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Una Stonehenge in Russia: è ora di riscrivere la Storia

SU INPUT E SEGNALAZIONE di “ERETICAMENTE”,
è stata ripresa una ricerca a firma di Fabio Calabrese 

Non mancano nell’area scandinava costruzioni megalitiche come il dolmen di Lyo, conosciuto come “la pietra del corvo”, o i tumuli di Raevehoj nel Sjelland meridionale. Sono comuni poi gli allineamenti di menhir disposti in modo da ricordare la prua di un’imbarcazione, una tipologia che si ritrova dal neolitico all’età vichinga, segno evidente del fatto che le genti scandinave hanno dovuto da tempo immemorabile cercare sul mare la loro sopravvivenza. 

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Il più notevole di tutti è però probabilmente il grande tumulo di Kivik (di 75 metri di diametro) nella Svezia meridionale, una costruzione che ricorda da vicino le tombe micenee e che contiene al suo interno un grande sarcofago formato da lastre graffite con incisioni che somigliano a elaborati ideogrammi. Un fenomeno riportato alla luce solo negli ultimi decenni e praticamente sconosciuto al grosso pubblico, è il megalitismo nell’Europa orientale, in Russia e nei territori dell’ex Unione Sovietica.

Comincio citando a tale proposito la scoperta meno recente, che per la verità si situa geograficamente fuori dall’area europea, in quella che, almeno stando agli atlanti, è decisamente Asia, e tuttavia sembra collegarsi piuttosto al megalitismo russo e dell’Europa orientale che ad altro. Mi riferisco a un post apparso su “Antikytera” nel maggio 2003, che parla della scoperta di una “Stonehenge tagika”, una sorta di osservatorio astronomico d’alta quota rinvenuto a 4.000 metri tra le montagne del Tagikistan:

“Nella regione del Pamir, nell’area orientale del Tagikistan, un gruppo di archeologi ha incontrato a 3850 metri d’altezza un sorprendente complesso monumentale, risalente al 1000 a. C. Potrebbe trattarsi di un santuario solare o di un osservatorio astronomico, eretto in un luogo dalla bellezza naturale stupefacente, la valle del fiume Shorol, dove, fra chilometri di catene montuose, svettano alcune delle cime più alte della Terra.

Si tratta di giganteschi blocchi di pietra che si uniscono a rappresentare rettangoli, frecce e figure falliche dal significato ancora misterioso, ma che rivoluzionano tutte le nostre conoscenze sull’Asia centrale preistorica, introducendo nuovi interrogativi sulle nozioni di astronomia in possesso dei popoli che la abitavano. 
Durante alcuni scavi precedenti erano già state rinvenute alcune sepolture, che testimoniano la presenza, in quest’area di montagne impervie, di alcune tribù nomadi d’origine iraniana, vissute qui fra l’VIII e il IX secolo a. C. E questa decina, o poco più, di imponenti massi rappresentano figure probabilmente sacre a quei popoli.

Secondo gli esperti dell’Istituto di Storia e Archeologia dell’Accademia Nazionale di Scienze del Tagikistan, a cui spetta il merito della scoperta, la stupefacente costruzione potrebbe essere opera di una speciale casta di sacerdoti, salita a quell’altitudine per creare un proprio spazio magico, con lo scopo d’osservare e venerare la principale divinità, il Sole. Alcuni astronomi, però, azzardano un’altra interpretazione: secondo i loro calcoli uno degli assi di pietra tracciati può determinare il sorgere del sole durante i solstizi d’estate e d’inverno, mentre un altro asse varrebbe per gli equinozi di primavera ed autunno”.

