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I Virus e la storia degli Uomini: tra pandemie e cicli della storia ora c’è di mezzo l’Audience. Esiste un giudice a Berlino!

Il vitalismo è essenziale a un relativismo di parte dell’informazione 

Raffaele Panico

Prologo

Informazioni appaiono in rete da testate giornalistiche, agenzie stampa nazionali o estere, o da blogger indipendenti, e da professionisti, medici, storici della medicina, paleopatologi ed altri ancora studiosi afferenti al tema della attuale pandemia. Quelli che al tempo dei Lumi erano definiti uomini del libero nel pensiero non omologati alle corti regnanti, oggi Mainstream o pensiero dominante.

La storia in tema di virus e pandemia ha dei cicli storici che si sono ripetuti innumerevoli volte. Sulla scena la “dialettica” è apparsa agli albori delle società umane primitive, dal tempo dell’addomesticamento degli animali e il possibile salto epidemiologico tra animale e uomo dell’agente patogeno. È il campo e oggetto di studio del paleo-virologo o paleopatologo. La pandemia appare vieppiù nei grandi quadri urbani delle città e delle civiltà, dove troviamo la stessa sceneggiatura ma in scala maggiore, gli stessi primi attori passivi e attivi in scale economico-sociali differenziate e specializzate; le stesse reazioni di paura e pànico, isterie e stress collettivi, insomma reazioni stereotipate alla paura della malattia financo al decorso mortale…pertanto i cosiddetti additati e forse anche in una certa dose gli adulatori, ossia gli untori e gli speculatori.

Atto I

La frase riportata nel titolo è di un’opera di Bertold Brecht: “ci sarà un giudice a Berlino”. È la storia di un suddito -scusate! Un cittadino – che lotta da tempo con caparbia e tenacia contro un abuso che vuole sia riparato proprio dal suo imperatore.

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Festa nazionale del Kuwait: ambasciatore Al-Sabah, “gratitudine all’Italia e al suo popolo”

In occasione della 60° Festa Nazionale e del 30°anniversario della Liberazione del Kuwait, l’Ambasciatore Sheikh Azzam Mubarak Al-Sabah ha organizzato nella sua residenza un evento celebrativo riservato alla piccola comunità kuwaitiana in Italia.

“Esprimiamo il nostro sincero ringraziamento e gratitudine al popolo italiano amico, al suo governo e al suo coraggioso esercito che hanno contribuito a sostenere il diritto del Kuwait di liberare le sue terre e ripristinare la sua sovranità, e questo è ciò che il popolo e il governo del Kuwait non dimenticheranno”, ha affermato l’ambasciatore intrattenendosi con i pochi ospiti presenti all’evento, fortemente selezionati per rispettare le norme nazionali anti-covid.

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Cento anni fa la nascita di Gianni Agnelli ________12 marzo 1921_________

Il prossimo 12 marzo sarà un secolo dalla nascita di Giovanni Agnelli (Torino, 12 marzo 1921-24 gennaio 2003), solitamente chiamato Gianni e per antonomasia appellato “l’Avvocato”, sicuramente il maggior protagonista dell’economia italiana nella seconda metà del ‘900 e figura di rilevo nella storia del capitalismo mondiale del XX secolo.
E’ stato, infatti, Gianni Agnelli, succedendo il 30 aprile 1966 a Vittorio Valletta nella carica di Presidente della FIAT, a guidare il grande gruppo industriale torinese attraverso le celeri trasformazioni industriali, produttive ed economiche, di un mutevole quadro internazionale dei mercati e della concorrenza.

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Il Golem moderno per gli istinti primordiali

Mercato sessuale robotico

Problemi di etica al momento bloccano molti progetti sulla robotica. Fino a una decina di anni fa si credeva che i primi robot accessibili fossero di aiuto domestico ma, da un anno a questa parte, hanno già aperto in svariate zone del mondo bordelli con bambole robotiche.

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Nellie Bly – si finse pazza per raccontare la verità

 

C’è un legame forte tra la delicata storia della follia e quella – altrettanto delicata – delle donne. A lungo i matti, i folli sono stati considerati dei reietti, spogliati completamente della loro umanità e respinti ai margini, rinchiusi in quei manicomi in cui nessuno poteva vederli. Altrettanto a lungo le donne sono state considerate inferiori, socialmente poco utili (all’infuori della procreazione), rinchiuse in quelle case spacciate per il loro luogo naturale. E non appena una donna cercava di uscire da quel luogo naturale, avanzando il diritto di essere autonoma e di poter avere un valore sociale ecco che quella donna diventava subito pazza, strega, isterica. Se guardiamo bene la storia della follia è una storia prevalentemente femminile, perché folle è spesso ciò che non può essere compreso, che si presenta come illogico, che non può essere controllato e che per questo spaventa.

Sappiamo bene che tanto il tema della salute mentale quanto quello delle donne è stato interessato, soprattutto a partire dagli anni ’50, da un lento e importante processo di emancipazione. Ma questo processo non si sarebbe mai potuto verificare senza l’intervento diretto di alcuni personaggi che hanno lottato per creare condizioni favorevoli al cambiamento. E quando parliamo di storia della follia e storia delle donne non possiamo non pensare a lei: Nellie Bly. 

