Il caso della Sea-Watch è emblematico: una nave battente bandiera olandese, di proprietà di un’ONG tedesca, viola il blocco navale italiano e si presenta a Lampedusa. L’Italia protesta con i Paesi Bassi, tramite il nostro Ambasciatore a L’Aja. La Germania tace e, sotto sotto, ammira l’intrepido capitano della nave, una bella signora bionda, bianca e tedesca, che si vanterà della sua impresa umanitaria nei circoli mondani di Berlino.
Bene! L’Italia ha vinto! Le Olimpiadi invernali si faranno a Milano e a Cortina. Un successo straordinario. Si esalta la coesione politica nel comune interesse per la patria. Sala e Zaia si abbracciano: finalmente l’unità senza contese ideologiche !
I media si sciolgono emozionati di fronte a questo evento. Sotto sotto, c’è un po’ di sfottò per i 5Stelle. Non hanno voluto le Olimpiadi a Roma, sono stati tiepidi nel proporre la candidatura di Torino, la Raggi e l’Appendino. In fondo, sono contro le grandi opere, come tutti gli altri del Movimento.
E invece, no, l’Italia ha vinto! Che importa se il Mercatone Uno è chiuso? Oppure la Pernigotti? O l’Ilva di Taranto o la Whirpool di Napoli? Panem et circenses, più circenses che pani! Così va il mondo all’italiana. Avremo i giochi olimpici invernali. Ma non siete contenti? Anche i disoccupati, i non occupati, i senza tetto, i poveri, finalmente, saranno soddisfatti.
UN “PATTO SOCIALE” non funzionante
per la “Inefficienza” della P. A.
Nel linguaggio politico italiano due parole, che racchiudono due concetti frutto di eredità secolari, di retaggi culturali, di modi di vita, vengono ripetute a dismisura in ogni comizio, talk show, dichiarazione o intervista, ma entrambe restano in larga misura inapplicate nella loro interezza. La prima di esse, “la democrazia”, costituisce un diritto, mentre la seconda, “le tasse”, sono un dovere. La nazione è un grande agglomerato, regolato appunto dall’equazione che non ammette interpretazioni diverse dal significato letterale che ad ogni diritto corrisponde un dovere.
….. e a seguire, forse, quella dell’ EUROPA ivi compresa anche la nostra ITALIA
una riflessione del Prof. Augusto Sinagra postata il 16 aprile 2020 su FB (*1)
SIAMO IN GUERRA ….. Alla distruzione di “Notre Dame” sono seguiti infiniti commenti. Non aggiungerò i miei. Siamo in guerra. Le risate e i commenti di molti islamici, anche di seconda o terza generazione, lo attestano e hanno ferito ancor più dell’incendio della Cattedrale di Parigi (che solo i complici degli autori possono definire “accidentale”).
Siamo in guerra e non abbiamo un Governo degno di questo nome e adeguato alle gravi responsabilità del momento.
Il pampero argentino, il falso papa, non parla. Lui è troppo occupato a interferire negli affari interni dello Stato, a promuovere l’invasione islamica, a fare ignobili sceneggiate di bacia-scarpe con telecamera al seguito, a distruggere la fede e la Chiesa cattolica.
Un certo Mons. Paglia dice che l’incendio di “Notre Dame” sarebbe “un attacco a tutte le religioni”: la complicità vestita con la più becera ipocrisia della tonaca.
Da parte sua, l’inverosimile Presidente del Consiglio dei Ministri, Conte Giuseppe, corre in Vaticano appena gli fanno un fischio. A fare cosa non si sa. Come l’ineffabile (ex “Lotta Continua”) Gentiloni Paolo con il pluriricercato Giorgio Soros.
Le Forze Armate non devono difendere i confini, come dice quel tale Ezio Vecciarelli, Capo di Stato Maggiore Generale della Difesa. Il Generale di Corpo d’Armata Claudio Graziano si inchina a 90° dinanzi all’alcolizzato J.C. Junker.
Del figlio di Bernardo Mattarella preferisco non parlare: si commenta da sé per quel che dice e che non dice, e per quel che fa.
Siamo in guerra. Una guerra esterna ed interna. Ognuno assuma le sue responsabilità senza – disertando – preoccuparsi di difendere egoisticamente il “proprio”: tra poco perderà anche quello.
Le Forze Armate ancora sane si uniscano al Popolo sovrano e compiano il loro dovere di difesa della Nazione e delle Istituzioni democratiche.
