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#NoiSiamoMelegatti: un pandoro per combattere la crisi

Questa è la soluzione di Melegatti per combattere la crisi: il pandoro, la cui produzione è ripartita nello stabilimento di San Giovanni Lupatoto  a Verona. «Questa mattina sono stato in produzione, e ho visto persone commosse» afferma Luca Quagini, direttore dello stabilimento Melegatti «Forme perfette, qualità altissima, e non era scontato – spiega – Qualche giorno di ritardo per la manutenzione ci ha dato il tempo di affinare la lavorazione». Nel fine settimana potrebbe riaprire anche lo spaccio aziendale per la vendita ai consumatori diretti. La vera sfida, però, è la distribuzione nella Gdo: «Abbiamo mandato la comunicazione ai vari centri di acquisto e alle diverse insegne; non tutte credevano che ce l’avremmo fatta, e chiaramente a questo punto molte avranno già riempito gli scaffali con altri prodotti. Speriamo trovino un posticino, siamo sicuri che le vendite li ripagheranno».  

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Almaviva: continua la diatriba tra Lavoratori e Azienda

Continua lo stato di “crisi” per i lavoratori  dell’azienda Almaviva di Roma. Pochi giorni fa si è diffusa la notizia del reintegro di 153 lavoratori del call center che potranno ricominciare a lavorare il 24 novembre a Misterbianco un comune della città di CataniaI 153 licenziati quindi non lavoreranno più nella sede romana. La motivazione di tale scelta ha comunicato l’azienda Almaviva è proprio il fatto che la sede della stessa azienda non esiste più.

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Da “Poveri, ma belli” a poveri e incazzati !

THE  NEEET  GENERATION

Il rapporto 2017 della Caritas sulla povertà e l’esclusione dei giovani in Italia sono davvero terribili, allarmanti, soprattutto in riferimento a due dati conclusivi: il primo rileva come un giovane su dieci si trovi nella condizione di povertà assoluta, il secondo sentenza inesorabilmente come dal 2007 la povertà giovanile sia passata dall’1,9% al 10.4%, a fronte, invece, di un calo significativo dell’indigenza  tra le persone over 65.

L’indagine non solo esplicita una condizione già di per sè estremamente negativa, ma evidenzia pure la crescente difficoltà sociale di generazioni di figli e nipoti che rispettivamente vivono peggio dei loro genitori o nonni ovvero si è completamente capovolto il rapporto tra le generazioni. I nostri giovani sono, così, i soggetti più colpiti dalla crisi economica e dalla esclusione sociale, costretti, fra l’altro, a guardare un futuro per loro solo incerto, precario, se non addirittura ignoto: di conseguenza crescono sia le situazioni di disagio interno alla famiglia d’appartenenza sia le condizioni di conflittualità sociale col pericolo di un difficile equilibrio tra devianza e illegalità. In Italia esiste oggi una povertà giovanile davvero straordinaria e straordinariamente pesante perchè alla povertà dei mezzi materiali per vivere si è affiancata sempre di più la povertà, ancora più onerosa, dell’impossibilità di poter progettare il proprio futuro e trovare delle alternative a questa difficolà esistenziale: questa la condizione miserevole dei giovani tra i 18 e i 34 anni.

La crescita della povertà giovanile è l’ulteriore conferma come l’Italia resti arretrata rispetto a molti paesi europei nella classifica della ripresa economica: il tasso di disoccupazione giovanile attuale è pari al 37,8%, di poco in calo rispetto a quello dell’anno scorso, ma addirittura doppio rispetto a quello della media europea, 18,7%. Contemporaneamente resta alto, sempre sopra la media europea, il nostro tasso di abbandono scolastico e si conferma la più consistente presenza di Neet ossia di giovani tra i 15 e i 34 anni, not engaged in education, employment or training, dunque fuori da qualsiasi percorso formativo e lavorativo.

Dai dati della Caritas risulta più grave la condizione delle giovani donne, maggiormente esposte alla povertà per la mancanza, spesso cumulativa, di lavoro, alloggio, un sostegno familiare. Tantomeno deve sfuggire il dato, relativo alla ripartizione geografica, il 34,7% al Nord e il 39,1% al Sud, delle richieste di aiuto alla Caritas da parte dei nostri giovani: un divario non eccessivo che conferma come la povertà abbia ridotto la forbice di distanza tra settentrione e meridione. Certamente sulla condizione precaria dei nostri giovani influiscono anche fattori come l’estrazione sociale, il personale livello di istruzione e formazione, la disponibilità di relazioni sociali utili, ma complessivamente dobbiamo riconoscere quanto sia difficile l’inclusione giovanile in un mondo adulto tanto deludente quale soggetto politico, economico e sociale.

Sono trascorsi settant’anni dal film Poveri ma belli di Dino Risi del 1957: allora i giovani vivevano con serenità e ottimismo la loro età, quasi avvertendo il prossimo boom economico, oggi, invece, i nostri ragazzi non vivono i loro anni migliori, quelli più progettuali e fattivi, e sono consapevoli di invecchiare senza alcuna previdenza e tutela.

FRANCO  D’EMILIO

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La Strage degli Innocenti

Una nuova legge per fermare la Fabbrica degli Angeli

Occorre fare una più approfondita riflessione sulle tante ferite inferte dal movimento del ’68, un anno divenuto, nella memoria dei più, pietra miliare per quel cambiamento avvenuto nel mondo universitario e del lavoro, ma, in particolare nella concezione della società italiana, che da quel momento, è andata velocemente nella direzione di un radicale capovolgimento di valori, progetti ed obiettivi, a detta degli innovatori, divenuti obsoleti.

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Il Mercato dei Voti, come alla Fiera dell’Est

Dimmi quanti voti mi porti, dimmi quanti posti in lista mi dai

Le elezioni siciliane hanno segnato una svolta, checché ne dica Renzi e la sua corte, e il loro risultato non potrà non influenzare le prossime tornate elettorali, regionali e nazionali, nel primo semestre del 2018. Ha vinto il centro-destra, in Sicilia, ed il suo maggiore competitor è 5-Stelle. Il PD è crollato miseramente in un catino di colori diversi, tutti tendenti al rosso, ma con sfumature tra loro non conciliabili. Se questa linea di tendenza si confermerà alle prossime elezioni, finisce miseramente l’era del PD di Renzi.

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