Skip to main content

Concerto della Marina Militare

Un’ottima occasione per conoscere il lato artistico della Marina Italiana, dopo il dovere, la dedizione, l’abilità

 

La “Banda al Cinema”

1 luglio 2018, ore 18

 

cid:image001.jpg@01D40EFB.25D82750

 

Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

 

Domenica 1 luglio 2018 alle ore 18, in occasione dell’ingresso gratuito della prima domenica del mese, nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia avrà luogo un concerto della Banda Musicale della Marina Militare Italiana, diretta dal Capitano di Fregata M° Antonio Barbagallo, Direttore della Banda Musicale della M.M.I.

Il concerto è il terzo di cinque appuntamenti che, iniziati nel mese di maggio, proseguiranno nelle domeniche gratuite di settembre e ottobre, grazie a un progetto di collaborazione intrapreso fin dal 2014 dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e dalla Marina Militare, con l’intento di valorizzare l’eccellenza italiana nelle sue varie espressioni e in particolar modo una delle più importanti realtà museali della capitale, il “Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia”.

Gli eventi hanno luogo nella splendida cornice del cortile maggiore della cinquecentesca Villa di Papa Giulio III, sullo sfondo del ninfeo progettato e realizzato da Bartolomeo Ammannati.

Il corpo musicale della Marina, costituito nel 1879, è uno dei più antichi complessi bandistici militari italiani. L’organico della Banda, diretto dal Capitano di Fregata M° Antonio Barbagallo, si compone di un Maestro Direttore, di un Maestro Vicedirettore, 102 orchestrali e un archivista, tutti in servizio permanente effettivo e provenienti dai più celebri conservatori di musica. Evidenziando la Sua polivalenza interpretativa e la varietà del Suo repertorio, la Banda Musicale della Marina Militare, in occasione delle aperture gratuite del sito museale, presenta, mese per mese, concerti a tema, con un percorso musicale che spazia dalle marce militari e composizioni originali per Banda alle colonne sonore da film, dalle arie dell’Opera al Musical, Jazz, Swing, Pop-Rock e Rhythm &Blues.

L’aereo Futurismo di Sibò

 

E’ come ricominciare a percorrere un bel viale alberato

a cura di Giancarlo Carpi

La mostra propone 20 opere del pittore futurista Pierluigi Bossi, detto Sibò, presentandone l’attività artistica negli anni Trenta. Per ora poco noto alla critica, Pierluigi Bossi fu in realtà un pittore originale se paragonato agli altri aeropittori.

Ispirato dalla bonifica dell’agro pontino e dalla nascita delle città nuove, collegò la prospettiva mobile dal cielo a un territorio in trasformazione. La sua rappresentazione è quindi legata al dato fenomenico anche nelle alterazioni ottiche e prospettiche e trasfigura l’attività dell’uomo come se stesse trasformando la Terra e mutando se stesso. Le città nuove e il territorio dell’agro appaiono a volte quasi un ponte verso il cosmo, che appare come lo sviluppo futuro della nostra realtà, e gli uomini tramutati in macchine e entità arborescenti, fertilizzate: una soluzione inedita e narrativa che connette l’aeropittura e l’idealismo cosmico prampoliniano.

Affiancano le opere di Sibò in mostra tre lavori di altri futuristi, Enrico Prampolini, Tato, Renato Di Bosso, dedicati a Littoria e alla bonifica.

Il catalogo, ricco di materiale documentario e di alcuni scritti inediti, ricostruisce anche le partecipazioni alle mostre e il contesto pubblicistico dell’epoca, dall’esordio nella I mostra della provincia di Littoria nel 1936 alla II Mostra di Plastica Murale nel 1936 alla XXI Biennale di Venezia nel 1938.

