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In esclusiva … “L’ Anteprima del Nuovo Governo”

 Requiem di una Repubblica ***

 

Dopo una estenuante trattativa tra il movimento uscito vincitore al Sud per le promesse fatte ed il partito che ha raccolto molti voti separatisti “duri e puri” al Nord ed una serie di riunioni, anche notturne, nel “Pirellone” di Milano, per la stesura di un programma condiviso finalmente, dopo circa 80 giorni dalle elezioni dello scorso 4 marzo, ha visto la luce il Governo, il I° Governo non politico, il I° Governo del popolo.

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Un panorama sulla nostra cultura fra le due guerre

Un panorama doveroso sullo spirito e sull ‘attività culturale italiana

La cultura politica, giuridica ed economica tra le due guerre:

I Seminari della Biblioteca di Scienze sociali
Università degli studi di Firenze

Presenta il seminario:

Edoardo Moroni e l’influsso della
politica agraria del fascismo sull’Argentina di Peron

Relatore: Marco Zaganella 

venerdì 25 maggio 2018
ore 10,30

Biblioteca di Scienze sociali
Via delle Pandette 2
50127 Firenze 

 

Un Caffè con la Signora… in Noir!

Quattro chiacchiere – davvero ispiratrici – con la scrittrice Daniela Alibrandi

di Marilù Giannone & Walter De Turris

Una bella giornata di Sole, mediterranea, così come le fattezze della signora che incontro: due grandi occhi ridenti, l’accordo per un caffè. Il suo nome è Daniela Alibrandi, scrittrice. Non le chiedo date o luoghi, lasciando che sia lei a dirmeli. Faccio sempre così, è rilassante e predispone meglio al dialogo.

Mi dice che è “romana di Roma”, ma che ha vissuto per molto tempo negli Stati Uniti d’America, vicino al confine con il Canada, presso un fiume piccolo e calmo che si chiama Merrymac, e che l’inverno gela, creando una lastra in superficie. Non ha voluto restare in quel luogo, le mancava troppo l’Italia e viveva dei difficili rapporti familiari.

Mi racconta dei suoi studi universitari e della sua carriera lavorativa, che ha iniziato con grande impegno: sforzi, tutti ripagati da un giusto riconoscimento al Ministero per l’Istruzione! Qui gestiva il settore per i contatti con l’Estero grazie anche alla conoscenza della vera (ci tiene a precisare) lingua inglese, lontana dallo slang.

Ma d’un tratto, una fatalità: un incidente interrompe questo sereno procedimento professionale costringendola a letto, fasciata, quasi immobile. Ed allora, nelle sere di silenzio trascorse nel luogo di cura si evidenzia una potente richiesta dalla sua coscienza, quella di lasciar tutto e di scrivere, di scrivere tutto ciò che sente e che immagina.

Sorride, mi comunica che dopo ha cominciato a scrivere con la mano sinistra, piano piano, ma certa di ciò che faceva, e da allora non ha più cessato di produrre libri, oltre dieci, racconti brevi e lunghi, poesie: editi in maggior parte e presso Case editrici di pregio, ed altri inediti, in corso di “limatura”.

Lavori per la maggior parte premiati e segnalati. Giorni, mesi, anni dietro la penna, innamorata dei suoi protagonisti. Chiedo di cosa trattino e la risposta è meditata: afferma quindi che sono romanzi neorealisti, che scivolano anche nell’espressione cruda o violenta, possedendo una trama gialla o noir.

I titoli, apparentemente, sono di semplici romanzi, qualche volta immaginifici, o addirittura poetici, ma si contraddistinguono per una trama sempre “forte” ed immersa in realtà di storia contemporanea di cui spesso non si parla: “Nessun segno sulla neve”, un thriller psicologico ambientato durante il ’68 romano, “Una morte sola non basta”, una storia di violenza nella cornice della Roma semplice degli anni ’50, “Quelle strane ragazze”, ambientato nel quartiere romano Coppedè o Magico subito dopo la caduta del muro di Berlino. Quest’ultimo romanzo ha ricevuto nel 2014 il Premio Letterario “Perseide”.

