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Roma: a Palazzo San Macuto, un Convegno su “AI & Crimine organizzato”:

Alla CAMERA dei DEPUTATI, “TAVOLA ROTONDA” sul LIBRO:
“Algoritmo criminale – Come Mafia, Cyber e AI riscrivono le regole del gioco”

a cura di Cristiana Rossi *

Il convegno tenutosi nel pomeriggio di lunedì 16 dicembre presso la prestigiosa “Sala del Refettorio” a Palazzo San Macuto ha offerto un’interessante occasione di confronto e riflessione sul rilevante impiego delle nuove tecnologie da parte del crimine organizzato, prendendo spunto dalla recente pubblicazione degli autori Ranieri Razzante e Pierguido Iezzi “Algoritmo criminale – Come Mafia, Cyber e AI riscrivono le regole del gioco edito dal Sole 24 Ore.

Attraverso gli interventi degli illustri relatori è stata rappresentata la consapevolezza dell’impiego di nuovi strumenti tecnologici molto avanzati da parte delle organizzazioni criminali. È stato rilevato come queste ultime hanno la possibilità di sfruttare ampie risorse sia economiche che di mezzi  a differenza degli apparati statali deputati al contrasto di tali fenomeni, spesso fortemente limitati dalle normative, dalla mancanza di risorse economiche da impiegare e soggette al controllo limitante della Corte dei Conti.
Un elemento significativo è costituito altresì dalla mancanza di competenze e di risorse umane in grado di possedere dette competenze ovvero acquisirle per metterle a disposizione. Tutto ciò però non impedisce ai reparti speciali delle nostre forze dell’ordine di ottenere risultati straordinari, come è stato rappresentato dal Comandante del S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza Gen. Antonio Nicola Quintavalle Cecere e dal Gen. Vincenzo Molinese Comandante dei ROS  dei Carabinieri. 

L’On. Vito De Palma ha rappresentato l’importanza e la necessità di mantenere un dibattito costruttivo sul tema dell’intelligenza artificiale collegata a fenomeni mafiosi che incidono notevolmente sul vivere civile, non limitandolo quindi a singole iniziative. Sottolinea la necessità di dover fornire a tutti quanta più chiarezza possibile sull’utilizzo di questi algoritmi che possono minare la convivenza civile in tutti gli aspetti. È importante quindi individuare quali possono essere gli strumenti più adeguati per affrontare questa tipologia di criminalità che potremmo definire moderna.

Mentre il Prof. Ranieri Razzante si è incaricato di moderare eccellentemente l’evento anche nella sua veste di giornalista, il coautore Pierguido Iezzi ha illustrato come l’idea del libro sia nata dalle conversazioni sull’evoluzione della tecnologia, dell’innovazione tornando indietro nel tempo trasformandola in una storia evocando la storia del viaggio della  seta, collegandosi  appunto a  “Silk Road” il primo Marketplace presente nel Dark Web, da dove  l’attività della criminalità organizzata collegata al mondo digitale. Nel Marketplace presenti nel dark si può quindi comprare di tutto: dati, informazioni, droga, armi, strumenti per poter fare attacchi informatici consentendo la realizzazione di volumi d’affari elevatissimi.

Il Dott. Giovanni Salvi già Procuratore presso la Corte di Cassazione ha individuato due principali problematiche attinenti non tanto alle indagini –  sebbene per alcuni versi siamo un po’ indietro –  poiché i reparti speciali della Guardia di Finanza, della Polizia, e dei Carabinieri svolgono un lavoro eccellente anche collegandosi con altre strutture investigative europee e statunitensi, penetrando le piattaforme criptate con eccellenti risultati;  ma attinenti soprattutto criticità di natura giuridica e di natura finanziaria quest’ultime  legate agli investimenti necessari per espletare tali  attività che presentano dei costi molto elevati riferiti non solo all’acquisizione dello strumento tecnologico ma anche alla formazione del personale necessario per dominarlo.

Altrettanto interessante è stato l’intervento del Dott. Mario Palazzi Sostituto Procuratore presso la DDA di Roma, il quale ha rappresentato come il web sia privo di qualsiasi limite e confine. Il mondo digitale è soggetto dunque a regole la cui produzione non prevede l’intervento dello Stato e pertanto non conformandosi ai principi costituzionali origina profonde fratture tra il modello di stato costituzionale a noi conosciuto e quello che si sta sviluppando in questi ambiti. Il mondo virtuale riconosce altre sovranità senza confini territoriali poiché caratterizzato da piattaforme che si atteggiano di fatto come veri e propri Meta-Stati e si evolvono e si trasformano con grandissima velocità.
E proprio partendo da questa ultima considerazione il Dott. Palazzi spiega che – nonostante l’impegno e gli eccellenti risultati spesso raggiunti dalle nostre forze di polizia – esiste un deficit di investimento su strumenti indispensabili per tenere il passo con l’evoluzione continua del mondo tecnologico non soltanto per quel che attiene il dark web, ma anche per quel che concerne gli strumenti hardware di cui si dispone.
Con riferimento alle professionalità impiegate investite di specifici incarichi in fase di indagine, il Sostituto Procuratore ha toccato un tema per me molto rilevante ovvero il compenso riconosciuto a queste professionalità. Ha riferito la rilevante problematica relativa alla liquidazione ed al pagamento del compenso del perito della procura, al quale viene riconosciuto un compenso di quattro euro l’ora – a cui lui si deve attenere per non essere “inseguito” dalla Corte dei Conti – mentre l’effettivo pagamento generalmente avviene dopo sei/otto mesi (ma qui a Roma i tempi sono anche più lunghi).
Si tratta di professionalità elevate e necessarie per le indagini che costituiscono un importante strumento a disposizione delle procure, e che si rischia di perdere proprio a causa di questa rilevante criticità. Alcuni di questi professionisti – come sottolineato dal magistrato – effettuano una scelta di campo ovvero lavorano esclusivamente a disposizione delle procure e non difendono le parti – condivido perché io stessa ho effettuato questa scelta – ma l’applicazione di queste modalità di riconoscimento e pagamento del compenso rischiano di creare un grave danno cioè quello di far perdere competenze e professionalità delle quali è necessario ed utile servirsi.
Lavorando da oltre 32 anni sempre al fianco dell’Autorità Giudiziaria (Procure, Sezioni Gip e Tribunali della Prevenzione) devo rilevare con piacevole stupore per la prima volta aver ascoltato un Magistrato segnalare queste difficoltà e rappresentarle non soltanto come un problema riguardante noi periti, ma come una grave criticità che si riflette necessariamente anche sul suo lavoro, provocando la perdita del contributo prezioso di professionisti di elevatissima competenza, sottraendo così possibilità di disporre di  un importante ed ulteriore strumento di indagine.

 

* CRISTIANA ROSSI,
 Iscritta all’O.D.C.E.C. di Roma,  Revisore Legale –
Componente  Comm.ne Scientifica O.D.C.E.C. su 
“Ammin.ne Giud.aria beni sequestrati e confiscati” –
 Amm.re Giudiziario Antimafia/ Docente Universitaria –
Relatrice-Convegni/ Autrice Testi Giuridici e di Cultura –
  Redattrice in varie Testate Giornalistiche online –
Collaboratrice con Media ed Emittenti Radio-TV // 

 

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  • nella foto d’apertura, la prestigiosa “Sala del Refettorio” in Palazzo San Macuto;
  • qui di seguito, la locandina del Convegno con i Nominativi dei Relatori

 

 

 

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