Elizabeth Jane Cochran (il suo vero nome) nasce a Cochran’s Mill, Pennsylvania, nel 1864, ed è la tredicesima di quindici figli. Il padre, un giudice benestante, muore quando Elizabeth ha solo sei anni e la madre, per non restare sola a gestire quindici figli, decide di risposarsi poco dopo. Il secondo marito però si rivela presto per quello che è: un uomo alcolizzato e violento, che alzava spesso le mani in casa. Proprio a lui è legata la prima esperienza giudiziaria di Elizabeth che, appena adolescente, si trova a testimoniare durante il processo di divorzio della madre e a scoprire dentro se stessa un senso viscerale di fastidio nei confronti delle ingiustizie e delle discriminazioni, in primis di quelle ai danni delle donne e dei poveri.

A 16 anni si trasferisce a Pittsburgh, sperando di trovare lavoro come maestra. Sta sfogliando le pagine del Pittsburgh Dispatch, alla ricerca di un annuncio di lavoro, quando le capita sottomano un articolo intitolato What Girls Are Good For (A cosa servono le ragazze), dai toni particolarmente sessisti. Indignata dalla lettura Elizabeth prende carta e penna e scrive al direttore del giornale, confutando punto per punto il contenuto discriminatorio dell’articolo con uno stile di scrittura così chiaro e al tempo stesso inconfondibile, che quel direttore non può fare altro che chiamarla e offrirle un lavoro. È lui a proporle di scrivere sotto pseudonimo e di chiamarsi Nellie Bly, dal titolo di una celebre canzone di Stephen Foster.  Elizabeth diventa così la prima donna giornalista della storia e in breve tempo si distingue per la scelta di un tipo particolare di giornalismo: quello investigativo. Si intrufola ovunque, soprattutto nelle fabbriche, per denunciare la condizione dei poveri e delle donne. Il suo obiettivo è uno soltanto: raccontare la verità e dare voce a chi non viene ascoltato.  

In un periodo in cui alle donne non vengono praticamente riconosciuti diritti l’immagine di una ragazzina un po’ scarmigliata e piena di motivazione, che se ne va in giro a denunciare abusi e discriminazioni, dà particolarmente fastidio e George Madden, allora direttore del Pittsburgh Dispatch, è costretto a ridimensionare il lavoro di Nellie, relegandola alle pagine femminili del giornale. Ma la posta in gioco per lei è ormai più alta di un semplice guadagno: riguarda ciò che vuole essere davvero e il ruolo sociale che ha deciso di ricoprire. Così lascia il lavoro sicuro di Pittsburgh e decide di trasferirsi a New York. Ha 23 anni ed è il 1887 quando bussa alla porta di Joseph Pulitzer. Vuole lavorare per il suo quotidiano, il New York World, vuole scrivere grandi inchieste e ha una proposta ben precisa da fargli.

Di fronte a Manhattan si trova infatti un’isola, dalla forma stretta e allungata, chiamata Roosevelt Island (ai tempi Blackwell Island); una zona residenziale, tra le cui case svetta il Women’s Lunatic Asylum, un sanatorio femminile dove vengono internate, a scopo teorico di cura, donne affette da patologie mentali. Attorno a quel luogo c’è un alone di mistero, perché nessuno ci può entrare, a meno che non sia considerato malato. Nellie propone a Pulitzer un articolo sul Women’s Lunatic Asylum: vuole capire cosa succede lì dentro.

Per farlo ha una solita possibilità: fingersi pazza. Pulitzer accetta.
Il giorno stesso Nellie torna a casa, si fa un ultimo bagno, si esercita davanti allo specchio, prova alcune espressioni da “matta”. Si veste e si dirige a passo svelto verso una casa per donne indigenti e chiede un alloggio. Glielo concedono, ma da subito la responsabile e le altre donne si accorgono che in lei qualcosa non va: ripete spesso le stesse parole, sembra non ricordarsi nulla, ride a caso. Con una visita superficiale un medico stabilisce che è insane (matta) e viene direttamente spedita al Women’s Lunatic Asylum. Improvvisamente Nellie si ritrova in un contesto di abusi, disumanità, crimini e soprusi nei confronti di donne che vengono bollate come matte, ma che matte non lo sono affatto (non tutte, almeno – premesso che ci si dovrebbe intendere sul significato della parola); sono povere. Scopre che il Women’s Lunatic Asylum è un luogo in cui vengono relegate le donne che non possono mantenersi da sole, quelle che sono state ripudiate dai mariti o, ancora, quelle che hanno avuto dei figli al di fuori dal matrimonio. E che queste donne vengono spogliate, quotidianamente sedate tramite oppiacei molto forti, costrette a vivere al freddo e in condizioni igieniche terrificanti, picchiate e spesso uccise.

Considerata matta anche Nellie viene sottoposta alle stesse torture.Ogni sera le viene somministrata una terapia oppiacea che ingurgita e poi vomita, mettendosi due dita in gola, per cercare di mantenere la lucidità. Registra tutto quello che succede, scrive ogni cosa, assiste alla metamorfosi di donne che cercano di resistere con tutte le loro forze a quella violenza, ma che trovano nella follia (quella vera) la loro unica via di fuga.