“Un’ombra sul fiume Merrymack”, anche questo un noir come i precedenti, che la scrittrice Alibrandi definisce “un noir di passaggio”, perché ricco di spunti eterogenei e di evoluzioni particolari; ambientato negli Stati Uniti, la storia è ambientata durante la Guerra del Vietnam, periodo prediletto dall’autrice che ama appunto “soffermarsi” tra gli Anni Cinquanta e quelli della Contestazione. Il noir ha ricevuto inoltre il Premio “Novel Writing” nel 2012.

Sempre legato alle grandi battaglie di quel particolare periodo storico, vi è “Il bimbo di Rachele”: uno studio profondo sul femminismo, analizzato in maniera apolitica e che considera  dall’autrice come fenomeno disgregatore di ogni rapporto umano. Tre dei suoi lavori sono stati stampati in lingua inglese ed i primi due romanzi sono in catalogo presso l’Italian & European Bookshop di Londra. Un successo dopo l’altro, tanto che anche recentemente ha conseguito un più che decoroso risultato al Salone del Libro di Torino… ma ritorniamo alla vera protagonista del nostro articolo-intervista.

Daniela Alibrandi non sembra essere particolarmente disposta ai saggi, prediligendo invece racconti brevi, raccolti in Antologia, e li cita con tono appassionato o meditativo. Non tralascia nulla quanto a tematica: Pegaso, la Natura, la Memoria, ma l’obiettivo principale del suo narrare è l’Uomo preso nella quotidianità e con i fardelli del vivere, pesanti talvolta, da far inciampare, da provocare brusche variazioni al cammino, non previste, come – in fondo – è stata la sua vita, nella quale ha dovuto lavorare duramente per pagarsi gli studi.

Ciò le lascerà traccia, quando le affidano l’Amministrazione delle scuole, per comprendere le persone, e traspare, come altri temi che mi elenca, nell’espressione subitanea e pensosa del viso, nel gesto che da allegro si fa pacato, risolti in un luminoso sorriso.

Non fa meraviglia che il marito l’adori, e da molti anni: un uomo del suo livello, che l’asseconda nel suo cammino creativo e non si sente lasciato da canto, non alza le sopracciglia sdegnato se una donna è colta ed intellettuale, tanto da vincere 7 premi nazionali, con largo commento al Campidoglio, ed uno internazionale in poco più di un decennio.

Ammette che è sempre occupata, ma che non ha mai trascurato il marito, né i figli, sostiene che rispetto alla vita da Dirigente, la sua vera Vita – lo scrivere – è quello da cui trae la soddisfazione umana più grande. Vorrei che tante artiste anche brave la sentissero, che l’ascoltassero tanti soggetti del mondo della cultura spesso apparente.

Nella sua “crudezza”, fra frasi spesso spinose, ma dominate da un profondo senso della tenerezza del nostro prossimo, come qualsiasi suo particolare noir irradia, Daniela Alibrandi è una vera scoperta, nelle valve nere e sporche dell’entourage di celebrità appare limpida e lucente come una vera ed autentica perla!

Ed anche la ricetta del “suo” noir sembra essere vincente: forse è la pietra per risalire il monte dal quale si è rovinati e, con il ripensamento degli oscuri errori commessi, cioè lo svolgimento del racconto, poter rimediare, risalire, tutti insieme.

Per maggiori informazioni sull’autrice e per conoscere meglio le sue attività, potete visitare il suo sito ufficiale: danielaalibrandi.wordpress.com

Grottelle e trogloditi

Italia bella, non mostrarti gentile

Giovedì 10 maggio alle ore 17,00 era stato concesso, per un accordo informale, di poter visitare il singolare resto di una costruzione probabilmente avente carattere religioso, detto “La Celsa”, poco più a nord di Labaro.

Il rudere, imponente e costruito su un basamento ottagonale a blocchi, ed avente forma circolare, era rimasto quasi indenne fino all’età medievale, quando, secondo gli sfasci prima cristiani poi stranieri, i signorotti della tenuta non avevano ritenuto opportuno farne una postazione difensiva.

