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Genio Italico: Scarpediem

Il nuovo libro di Pino Ammendola

È bastata un’occhiata e l’uomo in piedi ad un lato dello stand di un’editrice è stato riconosciuto come Pino Ammendola, attore della Televisione e del Cinema: lui si è limitato a rispondere con un gran sorriso, senza false modestie.

Ma Pino Ammendola, amico di Renzo Arbore ed interprete di vari personaggi per i maggiori registi cinematografici, da Tornatore a Fellini, teatrali, quali ad esempio Lavia, ha in sè una sorta di iceberg, la cima del quale, che si nota, è il sorriso che lascia partecipare anche gli occhi. Al di là della cima, Ammendola è a sua volta regista, autore teatrale, ha compiuto un fiorito cammino dalla Laurea in Giurisprudenza sulla poesia licenziosa dei giuristi settecenteschi della sua città, Napoli, fino a svelare una nuova faccetta del suo carattere: è anche scrittore, di una prosa delicata e variopinta, a metà fra la fiaba ed il quotidiano sovente faticoso e con una vena di umorismo accattivante. Il titolo è già un suggerimento dell’opera: Scarpediem.

Un invito a descrivere la vita com’è, senza ansie di lontani traguardi, ma percorsa su ciò che è logico portare per camminarvi su spediti, le scarpe. Si pensa all’inizio, abbracciando il piccolo formato fra le mani, che sia un gioco, che si tratti di un’elaborazione scherzosa e, perché no, leggera di qualche avventura o storia immaginata, ma non è così. Scarpediem è un breve, ma succoso compendio di come si possa essere ricchi di delicatezza e di sentimenti diretti, senza svenevoli sfumature, e vivere di poco e talvolta di speranza. Scritto da una mano e da una mente stilisticamente encomiabile, intorno ad una miriade di personaggi che si possono incontrare ovunque e, come tutti i migliori, silenziosi, senza autoreferenze, contenti di passare un percorso avendo come fondale Napoli e le sue bellezze, i suoi dintorni.

La lingua usata si punteggia a volte di modi di dire e vocaboli del vernacolo partenopeo, indici di pensieri e concetti semplici che formano una sorta di filosofia secolare, mai alla gloria delle scienze, ma garbatamente realistica. Le scarpe riescono a dimostrare l’unità di una famigliola, l’angoscia di un collezionista particolare che ha quasi del maniaco, sedata dall’intelligenza del detective al quale si rivolge per riottenere il pezzo a lui rubato, che rivela un amore un poco tragico e dolcissimo.

Il libro si legge in tre modi: se si vuole un evasione dai problemi quotidiani, se si vuole assumere informazioni su come possa essere ricca la quotidianità, se si ricerca la vera umanità fuori dai successi, le luci, gli spot, le finzioni.

La serie di racconti si chiude a Capri, fra musiche, mare, giardini principeschi e tanta poesia, un piccolo luogo che si apre infinito nel mitico, o fiabesco, singolare e toccante insieme. Partenopeo verace nel ventaglio dei sentimenti e per la ricerca di un intimismo dorato, Pino Ammendola si serve dello stile letterario corposo per creare un’opera letteraria nel vero senso del termine, che ha apprezzamento ovunque. Ciò che potrebbe apparire un limite, è invece una chiave di diffusione e ci si rammarica se questo suo libro vuol farlo rimanere da solo, se non cura il tempo fuori dalla sua professione per ammaliarci ancora.

Marilù Giannone

A Santa Maria degli Angeli con il prof. Onorato Bucci

INCONTRI IN BASILICA

Presso la BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI. Venerdì 26 gennaio 2018, alle ore 20,00, il prof. Onorato Bucci, Membro Onorario del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, parlerà del mondo ebraico in qualità di studioso dei Diritti dell’Antico Oriente Mediterraneo di tradizione Indo-Europea e Semitica.

bucci

La maledizione dei falsi Modigliani

Un grande Artista senza pace

Chi non ricorda la beffa delle sculture di Modigliani false, che ingannarono, fra l’altro, il grande critico d’arte Giulio Carlo Argan?

Firenze, 10 gennaio 2018 – Con la perizia depositata in procura a Genova, secondo cui i 21 quadri di Amedeo Modigliani esposti lo scorso marzo a Palazzo Ducale sarebbero dei clamorosi falsi, il grande artista torna al centro di una triste vicenda legata alla contraffazione di opere d’arte. L’esperto pisano Carlo Pepi, tra i primi ad accusare le tele di essere una “clamorosa truffa”, era già stato protagonista nel 1984 della “beffa di Modigliani”, celebre scherzo ideato da un gruppo di studenti livornesi che realizzarono false sculture di Modì tendendo una trappola ai più grandi esperti d’arte. Come racconta Giovanni Morandi, già direttore di QN-Quotidiano Nazionale e autore del fortunato libro La beffa di Modigliani (Pagliai/Polistampa, 2004-2016), Pepi fu tra i pochi a denunciare le teste false. La sua opinione controcorrente – che lo portò all’epoca ad essere pressoché ostracizzato – si rivelò fondata: oggi come allora, Pepi si prende una meritata rivincita.

