Qualche giornalista, supponendo a torto che fosse un evento celebrativo, apologetico del Fascismo, l’aveva definita “la mostra della vergogna”, adesso, invece, possiamo affermare con soddisfazione che “O ROMA O MORTE. Un secolo dalla Marcia”, conclusasi a Predappio dopo sei mesi di apertura al pubblico, si è rivelata appieno una mostra della dignità della storia, raccontata e documentata con obiettività, imparzialità, insomma con grande rispetto della verità.
UNA PRE-LIBERAZIONE LOCALE DEL 28 OTTOBRE 1944
CHE ANTICIPA L’APOTEOSI NAZIONALE (?) DEL 25 APRILE 1945
una precisazione storico-cronologica di FRANCO D’EMLIO
Venerdì 28ottobre un nostalgico corteo di partigiani dell’Anpi e dei sindacati festeggerà a Predappio la liberazione del paese dal nazifascismo, per l’ennesima volta una celebrazione volutamente e ostinatamente, sfacciatamente e falsamente in ritardo rispetto alla verità storica: Predappio fu, infatti, liberata il 27 ottobre 1944 ad opera dei soli soldati polacchi del valoroso generale Wladyslaw Anders e a conclusione di un’operazione militare iniziata il giorno 26 e intensificatasi, soprattutto, nella notte. Dunque, la liberazione partigiana del paese natale del Duce alla data del 28 ottobre 1944 è solo una panzana, insomma un falso storico, come dimostra ampia documentazione da fonti archivistiche, comprese quelle militari alleate, e certa diaristica, testimone dei fatti. Più volte, in passato, mi sono occupato di tale frottola, pure su questo giornale, ma non insisto oltre, con taluni è come lavare la testa all’asino, si perdono tempo e sapone.
ANPI: DALLA “RESISTENZA” AD UNA “NOSTALGIA” SENZA FUTURO
__________________ FRANCO D’EMILIO
I nostalgici dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ancora cultori di un patetico, perché vetusto e anacronistico, amarcord resistenzialista antifascista, vedono o, forse, sono costretti a vedere sempre nero il futuro, soprattutto quello altrui, per giustificare ostinatamente la ragione della propria esistenza.
Naturalmente, il nero nell’ottica dell’ANPI è lo spauracchio che possa allungarsi ancora l’ombra del Ventennio ad opera di una destra sì moderna, liberalconservatrice e in doppiopetto, ma pur sempre scafata e spregiudicata, arrogante e autoritaria, dunque e, comunque, sempre identitaria di quel nemico fascista senza il quale gli obsoleti partigiani, vecchi e giovani che siano, dovrebbero solo chiudere bottega e togliere il disturbo.
Il 21 aprile 1994, in memoria della fondazione della Città Eterna, da un gruppo di amici uniti dalla passione per la storia, soprattutto quella dell’antica Roma, nasce il Gruppo Storico Romano, associazione culturale, apolitica e senza scopo di lucro. L’associazione nata quasi per gioco da una associazione pre-esistente chiamata “Ci divertiamo” nel corso degli anni è cresciuta notevolmente fino ad affermarsi nel mondo delle rievocazioni storiche diventando famosa in tutto il Mondo, non solo in Italia.
Da Di Maio e Cirinnà, passando per Azzolina e Bellanova, l’elenco dei trombati è non solo lungo ma anche sorprendente; all’interno si riscontrano noti personaggi che si ritenevano essere i “Salvatori della Patria” (*1)e come tali si sentivano inamovibili dal posto che occupavano; invece hanno dovuto fare in tutta fretta le valigie per lasciare il posto libero ai nuovi eletti.
Mentre 3 miliardi di anni fa circa, sul nostro Pianeta la vita primitiva iniziava gradualmente a diffondersi dagli oceani diventando sempre più complessa, alcuni semplici microbi che si nutrivano di idrogeno espellendo metano avrebbero prosperato su Marte.
RIFLESSIONI SULL‘ATTUALITA’ E VARIABILITA’ DELLA NOSTALGIA
________________________a cura di FRANCO D’EMILIO
Chi l’avrebbe immaginato che il 2022, ben oltre la ricorrenza del Centenario della Marcia su Roma, potesse segnare un ritorno così impetuoso del forte contrasto tra fascismo e antifascismo? Invece, improvvise sono sopraggiunte le elezioni anticipate, quindi una campagna elettorale dura e frontale, modulata sul dualismo destra-sinistra ovvero sull’antagonismo fascismo-antifascismo; poi, la vittoria, ampia e travolgente, del centrodestra.
