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Picasso nel cinquantesimo della morte: il potere evocativo di “Guernica”

Pablo Picasso è uno dei più grandi geni del XX secolo e ricorre quest’anno il 50º anniversario della sua morte. Artista innovativo, creativo e audace nacque a Malaga il 25 ottobre del 1881; figlio di José Ruiz Blasco, pittore e insegnante d’arte, poté sviluppare sin da bambino la sua abilità artistica.

Si trasferì alla Scuola di Belle Arti di Barcellona quando aveva 16 anni e ivi sperimentò un nuovo stile, conoscendo il modernismo catalano. In quegli anni emerse rapidamente come un artista di grande talento perché era particolarmente abile sia nel disegno che nella pittura.

Fu con il trasferimento a Parigi  nel 1904, centro dell’avanguardia artistica, che entrò in contatto con un ambiente particolarmente creativo non solo di pittori ma di artisti in genere, tra poeti scrittori e intellettuali. Nella storia della sua arte questi sono gli anni definiti dello stile blu e rosa perché caratterizzati da colori tenui e tonalità malinconiche che riflettevano uno stato d’animo provato da esperienze personali di sofferenza.

“Les Demoiselles d’Avignon”, la creazione apice di questo periodo fu un’opera rivoluzionaria, punto di svolta della sua arte e punto di rottura con la tradizione artistica del tempo: il linguaggio visivo scarno con figure scomposte e volti mascherati, furono oggetto di critiche e incomprensione da parte dell’intera comunità artistica. L’opera però anticipò il cubismo che Picasso e Braque insieme contribuirono a sviluppare.

La sua fu una costante sperimentazione di forme e stili nuovi sia attraverso le fasi del cubismo analitico in cui compose gli oggetti, e sia attraverso il cubismo sintetico in cui incorporò e assemblò diversi elementi.

La vita di Picasso fu segnata anche dai suoi turbolenti rapporti personali. Ebbe relazioni complesse e travagliate, si coinvolse in diverse storie d’amore ed ebbe figli con diverse donne. Le sue relazioni più celebri furono con Fernande Olivier, la ballerina Olga Khokhlova, le artiste Dora Maar e Françoise Gilot: tutte influenzarono sia la sua vita personale che la sua arte. La complessità della sua persona emerge chiaramente dai suoi dipinti.

Uno tra i suoi capolavori, opera celebre e significativa, è il” Guernica”, dipinto nel 1937 negli anni della guerra civile spagnola quando gli venne commissionata dal governo repubblicano spagnolo perché rappresentasse la Spagna durante l’Esposizione Mondiale di Parigi.

Su 27 metri quadri di tela in iuta grezza, Picasso rappresentò la distruzione della cittadina basca di Guernica da parte del bombardamento terroristico italo-tedesco, terrificante dimostrazione di forza contro la popolazione civile.

Durante l’esposizione l’opera ebbe un successo molto limitato e gli furono rivolte critiche severe dal punto di vista artistico. Il presidente basco Aguirre gli fece sapere di non essere interessato al dipinto che Picasso gli aveva offerto per il popolo basco.

L’opera va letta da destra verso sinistra: il lato destro era quello vicino all’entrata nel padiglione della repubblica spagnola. Il dipinto è una protesta contro la violenza la distruzione e la guerra. La madre con il neonato in braccio, il cavallo che somiglia a un asino e il toro ricordano il presepe natalizio sconvolto dal bombardamento. La colomba richiama la pace ma è straziante il suo cadere a terra. Il toro rappresenta la follia della guerra e il cavallo trafitto dalla lancia simboleggia la Spagna.

Nel quadro risaltano violenza, stupore, angoscia e sofferenza. La madre col figlio in grembo senza vita che grida al cielo disperata; il cadavere con uno stigma sulla mano sinistra, simbolo di innocenza, stringe nella mano destra una spada spezzata, simbolo della sconfitta e dell’inutile martirio; il fiore, speranza per il futuro.

I colori che vengono utilizzati sono limitati: toni grigi neri e bianchi rappresentare l’assenza di vita e aumentano l’impatto emotivo dell’opera. I corpi sono deformati, le linee si tagliano a vicenda e le lingue aguzze fanno pensare a urli disperati: le figure distorte, spigolose e spezzate rappresentano la disumanizzazione e il dolore inflitto dall’atrocità della guerra.

La disarticolazione e lo sconvolgimento evocano un senso di caos e distruzione. La carta stampata che emerge tra le figure dice che il racconto dell’evento fu riportato dai giornali dell’epoca. A Guernica non c’è più vita: c’è guerra e sofferenza ma anche una lampadina che simboleggia la speranza.

Il linguaggio visivo, potente e innovativo, così fortemente simbolico, ha reso questo quadro evocativo dell’orrore e della sofferenza causati dalla guerra. È diventato un simbolo universale di protesta contro la violenza e l’oppressione. È particolarmente significativo che presso le Nazioni Unite sia conservato un arazzo che riproduce il dipinto voluto da Rockfeller.

“Guernica” è un simbolo di speranza, di lotta e di impegno per un mondo migliore, utilizzato tutt’oggi da intellettuali e attivisti in tutto il mondo: la sua potenza evocativa spinge lo spettatore a interrogarsi sulla natura umana e sulla responsabilità collettiva nei drammi umani del mondo.

Pablo Picasso morì il 8 aprile 1973 a Mougins, in Francia, all’età di 91 anni e ha lasciato un’eredità artistica senza precedenti: la sua straordinaria carriera, caratterizzata da una continua sperimentazione e innovazione, ha segnato la storia dell’arte moderna. Artista versatile e geniale si dedicò anche alla scultura alla ceramica al disegno l’incisione.

Ha saputo spingersi come pochi oltre i confini tradizionali, ha saputo sfidare le convenzioni, ha ispirato intere generazioni di artisti successivi. Rimane uno dei geni nel panorama dell’arte mondiale.

Veronica Tulli

Foto © L’Anima fa Arte

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atrocità della guerra, cubismo, esposizione di Parigi, Guernica, Picasso