Prendete una donna sana fisicamente e mentalmente, rinchiudetela, tenetela inchiodata a una panca per tutto il giorno, impeditele di comunicare, di muoversi, di ricevere notizie, fatele mangiare cose ignobili. In due mesi sprofonda nella follia.

Rischia anche lei di essere uccisa, perché quella lucidità che conserva la rende un soggetto pericoloso agli occhi dei medici e delle infermiere. Le hanno da poco iniettato un veleno letale quando un avvocato mandato da Pulitzer bussa alle porte del sanatorio chiedendo che lei venga subito liberata. I medici la rianimano in extremis.

Nellie esce dal Women’s Lunatic Asylum promettendo alle compagne che avrebbe lottato con tutte le sue forze per loro. Quando sta per prendere il traghetto per tornare a Manhattan chiede all’uomo che l’aveva liberata: “Quanti giorni sono stata qui dentro?” E lui le risponde: “dieci, signorina. Dieci giorni”. Da questa esperienza nasce la super inchiesta Ten Days in a Mad-House (oggi diventata libro) che desta scalpore e accende i riflettori su quel luogo dell’orrore. Viene aperta un’inchiesta sul Women’s Lunatic Asylum e grazie alla testimonianza di Nellie vengono presi provvedimenti molto seri: i finanziamenti al sanatorio vengono aumentati per migliorare le condizioni delle pazienti, e vengono stabiliti nuovi criteri per valutare la salute mentale delle donne.

Nel frattempo la sua fama fa il giro del paese e Nellie diventa un modello di riferimento per tutte le ragazze che, come lei, amavano scrivere e odiavano le ingiustizie e che finalmente possono vedere nel giornalismo uno sbocco lavorativo concreto.

L’anno successivo, ormai assidua collaboratrice del New York World, non è più solo lei a proporre idee, ma è anche Pulitzer ad assegnarle direttamente dei temi da trattare. È così che nasce la sua seconda grande impresa: battere il record realizzato da Jules Verne, che aveva compiuto il giro del mondo in 80 giorni. Nellie parte nel novembre nel 1889 da Hoboken, da sola, e rientra a New York il 25 gennaio del 1890. Ci ha messo in tutto 72 giorni a girare il mondo: il record è battuto e porta alla stesura del reportage Nellie Bly’s Book: Around the World in Seventy-two Days, che la rende una star indiscussa del giornalismo dell’epoca.

Conosce Robert Seaman, se ne innamora e dopo qualche anno lo sposa. Prova ad abbandonare il giornalismo, per dedicarsi a una vita più tranquilla, ma la sua è una vera vocazione e con le mani in mano non ci sa stare. Così, quando scoppia la guerra diventa la prima cronista dona inviata al fronte, e si trasferisce in Europa.

Pochi anni dopo, però, a soli 52 anni si ammala di polmonite e muore, nella sua amata New York. Ritenuta una delle donne più influenti della storia degli Stati Uniti, nel 1998 Nellie è stata inserita nella National Women’s Hall of Fame, per ricordarci che, molto di quello che abbiamo e che possiamo fare oggi lo dobbiamo a lei.

 

 

 

Pizzeria Mafiosi – il locale tedesco che offre specialità “mafiose” italiane

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Donne chef – la cucina non è solo deGLI chef

articolo di Martina Tripi via Vita su Marte 

Vi prego non chiamiamole quote rosa, queste donne chef sono talmente cazzute che potrebbero, e forse dovrebbero, governare il mondo. Gestiscono ristoranti, collezionano stelle Michelin come fossero figurine Panini, fondano associazioni benefiche e si occupano anche delle proprie famiglie.
La cucina è donna, ma fin troppo a lungo è stata dominata dagli uomini, ricordiamolo sempre: il talento non ha genere.

 

Tutto molto bello ma…

Però rifletteteci: ancora oggi nell’immaginario collettivo la donna in cucina è colei che alleva, nutre e coccola la famiglia, mentre l’uomo ci appare nella sua divisa intonsa, pronto a dirigere una brigata venerante, come il nuovo sex symbol dei nostri tempi.
Le cose stanno ormai cambiando, grazie al cielo! A suon di eccellenze l’universo femminile si è fatto strada anche in questo campo, dimostrando, ovviamente, di esserne più che all’altezza.

Voglio cominciare con una premessa: segue una lista di donne che cucinano per professione portando a casa grandi risultati e che, non solo secondo me, lasceranno il segno nella storia.
Ma oltre a loro ce ne sono tante altre, mi duole davvero non averle inserite tutte, ma vi avrei obbligati a leggere questo articolo fino alla vecchiaia.

SheF Valeria Piccini: dalla Maremma con amore

Chef donne Valeria Piccini

SheF – She+F – non è un nomignolo, ma un vero e proprio marchio registrato che, se la pandemia non avesse stravolto il mondo e i piani di tutti, sarebbe diventato un progetto concreto per supportare le aspiranti chef.

Valeria Piccini è stata fortunata perché la sua carriera ha coinciso con la famiglia, anche se non è sempre stato facile, ma è ben cosciente di quanto sia complicato per una donna far conciliare la vita privata e un lavoro che richiede tante ore di servizio.