Gherardo Del Lungo

Un Epistolario pubblicato per la prima volta: Moro – La Pira

Firenze, 21 dicembre 2017 – “Caro Moro, cedo a un impulso del mio animo – pensoso e prosciugato per la portata delle decisioni del

Un volume per esperti, e per tutti gli amanti della storia e della politica di livello

Comitato nazionale della DC – e ti scrivo per dirti questo: e se lo ‘spazio vuoto’ che vogliono fare occupare da te, fosse diventato vuoto per effetto di cose non pulite e compiute nelle ‘tenebre’? E se queste operazioni non pulite e tenebrose (franchi tiratori diretti e indiretti), fossero state sgradite oltre che agli occhi degli uomini anche agli occhi di Dio?”. I dubbi di Giorgio La Pira sull’elezione dell’amico Aldo Moro a segretario della Democrazia Cristiana sono espressi in una lettera del 13 marzo 1959 in cui il “sindaco santo” si domanda se le scelte del consiglio nazionale DC possano “contrastare la volontà e il disegno di Dio”. La missiva fa parte del nutrito carteggio intercorso tra i due statisti, oltre cento lettere finora inedite, oggi trascritte e annotate da Eugenia Corbino con la supervisione di Pier Luigi Ballini e raccolte nel volume Moro e La Pira. Due percorsi per il bene comune (pp. 384, euro 24), pubblicato da Polistampa a cura della Fondazione La Pira con saggi di Alfonso Alfonsi, Renato Moro, Giulio Conticelli, Augusto D’Angelo e Massimo De Giuseppe. Lo scambio epistolare, che inizia nel 1952 e termina nel 1977 (anno della morte di La Pira), testimonia il legame che unì le due personalità, i cui percorsi politici e umani si intrecciarono in numerose occasioni: dall’impegno comune nell’Assemblea Costituente alla nascita del centro-sinistra, dagli sforzi per porre fine alla guerra del Viet Nam all’opera diplomatica volta alla distensione in Europa e nel mondo, in particolare riguardo alla questione mediorientale e al riavvicinamento con la Cina. Il carteggio si conclude con una lettera datata 6 aprile 1977, l’unica in cui Giorgio La Pira fa riferimento al terrorismo che in quel periodo scuote il paese: meno di un anno dopo Aldo Moro sarà sequestrato e ucciso dalle Brigate Rosse.

Gherardo Del Lungo (335 1373725)

Mostre nei Musei di Roma per la 1^ domenica gratuita del 2018

Il 7 gennaio ingresso gratuito per i residenti a Roma e Città Metropolitana

Le feste continuano anche domenica 7 gennaio nei Musei in Comune di Roma con una ricca offerta culturale e didatticapromossa da Roma CapitaleAssessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura.

Come ogni prima domenica del mese, l’ingresso a tutti i musei civici e alle mostre in programma in questi spazi sarà gratuito per i residenti a Roma e nella Città Metropolitana (a eccezione della mostra Hokusai. Sulle orme del maestro al Museo dell’Ara Pacis).

Sarà l’occasione per scoprire le collezioni permanenti presenti al loro interno e le mostre temporanee in corso tra cui il percorso espositivo all’interno del Museo di Roma a Palazzo Braschi sul Teatro dell’Opera di Roma attraverso le opere di artisti, disegnatori, costumisti e scenografi che lo hanno reso celebre (Artisti all’Opera. Il Teatro dell’Opera di Roma sulla frontiera dell’arte da Picasso a Kentridge 1880-2017), la grande mostra dedicata all’imperatore Traiano in occasione dei 1900 anni dalla sua morte ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali (Traiano. Costruire l’Impero, creare l’Europa) e l’esposizione ai Musei Capitolini sullo studioso Johann Joachim Winckelmann e il suo rivoluzionario approccio all’archeologia (Il Tesoro di Antichità. Winckelmann e il Museo Capitolino nella Roma del Settecento). Infine, nel nuovo spazio espositivo della Centrale Montemartini, una mostra è dedicata al dialogo tra due importanti culture affacciate sul mediterraneo: quella egizia e quella etrusca (Egizi Etruschi. Da Eugene Berman allo Scarabeo dorato).

Domenica sarà inoltre possibile assistere agli appuntamenti musicali del Museo Napoleonico e del Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese, partecipare al programma Musei in gioco per bambini e assistere alla visita guidata alla Casina delle Civette.