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IL TIRO AL PICCIONE DEI FRATELLI D’INNOCENZO

I CORSI E I RICORSI STORICI DEL TIRO AL PICCIONE: I FRATELLI D’INNOCENZO E IL CRITICO DA COMPRARE

Tiro al piccione è un libro bellissimo ma negletto. Scritto da Giose Rimanelli. Ed è divenuto un film altrettanto bello e altrettanto negletto. Diretto da Giuliano Montaldo. Il più bel film sulla Repubblica Sociale Italiana. Insieme alla miniserie televisiva Notti e nebbie. Diretta da Marco Tullio Giordana. Ma al di là dell’eccezione che conferma la regola sia sul piccolo sia sul grande schermo (certi argomenti in Italia sono tabù), i corsi e ricorsi storici del classico tiro al piccione confermano che chi «se la sente calla», come si dice a Roma, maramaldeggia con chi conta poco e niente o con chi in quel momento, per un motivo o per l’altro, non si difende o non può difendersi. Sarà mia premura approfondire l’argomento per la Consul Press

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C’era una volta… Er Brasiliano a Roma Nord

L’UNIVERSITÀ DELLA STRADA DI UN RAGAZZO VENUTO DAL BRASILE

E niente: di dormire non se ne parla. Troppi pensieri in capoccia. Oltre a una borsite alla spalla che di notte bussa più che di giorno. La mia dolce metà invece ronfa. Beata lei. Mo ce provo anch’io. Ma prima di cadere tra le braccia di Morfeo, mica l’ex giocatore dell’Atalanta, la mente e il cuore vanno all’ennesimo amico fraterno che ha coniugato la vita all’imperfetto. Un tipo originale. Come Italo Balbo. Aho, non l’ex centravanti della Magica Roma! Sergio Ceglia detto Er Brasiliano era un fiume in piena. Col gusto dell’iperbole. Io al confronto sembravo uno che aveva fatto il voto del silenzio. Un film muto di Charlie Chaplin. Ma lui stava in fissa col cinema. E anche con me.

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In ricordo di un caratterista con poche pose e tanta umanità: Mario Brega

MARIO BREGA: L’ATTORE TACCIATO D’INSOLENZA NELL’ACCENTO MA AFFEZIONATO AI SEMITONI

Ho voluto intervistare Giulio Base per due ragioni. In primo luogo perché ha girato Poliziotti. Un film bellissimo. Che avrebbe girato Pier Paolo Pasolini se all’Idroscalo di Ostia la scarica rabbiosa della sorte non si fosse messa di mezzo. 
Il poliziotto ipersensibile che si suicida perché il vagabondo tenuto in custodia lo circuisce, il poliziotto duro nella lotta ma leale nell’animo impersonato da Claudio Amendola (nella foto), la città di Torino, dove è nato il cinema, la strada, il suo codice, la musica da discoteca, la canzone Malafemmena di Totò, la reazione all’ingiustizia, lungi dal fare il verso a Il giustiziere della notte, non pagavano dazio alle banalità scintillanti della retorica di maniera. Era un apologo sui reazionari. Che catturò la fantasia e la sensibilità di un intellettuale progressista come Pasolini. 

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Fineco incontra l’arte: “Le stanze dell’inconscio”,
in una mostra dell’artista Mario Tarroni

A Piazza Farnese, presso il celebre ristorante “Camponeschi”, nel cuore del centro storico di Roma, è stata inaugurata con successo la mostra “Fineco incontra l’arte”, con le opere dell’artista e direttore artistico ferrarese Mario Tarroni. 

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A colloquio con Loris Loddi sul doppiaggio, la recitazione e le gerarchie del cuore

UN ATTORE-DOPPIATORE CHE DICE LE COSE COME STANNO

Una conversazione con Massimiliano Serriello

Quando Brad Pitt alias Achille (nella foto) in Troy di Wolfgang Petersen in una sala del Cinema Andromeda, a via Mattia Battistini, vicino Prima Valle, gridò il nome di Ettore molti spettatori capitolini, assai poco coinvolti dallo spettacolo allestito dal classico colosso dai piedi d’argilla, invitarono l’eroe della mitologia greca, soprannominato piè veloce, a usare il citofono. Per tagliare corto. E rispettare, nella finzione di celluloide, la consegna. Insieme al nomen omen

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