Non bisogna mollare

Per questo vorrebbe incoraggiare le donne a conquistarsi il proprio posto nel mondo culinario, senza farsi abbattere da barriere e stereotipi, ormai passati e senza senso.
Se lo dice lei, che è riuscita a trasformare la trattoria di un paesino da 200 abitanti in un ristorante bistellato, possiamo fidarci. Da Caino ha ottenuto un successo sorprendente, la prima stella è arrivata nel 1991 e la seconda nel ’99, grazie a una cucina che attinge dalla tradizione e la rinnova, con particolare attenzione alla qualità degli ingredienti, che vanno sfruttati fino all’ultimo grammo, per evitarne ogni spreco.

dolce stellato

Uno dei piatti di Da Caino

Vicky Lau – le prime due stelle Michelin in rosa di tutta l’Asia

Chef donne Vicky Lau

In Asia non era mai accaduto prima che una donna vincesse ben due stelle Michelin, quest’anno però la chef Vicky Lau ha piacevolmente stupito col suo risultato senza precedenti.
La Hong Kong & Macau Guide le ha assegnato il riconoscimento per il lavoro svolto nel suo ristorante di Hong Kong, la TATE Dining Room, dove propone una cucina innovativa, d’impronta franco-cinese.

La cucina è creatività e impegno

I suoi piatti raccontano una storia, come suggerisce il menù di otto portate che ha chiamato proprio “Edible Stories”.
Ciò che più stupisce della sua carriera è che prima di diventare una dea dei fornelli si occupava di grafica pubblicitaria in America. Poi, di punto in bianco, spinta dalla voglia di dare ancora più sfogo alla sua creatività, si è iscritta prima a un corso base di tre mesi presso Le Cordon Bleu a Bangkok per poi conquistarsi il Gran Diplôme di nove mesi al corso Le Cordon Bleu Dusit. Una vera fuoriclasse.

Ode to Read Fruit
“Ode to Red Fruit”, composta da croccante meringa allo yogurt, sorbetto al lampone e mousse di cioccolato bianco all’osmanto.

Hélène Darroze: chef donne famose? Vabbè ciao!

 Hélène Darroze cuoca donna

Hélène appartiene alla quarta generazione di una stirpe di ristoratori francesi, ha mosso i suoi primi passi al fianco di Alain Ducasse, nel suo Le Luis XV a Montecarlo e oggi è una delle chef più importanti del mondo.
Quest’anno ha ricevuto una seconda stella Michelin per il suo ristorante di Parigi Marsan ed è stata premiata con tre stelle Michelin nella guida Gran Bretagna e Irlanda per Hélène Darroze at The Connaught, il ristorante londinese che si trova all’interno del Connaught Hotel.

Un’icona della cucina moderna

Hélène è una mamma single che ha anche contribuito alla fondazione dell’associazione Le Bonne Etoile, in aiuto dei bambini più svantaggiati e per la quale ha ricevuto l’onorificenza di cavaliere dell’Ordine nazionale della Legion d’onore.
Il mondo la riconosce, ormai, come un’icona femminile dell’alta cucina: è a lei che ha pensato la Pixarquando nel 2007 ha creato il personaggio di Colette per Ratatuille ed è sempre a lei che si è ispirata la Mattel quando nel marzo 2018 ha realizzato Barbie Chef, in occasione dell’International Women’s Day .

Alice Waters: si comincia sempre dall’ingrediente

Donne Chef Alice Waters

Nel suo ristorante di Berkeley Chez Panisse ha definitivamente stravolto la cucina americana, che fino al suo arrivo era fatta di fast food e cibi preconfezionati. Da lei un pasto si prepara partendo dall’ingrediente, è al mercato la mattina che si decide cosa mettere sul menù che, ovviamente, cambia ogni giorno.

I progetti che segneranno la Nazione

Nel 1996 ha dato vita al progetto Edible Schoolyard, creando un orto a disposizione della cucina della scuola e coltivato proprio dagli alunni. Ha anche aiutato Michelle Obama a realizzare un laboratorio di agricoltura biologica nel giardino della Casa Bianca.
Non è, quindi, assolutamente un caso che sia vicepresidente di Slow Food International, associazione di cui incarna alla perfezione i valori da quando cominciò a muovere i primi passi nella cucina, dopo un viaggio in Francia dal quale tornò in America cambiata per sempre.

Claire Vallée e la rivincita delle bionde… vegane

Chef donne_Claire Vallée

La cucina francese e la carne sono un tutt’uno, quindi la scelta da parte della Guida Michelin Francia 2021di premiare un ristorante vegano è stata sorprendentemente lungimirante.
L’Ona – che sta per Origine Non Animale – di Claire Vallée non è di certo il primo ristorante a eliminare la carne né, tantomeno, il primo ad aggiudicarsi un riconoscimento simile, ma ogni piccolo passo verso l’innovazione è una grande conquista per la cucina. Non si può trascurare quanto l’alimentazione senza carne e senza derivati sia oggi parte integrante delle nostre vite.