La zona dove esso sorge è costituita da un lungo ed alto muro roccioso nel quale, più in basso del monumento, si aprono una diecina di cavità più o meno naturali, alcune corredate di correzioni lapidee o di mattoni per uniformare le aperture formate dai regimi anche condotti di acque che raggiungono prima il Cremera ( sul quale, poco più a sud, sotto gli incroci del Raccordo, si vede un ponte arcaico rimaneggiato per volere di Augusto per raggiungere la Villa di Livia) e quindi il Tevere. Le grotte, o grottelle, come vengono registrate sulla pianta, hanno la veneranda età della formazione territoriale vulcanica del Lazio Nord e sono state abitate dal Paleolitico. A questo periodo sono da attribuire incisioni e pitture che si potrebbero vedere normalmente se il sinistro buonismo non avesse concesso a nomadi e trogloditi attuali di infilarcisi dentro e soggiornare fra sporcizia, refurtive e modifiche indegne.

A parte la carità pelosa delle cosiddette Associazioni umanitarie e religiose, queste con l’ennesima loro tipica bugia dell’ “hoc signo vinces“, che nel loro linguaggio è quello del denaro, ed al di là dell’apprezzamento artistico, che nei nostri tempi sgangherati ha parametri confusi e da sei politico, evidentemente non capita, anche per caso, nella flebile mente di chi amministra e governa, che i tre ordini di caverne sono ottimi rifugi, specie quelli seminascosti da cespugli, di malavitosi, di refurtive, e, molto peggio, anche di armi e di individui che, lasciati in pace dalla italiana indifferenza, potrebbero creare seri guai o anche attentati ed ” operazioni” di delinquenza organizzata.

Sembra che ci voglia una disgrazia per impedire un danno che appare alla normale logica come disastroso , e che la prevenzione non sia salvezza, ma qualcosa di “paranoico” o di “fascista”.

Le memorie sono cultura, sono civiltà, che ignoranti ritengono superflue a vantaggio di un beota “presente”: essi non si accorgono che il presente è il passato e che è il futuro. Il presente, tagliato con l‘accetta dell’ipertecnica è l’arma migliore per squagliare il carattere di un popolo in un nebbioso nulla, per potergli stringere la catena al collo e farlo schiavo di pochi principi delle tenebre. Si intervenga, per ripulire quell’antichissima e pregevole località, si lasci all’Italia il fulcro del voler scoprire, conoscere, creare.

Bisogna risolutamente impedire ai Principi delle Tenebre, con ogni segno di Conoscenza, di vincere .

Marilù Giannone

La Democrazia: il Male assoluto?

Il GRANDE INGANNO della DEMOCRAZIA

Una arguta analisi “fuori dal Coro” a cura di NICOLA COSPITO

Non sono un simpatizzante del centrodestra. Tutt’altro. Ho antipatia per Berlusconi  che già tanti danni ha fatto al paese, non capisco l’esistenza di Fratelli d’Italia che ormai non è più né carne né pesce e che ha riciclato personaggi squalificati da tempo. Non capisco Salvini che, se avesse abbandonato Berlusconi avrebbe fatto la cosa giusta, ma nemmeno ho simpatia per Mattarella che, comunque, avendo firmato una legge elettorale improponibile, ha pesanti responsabilità nello stallo attuale.

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Di Maio… come Talleyrand (?)

Il Leader 5 Stelle con la tattica dell’Istrice

di Franco D’Emilio

Certo, sono state molte le aspettative, perché no le speranze, suscitate dall’irruzione del M5S sulla scena della politica nazionale: in una fase di immobilismo, di grande fragilità etica e scarsa credibilità del ceto politico dirigente il movimento pentastellato ha trascinato mente e cuore di una vasta platea verso il suo proposito di una rinascita del paese fuori dal vecchio, compromesso sistema.

Adesso, è altrettanto certa, crescente la delusione di chi prima tanto fiducioso che la frattura 5S da un passato e da un’attualità, spesso indegni, significasse l’affermazione di un metodo, di un ruolo politico davvero innovativi.

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