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Polemizzando sulla Teologia della Liberazione con “IL SOLE 24 ORE” ed il Cardinale RAVASI

“Il Sole 24 Ore” censura le critiche sulla Teologia della liberazione

La Redazione della Consul Press pubblica parte della risposta del Senatore Riccardo Pedrizzi ad un articolo del Cardinale Gianfranco Ravasi apparso nell’inserto della Domenica de “Il Sole 24 Ore” e che, sino ad oggi, la Redazione di tale quotidiano economico ha ritenuto non dover “ospitare”.  Ciò, probabilmente, per non dispiacere all’ illustre Collaboratore fisso domenicale e con l’intento di non aprire (come era stato fatto pur presente al Direttore del quotidiano editato dalla Confindustria) un dibattito sulle varie sensibilità presenti nel mondo cattolico ma che, evidentemente, si vogliono ignorare per non “disturbare il manovratore”.

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La cosiddetta Teologia della Liberazione sembra aver acquisito da qualche anno a questa parte un vero e proprio diritto di cittadinanza nell’ambito della Chiesa e del Mondo cattolico. 
La prova ci viene fornita da un recente articolo pubblicato, come tutte le domenica, suIl Sole 24 Oredal Cardinale Gianfranco Ravasi in occasione del cinquantenario (1969-2019) della pubblicazione del volume “Hacia una teologia de la liberacion” (Verso una teologia della liberazione) del giovane teologo Gustavo Cutierrez, testo tradotto tre anni dopo dalle Edizioni Queriniana di Brescia nota per aver pubblicato e diffuso da noi vari libri dei teologi eretici Hans King e Edward Schillebeeckx. 
Il cardinale nel suo articolo scrive che il sintagma «“teologia della liberazione” sarebbe diventato un vessillo sventolato in tutta l’America Latina e una sorta di incubo invece in certi ambiti ecclesiastici, a partire dalle Curia Romana”».

Le cose, però, non stanno proprio come le racconta il Cardinale. Infatti Benedetto XVI, quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina delle Fede, affrontò il tema della Teologia della Liberazione, offrendo con due documenti “Libertatis nuntius” del 6 agosto 1984 e “Libertatis conscientia” del 22 marzo 1986, un determinante ed indispensabile contributo al suo contrasto e dando una risposta chiarissima ai dubbi dei molti. In tal modo venne incontro alle tante richieste e preghiere che erano salite da ogni parte del mondo ed in particolare dall’America Latina, che supplicavano interventi chiarificatori su questo scottante problema da parte del Magistero. Altro che “una sorta di incubo”, invece, in certi ambiti ecclesiastici, a partire dalla Curia Romana”, che assolse niente altro che al suo compito di difendere l’ortodossia della fede cattolica.
Si trattò di una risposta estremamente chiara ed esauriente, nella quale fu esaminato compiutamente quel fenomeno straordinariamente complesso, che è e resta la Teologia della Liberazione, nel cui ambito alcuni teologi “hanno fatto propria la opzione fondamentale marxista”. In quel senso – venne rilevato – la teologia della liberazione diventava un pericolo fondamentale per la fede della Chiesa, anche se non è più tale oggi, come scrive il Cardinale Ravasi “la riflessione di Gutierrez rimane uno snodo ancor vivo nella teologia e nella pastorale, come è attestato dal magistero di papa Francesco”….

….Ciononostante il Cardinale Ravasi a cinquantanni dalla pubblicazione di quel libro scrive che “In realtà erano molti anche gli aspetti positivi, a partire proprio dal concetto di libertà che non può essere considerato solo in astratto ma nel suo esercizio concreto all’interno dei processi storici e socio-culturali, trasformandosi così in “liberazione””. 
Eppure questa nuova teoria fin dall’inizio fu ben altro dal Cristianesimo secondo il Cardinale Ratzinger che si poneva e ci poneva un interrogativo: “cosa si possa e si debba fare” di fronte a questo fenomeno cosi devastante della “Teologia della Liberazione”…. 
Risulta evidente, infatti, contrariamente alle parole d’ordine che, ancora oggi, si fanno circolare anche nel mondo cattolico sul conto della teologia della liberazione, che:

  • non si trattava di un fenomeno religioso spontaneo, perché, se così fosse stato, sarebbe stato diverso da paese a paese ed avrebbe assunto caratteristiche diverse le une dalle altre a seconda delle situazioni politiche, economiche e sociali locali;
  • non nasceva da esigenze religiose e spirituali della cosiddetta base, in quanto la diffusione contemporanea, simultanea ed “a comando” di certi slogan e di certi leit-motiv univoci presupponeva, viceversa, una rete capillare di operatori pastorali, di attivisti, di organizzazioni e di mezzi finanziari di notevole entità;
  • non attecchì, esclusivamente in zone agricole e tra le popolazioni indie o sottosviluppate, ma viceversa con più virulenza nelle periferie dei grossi centri urbani, tra il proletariato più sindacalizzato e politicizzato.

In conclusione i due documenti della Congregazione per la Dottrina delle Fede del 1984 e del 1986, guidata allora dal cardinale Joseph Ratzinger, quando ne era Prefetto, rappresentano un richiamo, ancora oggi assai valido ed attuale, alla responsabilità dell’episcopato ed un invito a tutti quei cattolici, che continuano a sottovalutare i pericoli di questa teologia e giungono a riproporre la figura di Gustavo Gutierrez, il teologo peruviano come un punto di riferimento, “per il rigore e il calore del suo pensiero che è stato capace – come scrive il Cardinale Ravasi – di evitare certe derive socio-politiche, senza però edulcorare l’incidenza concreta della sua visione. Essa si basa, infatti, su una liberazione “integrale” (SIC!!!) perché compatta e unitaria è la persona umana e, quindi, la teologia esige di essere sempre incarnata e contestualizzata”.

                       RICCARDO PEDRIZZI  – 
Presidente Nazionale Comitato Scientifico UCID
 
(Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti)

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