L’intervista a Otello Profazio,
poeta e cantautore del Sud

Consul Press ha intervistato  Otello Profazio massimo esponente musicale italiano del genere folk, definito  come il cantautore, il cantastorie ed il poeta del Sud Italia.
Il maestro racconta di aver iniziato la sua attività artistica ben 60 anni fa, nel lontano 1959, ed ancora oggi continua ad allietare il suo enorme pubblico con le sue opere musicali. Calabrese di origine vive ormai a Roma da tantissimi anni, ma continua ad avere un legame indissolubile con la sua terra e con tutto il Sud.

Continua a leggere

Conservatori e Liberali nell’era Trump e del Governo Conte

“IL PENSIERO CONSERVATORE  DA BURKE A ELIOT”  

UN LIBRO di RUSSEL KIRK, PUBBLICATO DA FRANCESCO GIUBILEI

Lunedì 25 giugno, a Roma, per iniziativa del Centro Studi Machiavelli, presso la Sede del Centro Studi Americani ha avuto luogo il convegno per la presentazione del libro in oggetto. Sono intervenuti Alessandro Campi – Docente di Storia Dottrine Politiche all’Università di Perugia, Daniele Dell’Orco – Giornalista di “Libero”, che ha svolto il ruolo di moderatore, Simone Billi – Deputato Lega alla Camera, Daniele Capezzone  – Direttore Editoriale di “Atlantico”, Maurizio Gasparri – Senatore FI, e Francesco Giubilei – editore e scrittore.

Il convegno si è svolto in occasione per la presentazione dell’edizione italiana del libro “Il pensiero conservatore da Burke a Eliot” di Russell Kirk, a cura di Francesco Giubilei per la Casa Editrice Giubilei Regnani.

Continua a leggere

Orrori del comunismo

A qualsiasi titolo, e con qualsiasi convinzione, questo libro non si può ignorare. La recensione, a firma di Gherardo del Lungo, traccia semplicemente l’odissea di questo attivista che non si è arreso al “pensiero unico”

Dario Fertilio pubblica diario di prigionia di Arbnori

 

Firenze, 27 giugno 2018 – 10.320 giorni nei carceri albanesi, in celle di pietra dura, sottoposto a ogni genere di violenza. La storia di Pjeter Arbnori, attivista colpevole di essersi opposto alla dittatura comunista di Enver Hoxha, rivive nelle pagine del suo diario di prigionia, pubblicato per la prima volta in Italia dall’editore Mauro Pagliai col titolo L’arca della morte. Il testo è curato dal giornalista scrittore Dario Fertilio, già autore di importanti saggi sui regimi autoritari, e inaugura la collana «Verità Scomode», dedicata a personalità e tematiche ai margini del dibattito pubblico.
Arbnori (Durazzo, 1935 – Napoli, 2006) entra già negli anni Quaranta a far parte di un’organizzazione segreta giovanile che distribuisce manifesti contro il regime. Accusato di far parte della resistenza, ha difficoltà a studiare e lavorare, e solo una volontà incrollabile gli permette, dopo essersi iscritto sotto falso nome alla facoltà di Filologia dell’Università di Tirana, di completare gli studi e diventare docente di letteratura nella città industriale di Kavajë. Nel 1961, dopo la rottura tra l’Albania e l’Unione Sovietica, forma con altri intellettuali un’organizzazione di ispirazione socialdemocratica fondata sui valori occidentali, firmandone il programma. Scoperto dalla Sigurimi, la polizia segreta albanese, subisce due anni di interrogatori e torture, quindi un processo politico che culmina con la condanna a morte – pena poi commutata in venticinque anni di carcere, prolungata di altri dieci per aver tentato di diffondere scritti sovversivi e indirizzato gli altri detenuti ad attività controrivoluzionarie. Il suo diario di prigionia, scritto in un italiano scolastico imparato da autodidatta, è il racconto di un mondo dove la violenza è realtà quotidiana. Arbnori subisce percosse, torture con i ferri, bruciature con sigarette accese, scosse elettriche. Trascorre innumerevoli giorni in isolamento, gli viene proibito di incontrare i familiari e ricevere corrispondenza. L’igiene è scarsa, la dignità umana è ferita nei modi più crudeli. Ma Pjeter riesce a resistere alle lunghe sofferenze, aiutato anche dalla fede, e nel 1989 torna in libertà. Riprende immediatamente l’attività politica: costituito il Partito Democratico d’Albania, ne diviene il segretario generale ed è eletto deputato nelle prime elezioni libere. Per due volte, nel 1992 e nel 1996, è eletto speaker del parlamento, e sarà anche per breve tempo presidente ad interim dell’Albania. Nel 1997, in occasione di uno sciopero della fame, diventa famoso in tutto il mondo come il “Mandela dei Balcani”.
Arbnori e Fertilio si conoscono nel 2003, in occasione del primo “Memento Gulag”, la giornata della memoria per le vittime del comunismo che – per iniziativa dello stesso Fertilio con il dissidente russo Vladimir Bukovskij – si celebra il 7 novembre. Nel 2006, poche settimane prima di morire, l’attivista albanese consegna al giornalista un quaderno artigianale dalla copertina azzurra sgualcita, contenente proprio le sue memorie di 28 anni di carcere. L’opera, suo testamento spirituale, si impone oggi come una delle testimonianze più lucide e drammatiche di un regime disumano, ma anche e soprattutto come esempio di forza fisica e morale, coraggio, dignità e capacità di perdono.