Ma tutto ciò è ancora poco, perché qualche mese più tardi, nel gennaio 2004 è arrivata la notizia del ritrovamento di una vera e propria Stonehenge russa a Ryazan nella Russia centrale. Il post, ripreso da “La porta del tempo” è il seguente: 
“La Russia ha ora la sua stonehenge. Nell’estate, una struttura megalitica di 4.000 anni or sono è stata scoperta al sito di Spasskaya Luka, nella regione di Ryazan della Russia centrale. Questa struttura, che, gli archeologi ritengono fu eretta come santuario, si trova su una collina che sovrasta la confluenza dei fiumi Oka e Pron. L´area circostante è sempre stata vista come un´ “enciclopedia archeologica”, un caleidoscopio di culture che spaziano dal Paleolitico Superiore al Medio Evo. 
“Se esaminiamo questo sito archeologico, per come rappresentato su una mappa, vedremmo un circolo di 7 metri di diametro, segnato da piloni, spessi mezzo metro ed alla stessa distanza l´uno dall’altro” ha illustrato il capo della spedizione Ilya Akhmedov, che lavora per il Dipartimento Storico per la Storia ed i Monumenti Archeologici del Museo di Mosca. “Vi è un grande spazio rettangolare ed un pilone nel centro del circolo. I piloni di legno non sono sopravvissuti, naturalmente, ma i grandi fori dove una volta stavano infissi possono essere visti chiaramente. Lungo i bordi del sito vi sono due fori ulteriori. Originariamente potrebbero anche essere stati quattro, ma la riva del fiume è stata parzialmente distrutta da una frana, e parte del sito è stato sicuramente danneggiata”.

Un altro foro con un pilone è stato dissotterrato sette metri ad est del sito. E qui ve n´è anche uno a sud, che fu scoperto tre anni or sono. “Con tutta probabilità, vi è un secondo raggio di piloni che circondava il tempio, ad una dozzina di metri di distanza” ha dichiarato Akhmedov.
Le due coppie di piloni formano un passaggio, che, se osservata dal centro, offre in estate una spettacolare visione del tramonto. Un altro pilone, dietro il recinto circolare, punta al sole nascente. La struttura del monumento ha portato gli studiosi ad avanzare ipotesi circa il suo scopo astronomico. Gli oggetti trovati al sito devono essere stati elaborati con un rituale religioso in mente.

La dimensione dei fori varia da 44X46 a 75X56 cm. In uno dei fori centrali è stato trovato un piccolo contenitore di ceramica. E´ finemente decorato con zigzag, che ricordano i raggi del sole, e con linee arricciate, che simbolizzano l´acqua. Gli archeologi specializzati nell’Età del Bronzo, hanno riconosciuto i manufatti come databili al “loro periodo”. Visivamente, ricordano oggetti prodotti dalle tribù eurasiatiche meridionali.

Frammenti di ossa lunghe e denti sono stati trovati da uno dei fori all’esterno del santuario. Si ritengono essere i resti di un sacrificio. Ma non si può nemmeno escludere il fatto che questi ampi fori fossero utilizzati come seppellimenti. Uno strato di decadimento organico è stato scoperto sul fondo del foro centrale; gli archeologi hanno giustificato la decomposizione delle ossa con alcune proprietà particolari del suolo locale. I resti trovati potrebbero bene essere appartenuti ad un capo-tribù santificato in modo postumo. 
Antichi santuari sono spesso situati presso siti sepolcrali. Ciò è attribuibile alla concezione pagana della morte come punto di transizione all’oltretomba. Nell’antico folklore, non solo la vita della natura era considerata un ciclo, ma similmente accadeva della vita umana. I culti lunari e solari erano collegati al culto della fertilità ed indicavano il legame mitologico tra vita e morte”.

Come se tutto ciò non fosse ancora abbastanza, nel 2010 è arrivata la notizia della scoperta di una terza Stonehenge russa o, se vogliamo, di una seconda Stonehenge caucasica; ecco cosa riferisce il post del 15 ottobre: 
“Un archeologo russo sostiene di aver trovato i resti ben conservati di una “Stonehenge caucasica” costruita da una sconosciuta civiltà dell’età del bronzo nella Russia meridionale.

