosione oltre i cento metri.

Ma se i satelliti hanno lanciato l’allarme, sempre i satelliti possono aiutare a comprendere il problema e a limitare i danni. È fondamentale introdurre quante più attività possibili per togliere diossido di carbonio dall’atmosfera nonché ovviamente incrementare le attività di rimboschimento. E in effetti già da anni si punta molto sui progetti di riforestazione anche se i tempi non sono sempre adeguati ai bisogni. Diversi paesi hanno già avviato delle attività su larga scala per piantare alberi in grandissime quantità. Un esempio arriva per esempi dagli Stati Uniti, dove nel 2021 è stato firmato un decreto per piantare mille miliardi di alberi entro il 2030. Anche in Italia si sta lavorando per la riforestazione. Nel 2022 per esempio il target annuale era stato fissato a 1 milione 650 mila alberi, obiettivo che è stato raggiunto, soddisfacendo così quanto previsto nell’ambito del finanziamento del PNRR per quanto riguarda la riforestazione urbana.

Insomma, le attività di riforestazione sono in atto in diversi angoli del pianeta. Non è però scontato che queste attività risultino sufficienti, anzi. Al di là dei processi di deforestazione che sono ancora in atto, come per esempio nella foresta Amazzonica, sono da mettere in conto tutti gli ettari di foreste che vengono distrutti da incendi. Basti, per esempio, pensare ai grandissimi incendi che hanno colpito gli Stati Uniti occidentali pochi anni fa. E va inoltre tenuto conto che proprio questi fenomeni, con l’avanzare dei cambiamenti climatici saranno sempre più frequenti. Per tutti questi motivi sarebbe dunque fondamentale accelerare e moltiplicare in modo significativo le attività di rimboschimento in atto, così da poter effettivamente rispettare gli obiettivi predefiniti.

Ma, oltre a dare evidenza dei cambiamenti in atto, l’attenta analisi della mole di dati raccolti in orbita è fondamentale anche per le attività di prevenzione e per la previsione delle tendenze future. Basti pensare al ruolo che i satelliti hanno nella gestione del territorio e di risorse preziose e limitate come il suolo e l’acqua in settori chiave come l’agricoltura o l’urbanistica.

Tuttavia, il legame tra spazio e ambiente non si ferma alla sola osservazione della Terra. Anche i satelliti per le comunicazioni o di posizionamento e navigazione giocano una parte considerevole nella tutela dell’ambiente e nella gestione delle emergenze legate ai cambiamenti climatici.

I satelliti per le comunicazioni, ad esempio, consentono di accedere ad internet o ai servizi telefonici in ogni zona del mondo, diventando così dei preziosi alleati in caso di particolari emergenze che mettono fuori servizio le tradizionali comunicazioni terrestri.

Il posizionamento sulla superficie terrestre, oltre a fornirci sul nostro smartphone la strada di casa, è fondamentale nella tutela degli ecosistemi. Può a prima vista sembrare marginale, ma è grazie ai satelliti di posizionamento che si riescono a monitorare gli spostamenti della fauna selvatica e ne apprendono i comportamenti e l’impatto dell’uomo sulle loro vite.

Senza dimenticare infine i satelliti meteorologici, costanti guardiani dei nostri cieli e strumenti essenziali per le previsioni delle condizioni meteo-atmosferiche.

Lo stretto legame tra spazio e ambiente è stato più volte ribadito anche dalle Nazioni Unite, che hanno sottolineato come le infrastrutture e le tecnologie spaziali siano un fattore chiave per il raggiungimento di ciascuno dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030.

Lo spazio, infatti, è un vero e proprio “abilitatore” di nuovi servizi e applicazioni in grado di aiutare l’uomo a proseguire sulla strada della sostenibilità e a comprendere e combattere il cambiamento climatico.

Nell’ultimo report IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che costituisce la base tecnica e scientifica dell’azione mondiale contro i cambiamenti climatici, la parola “satellite” compare quasi mille volte. Un numero che potrebbe non significare molto, se non fosse che nella quasi totalità dei casi indica una delle sorgenti primarie dei dati su cui il report è basato, sottolineando l’importanza dei satelliti come strumento per comprendere la crisi climatica in atto.

È proprio grazie a un continuo monitoraggio di questi aspetti negli ultimi quarant’anni che l’IPCC può affermare che molto probabilmente l’influenza antropica è stata, ed è tuttora, la causa scatenante della riduzione globale dei ghiacci.

I cambiamenti climatici e, in una dimensione ridotta, l’inquinamento richiedono degli interventi che hanno di per sé un costo e che rappresentano un investimento. È infatti necessario sviluppare tecnologie, recuperare risorse alternative, fare formazione, cambiare sistemi e abitudini. Tutto questo ha un costo. È molto difficile riuscire a capirne il valore.

Inoltre, il ritorno degli investimenti fatti contro i cambiamenti climatici è difficilmente percepibile. Non si tratta infatti di un impegno che va a creare qualcosa di visibile, come può essere una grande opera pubblica. Non è possibile vederne lo sviluppo e la costruzione. Anzi tutt’altro. L’idea che tutto l’impegno versato nella lotta contro il cambiamento climatico serva a evitare lo sviluppo di situazioni critiche e quindi il mantenimento di uno status quo, risulta ancor meno appetibile. Tanto più che secondo gli ultimi sviluppi non sarà nemmeno più possibile conservare lo stato delle cose ma soltanto mitigare gli effetti disastrosi del cambiamento.

Nicola Sparvieri

Foto © Nycredit Invest

Cambiamenti climatici, Osservazioni satellitari, Spazio