Un drammatico elenco delle torture subite

La lettera scritta da Arbnori al presidente dell’Alta Corte di Giustizia albanese

 

 

 

Cola di Rienzo: un rivoluzionario?

Un eroe che si è fatto da sè e per l’Italia è morto

Venerdi’ 22 giugno è stato presentato all’ Horafelix di via Reggio Emilia un volume edito da Mursia, che non è esattamente una biografia, ma piuttosto uno studio su fatti etato all’H circostanze che hanno visto un uomo, falsamente detto rivoluzionario nei testi scolastici (che andrebbero ampiamente stracciati e riscritti ) che si è eroicamente battuto contro il potere di papi e nobili, nel secolo 1300.

Il teatro dei fatti è Roma, dove questo eroe della libertà e della difesa dei suoi cittadini attualmente è menzionato e ricordato come via: via Cola di Rienzo, e dove nessuno nota il piccolo monumento che lo ricorda, la lastra scolpita che lo ritrae in arringa, ed il quadro che celebra il suo assassinio per mandato del Papa, e nessuno ricorda che un’opera di Wagner, il Rienzi, ne evidenzia l’eroico talento.

Ma tant’è: così come oggi si bolla di “nazista” una persona che si sente italiana, nel corso della storia patria non si contano i “rivoluzionari” che osavano scontentare il papa: la conseguenza era sempre la stessa: torture, assassinio più o meno edulcorato per salvare la forma, o la politically correct”, e soprattutto completo oblio, damnatio memoriae come facevano i peggiori avi dei papi , alcuni imperatori romani. Rimproverare i cittadini italiani di scarso amor patrio? Ebbene, quanti secoli di morale e di costume del peggio dei biblici hanno disorientato, biforcato le menti?.

Il “tribuno” Cola è stato così riportato agli onori della memoria grazie ad uno storico ardito, Claudio Fracassi, che ha esposto in modo chiarissimo la nuda verità con ampio corredo di bibliografie; da un giornalista RAI dei migliori, Fernando Ferrigno, i commenti del quale hanno rivelato uno studio pervicace e profondo del periodo storico e del personaggio; e da Alessandro Benini, un giornalista eccellente nel portare alla luce taluni aspetti politici e sociali della storia europea spesso non colti dagli scrittori, al quale, nella fattispecie, dobbiamo dei finissimi accostamenti con le vicende degli anni di Cola e la vita e le vicissitudini di alcune persone chiave del nostro recente trascorso.

Il nuovo locale che ha ospitato questa presentazione è già salito agli onori della specialità, e ci si augura sentitamente che prosegua questa via in ascesa.

Marilù Giannone