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Stefano Scodanibbio – Accademia Nazionale di San Luca

Venerdì 21 giugno 2019

ACCADEMIA NAZIONALE DI SAN LUCA

in occasione della festa della musica giornata dedicata a 

STEFANO SCODANIBBIO

Accademia Nazionale di San Luca – Palazzo Carpegna

piazza dell’Accademia di San Luca, 77 – Roma

 

Programma

ore 17
proiezione del film “Cartoline per voci e contrabbasso” omaggio a Stefano Scodanibbio, regia di Claudio Chianura prod. Haze 2017

ore 18
presentazione del libro Stefano Scodanibbio Non abbastanza per me Scritti e taccuini a cura di Giorgio Agamben e Maresa Scodanibbio – Quodlibet, Macerata 2019

intervengono: Federico Capitoni, Andrea Cortellessa, Mario GaMba

ore 19

concerto Stefano Scodanibbio Only connect, 2001 per pianoforte

Stefano Scodanibbio Terre Lontane, 2003 per pianoforte e nastro magnetico pianoforte Fabrizio Ottaviucci

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Accademia di Romania la IE o l’arte di indossare storie

 

Lunedì 24 giugno, dalle ore 18:30, inauguriamo presso la Galleria dell’Accademia di Romania in Roma la mostra de Ie e costumi tradizionali Romeni. Con il sostegno dell’Istituto Culturale Rumeno e dell’Accademia di Romania in Roma e con il patrocinio dell’Ambasciata di Romania in Italia, l’evento La IE, o l’arte di indossare storie è il modo in cui la Lega degli Studenti Romeni all’Estero – il ramo italiano vuole festeggiare il simbolo vivente della tradizione romena – la Ie.

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A Roma il 18.6 presentato alla Fondazione Lepanto il Libro di Alexandre Del Valle.

Il “Complesso Occidentale”, nuova opera di Alexandre Del Valle,
presentato alla Fondazione Lepanto mercoledì 18 giugno  

La Fondazione Lepanto, creata per difendere i principi e le istituzioni della Civiltà Cristiana, ha presentato presso la Sede di Roma il volume recentissimodel Prof. Alexandre Del Valle, esperto in Geopolitica e Storia Contemporanea,docente presso l’Università di Montpellier e Aix-en-Provence, specializzato per le Dottrine Politiche e Storia Militare, che ha esposto il suo ultimo lavoro“Complesso Occidentale, Piccolo trattato di decolpevolizzazione” intorno alla penetrazione islamica dell’Europa.

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Roma, sabato 15 giugno, alla libreria “Eli” la presentazione di “La Vita”, opera della Psicoterapeuta Giovanna Breccia

Nata come sede editrice, la Libreria ELI è approdata ad uno stile nuovo ed attraente, per la cura dei libri offerti e per la frequenza quasi giornaliera dei suoi diversi eventi, volti alla scoperta di composizioni innovative e rivalutazione dei classici.

Sabato ha riunito conoscitori ed interessati alla presentazione di un recentissimo romanzo della Psicoterapeuta Giovanna Breccia, “La Vita”, a cura della Dottoressa Sabrina De Angelis e della Psicanalista Giuliana Zoppis ed il giornalista e critico letterario Fabrizio Federici.

la Psicoterapeuta è creatrice di una corrente medica che si è rapidamente affermata, la Psicoterapia Analitica Integrale, che ha come base inderogabile l’ascolto minuzioso del lessico del paziente che “nella sofferenza è suo proprio, nella gioia è comune a tutti”.

“La Vita” è il percorso di una persona comune che si rivolge ad uno psicoterapeuta perchè stanco e disincantato della sua esistenza, e vuole provare a trovare un’uscita positiva da essa. Non si cela che questo desiderio di rottura talvolta non presenti un intento negativo, ma è scansato dalla rara parola del medico e da un filo sottile in lui che non partecipa all’idea. Il protagonista è senza nome, perchè potrebbe essere chiunque o forse perchè non è riuscito a darsi un’identità, e questo fa pensare. Fa pensare, infatti, che la formazione recente -, salvando solo in parte quella arcaica dei remoti progenitori – , di un individuo, di infiniti individui, di un popolo, possa solo creare dolori e tragedie se non conduce ad una identità precisa, definita, codificata, secondo le caratteristiche infine personali.

