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LA GIORNATA DELLA FEDE

Oro alla Patria
18 Dicembre 1935

Dopo la Grande Guerra si apriva per il giovane Regno d’Italia e per le grandi potenze mondiali un periodo di grande trasformazione e innovazione, fortemente condizionato dalle conseguenze della Conferenza di pace di Parigi. Con l’Unificazione territoriale l’Italia mirava all’Unificazione spirituale, secondo il motto risorgimentale “fatta l’Italia, ora bisogna fare gli Italiani”, compito che la Storia sembrava aver affidato al Regime Fascista. Negli Anni Trenta questo obiettivo sembrava raggiunto. Definiti dagli storici gli anni del consenso.

Tutte le Potenze Europee e mondiali gareggiavano per affermare la loro supremazia e il loro primato. Per moderare e regolare questa spinta estrema erano nati degli organismi internazionali, come la Società delle Nazioni. Ne facevano parte oltre cinquanta Stati, entità alquanto singolare per le sue contraddizioni. L’Inghilterra e la Francia per esempio avevano dei grandi imperi coloniali, rafforzati tra l’altro in seguito all’annessione delle colonie tedesche,  gli Stati Uniti che l’avevano proposta non ne facevano parte, come la Germania e tutti i Paesi vinti. Inoltre si andava sempre più affermando il principio di Nazionalità e di Autodeterminazione dei popoli.

In questo clima il Duce Benito Mussolini si avviava a riaprire i rapporti con l’Etiopia, allora retta dal Negus Hailé Selassié, e che faceva parte della Società delle Nazioni dal 1923.

Quando il 3 Ottobre 1935 il Regno d’Italia, in seguito al precedente incidente di Ual Ual, attaccò e invase l’Etiopia, subito la Società delle Nazioni condannò l’aggressione, facendo scattare le sanzioni contro l’Italia il 18 Novembre 1935. Questo provvedimento impediva all’Italia di esportare prodotti all’estero e di importare principalmente materiali a fini bellici. Si mise subito in movimento la macchina della propaganda fascista che riuscì a trasformare “una punizione in un successo”. Il 18 Dicembre 1935 in tutta Italia, dalle grandi città ai piccoli centri, si svolse la “Giornata della fede”. Tutti gli Italiani furono invitati a sostenere l’Italia in quel momento difficile, compiendo un gesto altamente simbolico, la donazione della fede, l’anello nuziale, come segno di unione e fedeltà alla Madre Patria.

La Solenne Cerimonia, che apriva idealmente le altre cerimonie in tutta Italia, si svolse all’Altare della Patria a Roma, alla presenza di due donne straordinarie, esempio di madri e spose, la Regina Elena e Donna Rachele Mussolini. La Regina diede inizio alla Cerimonia con un profondo discorso:

Nell’ascendere il sacrario del Vittoriano, unita alle fiere madri e spose della nostra cara Italia per deporre sull’altare dell’eroe ignoto la fede nuziale, simbolo delle nostre prime gioie e delle estreme rinunzie, in purissima offerta di dedizione alla Patria, piegandoci a terra quasi per confonderci in spirito coi nostri gloriosi Caduti della Grande Guerra, invochiamo unitamente a Loro, innanzi a Dio, la Vittoria – A Voi, giovani figli d’Italia, che ne difendete i sacri diritti e aprite nuove vie al cammino luminoso della Patria, auguriamo il trionfo della civiltà di Roma, nell’Africa da Voi redenta. – Il nostro saluto alla gloriosa bandiera, agli ufficiali e soldati delle forze di terra, di mare e dell’aria, alle camicie nere, agli operai, agli ascari fedeli”.

Poi depose la sua fede e quella del Sovrano, legate da un nastro azzurro, in uno dei grandi tripodi posti in prossimità della Tomba del Milite Ignoto. In cambio le furono consegnate due fedi in acciaio, dopo che erano state  benedette dal Vescovo Monsignor Bartolomasi. A seguire lo stesso gesto venne compiuto da Donna Rachele e da molte madri e vedove di guerra, che ricevettero in cambio anelli in ferro con inciso ORO ALLA PATRIA-18 NOV.XIV.

Questo gesto veniva compiuto all’unisono, dalle persone semplici e dagli uomini illustri, indipendentemente dall’adesione alle idee del regime. La Patria chiamava e nessuno si tirò indietro. La Famiglia Reale al completo, il Re diede dei lingotti d’oro, il Principe Umberto il Collare dell’Annunziata, a Napoli la Principessa Maria José e a Torino la Principessa Jolanda donarono la fede. Tra i personaggi illustri ricordiamo Guglielmo Marconi che donò la fede e la medaglia da senatore, lo stesso fecero Luigi Albertini, Benedetto Croce, Vittorio Emanuele Orlando; Luigi Pirandello donò quattro medaglie compresa quella del premio Nobel per la letteratura, Gabriele d’Annunzio la fede e una cassa d’oro.

