
Papa Francesco, riflessioni su un “Malato Illustre”
Scritto da Lidia D'Angelo il . Pubblicato in Oltre Tevere, il Vaticano.
Fra pochi giorni, esattamente il 13 marzo del 2013, saranno 12 anni da quando Papa Francesco è salito al soglio di San Pietro, ricordo perfettamente quella sera quando il Collegio Cardinalizio scelse il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio; era una giornata piovosa e uggiosa come solo certe giornate di marzo a volte sanno essere.
Io non volevo andare in piazza San Pietro perché non amo le folle e gli assembramenti, mia figlia – allora ventisettenne – mi convinse e insieme andammo nella grande piazza delimitata dal maestoso colonnato berniniano; ricordo come se fosse ora, il punto preciso in cui mi trovavo, ero sotto il colonnato al riparo dalla pioggia che cadeva copiosa, davanti a me la piazza immensa era letteralmente gremita da migliaia e migliaia di persone provenienti da tutte le parti del mondo per assistere all’evento.
Rimasi immobile parecchie ore, ogni volta che spuntava un po’ di fumo si aveva l’illusione che fosse bianco ma in realtà soltanto a sera inoltrata si vide uscire l’agognato fumo bianco dal comignolo che svetta sul tetto della Cappella Sistina; la folla con un grande boato dimostrò la propria gioia per l’avvenuta elezione, si dovette attendere ancora molto tempo per vedere il nuovo papa affacciato al balcone della basilica di San Pietro.
Davanti al mondo intero il Papa, che prese il nome del poverello di Assisi, pronunciò le sue prime parole dalle quali traspariva una certa emozione che lo rendeva molto vicino agli uomini comuni; salutò con un semplice “buonasera” come una normale persona quando entra nella nostra casa, la piazza venne attraversata da un’ondata di delirio come se ci fosse un sol uomo e non migliaia e migliaia di persone.
Tornata a casa, fisicamente stanca, ma serena e leggera nello spirito, felice di avere partecipato a un evento storico in prima persona, presi carta e penna e di getto sgorgarono spontanee dal mio cuore poche frasi, rivelatrici delle emozioni e sensazioni vissute in quella giornata che è rimasta scolpita dentro di me.
Papa Francesco
Dopo le inaspettate dimissioni di Papa Benedetto
i cardinali in Conclave hanno emesso il verdetto.
Una pioggia insistente cadeva
quando sui cieli di Roma calava la sera
ma io sono rimasta immobile
aspettando il segno visibile;
finalmente il fumo bianco si è levato
e il papa alla folla si è mostrato
con le prime parole già i cuori ha conquistato.
Il suo semplice e spiazzante “Buonasera”
ha creato una suggestiva atmosfera
coinvolgendo tutti in una mistica preghiera.
Caro Papa Bergoglio,
Lei verrà pure dalla fine del mondo
ma dell’umanità intera è il giusto orgoglio.
Da quel lontano giorno il Papa Francesco ha percorso tutte le strade del mondo, andando incontro agli ultimi, ai poveri, agli afflitti, ai malati portando una parola di speranza e di certezza nel cambiamento; si è prodigato spendendo le sue migliori energie nel gridare, a ogni occasione, contro le guerre e contro tutte le ingiustizie e i mali che affliggono l’umanità.
Questa visione ha creato intorno alla figura di Francesco un clima di affetto profondo e di amore come se fosse un nostro familiare; ora nell’anno 2025 il Papa è in un letto d’ospedale, malato, affetto da patologie che mettono a repentaglio la sua vita; tutto il mondo compatto anche gli uomini di altre religioni e i non credenti, rivolgono un pensiero affettuoso al Papa venuto dall’altra parte del mondo.