Il sanitario ascolta: questo deve essere la posizione ottimale per la salvezza di una persona incerta e sbandata come è chi nel libro parla, che potrebbe essere uomo o donna, ma sicuramente è un’anima in pena. Egli accoglie il racconto e talvolta interviene brevemente, affidando all’ascolto del paziente la sua meditazione. E la Vita si evolve come un filo di fumo con le sue spirali verso l’alto, liberando infanzia incompresa e oppressa e dunque giovinezza sclerotizzata da dubbi e paure di errore, solitudine, disamore. In fondo è questo il sentiero del libro: come deviare da arcaiche convinzioni, come far tacere genitori insipienti nella coscienza che si scuote ai rimbombi o alle assenze delle loro voci, come infine puntellarsi ai caratteri singolari della propria psiche per formare quella vita che si vede lontana, ideale irraggiungibile eppure vivente. Il protagonista ci riuscirà? Ci riusciranno, amici, fratelli, figli? Ci riusciremo, i lettori?

L’immediato riferimento è, per gli astanti, anche all’ambiente ed al sociale: genitori e antenati prossimi sono ciò che ha voluto il Re, il Papa, il Presidente, o il Governo del momento che ha pensato solo all’interesse personale ed esclusivo: il libro non lo dice, ma è una correlazione logica del pubblico. La Vita non ha date, non definisce politiche, in quanto il risultato è quello che si legge negli esseri viventi e non nei giornali.

L’altra verità del testo è che ognuno, in base ai propri codici, vede gli accadimenti, le gioie, i contrattempi, le disgrazie, spesso diverse da come queste sono. Questo può essere motivo del fatto che si è infelici: non si riesce ad individuare, con la lettura imperfetta di un avvenimento, il perchè si vive e perchè in questo modo, quindi si è incerti nel procedere, spaventati da un dolore sofferto. La salvezza potrebbe essere il mistero della vita stessa, che insensibilmente offre un senso o sveglia un desiderio che non si percepiva. Ad ogni modo essa offre soluzioni, suggerisce svolte, Madre sempre e forse anche triste con il protagonista, ed anche felice al superamento dell’ostacolo, che, una volta meditato, si fa esperienza e fortezza a rideterminarsi ed a prepararsi ancora, come in un gioco di cavalloni.

Per i dubbi del vivere il critico letterario Fabrizio Federici osserva che la costruzione di “La Vita” fa trovare dei riferimenti con i classici russi amati dall’Autrice, soprattutto Dostojewsky o Tolstoj, con le lunghe descrizioni e meditazioni di “Guerra e Pace” ma, sostiene lo stesso ” l’incertezza fra il cosa fare e l’impossibilità di farlo ricorda il mito di Sisifo o il “Tempo di uccidere” di Ennio Flaiano“. E’ cioè una raccolta di pensieri affini per stabilire un punto dal quale terapeuticamente partire, che lo studio attento della parola ne facilita i passi.

Uno strumento valido di salvezza è l’amore del bello e la sua percezione, questo è detto chiaro qua e là nel testo, questo è ribadito dalla stessa presentatrice Sabrina De Angelis che sottolinea le parole della Dottoressa Breccia: ” io sono amante del bello. Chi non l’ha, non ha capacità creative. L’amore per l’arte fa trovare se stessi.” Ma questo asserto è condotto oltre dalla Dottoressa Zoppis:Si è più artigiani che artisti, quando si è psicoterapeuti. L’artigiano esegue lavori su commissione, dunque egli esegue, con il paziente, la dolorosa, talvolta, creazione della sua identità”.

Si comprende ancora quanto male si è potuta fare l’umanità accogliendo tesi livellatrici e politiche del “tutto uguale” che scompagina ulteriormente e nel mondo, le identità degli uomini in nome di un globalismo che, a questo punto, si osa definire demoniaco. Ma questa sera è la fiducia nella vita e non nella sua clericale bontà, il senso espresso dal volume e che incanta, e del resto non piace parlarne.

Marilù Giannone