Tutti i giornali danno, e giustamente, ampio spazio alla tragedia recente dei braccianti africani in Puglia, ed il discorso sugli stranieri che lavorano in Italia torna ad avere il primo piano. Così ora un lato, ora un altro della triste vicenda sono presi in esame con lo stesso colore politico della Testata, e non vi è nulla da dire.
Intervista telefonica a STEFANO CASSINELLI, Giornalista e Padre di un Giovane Ghanese
Il recente atto delinquenziale subito da Daisy Osakue per mano di tre dementi o ubriachi, che le hanno ferito malamente un occhio tirandole un uovo, e sottoposto allo stesso stupido assalto tre o quattro passanti europei, ha suscitato un voluto vespaio da parte dei rimasugli di quella becera parte politica che stigmatizza ogni mascalzonata facendone un “caso”. Si è voluto fare un poco di chiarezza rivolgendosi ad altre fonti d’informazione, per vedersi confermato che, in quest’anno, a quattro o cinque azioni malavitose italiane verso stranieri, corrispondono quarantaduemila reati commessi da stranieri verso italiani. Si è chiesta infine l’opinione di Stefano Cassinelli, giornalista ed esperto in materia di una grande Testata nazionale, nonché padre adottivo di un ragazzo disabile ghanese, anche lui atleta, per sentire se è vero o no che ci sia razzismo in Italia.
Venerdì 20 luglio, chiuse le borse, dall’ Universitätsspital, l’Ospedale Universitario svizzero, di Zurigo, una telefonata ha girato il mondo, ha raggiunto una persona che costantemente doveva essere informata su un degente, entrato il 27 giugno, per un’operazione alla spalla destra e che aveva detto agli amici: «starò via solo pochi giorni».
INTORNO ALLE ORE 12, I MEDIA HANNO DIFFUSO LA NOTIZIA
” EI FU ….. ”
RIPRENDENDO UN VERSO MANZONIANO, in questo momento ci limitiamo a riportare alcuni comunicati che hanno fatto seguito alla dipartita di Sergio Marchionne. Ciò per solo dovere di cronaca e con un personale sentimento di umana pietas, condiviso da tutta la nostra Redazione, a prescindere da alcune necessarie successive puntualizzazioni. Desideriamo comunque rinviare ai prossimi giorni una approfondita analisi e discussone sulla Personalità dello scomparso ed, in particolare. sia sul “Caso Fiat”, sia sulla “Casata Agnelli”, di cui più volte ci siamo occupati su questa “Testata”, sia forse un nostro “commento” ai comunicati qui di seguito riportati e a quelli che seguiranno a pioggia nelle prossime ore. In ogni caso, ci permettiamo invitare cortesemente sin da ora i nostri lettori – e chiunque riterrà opportuno – alla lettura di un intervento ieri pubblicato, essendo il 24 luglio, sulla Consul Press con il titolo: “La FCA – ex Fiat” …. e Marchionne”a firma di Stelio W. Venceslai,
Il connubio fra politica e grande industria o, se vogliamo, fra Roma e la Fiat, si sta definitivamente sciogliendo a Zurigo, in una camera da ospedale, dove Marchionne giace vittima, probabilmente, di un coma irreversibile.
Nessuno sa niente. Ufficialmente Marchionne non è mai arrivato in Svizzera, all’ospedale universitario di Zurigo non c’è alcun paziente registrato a nome Marchionne. Il paziente non c’è, è solo virtuale. Tutti tacciono su cosa sia accaduto e stia accadendo, ma è certo che Marchionne non tornerà più sulla scena, Altri protagonisti, già comprimari. Il connubio, nella sostanza, è finito.
IL PREMIER ISRAELIANO E LA SUA INTERVISTA LUNGA BEN SEI ORE A CLINTON BAILEY
Quarantacinque anni fa, il 1 dicembre 1973, nel kibbutz di Sde Boker, nel deserto del Negev, moriva David Ben Gurion (nome originario, David Grun), massimo “Founding father” dello Stato d’Israele: l’uomo che, nato in Polonia nel 1886, già a vent’anni, nel 1906, aveva fatto la sua prima “Aliyah”, il ritorno nella madrepatria ebraica, all’epoca ancora sotto il dominio della Sublime Porta. E che dopo la Prima guerra mondiale (che egli, dopo iniziali simpatie per l’Impero ottomano, aveva combattuto tra le milizie ebraiche arruolate nell’esercito britannico), aveva pazientemente raggiunto posizioni di rilievo nel sindacato ebraico Histadruth, nel movimento sionista (esattamente nel partito Mapai, forza egemone della sinistra sionista, antenato dei laburisti) e, soprattutto, nell’Agenzia Ebraica, organizzatrice della colonizzazione della Palestina, allora sotto mandato britannico.