Il Duce Benito Mussolini in quella storica giornata non era a Roma, ma si trovava alla cerimonia di inaugurazione di una nuova città di fondazione Pontinia, nell’Agro Pontino, costruita in un solo anno. La posa della prima pietra era avvenuta esattamente un anno prima. Anche questa cerimonia si concluse con la donazione della fede alla Patria.
Furono invitati a compiere un gesto simbolico tutte le varie organizzazioni, da quelle cattoliche a quelle sportive. Molte medaglie e coppe sportive furono donate, così come molte medagliette della Prima Comunione. Significativo che la prima Coppa Italia vinta dalla squadra del Vado venne fusa.

Fondamentale fu anche il contributo della Chiesa, che dopo il Concordato, essendo stati ripristinati e rinsaldati i rapporti tra Stato e Chiesa, partecipò attivamente alle cerimonie in tutta Italia. Molti parroci non solo donarono oggetti in oro, ma ebbero il compito di benedire le fedi nuziali in ferro, che venivano date in cambio. L’impresa in Africa rafforzava la missione cristiana e civilizzatrice, che già la Chiesa cattolica aveva messo in atto.

CORONAVIRTUS VS CORONAVIRUS

Riapparizione dell’Impero sui colli fatali di Roma

L’iniziativa “Oro alla Patria” fu messa a fuoco da un’attenta propaganda del Regime, che mobilitò radio, giornali e l’Istituto Luce. Molti illustratori realizzarono manifesti, cartoline a sostegno dell’impresa, basti pensare ad Achille Beltrame per la Domenica del Corriere e a Mario Sironi per il Popolo d’Italia. La propaganda mirava ad accostare il sacrificio compiuto dai Caduti della Grande Guerra, al sacrificio dei soldati che si trovavano in Etiopia in quel momento. A sostegno dello sforzo bellico si chiedeva agli italiani  quel piccolo, ma fondamentale sacrificio, di natura simbolica. Analogia rafforzata dal fatto, che il 24 maggio 1935, ricorrendo il Ventennale dell’Entrata in guerra dell’Italia, era stata inaugurata all’Altare della Patria la Cripta del Milite Ignoto.

Le cerimonie venivano effettuate in prossimità dei Monumenti ai Caduti, nei Parchi della Rimembranza e le fedi venivano raccolte negli elmetti della Grande Guerra. Gli Italiani sospinti da un Sentimento d’Amor di Patria puro e fortemente sentito, Uniti, con quel gesto simbolico riuscirono a raggiungere sia un obiettivo spirituale, che materiale. Furono donati alla Patria oltre 30 tonnellate d’oro e 100 d’argento, che furono consegnati alla Zecca dello Stato come Patrimonio Nazionale, inoltre furono raccolti altri metalli finalizzati all’impresa bellica. Questa giornata del 18 Dicembre 1935 ebbe un’enorme risonanza nella stampa mondiale, al punto che venne celebrata come festività fino al 1938.

Dopo sette mesi, la campagna militare si concludeva il 9 Maggio 1936 con la Proclamazione dell’Impero. “Riapparizione dell’Impero sui colli fatali di Roma”. L’anno dopo nel 1937 ricorreva il Bimillenario della Nascita dell’Imperatore Ottaviano Augusto. Significative le parole del senatore e scienziato Guglielmo Marconi al Senato il 16 Maggio 1936 “La grande impresa compiuta ora dall’Italia fascista […] conclude il ciclo ideale del Risorgimento e indica l’assunzione, da parte del nostro Paese, di più vasti compiti e di più alte responsabilità in un ambito di attività mondiale”. Anche il filosofo Giovanni Gentile avvertiva il passaggio epocale “Comincia una nuova storia d’Italia”.

Dopo questo momento di massimo consenso, cominciava una nuova storia d’Italia, che porterà dopo dieci anni esatti, il 9 Maggio 1946 all’abdicazione e all’esilio del Re Vittorio Emanuele III, in seguito all’avvento di qualcosa di Nuovo, ultimo esito della Seconda Guerra Mondiale, che segnava il passaggio a una nuova storia d’Italia.

Ora, anche questo periodo di oltre settant’anni sembra essere giunto alla sua conclusione. Siamo nel pieno di una nuova forma di guerra, abbiamo perso la nostra identità, il nostro volto è coperto, le relazioni umane sono possibili solo a distanza, tutto è mediato e mediatico. Non è ancora finita, un altro inverno ci aspetta, è in corso l’Ultimo Atto di questo Dramma. Ma la Storia d’Italia è infinita ed è ricominciata tante volte.

Ora tocca A NOI
Avere la forza e l’energia
Per dare vita a un NUOVO INIZIO

Parola d’Ordine
UNITI SI VINCE
                      Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro

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