Punto di svolta per l’ economia, in Italia post crisi Covid19
Siamo ad un punto di svolta per la nostra economia:
OCCASIONI da NON PERDERE
una analisi di ENEA FRANZA Jr. *
La politica economica della Bce, dopo un avvio incerto, continuerà ad essere per tutto il 2020 moderatamente espansiva, nel senso che si continuerà la politica dei tassi d’interesse bassi, con un atteggiamento più favorevole verso i titoli di debito pubblici dei Paese più colpiti dal Covid 19.
Peraltro una inflazione, da anni al di sotto di quella programmata, giustifica da sola l’immissione di ulteriore liquidità nel sistema. Tuttavia, è tempo di rendersi conto che l’effetto dell’enorme quantità stampata di moneta sul tasso d’interesse è oramai insignificante, come dimostra un’inflazione, in vaste aree dell’euro, al di sotto del tasso programmato del 2% annuo.
In termini Keyneisiani potremo dire che siamo, da tempo, in un contesto di “trappola della liquidità”, per cui l’aumento di offerta di moneta non genera effetti incrementali sul reddito. In effetti, in tale situazione, la politica monetaria non riesce più ad esercitare alcuna influenza sulla domanda reale e, dunque, è inefficacie nell’influenzare l’andamento dell’economia. In effetti, le aspettative degli operatori sono, in definitiva, influenzate dalla previsione di eventi negativi che, di fatto, li induce ad avere una preferenza per la liquidità. Segni di ciò sono la caduta dei tassi a breve a livelli prossimi allo zero ed il fatto che, variazioni della base monetaria (stock di moneta), non si riflette in variazioni positive dell’inflazione; fenomeni tutti che registriamo oramai da tempo.
Ciò premesso, dunque, pur contabilizzato il beneficio sui titoli di debito pubblico italiani, che posso godere di un positivo effetto sullo spread rispetto agli altri titoli presenti del mercato, resta inteso che la politica monetaria si dimostra, in generale, inefficacie, atteso che il motore dei consumi risiede naturalmente nella fiducia del futuro e nei conseguenti piani di azione degli agenti economici, imprenditori e famiglie consumatrici.
Le aspettative negative già diffuse in modo significativo ed alimentatesi per la crisi Covid19, sembrano avvitarsi sempre più in un circolo vizioso. E’ dunque facile previsione che le posizioni nette degli agenti economici tenderanno a mantenersi liquide (a disinvestire e a non spendere), realizzando inconsapevolmente le loro peggiori aspettative.
Il calo della domanda di beni e servizi innesta la recessione produttiva che, a sua volta, conduce a perdita dell’occupazione, a minori redditi e, dunque, minori consumi.
In tale contesto, dunque, risulta assolutamente necessario un’espansione del bilancio pubblico (spesa in disavanzo), che attraverso la spesa diretta attivi il circuito produttivo; la maggiore domanda di beni e servizi, attivata dalla spesa pubblica, si trasmette alla produzione e, sostiene i livelli occupazioni, con un impulso aggiuntivo sui consumi. I bassi tassi d’interesse dovrebbero garantire un costo contenuto dell’operazione.
Lascia perplessi, quindi, affidare la ripresa – come anche sostenuto da noti economisti – ad una politica di mero sostegno finanziario alle imprese.
L’eventuale utilizzo delle disponibilità connesse al Mes, dunque, a prescindere da ogni considerazione sulle c.d. “regole del prestito”, andrebbero pertanto gestite in modo diretto dall’operatore pubblico che dovrebbe svolgere il ruolo di supplenza, che fu ad esempio quello dell’ex IRI. Qui, il salto di qualità che la politica dovrebbe compiere con immediatezza, reinventando una visione che adesso non trova interpreti.
Se così non fosse ci ritroveremo presto con un debito aumentato e, avremmo perso una importante opportunità di portare una volta per tutte il nostro Paese fuori dalla stagnazione oramai congenita.
*Enea Franza Jr.
Saggista, Giornalista, Economista,
Commercialista, Condirettore Consob