Andrey Belinskiy ha detto che insolite formazioni circolari di pietra sono state trovate in uno dei circa 200 insediamenti che risalgono al 1600 a.C. e si trovano sulle montagne del Caucaso del Nord. Gli insediamenti sono stati scoperti negli ultimi cinque anni da una spedizione russo-tedesca diretta dallo stesso Belinskiy. 
Egli ha fatto riferimento alla struttura come una “stonehenge caucasica”, facendo un paragone con il celebre monumento nel sud-ovest dell’Inghilterra. 
“Ogni struttura di forma insolita potrebbe essere collegata a un calendario”, ha detto Belinskiy all’Associated Press, aggiungendo che le strutture non somigliavano ai fienili e alle case che la sua spedizione aveva trovato in altri insediamenti.

Egli ha detto che gli ornamenti di ceramica rinvenuti nella zona avevano suggerito che i loro creatori avessero familiarità con l’astronomia e calendari. Quella civiltà non ha lasciato documenti scritti e le sue origini etniche non sono note, ha detto. 
Valentina Kozenkova, professoressa di storia del Caucaso presso l’Accademia Russa delle Scienze, ha detto che il ritrovamento è “unico e senza pari”. Gli storici russi hanno trovato diverse strutture dell’Età del Bronzo in Russia e in Asia centrale, che erano utilizzate come calendari ed erano circondate da un paesaggio rituale. 
Il Caucaso del Nord è una delle regioni etnicamente più differenziate del mondo, situato tra il Mar Caspio e il Mar Nero. La regione ha avuto contatti millenari con le civiltà della Mesopotamia, dell’Asia centrale e dell’Iran. 
Belinskiy ha detto che gli abitanti degli insediamenti che sono stati scoperti allevavano bestiame erbivoro ed occupavano aree di montagna ideali per il loro bestiame. “Era la loro nicchia climatica. Essi avevano accuratamente progettato case e recinti ovali per il bestiame, su un altopiano tra il fiume Kuban e l’odierna città di Kislovodsk. Sono stati costruiti secondo uno standard e un sistema di misura precisi, tenendo bene in considerazione il paesaggio e il clima. I montanari più tardi si fusero con la cosiddetta cultura del Kuban, nota per i suoi squisiti manufatti in bronzo e per l’agricoltura estensiva”.

E’ saltata fuori pure una Stonehenge balcanica. Nel 2001 a Kokino in Macedonia erano stati individuati i resti di un antico osservatorio astronomico. Nel maggio 2009, si è scoperto che le rovine risalgono almeno all’Età del Ferro (VII secolo Avanti Cristo). Il 29 maggio Antikitera riporta un post da “La porta del tempo” sull’argomento, di cui è impossibile riportare uno stralcio, costellato com’è di errori di traduzione. Vediamo comunque di riassumere l’essenziale. Su questa scoperta il ministro dei beni culturali macedone, signora  Elizabeta Kancheska-Milevska ha riferito al Parlamento Europeo, sul monumento per cui è stata presentata la richiesta dell’inclusione del sito nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.  Il sito, che si trova nella Macedonia nord-orientale a 30 chilometri dalla città di Kumanovo, ha restituito reperti dell’Età del Bronzo, Antico e Medio, fra cui recipienti di ceramica e ruote di mulino. Nei pressi del sito vi sarebbero pietre per monitorare i movimenti del sole.

Naturalmente di tutto ciò, nella stragrande maggioranza dei libri di testo che continuano a raccontarci la favola della Mezzaluna Fertile, non si trova assolutamente nulla, sebbene alcune di queste scoperte non si possano certamente definire troppo recenti; la scoperta del sito macedone di Kokino, ad esempio, come abbiamo visto, risale al 2001, e da allora di acqua sotto i ponti ne è passata un bel po’. 
Noi tuttavia possiamo renderci conto del fatto che questa Europa preistorica e antica era molto più civile di quel che ci hanno finora raccontato, e in ciò – diciamolo pure – non è che i nostri antenati italici siano rimasti indietro, ma questo è un aspetto della questione che mi riprometto di sviscerare con la dovuta ampiezza l’anno prossimo.