Claire Vallée_piatto
Dessert de carottes confites à la passion, meringue géranium, éclats de chocolat noir, crème au yuzu, tuile de citron. | Ph. Cecile Labonne
So’ soddisfazioni

Ma sapete qual è la cosa che dà più soddisfazione? Claire Vallée ha aperto il suo ristorante nel 2016 solo grazie al crowdfunding e al supporto di una banca verde. Gli altri istituti bancari non credevano possibile che un ristorante simile potesse ottenere successo. La chef si è guadagnata la sua rivincita, dimostrando al mondo che passione e perseveranza possono tuttoTiè!-.

Antonia Klugmann e la sua stanza tutta per sé

Chef donne_Antonia Klugmann

Mi dovete spiegare perché se è Gordon Ramsay a fare il giudice il fatto che sia uno str*** lo renda figo, mentre quando si tratta di Antonia Klugmann diventa un’arpia da riempire di insulti. La cosa non mi torna!
Quando era ancora chef al Venissa, nell’isola di Mazzorbo, un certo giornalista che s’inorgoglisce nell’autodefinirsi “acceso misogino” di lei ha scritto: “…al Venissa si serve in tavola l’ideologia del gender: per me indigesta, ma de gustibus .”

Non entrerei nel merito di quell’articolo che comunque potete leggere qui; piuttosto mi concentrerei sul fatto che Antonia Klugmann, insieme a tante altre sue colleghe, ha ricevuto spesso il classico trattamento che si riserva alle donne che dimostrano autorità nel mondo del lavoro.
È successo anche quando ha sostituito Cracco a MasterChef, dove ha dimostrato un carattere bello tosto, che l’ha condotta, però, a trasformarsi nel bersaglio di tanti leoni da tastiera frustrati, che le hanno detto veramente le peggio cose.

Ma che ce frega, noi abbiamo la cucina!

Il suo è un ristorante di confine: L’argine a Vencò si trova in provincia di Gorizia, poco distante dal fiume che ne ha ispirato il nome, a solo un chilometro dalla Slovenia. Ma è anche il confine ideale fra ciò che l’ha formata e quello che la ispira quotidianamente.

Quando parla di donne in cucina, Antonia Klugmann lo fa citando Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, dove l’autrice s’interrogava sullo scarso numero di scrittrici nel suo tempo. Il problema è profondamente culturale: la donna è ancora subissata da una serie di compiti che le sono stati attribuiti a livello sociale e che spesso le impediscono di pensare e progettare.

Serve uno spazio dove poter dare libero sfogo alla creatività e per chef Klugmann è proprio la cucina. Non ha mai dato ai suoi colleghi dei maschilisti, anzi, nell’intervista rilasciata a La Cucina Italiana nel numero di cui è stata direttore per un mese proprio l’anno scorso, ha detto: “La prima volta che sono entrata in cucina non mi sono vista femmina o maschio, ho visto me stessa”.

 

Asma Khan e la sua brigata in rosa

Chef donne_Amsa Khan

Siete mai stati a Londra? La cucina indiana è sicuramente fra le più diffuse e amate dagli inglesi. I piatti di Asma Khan ne esplorano tutte le declinazioni, raccontando la storia della sua famiglia e delle sue origini.
Dopo il trasferimento a Londra insieme al marito, Asma si ritrovò a vivere a lungo in uno stato di desolata solitudine, che riuscì a colmare solo tornando in India a farsi insegnare la cucina di casa.
Di rientro a Londra cominciò ad accogliere le persone nella propria cucina, con dei Supper Club, che diventarono letteralmente virali. Qualche anno dopo aprì Darejeeling Express, il suo ristorante a Covent Garden.

Sorellanza ai fornelli

Asma è la chef dell’uguaglianza: la sua cucina è composta esclusivamente da donne che hanno alle spalle storie difficili, lei le accoglie, offrendo loro un mestiere e tutto il supporto di cui hanno bisogno.
Giungendo da una terra che non fa emergere la donna e che l’ha obbligata tutta la vita a misurarsi con la colpa di essere una secondogenita femmina, Asma ha fatto il possibile per affermarsi. Il suo fascino indiscusso è stato ritratto in una delle più belle puntate della serie Netflix Chef’s Tables, vi consiglio di guardarla!

Jessica Préalpato: la migliore pastry chef del mondo

pastry chef

Fare la rivoluzione è così tipicamente francese, ma rivoluzionare la cucina di Alain Ducasse è da veri impavidi.
Jessica Préalpato arriva dalla tradizionale formazione pasticcera a suon di burro e croissant. Nel 2015 inizia a lavorare al Plaza Athénée, ristorante parigino nel quale il mito indiscusso dell’alta cucina Alain Ducasse ha scelto di non servire carne – pur continuando a servire pesce.
Si parla di naturalité: una cucina sensibile alle nuove necessità alimentari legate alla sostenibilità e alla salute.

Liberté, Naturalité, Desseralité

Qui nasce anche il concetto di desseralité – dessert + naturalité – coniato dalla Préalpato: via gli zuccheri, le creme e le decorazioni che fanno tanto ancien régime e dentro tutta la dolcezza della frutta all’apice della sua maturità, erbe e vegetali.

