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A colloquio con Alessandro Bernardini sulla forza liberatoria della recitazione

IL CARATTERE D’AUTENTICITÀ DI UN ATTORE AFFEZIONATO AL LEGAME TRA INTERPRETAZIONE
ED ESPERIENZA DI VITA

Una conversazione con Massimiliano Serriello

Le esperienze di vita, anche quelle da detenuto di Rebibbia coinvolto nell’arte della recitazione dalla sensibile ed energica Valentina Esposito, fondatrice della factory Fort Apache Cinema Teatro, costituiscono davvero un bagaglio nodale per Alessandro Bernardini. Dietro il verso roco, un po’ alla Califano, i lineamenti vigorosi, l’aspetto da duro, destinato, in apparenza, a vestire, più ché altro, le parti delle figure di fianco, si cela, invece, un ragazzo buono, generoso, dal cuore d’oro, deciso al contempo ad acquisire sempre più padronanza della psicotecnica per animare l’universo superficiale ed esteriore dei segni di ammicco e degli ovvi colpi di gomito con la profondità della dimensione interiore. Che deriva dal cervello, dal cuore, dalle viscere.
Ed è sinonimo, pure, di libertà. Indispensabile per sopperire al gap della distanza dal mondo che, mentre i peccati sono scontati tra quattro mura sinistre, prosegue imperterrito per la propria strada. E rappresenta un’irrinunciabile ragione d’orgoglio, una volta inserito nel “mucchio selvaggio” della Settima Arte, in virtù dei risultati raggiunti. Non sulla scorta di sfide perentorie, sbandierate ai quattro venti, né di pose ed elevazioni compiaciute della voce, facile preda dell’infeconda brama dell’iperbole, bensì grazie al dono dell’indispensabile umiltà. Che lo spinge ad anteporre al vacuo frastuono degli accenti la natura sobria ed essenziale dei semitoni.

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STEFANIA ROSSELLA GRASSI replica all’articolo del 26 settembre in rubrica “La Settima Arte”

Alla Redazione della Consul Press

Vi invio la mia replica all’articolo/intervista riguardante quanto pubblicato, come visionabile dal relativo link :

https://www.consulpress.eu/a-colloquio-con-danilo-mattei-sulla-magia-del-cinema-e-sul-valore-dellamicizia/

Non entro in merito alla carriera attoriale del sig. Mezzetti/Mattei, mi soffermo sulle ultime due domande (19- 20) dirette appunto al sig. Mezzetti/Mattei. Confermo di aver conosciuto il sig. Mezzetti/Mattei, durante una Master Class del Regista Giovanni Veronesi e della sottoscritta in qualità di sceneggiatrice.
 Con il sig. Mezzetti/Mattei parlai delle mie opere, e lo stesso da subito, manifestò un grande interesse per il soggetto del mio “Uomo in Frac”. La Master Class era organizzata dal nipote dell’attore Michele Placido, almeno così mi venne detto. Proprio nella stessa occasione, venne annunciata la partecipazione del sig. Robert De Niro, con email in mio possesso datata 23 maggio 2013, dove si menzionava anche il mio nome.

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“AD ASTRA” – un Gran Film da godere sul “Grande Schermo”

AASTRA

un Report di ROCCO ILARIA

A sensazione e dopo aver letto sommariamente la storia del film, sono andato al cinema convintissimo si trattasse di una grande pellicola.
Sbagliato.
Si tratta di un Capolavoro.
Due ore e un quarto di intimismo psicologico e affettivo, di costante istinto riflessivo, di un pretestuoso seppur riuscitissimo contorno fantascientifico.

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A colloquio con Danilo Mattei sulla Magia del Cinema e sul Valore dell’Amicizia

LA DINAMICA REALE DELLE COSE:
L’EGEMONIA DELL’UMANITÀ SULLA NOTORIETÀ

Una conversazione con Massimiliano Serriello

La fabbrica dei sogni del cinema innesca nell’animo di chi vuole lasciare il segno, vincendo l’angoscia acuita dall’anonimato, l’intima speranza di mettere così a punto una sorta di miracoloso rimedio contro l’incubo dell’insuccesso. L’incognita peggiore, al pari della noia di piombo, che può inficiare la magia nel buio della sala ed estromettere l’indispensabile sospensione dell’incredulità dai requisiti più carezzevoli della Settima Arte.
Gli economisti contemplano anche tra le strategie di riduzione del rischio del temutissimo insuccesso il jolly dello star system. Agli occhi del pubblico allergico ai dispendi di fosforo, cari invece ai presunti esperti avvezzi a un concetto d’autorialità condizionato dall’arma a doppio taglio del deleterio tedio, lo spettacolo di secondo piano della recitazione prevale sulle scelte espressive dei registi eletti al rango di discutibili guru. Tuttavia, in fondo, i due eccessi, seppure agli antipodi come punto di partenza, finiscono per somigliarsi. I cinefili intenti a riverire la tenuta stilistica esibita dietro la macchina da presa da fior di professionisti, scambiati però per guru dagli atei allo sbaraglio intenti pure a collezionare inutili cimeli appartenuti ai maestri di celluloide, risultano ridicoli tanto quanto i fan sedotti dalla popolarità degli interpreti.

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Pubblicità offline e online, tradizionale e moderna

Ogni giorno vediamo pubblicità di ogni tipo, ma non riusciamo a ricordarci di tutte. Secondo Red Crown Marketing pubblicizzare un prodotto o un’azienda non è affatto semplice.  Trent’anni fa le persone vedevano circa 2 mila messaggi pubblicitari al giorno, oggi, invece, ne vediamo circa 400 mila Domanda da porci è la seguente: Quali sono le pubblicità che ci colpiscono e che ricordiamo? Sono quelle intelligenti, semplici e, soprattutto, originali.

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A colloquio con Andrea Manco sul senso di appartenenza degli Italiani d’Istria

L’EGEMONIA DELL’ AMORE SULL’ ODIO.
NEL RICORDO DEI NOSTRI COMPATRIOTI ISTRIANI

Una conversazione con Massimiliano Serriello

Ad Andrea Manco sta realmente a cuore la cifra dell’amore. Perché può sconfiggere l’odio lontano dalle secche della retorica. Il carattere d’autenticità dei legami di sangue e di suolo deraglia dalle banalità scintillanti dell’inane propaganda in virtù del senso di appartenenza trasmessogli dalla saggia ed energica Mamma (con lui nella foto), originaria di Pola.

La chiarezza cristallina e l’irrinunciabile onestà, legate, a filo doppio, al rapporto con la terra natìa, resa rossa dalle cave di bauxite e disseminata dagli inghiottitoi conosciuti oggi, dopo oltre mezzo secolo di deplorevole negazionismo, con il nome di foibe, mandano a carte quarantotto qualunque, discutibile ragione di partito. Indicando la rotta giusta. La rimozione che ha messo altresì in discussione il nesso tra le atroci esecuzioni sommarie compiute dai titini e il mesto esodo giuliano dalmata trova ancor oggi l’approvazione degli ostinati seguaci dei partiti presi avvezzi a battere i pugni sul tavolo blaterando sulla libertà. Per poi incatenarne l’anelito vitale alle implicazioni politiche esacerbate dalla malafede.

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