Fabio Calabrese

 

 

 

 
 
 

 

 
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Le Toghe in Giallo ed il loro teatro inchiesta presentano “Tortora, la storia della colonna infame”

martedì 16 luglio 2019

L’Associazione Culturale Centrarte Mediterranea e Teatro91

presentano

Le Toghe in Giallo in Teatro-Inchiesta

 

Tortora, la storia della colonna infame

a cura di Luigi di Majo

 

Giardini della Filarmonica

Via Flaminia, 188 – Roma

ore 21.30

 

Un Progetto per il Vittoriano

Lessico Italiano: Non è mai troppo tardi

Il Monumento al Re Vittorio Emanuele II, meglio conosciuto come Altare della Patria, è al centro di un importante e innovativo progetto di rivalutazione e di valorizzazione, un progetto che ha la giusta pretesa di essere organico e unitario. Finalmente gli Italiani hanno superato il “complesso” del Vittoriano, non è mai troppo tardi.

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A Roma, il 3 luglio, Aleksej Puskov al Centro Culturale Russo

 «RUSSIA ed EUROPA: tensione senza ragione»

Incontro organizzato  dal  Centro Russo di Scienza e  Cultura a  Roma 
con il Senatore ALEKSEJ PUSKOV

 Mercoledì 3 luglio # h.19,00 
Piazza Benedetto Cairoli, 6 –  00186 Roma

L’incontro, con ingresso libero, si svolgerà in lingua russa con la traduzione simultanea in italiano

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Alla Sede di Roma dell’UIL il “Salvadanaio” di Riccardo Pedrizzi

Perchè le monete non travolgano i cittadini

Giovedì 27, nella Sede del Sindacato UIL di Roma, il Sen. Riccardo Pedrizzi ha illustrato i diversi aspetti dell’attuale economia nel più recente dei suoi libri , affinchè si possa regolare il viaggio giornaliero attraverso tasse, percentuali, prezzi, ed apprendere più da vicino le parti costituenti di un normale andamento economico senza crearsi timori nè sorprese antipatiche.

Il libro,” Il Salvadanaio”, è chiuso in una vivace copertina, ed il titolo è esplicativo già in sé, in quanto suggerisce l’importanza del risparmio e come impiegarlo agevolmente, ma non solo: è scritto in modo piacevole, scorrevole, senza oscurità dovute ai termini in uso nel mondo finanziario, poco chiari a chi non è dell’arte.

Alla riunione hanno partecipato, con l’autore, applauditissimo, Giorgio Benvenuto, già Segretario di questo Sindacato, che ha lungamente ripreso i temi portati avanti dalla sigla, anche se si definisce su posizioni più laiche rispetto all’Autore che invece fonda il discorso sulla Dottrina sociale della Chiesa. La presenza del Card. Giovanni Battista Re rafforza questo punto di partenza attraverso il consiglio di seguire alcuni passi del Vangelo nei quali si fa menzione di “paga agli operai” o di fornire ad un pesce la giusta moneta a fronte di un pedaggio, fatto narrato nel Vangelo .

Il terzo relatore, il Prof. Sandro Roazzi, approva le due linee complementari seguite dal Sen. Pedrizzi, cioè: l’illustrazione del predominio della Finanza nell’Economia Reale, ed il rapporto di questa con l’etica, per la quale il rimando alla Dottrina è inevitabile. Il Senatore, dice Roazzi, ha comunque una lunga amicizia con Giorgio Benvenuto e gli scambi di idee indirizzate soprattutto all’aspetto sociale dell’Economia li ha sovente trovati d’accordo. Ma la scuola sindacale antica dell’ex Segretario fa apparire i concetti espressi come volutamente elaborati su se stessi, quasi un politichese, come i linguaggi degli anni nei quali egli era attivo.

Secondo i relatori in genere non ci si è molto discostati dallo stato presente prima della crisi, e a tal proposito l’Autore raccomanda una lettura di “Charitas in veritate” di Benedetto XVI° per non lasciare come importante solo la teoria di una buona Economia trascurandone i valori. Il consumismo, rilevato dai Papi (anche Giovanni Paolo II in molti suoi interventi) può essere limitato e tenuto finalmente a bada dal risparmio e con una buona politica che rimetta, dice il Senatore Pedrizzi ” Il Lavoro come base di un sano cammino, che determini il Risparmio di quanto ricevuto come controvalore, e produca Credito e quindi Investimento, che deve ingrossare il corso del Lavoro e così via”, come un ciclo continuo.

