Per il Segretario di Stato americano Antony Blinken la «Diplomazia è la strada migliore per risolvere la crisi in Niger»
«La diplomazia è il mezzo per risolvere la situazione». Commenta così la crisi in Niger il segretario di Stato americano Antony Blinken in una intervista rilasciata alla Radio France Internationale (Rfi).
«Gli Usa» continua, «sostengono gli sforzi dell’Ecowas (Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale) per ripristinare l’ordine costituzionale. Quanto sta accadendo è angosciante e non offre nulla al popolo».
Victoria Nuland, alta diplomatica americana poco prima ha commentato l’incontro avuto con i golpisti di Niamey tra cui il generale di brigata Moussa Salaou Barmou, il nuovo capo di stato maggiore dell’esercito, e altri funzionari come «colloqui franchi e piuttosto difficili». Non ha putoto però incontrare né il presidente deposto Mohamed BAzoum, né Abdourahamane Tiani, capo dell’esercito al potere.
Il generale Barmou è consapevole della cooperazione esistente tra il Niger e gli Stati Uniti, visto il suo passato coinvolgimento nelle forze speciali, spiega la Nulland, sottolineando che gli autori del golpe «comprendono molto bene i rischi per la loro sovranità rappresentati da un invito alla Wagner» riferendosi al gruppo paramilitare russo presente in particolare nel vicino Mali.
Poco dopo il golpe infatti lo stesso capo della Wagner Prigozhin si era detto dosposto a intervenire in sostegno dei golpisti che hanno lanciato richiesta di aiuto in caso di una risposta armata dell’Ecowas.
Intanto ieri sera tramite un comunicato diffuso dalla televisione nazionale i golpisti hanno reso noto che il nuovo primo ministro è Ali Mahaman Lamine Zeine. Personaggio vicino all’ex presidente Mamadou Tandja che lo nominò capo di gabinetto nel 2001 e ministro delle Finanze nel 2002 per intervenire sulla catastrofica situazione economica del Paese.
Un contesto ereditato dai soldati saliti al potere dopo l’assassinio nel 1999 del generale e presidente Ibrahim Baré Maïnassara, in questo Paese dell’Africa occidentale con una storia segnata da prese di potere con la forza. Zeine era stato ministro delle Finanze fino al rovesciamento di Tandja durante un colpo di Stato nel 2010 da parte del comandante Salou Djibo, prima di un’elezione presidenziale vinta da Mahamadou Issoufou, predecessore di Mohamed Bazoum, estromesso il 26 luglio.
A leggere il comunicato il colonnello Amadou Abdramane portavoce della giunta golpista auto-organizzata presso il Consiglio nazionale per la salvaguardia della Patria (Cnsp) il quale ha aggiunto il tenente colonnello Habibou Assoumane è il nuovo comandante della guardia presidenziale.
Le nomine giungono all’indomani dei termini di scadenza dell’ultimatum lanciato dall’Ecowas ai militari al potere. I partner occidentali e africani del Niger sono divisi sulla questione di un intervento per restituire il potere ai civili, prima di una nuova riunione dell’Ecowas giovedì ad Abuja in Nigeria. Intanto Bazoum rimane sequestrato nella sua residenza privata dal giorno del colpo di Stato.
L’Ecowas infatti si era detta pronta a intervenire militarmente, anche secondo quanto riportano fonti militari l’organizzazione ancora non disporrebbe delle forze necessarie per poter intervenire in tal senso.
Nel mentre fa il giro del Mondo un video dallo stadio nazionale di Niamey dove si vedono migliaia di nigeriani sventolare bandiere russe e nigeriane. Le cancellerie europee sono preoccupate per la grave crisi istituzionale e sociale che potrebbe portare a un vasto conflitto nella regione del Sahel e anche per le sorti del presidente deposto Bazoum tenuto in ostaggio nel palazzo presidenziale al centro di Niamey.
Il contingente Nato presente sul territorio è composto da oltre 2900 militari: 1500 francesi, 1.100 americani e 350 italiani, di cui una sessantina sono rientrati ieri in Italia.
Dalla Germania intanto arriva la notizia del pieno sostegno all’Ecowas nelle mediazioni, sottolineando che “non c’è automatisto verso un intervento militare” anzi, Ecowas vede l’uso della forza come ultimo mezzo, sottolinea Berlino avvertendo però i golpisti che “ci saranno severe conseguenze personali” se dovesse succedere qualcosa al presidente deposto Mohamed Bazoum o alla sua famiglia, tenuti in ostaggio presso il palazzo presidenziale senza acqua ed elettricità, stando a una fonte molto vicina al presidente.
Dall’Italia intanto il ministro degli Esteri Antonio Tajani auspica una proroga alla scadenza dell’ultimatum dell’Ecowas, spiegando in una intervista al Corriere della Sera la propria posizione contraria a un intervento armato europeo poiché “potrebbe essere visto come neo colonialismo”.
«Lavoriamo per la liberazione del presidente Bazoum» dichiara Tajani a Radio Dimensione Suono. «Sempre attraverso il dialogo» continua, «sempre attraverso il confronto costruttivo. I militari italiani ancora presenti sono circa 250 insieme al contingente belga, tedesco, francese e americano, e si trovano nella zona dell’aeroporto, quindi non operativi sul territorio, sono al di fuori di qualsiasi contenzioso all’interno del Niger». «La nostra ambasciata» conclude, «rimane aperta con le garanzie di sicurezza».
“In Niger ci sono stati incontri tra i nostri contingenti e il portavoce del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (CNSP) più alcuni elementi di spicco del CNSP, della Guardia Nazionale e dell’Aeronautica italiana. “Durante i colloqui è emersa chiaramente la non ostilità verso i militari italiani presenti da parte del CNSP” ha scritto ieri su Twitter il ministro della Difesa Guido Crosetto.
Gianfranco Cannarozzo