Non è in gioco solo l’Italia. È in gioco l’Europa.
Nei suoi momenti più tragici questa nostra Patria amatissima sa rialzarsi e vincere: come quei ragazzi del “99” attestati caparbiamente sulla riva occidentale del Fiume Sacro, seppero resistere e vincere.
Il nemico più pericoloso è in casa. Cacciamo i ladri dal Tempio; cacciamo i traditori, e per questi non ci sarà più a proteggerli un nuovo art. 16 del c.d. “trattato di pace” del 1947.
Che nessuno debba poi dire ai propri figli e nipoti, con rimpianto e vergogna, “io non c’ero”.
AUGUSTO SINAGRA
(*1) …. questa riflessione, rimasta per errore in stand-by sul sito internet della Consul Press e non pubblicata a suo tempo, è stata ora “recuperata” e, personalmente, ritengo meriti essere resa nota, proprio per la forza dei concetti espressi dall’illustre cattedratico. Antonio Sinagra per più anni e, se non erro, per oltre due mandati è stato anche Presidente del Circolo Cultuale “I Seniores” – oramai purtroppo, di fatto, “auto-discioltosi”___________ (G.M.)
“La monnezza più bella è un concorso fotografico per la foto più significativa, con la miglior composizione sia di sostanza che grafica. Possono partecipare tutti. Le foto più belle saranno esposte in una mostra, dove sarà presente una giuria che voterà la miglior foto della monnezza Romana”.
Esordisce così la pagina social della spazzatura di Roma. I cittadini sono invitati a postare le foto indicando semplicemente il nome della strada e l’ora ed ecco allora una carrellata di tutti i nostri cassonetti, bellissimi e trasbordanti. Sacchetti colorati, oggetti di uso quotidiano ma anche oggetti strani e c’è addirittura chi ha buttato una macchina.
Una silenziosa e maleodorante invasione, non c’è quartiere che non abbia i suoi cumuli, dal centro alle periferie passando per la Roma bene, la monnezza si sa è democratica e non fa distinzioni.
Roma è la città più bella del mondo e di conseguenza ha anche “la monnezza più bella”.
Dieci anni fa, il 25 giugno 2009, la morte di Micheal Jackson sorprese il mondo. Stroncato da un attacco cardiaco, nella sua villa di Holmby Hill, sita a Los Angeles, scomparve all’età di 50 anni. Ne avrebbe compiuti 51 il 29 agosto. Il re del pop stava lavorando al progetto “This is it” (questo è quanto), una serie di concerti che erano previsti nella capitale britannica nel mese di luglio ed era già tutto sold out. In un’intervista aveva annunciato che questi concerti sarebbero stati gli ultimi della sua carriera.
Micheal Jackson usciva da un periodo nero: processo per abuso di minore solamente quattro anni prima. Nonostante queste accuse, il suo pubblico non gli ha mai voltato le spalle, riempiendo sempre gli stadi e arene in cui si esibiva. Un’infanzia tutt’altro semplice quella del re del pop. Da piccolo, assieme ai suoi fratelli, entra nei Jackson 5, ma fin da subito, dato il suo enorme talento tanto nel cantare che nel ballare ed inventare nuovi passi di danza, quali il Moon Walk, inizia una carriera da solista. Il padre lo costringeva sempre a dare il massimo, obbligando, di fatto, ad una vita all’insegna di contratti discografici. Insomma una vita da adulto. Suo padre molte volte è stato descritto come il “cattivo” della storia, ma lui voleva solamente il meglio per il figlio. Non voleva che vivesse una vita in miniera come lui.
Micheal Jackson soffriva di vitiligine, malattia causa lo schiarimento di alcune zone della pelle. Quando la maggior parte del suo corpo era coperto da queste “chiazze”, decise di farsi un intervento chirurgico per rendere la sua pelle omogenea. Immediatamente tra la gente e i diffamatori si diffuse l’idea che il re del pop non volesse trasformarsi un “bianco”, rinnegando le sue origini afroamericane. Micheal Jackson per fermare queste dicerie sul suo conto aveva dichiarato che era fiero di essere afroamericano.
This is it è uscito nelle sale cinematografiche ad ottobre. Racconta la preparazione dell’ultimo concerto live del re del pop. Si tratta di un vero e proprio docu-film, dove il protagonista non è, come si potrebbe pensare, Micheal Jackson, bensì il corpo di ballo, i fonici e tutti gli addetti ai lavori.