Jessica Préalpato_il dessert

E se i primi esperimenti non hanno incontrato i gusti del Maestro, alla fine la pastry chef più famosa del mondo l’ha a dir poco conquistato. Nel 2019 Ducasse Editions ha pubblicato il suo libro intitolato, appunto, Desseralité, che raccoglie le ricette di chef Préalpato e gli abbinamenti più innovativi.

 

La pagella del Sole 24 Ore sulla qualità della vita delle province italiane nel 2020

LA QUALITA’ DELLA VITA vita ai tempi del covid:
l’indagine de “Il Sole – 24 Ore”

Un’analisi della indagine del Sole-24 Ore e un raffronto con quella di Italia-Oggi, i due Quotidiani Leader dell’informazione economica e tributaria, sintetizzata da  Francesco Leccese

Dal 1990, il Sole 24 Ore pubblica un’indagine annuale sulla qualità della vita nelle province italiane. Trascendendo dall’amore e dall’attaccamento che quasi tutti proviamo per la nostra città di nascita o di adozione, l’indagine si basa su 90 indicatori riguardanti sei gruppi tematici: ricchezza e consumi – affari e lavoro – ambiente e servizi – demografia e salute – giustizia e sicurezza – cultura e tempo libero. In tempi di crisi economica e sanitaria, sono state introdotte delle novità nella classifica 2020. Per stabilire dove si viva meglio, 60 indicatori su 90 sono stati aggiornati al 2020 e, di questi, ben 25 riguardano l’impatto del Coronavirus sull’economia e la società. Per fare un esempio, è stato introdotto un indicatore sul rapporto tra il numero dei contagi sul totale della popolazione: questo parametro peserà il doppio rispetto agli altri.

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Hayley Arceneaux sarà la più giovane statunitense a viaggiare nello spazio

Hayley Arceneaux si è unita alla prima missione spaziale civile, essendo stata scelta per essere una delle quattro persone che prenderanno parte al primo volo spaziale privato a bordo di un’astronave della compagnia SpaceX, che appartiene al magnate Elon Musk.

Arceneaux, ventinovenne ed originaria della Louisiana, dopo aver sconfitto un tumore osseo molto raro diagnosticatole quando aveva 10 anni, porterà a termine la missione straordinaria di  viaggiare nello spazio. Diventerà così la più giovane civile nordamericana a farlo, la prima Cajun (appartiene ad una minoranza etnica presente sia in Canada che in nord America) e la prima persona con una protesi ad una gamba.

Le protesi ossee, a causa dei severi requisiti medico fisco imposti agli astronauti, avrebbero minato al suo desiderio di viaggiare nello spazio come astronauta della NASA, ma grazie al lancio di missioni spaziali private la situazione è cambiata. Come afferma l’Arceneaux stessa “Fino a questa missione, non avrei mai potuto essere un’astronauta. Questa missione sta aprendo i viaggi nello spazio a persone che non sono fisicamente perfette”.

La sua partecipazione alla missione spaziale Inspiration4 è stata resa pubblica il mese scorso. Una missione benefica su iniziativa del miliardario Jared Isaacman e in cui Arceneaux fa le veci del St. Jude Children’s Research Hospital, dove oggi lavora come assistente medico.

L’avventura spaziale avrà inizio il prossimo ottobre a Cape Canaveral, in Florida, e sarà il primo volo commerciale della storia. La Dragon orbiterà attorno alla Terra per diversi giorni per poi atterrare nell’Atlantico. Se tutto procederà per il meglio, e senza alcun imprevisto, questa missione sarà un traguardo che aprirà la porta a chiunque se lo possa permettere economicamente di iniziare a viaggiare nello spazio con voli commerciali.

 

“Immunità di Gregge”….di uomini o di pecore ? su Consul Press si apre una “Tavola Rotonda”

La Democrazia è la prima vittima del Covid?

Quando “IL DIRITTO alla SALUTE”  SI SCONTRA
con IL DIRITTO alla LIBERTA’/alla GIUSTIZIA/alla FELICITA’ 

un’approfondita analisi di MASSIMO ROSSI* 

“Il nostro Paese, sta soffrendo una involuzione democratica.
La nostra architrave è la Carta Costituzionale che, però, è stata usata a fini specifici ed è stata “piegata” a ragioni che confliggono con i diritti fondamentali. La distorta applicazione dei precetti costituzionali è molto pericolosa perché genera una patologia costituzionale.
La Carta Costituzionale è il tessuto normativo a baluardo delle libertà, dei diritti e dei doveri dei cittadini e dello Stato.
Procediamo con ordine, perché i temi sono molti e diversi tra loro (diversità apparente).

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Tutela delle coste e il mare d’inverno. Occorrono azioni concrete a difesa del territorio del Belpaese

LATINA la “nuova, la città capoluogo dell’Agro pontino è in prima fila per il programma che si svolgerà domenica prossima, 7 marzo. La 33.ma edizione di “Mare d’Inverno”! È una delle iniziative più importanti e significative a livello nazionale per la salvaguardia delle nostre coste. Aderiranno in molti e domenica sarà occasione di stare in spiaggia con gli amici di “Fare Verde” per testimoniare la coscienza di comunità nazionale a tutela del bene paesistico e naturale del nostro grande e bellissimo Paese-Italia.

