A leggere la mail, e a dare notizia dell’annullamento, è stato lui stesso in una diretta Instagram con un video divenuto, in poco tempo, virale.
“Non solo essere un russo vivente è una colpa oggi in Italia, ma anche essere un russo morto. Un russo che quando era vivo, nel 1849, è stato condannato a morte perché aveva letto una cosa proibita. Quello che sta succedendo in Ucraina sia una cosa orribile e mi viene da piangere solo a pensarci. Ma quello che sta succedendo in Italia oggi, queste cose sono ridicole: un’università italiana che proibisce un corso è incredibile. Anzi, in questi giorni bisognerebbe parlare di più di Dostoevskij”.
Paolo Neri è incredulo, denuncia quanto possa essere ridicolo un atteggiamento del genere da parte di un ente che dovrebbe invece guidarci nel nostro comportamento.
L’accaduto, ha ovviamente fatto scandalo e suscitato indignazione all’unanimità, tanto è vero che la Bicocca ha fatto un passo indietro. Il prorettore alla didattica, Maurizio Casiraghi, ha motivato questa decisione, affermando che è stata presa solo con l’intenzione di rimandare il programma di un mese per avere il tempo di ristrutturarlo e ampliarlo. In questo modo possono esser coinvolti più studenti grazie anche all’introduzione, nel percorso di lezioni, di autori ucraini. L’obiettivo, quindi, è quello di arricchire le lezioni e la mail mandata a Nori è solo un errore di comunicazione. Questa decisione potrebbe esser apprezzabile certo, ma resta comunque una profondissima amarezza.
Se si fosse voluto fare un ciclo di lezioni comparativo, tra autori russi e ucraini, perché non farlo dall’inizio? Introdurlo adesso, perchè c’è una guerra in corso, sembra una sorta di forzatura, quasi una giustificazione al fatto che se si sparla di Russia si deve per forza parlare anche di Ucraina.
Da parte sua Neri ha fatto sapere che non condivide assolutamente questa scelta e terrà il corso altrove.