Una vittoria soprattutto nella componente di Fratelli d’Italia, con la sconfitta, amara e umiliante della sinistra; infine, l’elezione a presidente del Senato di Ignazio La Russa, parlamentare del partito della Meloni con un importante trascorso missino, il giorno dopo seguita a ruota dalla nomina a presidente della Camera di Lorenzo Fontana, deputato della Lega, cattolico ultraconservatore: tutto nel segno di una prossima presidenza del Consiglio dei Ministri, affidata a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e prima donna, quindi di destra, quanta stizza a sinistra tra le “compagne”, a ricoprire la carica di capo del governo.
Nella mezzanotte di martedì,ora italiana, un razzo vettore è stato lanciato dalla Corea del Nord, precisamente da Mupyong-ri verso i confini cinesi a un’altitudine massima di 1000 km sulla regione di Tohoku, viaggiando per 20 minuti prima di precipitare nel Mar Baltico.
La doppia F di Fendi non è solo il simbolo di un’icona del lusso Made in Italy che riscuote da decenni popolarità in tutto il mondo e che molte celebrità amano sfoggiare su abiti e accessori, ma è l’esempio di un successo tutto la femminile che dura da quasi un secolo e si rinnova di collezione in collezione. La doppia F, il logo che oggi rappresenta a pieno il filone della logomania è nato dallo scambio di idee e suggestioni di 5 sorelle, unite dalla passione per la moda e da una visione comune insieme allo stilista a cui quest’anno sarà intitolato il Met Gala 2023, Karl Lagerfeld.
Adesso, nel Partito Democratico si parla persino di cambiare nome,considerato che la denominazione attuale configura un’identità politica incerta, ostinatamente dominata dal mantenimento, dalla gestione del potere locale e nazionale, dunque lontanissima dal rispetto della prassi democratica sia all’interno che all’esterno della stessa formazione. Si pone, quindi, un problema d’identità che, in questo caso, deve assolutamente e contemporaneamente riguardare il nome e la faccia: davvero non si può solo chiamare diversamente la stessa faccia, ormai nella disaffezione elettorale e politica di tanti italiani!
Il presidente Putin ha annunciato un referendum per l’annessione delle zone sotto controllo russo. In particolare le Repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk e delle Regioni di Cherson e Zaporozhye, in Ucraina.
Continua l’ondata di proteste contro il regime imposto dal governo iraniano. Dalla morte della ventiduenne curda Mahsa Amini, deceduta il 16 settembre dopo essere stata arrestata a Teheran dalla polizia morale perché non indossava il velo in modo corretto, proseguono ininterrotte le manifestazioni.
Dal 24 febbraio di quest’anno la guerra russo-ucraina ci sorprende col suo carico di atrocità e di morte. Oltre ai bollettini di guerra fatti di attacchi e controffensive sulle Città e gli obiettivi strategici, assistiamo anche allo scenario geopolitico globale che col passare dei mesi sta formando anch’esso due blocchi contrapposti. Inizialmente il Mondo ha condannato unanimemente questa nuova e pericolosa guerra in Europa ma dopo poco è emerso da un lato il compatto blocco occidentale NATO guidato da Stati Uniti e Comunità europea e un più frastagliato, ma via via più definito e solido, blocco di Paesi filorussi con una crescente presenza cinese, spinta anche dalla crisi di Taiwan.
XXV SETTEMBRE DDXXII, …. IN ITALIA E’ CROLLATO IL MURO DI BERLINO
_________________FRANCO D’EMILIO
Giusti la gioia, l’entusiasmo di Fratelli d’Italia per l’indiscutibile successo elettorale che ha decretato il partito di Giorgia Meloni come forza principale della coalizione di centrodestra con un apporto di voti e seggi, utile ad assicurare al futuro governo meloniano un’ampia, stabile maggioranza in Parlamento. Dunque, in ogni dove d’Italia una gran messe di consensi sulla quale, credo, sia però opportuno, per senso di responsabilità e per realismo politico, fare qualche considerazione.
Il 21 settembre in tutto il mondo si è celebrata la Giornata dell’Alzheimer istituita per la prima volta nel 1994 dall’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) e dall’Alzheimer‘s Disease International (ADI).
Davvero memorabile la scoppola, colpo secco e deciso, inflitta da Giorgia Meloni alla politica italiana con l’odierno successo elettorale del suo partito, Fratelli d’Italia.
Una scoppola duplice perché sconfigge sonoramente il centrosinistra e perché annichilisce, umilia la spocchia del Partito Democratico, guidato dalla segreteria del saccente professorino Enrico Letta: in entrambe le scoppole è, infatti, innegabile il contributo essenziale a due cifre di Fratelli d’Italia, il 26% dei voti, nell’ambito della coesa e vincente coalizione di centrodestra con la Lega e Forza Italia.