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LXXV Anniversario dell’Autonomia
alla Regione Valle d’Aosta

“Celebrato il 75° Anniversario
dell’Autonomia della Regione Valle d’Aosta” 
con una cerimonia del 26 febbraio a palazzo Deffeyes, sede dell’istituzione regionale

Gian Paolo Meneghini *

Le parole chiave di una giornata di celebrazione, malgrado la pandemia sfiori le vette valdostane, vette sofferenti di un inverno vuoto, senza turisti, senza i colori della felicità, sono state: sfida, collaborazione, sussidiarietà.
In un pomeriggio dal colore e dalla temperatura ormai primaverili, Palazzo Deffeyes ha ospitato la cerimonia per il 73° anniversario dello Statuto e 75° anniversario dell’Autonomia. Un’edizione speciale causa pandemia con cerimonia trasferita sulla piattaforma online e via streaming. Ma difendere l’autonomia in questo momento difficile e complicato va al di là della paura stessa e delle imposizioni COVID.

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Chiusure e restrizioni sono linfa per le mafie:
necessitano urgenti risarcimenti e blocco licenze

 Rapporto DIA – Dipartimento Investigazione Antimafia
sul I° semestre 2020

Roma, 26 febbraio 2021

IL RAPPORTO DIA indicato nel titolo è a dir poco allarmante e certifica un quadro comunque prevedibile. Le chiusure, le restrizioni, i piccoli imprenditori lasciati senza risarcimenti o col contentino di una mancia, rispetto a debiti, tasse, affitti e utenze da pagare, hanno generato situazioni drammatiche che ingolosiscono sempre di più la criminalità organizzata. La mafia non è mai in emergenza, ma semmai le sfrutta a suo vantaggio, le emergenze. Quindi con pochi soldi può rilevare aziende ben radicate e rinomate sul territorio, ma ridotte sull’orlo del fallimento».
Lo ha dichiarato Paolo Bianchini, Presidente di MIO Italia, Movimento Imprese Ospitalità.

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Per la “Rinascita Economica” del settore Horeca: ecco il Piano Nazionale di “Mio-Italia”

“Mio-Italia” Movimento Imprese e Ospitalità ha redatto un “Piano Nazionale” in 10 punti, con un’analisi accurata approfondita s u tutte le problematiche della ristorazione e le proposte per le relative soluzioni. L’obiettivo è aprire un tavolo di confronto su tale “documento” tra il Governo, con le varie Istituzioni,  e gli Imprenditori del settore che, con tutte le filiere collegate, rappresenta il 30% del Prodotto interno lordo.

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Roma, 25 febbraio 2021
La “Rinascita Economica” per l’Italia, da realizzare e riprogrammare, per ricollocarla – come merita dovutamente l’intero Paese – ai più alti livelli dai trascorsi tempi, dopo una delle sue più gravi crisi – come più volte affrontato dalla Consul Press –  è divenuto “Il TEMA” determinate e fondamentale.
Paolo Bianchini, Presidente diMio-Italia” Movimento Imprese Ospitalità, scrive:
«Siamo fiduciosi nel “cambio di passo” del Governo Draghi e prefiguriamo il giorno in cui il settore dell’ospitalità a tavola (Horeca) – che vale il 30% del Pil ed è la seconda “chiave” del turismo – potrà aprire senza alcuna restrizione.
Per questo Mio-Italia ha predisposto un Piano per la ripresa economica del comparto. Si tratta di un documento in dieci punti che auspichiamo sarà al centro di un tavolo di confronto con il Governo e i vari attori istituzionali. Lo abbiamo già inviato alla Presidenza del Consiglio, alla Conferenza delle Regioni e all’Anci».
Continuando, aggiunge Bianchini: «Per fare fronte all’attuale condizione debitoria, le Aziende della Ristorazione dovranno fatturare almeno un 30% in più rispetto al 2019. E qui nascono le nostre preoccupazioni. Perché è chiaro che con le misure di distanziamento e il crollo del potere d’acquisto delle famiglie, la possibilità di un aumento di fatturato è pura utopia. Il nostro Piano potrà scongiurare, congiuntamente alle riaperture, la crisi senza ritorno del settore della ristorazione».

Il Piano (di Rinascita; Ndr), è redatto in dieci capitoli, dove sono accuratamente trattate le problematiche del comparto Horeca proponendo, caso per caso, le singole soluzioni.
Ecco i punti in cui si articola: Affitti, Indennizzi, Banche, Tributi locali, Fisco, Iva, Utenze e Servizi, Lavoro dipendente, Legge Bersani-Visco, Lotteria degli scontrini
«Gli indennizzi, per prendere un punto chiave del Piano, dovranno essere calcolati sulle effettive perdite di fatturato. Ogni chiusura forzata dovrà essere accompagnata da immediati risarcimenti. Questi ultimi vanno previsti anche per le New Co e le aziende esodate. Nel Piano, poi, è considerata la rimodulazione o l’annullamento della Tari, come di altre tasse e tributi locali riguardanti le attività che abbiano subito riduzioni importanti di fatturato durante la pandemia», così conclude Paolo Bianchini.

