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Al Parlamento Europeo i tre film finalisti
per il Premio LUX 2019

Il 23 luglio, alla conferenza stampa delle Giornate degli Autori, dopo il videomessaggio di saluto del neo-eletto Presidente del Parlamento europeo David Maria Sassoli, sono stati annunciati i titoli dei tre film in competizione per il Premio LUX 2019

“Il Premio Lux del Parlamento europeo – sottolinea il suo Presidente David Maria Sassoli – vuole essere un riconoscimento al cinema di qualità ma soprattutto il riconoscimento del ruolo fondamentale della cultura nella formazione della nostra identità europea. Il Premio – insiste Sassoli – vuole però essere anche un incoraggiamento a tanti giovani che si avvicinano al mondo del cinema, ad andare avanti, a non mollare, a resistere perché l’Europa li sostiene, perché alle loro spalle c’è una storia e davanti a loro c’è un futuro: quello di un’Europa sempre più unita, libera, solidale”.

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A colloquio con Boris Sollazzo sul ruolo della critica cinematografica

LA FUNZIONE DELLA CRITICA SECONDO BORIS SOLLAZZO:
UN ESPERTO DI CINEMA CHE CREDE NELL’UTILITÀ DEL DIALOGO

Una conversazione con Massimiliano Serriello

La dialettica tra critici e registi cinematografici è fondamentale per Boris Sollazzo, attivissimo nel commisurare attenti giudizi sulla vicendevolezza di spettacolo, cultura ed elementi segnaletici. In qualità di collaboratore di “Ciak”, “Film Tv”, “Panorama”, “Rolling Stone”, sul piccolo schermo, per La Rosa Purpurea del Cairo su Radio24 e sull’amata Radio Rock. È importante perciò comprendere il destinatario a cui la recensione si rivolge. I guasti della grancassa non lo lasciano indifferente. Distinguere tra cinema d’autore e cinema commerciale lascia il tempo che trova. Almeno a parer suo. È molto più urgente evitare di confondere le kermesse con i festival. Stimolare gli spettatori in termini intellettuali è compito fondamentalmente del regista. L’aura contemplativa, insieme al valore drammatico ed evocativo connesso alla scrittura per immagini, con certi movimenti di macchina e i piani-sequenza che esercitano un ascendente indiscutibile sugli amanti della fabbrica dei sogni, racchiude il mistero dell’arte. Meglio ancora: della Settima Arte. Come il decano dei critici nostrani, Ricciotto Canudo, ribattezzò l’invenzione dei fratelli Lumière.

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A colloquio con il Professor Marco Maria Gazzano sull’insegnamento del Cinema in Italia e nel Mondo

LA DISCIPLINA DELLA  “7^ ARTE”, IN UNA INTERVISTA CON MARCO MARIA GAZZANO …… UN DOCENTE SEMPRE SUL “PEZZO”

una conversazione con Massimiliano Serriello

Stare sul pezzo non è solo indice di perseveranza ed ergo di carattere ma anche di passione. In conformità con l’ingresso della Settima Arte nelle Università italiane. La sottovalutazione della tecnica e dell’agire economico, considerati elementi blasfemi da chi cerca la purezza assoluta, è una bestia nera da cui lui sta bene alla larga. Gli interessa, piuttosto, apporre dei giusti ‘distinguo’… Un conto è il predominio storicista, che porta inoltre a tenere meno in considerazione la critica schiava dell’impressionismo soggettivo. Un altro è ripercorrere certe tappe fondamentali, dai primordi sino a oggi, per dare a Cesare quel che è di Cesare. Compiere questa sorta di amarcord per un critico cinematografico come il sottoscritto in compagnia di Marco Maria Gazzano, docente all’Università Roma Tre, è un piacere.

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Storia militare ed Etica immortale – Intervista a Marco Lucchetti

LA PASSIONE PER LA STORIA MILITARE DI MARCO LUCCHETTI:
UN ESPERTO DEL MESTIERE DELLE ARMI CHE AMA ROMA E LA ROMA

Una conversazione con Massimiliano Serriello

Consulente scientifico della rivista «FocusWars», Marco Lucchetti ama Roma, la città dove è venuto al mondo, e la sua Storia. Ufficiale della riserva e Benemerito dell’ordine dei Cavalieri di Vittorio Veneto, per lui il passaggio dalla teoria alla prassi non costituisce alcun tipo d’impasse. Anzi. Parla con cognizione di causa. Sulla scorta di un’autentica passione per i metodi critici applicati per scandagliare gli eventi epocali. E anche quelli meno noti lungi tuttavia dal fare contorno. In quanto legati ad aneddoti concernenti antefatti di episodi decisivi. Avvenuti sui campi di battaglia, quando i nemici si studiavano a distanza per individuare il punto debole l’uno dell’altro. Il nervo scoperto, come si suol dire, dove sferrare l’attacco risolutore.

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Con il regista Gilberto Martinelli,
un’intervista a tutto tondo sulla “natura del Cinema”

L’INGEGNO DI GILBERTO MARTINELLI:
UN REGISTA CHE RIESCE AD APPAIARE LA TECNICA ALL’AURA CONTEMPLATIVA

Una ‘chiacchierata’ con Massimiliano Serriello

L’aura contemplativa, secondo l’opinione viziata d’intellettualismo dei critici ostili all’egemonia dello spirito sulla materia, serve a distinguere l’oggetto poetico da quello che non lo è. 
I convincimenti degli altezzosi seguaci di Guido Aristarco, persuasi d’instillare il materialismo storico e dialettico nel terreno della cosiddetta fabbrica dei sogni, non fanno né caldo né freddo al regista romano Gilberto Martinelli. L’approccio pudico, quasi in punta di piedi, nei riguardi della virtù trascendentale della musica, che per lui costituisce una medicina dello spirito, lo mette in riparo dalle ‘pinzillacchere’ di chi rende la Settima Arte uno stagno zeppo di contraddizioni. A tendere calappi ai falsi eruditi è però la duplice natura del cinema. Da una parte capace di assorbire nel carattere d’ingegno creativo delle ispirate tenute stilistiche il fuoco sacro delle sei arti maggiori. Dall’altra fedele ai dettami di uno spettacolo di presa immediata che, citando Hitchcock, depenna il tedio dall’esistenza.

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Missione a Budapest: Guido Romanelli e Béla Khun in un’opera cinematografica di Gilberto Martinelli

Cinema allo stato puro ed echi deamicisiani:
lo stile di Martinelli rivela l’anima del secolo breve.

«Sono stata educata alla disciplina. A un genere particolare di disciplina. Per esempio, quando ero bambina, andavamo a fare lunghe passeggiate in campagna d’estate. Ma non mi è mai stato permesso di correre al chiosco delle bibite con le compagne. Mi dicevano: domina la sete, domina la fame, domina le emozioni ». 
Così l’altera Marlene Dietrich in “Vincitori e Vinti” di Stanley Kramer, nei panni della vedova di un generale tedesco condannato all’impiccagione nell’arco dei processi di Norimberga, spiega al giudice impersonato da Spencer Tracy quali sono i precetti di una famiglia composta di militari.

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