Il 14 settembre a Teheran la Polizia Morale ha arrestato Mahsa Amini, una ragazza curda di 22 anni, lì in visita presso parenti, perché indossava il velo in modo “inappropriato”: non le copriva del tutto i capelli.
Franca Sozzani, aveva un gusto particolare, tutto suo, che nel scorso degli anni, anche per una maggiore esposizione mediatica, cambiò diventando meno sobrio e più colorato.
Fino al 30 ottobre una selezione unica di abiti e accessori, a lei appartenuti, saranno in mostra presso la Fondazione Sozzani, in via Tazzoli 3 a Milano. Un’altra parte del suo guardaroba sarà invece messo in vendita per far proseguire le sue attività di sensibilizzazione sulla moda circolare e sulla sostenibilità ma soprattutto il ricavato sarà interamente devoluto al The Franca Sozzani Fund for Preventive Genomics. L’obiettivo del fondo è raggiungere i migliori risultati nella ricerca e nella difesa della genomica preventiva.
Franca Sozzani fu direttore di Vogue Italia dal 1988 al 2016, anno in cui è venuta a mancare. Come ha spiegato la sorella Carla Sozzani, non seguiva la moda ma la faceva. Il suo stile era basato su personalissimi abbinamenti, tra pezzi vintage e contemporanei, in modo da creare un mix unico.
Tra gli anni ’90 e i Duemila vestiva spesso con pantaloni affusolati scuri, camicia bianca e friulane. Non portava borse. “Lo stile di Franca ha avuto due periodi: il primo era molto sobrio e un po’ androgino, caratterizzato da molti capi di Alberto Biani che erano diventati quasi una sua divisa. Anche se non è rimasto molto di quel periodo, a parte qualche giacca Caraceni, suo figlio Francesco Carrozzini ama ricordarla soprattutto così. Poi cambiò stile e verso il 2010, in coincidenza con una maggiore esposizione mediatica, iniziò ad indossare capi più femminili e variegati, colorati e a fiori. La pantofola fu sostituita da scarpe a mezzo tacco di Manolo. Voleva allontanarsi completamente da un look moda, mescolava vecchi Saint Laurent, bluse col fiocco, gonne a ruota sotto il ginocchio. In definitiva ha cambiato i vestiti ma non la personalità” spiega la sorella Carla.
A BREVE, E PRECISAMENTE IL XXVIII OTTOBRE DDXXII, SI RICORDERA’ IL “PRIMO CENTENARIO DELLA MARCIA SU ROMA“
“LECTIO MAGISTRALIS” di FRANCO D’EMILIO ad ALDO CAZZULLO
Mercoledì sera 14 settembre, su La7 prima puntata di “Una giornata particolare”, un nuovo format televisivo, affidato alla cura del giornalista Aldo Cazzullo, firma del Corriere della Sera, con la finalità di svolgere la cronaca di un giorno determinante della nostra storia nazionale. Puntata d’esordio dedicata alla Marcia su Roma, quindi a quel 28 ottobre 1922, del quale tra poco più di un mese ricorrerà il centenario, che tanto ha significato e pesato nella storia della prima metà del ‘900 italiano e mondiale.
Soprannominata “Madame Butterfly” per via dei motivi di farfalle che spesso includeva nelle sue creazioni, Hanae Mori fu la prima stilista asiatica ad essere inclusa nella Chambre Syndicale de la Haute Couture, l’associazione che gestisce l’alta moda in Francia e stabilisce quali stilisti possano sfilare o meno a Parigi.
Hanae Mori è morta lo scorso 11 agosto all’età di 96 anni, ma la notizia è stata diffusa soltanto in questi giorni. Ebbe un notevole successo tra gli anni Ottanta e Novanta. Il suo ingresso nell’alta moda parigina simboleggiò la rinascita delle donne nel Giappone dopo la Seconda Guerra mondiale.
Le sue creazioni, particolarissime, univano motivi squisitamente giapponesi a un gusto più occidentale. Mori al contrario di Issey Miyake, anche lui tra gli stilisti giapponesi più importanti del ‘900, morto lo scorso agosto, non cercò di impiegare materiali o tecnologie nuove ma si ispirava dai motivi tradizionali del suo paese e della sua cultura. Kimono e boccioli di fiore erano alla base delle sue collezioni che comprendevano ampie tuniche, abiti da sera ma anche da lavoro.
Nel 1993 disegnò l’abito da sposa per le nozze tra la principessa Masako con il principe ereditario Naruhito, l’attuale imperatore. Nella sua carriera vestì anche Grace Kelly, Nancy Reagan e Sophia Loren, oltre alle donne dell’alta società di New York, Parigi, Londra e Tokyo.