Qui di seguito si riporta integralmente il Documento elaborato da Mio-Italia 
CLIK su
MIO Italia – Piano per la ripresa economica del comparto Horeca

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Con una auspicabile Rinascita Economica, attraverso il Piano Nazionale predisposto da Mio-Italia per il settore Horeca, da parte della Consul Press, noi ci auguriamoci il meglio e maggiori fortune! 
Lo scorso 2020 non sarà solo ricordato come l’anno bisestile e del covid, ma altresì anche come l’anniversario del bicentenario della nascita di Pellegrino Artusi, l’autore del celebre libro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, un libro italianissimo conosciuto apprezzato nel Mondo intero come la Nostra cucina e l’Ospitalità!

Che il domani porti consiglio, speranza e un messaggio di grande e buon auspicio a Perugia, per l’intero Belpaese, in piazza Italia in tarda mattinata, dove il prestigio è legato al futuro che ci aspetta e al motivo “si ri-accendano i fornelli a 200 anni dalla nascita di Pellegrino Artusi”,  scrittore, gastronomo, nonché raffinato critico letterario italiano.  

 

> Raffaele Panico
> Giuliano Marchetti 

Curiosità, misteri e maledizioni: quello che non sai sulla roulette

Vincite Record, credenze popolari e Misteri

a cura di Francesco Valente *

Spesso dietro a quello che potrebbe sembrare un semplice passatempo si nascondono miti, credenze popolari e curiosità, come nel caso della roulette. Per questo motivo LeoVegas ha pubblicato l’infografica “Gira la roulette: curiosità e falsi miti” così da fare luce su 5 particolarità poco conosciute e 5 elementi da sfatare.

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Cena in Maschera”, un carnevale unico, divertente e originale da New York

Riceviamo da New York una eccellente firma storica del giornalismo americano, anzi italoamericano Dom Serafini (Domenico) nato a Giulianova in Abruzzo. Non si può che essere lieti e profondamente onorati di tracciare due, tre, brevi righe. Giulianova è una delle tante rinomate cittadine dell’Italia, dai toponimi degli antichi popoli italici, dai centri storici fondati sui Castrum latino-romani. Tra l’età dell’Umanesimo e agli inizi del ‘400 Giulianova venne rifondata come esempio di città ideale del Rinascimento. Da giovanissimo Dom Serafini, nel 1968, dopo i primi studi in Italia si trasferisce a NY per studiare televisione e inizia a lavorare nel campo dell’editoria.

nota di Raffaele Panico

Dom Serafini*

Anche se il carnevale (quest’anno virtuale) in Italia è finito il 16 febbraio, la data non poteva essere ignorata dall’Accademia Italiana della Cucina di New York. La delegazione di New York si è quindi collegata al carnevale ambrosiano, terminato il 20 febbraio, e ha fissato per quella data la “Cena in Maschera” — seconda cena in formato virtuale, cioè in collegamento tra gli ospiti via Zoom, che si sono rivelati molto divertenti (foto in copertina; Ndr).

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Messaggio di Riccardo Pedrizzi, Presidente Cts-Ucid,
sul giorno del “Lutto Nazionale”

“Il loro sacrificio sia un esempio per rigenerare
lo spirito patriottico del nostro Paese”

Roma – Nel giorno del lutto per la tragica scomparsa dell’Ambasciatore nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, del Carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo, a seguito del vile attacco avvenuto ieri a Goma, arriva l’appello di Riccardo Pedrizzi, presidente del Comitato Tecnico Scientifico dell’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) affinché l’Italia si ricompatti intorno al sacrificio dei nostri connazionali.

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L’ ITALIA in “Lutto Nazionale”, per l’assassinio dell’Ambasciatore Attanasio

Onore ai Caduti

Le notizie più tragiche relative al sacrificio estremo di un servitore dello Stato, vengono consumate dagli organi di informazione con la velocità del fiammifero.
All’improvviso bagliore della prima pagina fa seguito una ventata di manifestazioni di cordoglio delle Autorità, per lo più protocollari, e poi in breve tempo si spegne la luce.
Non è così nell’animo delle Istituzioni. 

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Da Bruxelles, cordoglio e vicinanza alle Famiglie per le Vittime del vile attentato in Congo

DAL PARLAMENTO EUROPERO,
22 febbraio 2021, l’on. NICOLA PROCACCINI

L’attentato in Congo in cui hanno perso la vita l’Ambasciatore Luca Attanasio e il Carabiniere Vittorio Iacovacci, insieme all’autista del mezzo con cui viaggiavano, è notizia che ci rattrista profondamente ma deve anche rappresentare occasione di monito e riflessione. È un richiamo a governo e istituzioni per fornire nuovamente grande importanza e attenzione alla politica estera dell’Italia, a cominciare dalla difesa dei confini, ma anche a valorizzare e difendere il lavoro della nostra diplomazia, di figure di valore come Luca Attanasio, e delle nostre forze militari.

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Dopo il Covid e il Lockdown …..
ci sarà un “Nuovo Rinascimento” ?

COVID 19 – DOPO IL LOCKDOWN LA RINASCITA 
….saggi e riflessioni su una pandemia

Questo è il titolo dato al nuovo libro scritto a più mani (*1) e pubblicato da Luca Sossella Editore (*2) in collaborazione con il Civitan Club Roma.

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