Ma non si ferma solo qui, il Senatore sostiene che il regime delle tasse deve essere più adeguato alle forme sociali, perchè non si può applicare la stessa aliquota ad una famiglia normale ed insieme ad una che ospiti un membro disabile o che sia numerosa, e suggerisce di operare una “Rivoluzione antropologica”. Una sorta di flat tax ma con aliquote dedicate al sociale, a conti fatti, e non basate sul reddito.

E’ più che evidente che Il Salvadanaio crei estremo interesse, come nota  il Prof .Carmelo Barbagallo, rimproverando anche egli alla Legge Fornero i danni causati per non aver ragionato sui settori economici di riferimento, e dopo di lui l’attuale Segretario della UIL, Massimo Masi, sostiene che “c’è assoluto bisogno di educazione finanziaria” anche per gli operatori delle Istituzioni. Con questa affermazione accende ancora gli animi, che vengono dopo affascinati dal Viceministro Massimo Garavaglia che illustra la situazione dell’ILVA come vergognosa e delinea una ripresa economica seguente varie operazioni necessarie. Egli sostiene: “ridurre la burocrazia, l’enorme numero delle leggi crea blocchi” e dopo esprime la sfiducia nella Chiesa “che non ha fatto altro che aumentare i poveri”.

Ciò che è purtroppo riferito alla Chiesa e nonostante ci si appelli alla Dottrina Sociale non può che far pensare al suo bimillenario impero, così come le lunghe digressioni di Benvenuto sembrano voler creare un velo ad uno status operativo non limpido da parte delle Istituzioni prese nell’insieme, per questo motivo l’interesse si punta sul Viceministro che appare, a parte l’Autore, il più chiaro.

L’incisività e la simpatia dell’uomo politico portano a seguirlo su molti temi ancora enunciati da lui, i più significativi dei quali sono “l’eccessiva importanza data al pareggio di bilancio”, ” la situazione estera peggiore della nostra“, che pochi o nessuno dicono apertamente, e soprattutto l’abbattimento delle tasse prima possibile e senza eccessivi timori, per rimettere a proprio agio le imprese ed i cittadini contribuenti rinnovando mobilità all’Italia.

Il nuovo Segretario UIL approva la densità dei discorsi finali e lamenta il fatto che si siano dati, nelle legislature trascorse, milioni e milioni ad imprese straniere mediante crediti mai più resi, ed il passaggio di mano, nel silenzio e nell’ipocrisia, di banche italiane a mani estere. Notizia saputa ufficiosamente e finalmente ammessa con coraggio ripescato.

Appare evidente il senso e la necessità di un libro come Il Salvadanaio, composto da un autorevole economista, che provoca alla rabbia o è da questa incitata a riprendere in mano i fatti, le condizioni censuarie, le varie sfaccettature dell’economia d’Italia,  vuole  negare questo tipo di guerra fratricida in un’Europa che finge sorrisi, e perpetra distruzioni, e per dare, evangelicamente, la giusta mercede ed il giusto talento aureo a persone ed Istituzioni.

Marilù Giannone

Russia, la Madre-patria e “La ballata di un soldato” un film del 1959

“LA BALLATA DI UN SOLDATO”  per narrare non solo la speranza,
ma d
estini, forza d’animo, amore filiale e per la Patria nel film russo

Raffaele Panico

Roma, domenica 30 giugno 2019, presso l’Auditorium “Casa tra noi” con un pubblico in sala italiano e russo, abbiamo assistito alla proiezione di tre film russi con i sottotitoli in italiano. L’evento è stato organizzato da Luca D’Agostini – Presidente Associazione “Madre Russia”, con patrocini importanti e altre associazioni culturali di altissimo livello artistico.

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