Skip to main content

Perché tanta immigrazione uccide l’Italia

QUASI UNA TRAGEDIA DA MEMORIE BIBLICHE 

a cura di FRANCO D’EMILIO 

A Lampedusa continua l’interminabile processione di barchini in arrivo, fino a 59 in una sola giornata, tutti strapieni di immigrati: nemmeno facciamo in tempo a svuotare un po’ il centro di prima accoglienza che già premono nuovi sbarcati, subito di rimpiazzo, cosicché sulla nostra isola resta insoluta, gravissima la gestione di un’immigrazione selvaggia senza regole e misura nei numeri.

I nostri servizi segreti e quelli tunisini, perlomeno quanto resta di essi nell’incerta situazione politica del paese nordafricano, conoscono i luoghi di fabbricazione dei barchini, ormai venduti via come il pane; sanno, persino, quali siano i punti d’imbarco sul litorale della Tunisia; infine, addirittura, controllano l’intreccio, sempre sul territorio tunisino, della malavita locale con la mafia per la gestione lucrosa del flusso dei migranti; né possiamo ignorare la voce che i servizi, nostri e tunisini, abbiano monitorato comunicazioni di preavviso alle unità di soccorso navale delle ONG circa l’imminente partenza per mare di migranti né possiamo dimenticare l’infiltrazione tra i “dannati del mare” di elementi provocatori, pure ex militari, con la finalità di provocare tensioni e disordini a Lampedusa.

                                                     

Eppure, nessuno muove un dito in soccorso dell’Italia che resta sola a fronteggiare un fenomeno migratorio, in questi giorni senza eguali. Francia e Germania, salvo, poi, ammorbidire tatticamente la loro intransigenza, minacciano di chiudere la porta in faccia all’Italia, rispettivamente con la blindatura del confine italo-francese a Ventimiglia e con la sospensione della selezione dei richiedenti asilo, appunto destinati ai tedeschi; l’Europa, tramite la presidente della sua commissione, Ursula von der Leyen, vola con la Meloni a Lampedusa, manifestando vicinanza e solidarietà all’Italia, persino un piano di aiuto in 10 punti che tutti, però, ci chiediamo se davvero traducibili dal nero su bianco in risultati concreti.
Intanto, la nostra Giorgia, Presidente del Consiglio, si sgola contro l’assalto migratorio all’Italia e invoca la solidarietà, il sostegno di tutta la comunità europea, ma è costretta, al tempo stesso, a guardarsi le spalle dagli attacchi proditori, già in chiave elettorale per le prossime europee, dell’alleato Salvini che rivendica il polso duro della Lega contro i migranti, quindi muove una critica esplicita allo stesso governo Meloni.
Sul problema migratorio l’Italia è ormai con le spalle al muro, con poche forze, tanto esausta moralmente e psicologicamente, in conclusione vittima chiara di quel complotto terroristico immigratorio, da me illustrato pochi giorni fa, sempre su queste pagine.

                                                 

L’attuale e insostenibile incremento di sbarchi sulla costa di Lampedusa potenzia a dismisura l’immigrazione selvaggia e clandestina, priva di una pur minima verifica, selezione delle sue potenzialità: una cosa è accogliere tutti senza se e senza ma, quindi a prescindere dalle prospettive lavorative o formative di ogni migrante, altra cosa è aprire l’Italia a chi davvero può garantire una sua piena integrazione nel contesto sociale, produttivo e, di conseguenza, culturale del nostro paese.
Da sempre, questa è la linea d’azione dei cosiddetti “corridoi umanitari” per l’accoglienza di rifugiati e migranti vulnerabili. Invece no, l’accoglienza indiscriminata di tutta l’attuale immigrazione rappresenta, adesso più che mai, l’arma micidiale nelle mani dell’Unione Europea, a traino franco-tedesco, per perseguire tre obiettivi: finire di saccheggiare l’Italia delle sue eccellenze produttive; mandare gambe all’aria, costi quel che costi, pure la rovina del paese, l’odierno governo italiano di destra, così ostile alle sinistre; infine, contenere le relazioni politiche ed economiche italiane con i paesi del nord Africa, come dimostra l’intervento critico della UE sui recenti accordi dell’Italia con la Tunisia ad iniziativa di Giorgia Meloni.                                                                

Tutto questo è il movente del terrorismo immigratorio contro l’Italia per costringerla a vivere nella condizione di una difficile, fragile destabilizzazione sociale con frequenti inneschi di tensioni, proteste, anche rivolte sociali. Tutto questo, ancora, è il movente per far esplodere i conti pubblici italiani con la conseguenza, prima, della riduzione e, poi, del crollo del welfare.
Tutto questo, ancora di più, è il movente di uno sfrenato liberismo che attraverso un grande afflusso di manodopera migrante punta alla contrazione o deflazione, quindi al ribasso dei salari e, al tempo stesso, ad una grande mobilità lavorativa per compensare esuberi e sacche di disoccupazione. Tutto questo, infine, è il movente per realizzare nel nome del “politically correct” quel finto, strumentale multiculturalismo, conseguenza dell’immigrazione incontrollata, utile a cannibalizzare e distruggere l’identità italiana con le sue profonde radici cristiane: non è un caso che di questi giorni tanto disgraziati a Lampedusa la sinistra proponga la narrazione di una serena felicità multietnica di migranti e lampedusani, tutti assieme tra balli, gelati e tarallucci.

A questo punto non è un azzardo chiedersi chi, più o meno occulti, siano i mandanti di questo complotto terroristico immigratorio contro l’Italia. Che si tratti di un complotto demogiudoplutocratico massonico? No, troppo banale, obsoleto e nostalgico di un tempo che fu. Allora, un complotto di alti potentati economici con lo schieramento servile di buona parte dell’establishment di comando della politica europea? Probabile, direi, molto probabile.
So, invece, di sicuro che si tratta del complotto per assassinare l’Italia e le sue istituzioni, la sua cultura e la sua identità nazionale, un possibile delitto del quale rischiamo di non conoscere mai né la trama né i colpevoli perché tutto abilmente nascosto sui fragili barchini, senza sosta in rotta contro le coste italiane.


Foto autore articolo

Franco D’Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell’Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali
Condividi: