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Il primo G7 per il nostro Premier Giuseppe Conte, ….. assente Vladimir Putin

Pronto il documento sul Commercio

Trump lascia in anticipo il Canada, la Russia non siede al tavolo dei grandi – La notte porta consiglio e… salta tutto.

Canada, Charlevoix – Debutta sulla scena internazionale il nuovo premier italiano Giuseppe Conte. Presenza in sordina per il nostro paese per varie ragioni, primo il leit motiv «Trump vs Resto del mondo», Europa, dazi commerciali, insomma il Presidente americano occupa la scena; secondo: proprio il tema più scottante è quello dei dazi commerciali, dove la nuova alleanza giallo-verde ha mantenuto un profilo basso; terzo: il neo Presidente del Consiglio Giuseppe Conte porterà con sé la staffetta (il dossier preparato dallo staff del suo predecessore) di Paolo Gentiloni.

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Dall’Impero dello Zar alla Federazione Russa

La  chiara  simpatia  che  alcune  parti  politiche, giunte  oggi  al  Governo, nutrono  per  il  presidente  russo  Putin, non so  quanto  provenga  dalla  conoscenza  della  storia  russa  da  Pietro  il  Grande ( 1672-1725) ad oggi, intrecciata  con  quella  europea, quanto dall’autoritarismo dell’attuale leader, sia pure derivante dal voto popolare ottenuto in  elezioni abbastanza  regolari. Che  questo  atteggiamento  contrasti con la posizione ufficiale del governo italiano fino ad oggi e con le sanzioni economiche verso la Russia non deve fare velo al nostro giudizio perché che l’odierna Russia vada recuperata all’Europa, nel nostro interesse, credo sia una esigenza storica, tanto più urgente, anche da un punto di vista strettamente numerico, in quanto i suoi circa  150 milioni di abitanti, con il suo P.I.L., andrebbe a  sommarsi ai 515 milioni dell’Unione Europea, in evidente crisi demografica, surclassati dall’Africa e l’Asia, con i due giganti Cina ed India, ciascuno con oltre un miliardo di abitanti, e facenti parte di quel gruppo di  paesi, il BRICS, le cui economie sono pure in sviluppo.

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Israele senza Pace

Considerazioni sull’inaugurazione di un’Ambasciata

Lo scorso 14 maggio Trump, per mezzo di sua figlia Ivanka, ha inaugurato la nuova sede dell’Ambasciata USA, sita non più a Tel Aviv ma nella città Santa di Gerusalemme, sperando forse che la presenza dei luoghi sacri delle tre maggiori religioni stemperasse gli attriti che esistono da tempi remoti fra Israele ed il mondo intero. 
Doveva essere una semplice cerimonia, che invece si è presto rivelata una tentata sommossa ed infine una farsa, che, per quanto stupefacente, ha un enorme significato.

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Festa della Repubblica con la Marina Militare

Un augurio fiorito dalle Forze Armate.

Roma in festa per il 2 giugno: spettacoli, anche improvvisati o senza legami di sorta: ragazzi con strumenti musicali, piazze e siti ombrosi e profumati per i loro incontri nel quartiere dai mille parchi: il II° Municipio, gelaterie affollate, raccolte di visite guidate, luci, risate. È una speranza per questo nuovo spirito che fino ad oggi è stato subacuto: l’amore per la Nazione.

Non poteva mancare la magnifica Marina Militare che alle ore 18,00 si è riunita a Villa Giulia, nell’emiciclo davanti al lato d’ingresso del peristilio per esprimere in musica l’accordo con lo spirito ritrovato dai cittadini, speranzosi per un governo assolutamente nuovo, si presume, che faccia riuscire alla luce chi la luce della cultura ha diffuso in tutto il mondo.

Difatti il presentatore dell’evento, dopo la debita illustrazione dei brani da eseguire e soprattutto dei musicisti in divisa, guidati dal Capitano di Fregata e Maestro Antonio Barbagallo, padrone di numerosi titoli di Direzione, Composizione, organista, docente in molte Accademie nazionali, ha esordito così: «Qui in questa eccezionale sede, sotto gli occhi di chi ha fondato Roma, vale a dire i nostri millenari avi etruschi…»

Non si credeva alle proprie orecchie, dopo essere stati relegati, dalla puzza sotto al naso dell’Ottocento soprattutto francese, all’ultimo posto della storia europea, dopo le notizie false e misere dei sussidiari e dei libri di studio, finalmente la verità: la dimostrazione, oltre alle scienze archeologiche, è nell’esame del DNA mitocondriale degli antichi e nuovi italiani, ma gli studiosi veritieri già lo sapevano, quello che l’ipocrisia buonista gemendo reprimeva.

La serata in musica è stata straordinaria, il Maestro Capitano di Fregata ed i suoi cento e più uomini hanno rinnovato lo spirito guerriero e l’estasi fisica e psichica all’uditorio che riempiva letteralmente ogni spazio, sul prato, su ogni lecita sporgenza: ecco le militari chitarre Monica de Propris e Claudio Minardi, i basso Marco Bellucci ed Alessio Carruozzo, con l’elettrico e raffinatissimo Mauro Cherubino, il batterista Giovanni Carruozzo, con l’incantevole soprano che ha cantato a proposito Alleluia di L.N. Cohen (che, fra l’altro, vuol dire guerriero), il Tenente di Vascello Gian Luca Cantarini, tutti in divisa, tutti ufficiali, ad inondare Roma di medley dai Pink Floyd, dai Queen con passaggi arditi per far ritornare Freddy Mercury e le sue evoluzioni sonore, e Modugno, e Bohemian Rhapsody. Tutti in piedi, concittadini, qualcuno con le lacrime, a battere il tempo, così come a battere le mani all’Inno d’Italia, ed al finale delizioso della Ritirata di Mario, amatissima dalla Marina, che ha così firmato in oro la sua produzione.

Che dire? Un augurio che muta il sentimento al quale, come diceva Borchert riferito a Dio, «più nessuno crede» e che è parola di Dio, capace dunque di buttar giù muri e montagne per riportare la Patria al suo degno, artistico, creativo, credente posto.

Marilù Giannone

Gli scrocconi

 La crisi continua e la gente è inferocita. Non capisce le sottigliezze della politica, ma s’infiamma quando qualcuno ci definisce scrocconi, inaffidabili, mafiosi o parassiti, specie se il commento viene d’oltralpe. Una specie di ventata nazionalistica e di sparuto orgoglio nazionale pervade il Paese. Meglio tardi che mai.

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2 Giugno A.D. 2018

2 Giugno, la Festa alla Repubblica

di  ALESSANDRO RICCI

Il sogno è finito, ma il risveglio è stato drammatico (1*). Il Presidente della Repubblica ha conferito l’incarico per il “Governo del Cambiamento” non ad un politico, rappresentante di uno dei due partiti della coalizione, M5S o Lega, ma ad un tecnico, un avvocato cassazionista, professore ordinario di diritto privato a Firenze, con un curriculum che, sottoposto ai raggi X dai mal pensanti, ha mostrato alcune macchiette.

Accettato l’incarico con riserva il professore, nel suo discorso da premier incaricato ha concluso le sue parole con il seguente impegno: «Mi propongo di essere l’avvocato difensore del popolo italiano senza risparmi e con il massimo impegno e la massima responsabilità.»

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