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Orwell e la politica del Grande Fratello

La politica come “il grande fratello” ?

________________________Rossella DI PONZIO *

Da giorni ormai qualsiasi mezzo di informazione diffonde la notizia dell’elezione del candidato premier del Movimento 5-stelle, avvenuta tramite voto online. Sorge spontanea una domanda: perché affidarsi al voto elettronico che come in molti sanno può essere manomesso e quindi non veritiero e non continuare a votare alla vecchia maniera? Dobbiamo nasconderci dietro la parola democrazia o dobbiamo dare ragione a chi ben 70 anni fa aveva premeditato tutto ciò?

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Nostalgia del XXVIII Ottobre

                    NOSTALGIA della MARCIA su ROMA ?

 Sì al Museo di Predappio che studi e racconti davvero il Fascismo !

 __________________  di FRANCO D’EMILIO 

A quasi un mese dalla ricorrenza della Marcia su Roma ecco che la memoria di quel fatidico 28 ottobre 1922 riaccende il contrasto tra fascismo e antifascismo con espressioni, spesso, di reciproca acuta ostilità, spinta anche da un moto di nostalgia: da una parte, nostalgia di chi rimpiange il Ventennio, dall’altra nostalgia di chi rimpiange che la resistenza non si sia tradotta in una efficace, duratura “bonifica” della società, della politica italiana dalla persistente presenza e professione di idee, comportamenti, legati al ricordo, se non addirittura al culto, del trascorso regime.

Così, in prossimità della data della Marcia su Roma, torna, ancora più esasperato, il tema della nostalgia e, soprattutto, dei nostalgici del fascismo, magari in visita a Predappio per un omaggio ai luoghi natali e alla tomba del Duce, esibendo simboli, pure nell’abbigliamento, e saluti di chiara celebrazione fascista, affollando negozi di souvenir storici, non sempre apprezzabili per il loro messaggio.

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La Corte Costituzionale e il reddito di cittadinanza

LA CORTE COSTITUZIONALE HA DATO RAGIONE AL M5S

Uno dei pilastri fondamentali dell’impalcatura di politica socio-economica del M5S, per ridare dignità ai cittadini, per rimettere in moto gli scambi, i consumi interni, il lavoro e quindi per riattivare il ciclo economico depresso da tanti anni di crisi, è il reddito di cittadinanza. Questa proposta, formulata nelle aule parlamentari agli albori della legislatura iniziata nel 2013, è stata respinta e giudicata con disprezzo dalle altre forze politiche e dai commentatori dei vari talk show sempre pronti a lisciare il pelo al potere.

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La cattiva memoria della viltà

Continua a serpeggiare una forma, immorale e fuori tempo, di odio politico rivolto ad un passato lontano più di settant’anni: è uno sconsiderato attacco alla memoria dei morti ammazzati, morti fascisti, così impropriamente definiti. Si polemizza addirittura sulla lapide commemorativa di una bambina, stuprata ed assassinata nel savonese nel lontano 1945; si discute in seno all’ANPI, sull’opportunità di questo ricordo, e, per chi ha letto la notizia, ha potuto constatare come l’innocenza di una ragazzina viene, in questi nostri giorni di political correct ed ipocrita buonismo, massacrata: la vittima è definita una “bambina fascista” . Non credo si possa aggiungere altro se non l’orrore e lo sgomento.

Non basta, l’Amministrazione Comunale milanese non ha ritenuto opportuno deporre, come atto di pietà, una corona di fiori nel campo X° del Cimitero Monumentale di Musocco, luogo dove sono sepolti i caduti della RSI. Ancora una volta si soffia sul fuoco della divisione nazionale, quando i superstiti di quella terribile stagione sono tutti, o quasi, scomparsi. Si vuole approfondire la spaccatura fra buoni e cattivi. La storia, quella scritta dai vincitori, ancora una volta, è fatta di omissioni ed intrisa di voluti errori.

In quel cimitero milanese non ci sono, come raccontato e scritto, i torturatori di “Villa Triste”, gli uomini della banda Koch, una formazione di polizia autonoma, già arrestati dalle stesse autorità di Salò, ma molti di quei giovani che con i reparti paramilitari, non avevano niente a che fare. Ci sono lì i resti mortali dei soldati di quella breve Repubblica, di giovani che di stragi e rappresaglie nulla sapevano, che indossavano la divisa con i gladi da richiamati o da volontari, la cui dignità era pari a quella dei tanti militari italiani deportati in Germania e fedeli al Regio Esercito. Combattenti veri, da una parte e dall’altra e non assassini , non artefici di vendette postume per interesse di parte al servizio di quelle potenze responsabili di pulizie etniche ed altre amenità tenute a lungo nascoste, come la polvere, sotto il tappeto.

Vittime, dunque, come tutti i caduti di quell’idea, comune, di salvare, almeno nella dignità, una Italia dilaniata, percorsa in lungo e largo da armate occupanti, dove l’Appennino era segnato da eccidi per rappresaglia e la Ciociaria oltraggiata da truppe coloniali complice il silenzio impotente di quelle autorità a Nord come al Sud, che avrebbero dovuto, in primo luogo salvaguardare la vita della nostra popolazione.

Riaccendere una inutile rivalità, con tutte le nefandezze di quel periodo, non serve se non come collante di una certa sinistra. Rispetto, occorre rispetto per i morti, così come è necessario occuparsi realmente del massacro sociale e morale che tutti, oggi, ci travolge.

Quinto Fabio Massimo

Da QUINTO FABIO MASSIMO – il Temporeggiatore –

alle odierne esigenze della POLITICA ITALIANA 

Il temporeggiatore è l’appellativo per definire Quinto Fabio Massimo, politico e generale romano. Già console durante la seconda guerra punica fu nominato anche dittatore. La sua strategia del temporeggiamento, tesa a logorare le forze nemiche senza combattere in campo aperto, non raccolse consensi se non dopo la sconfitta di Canne. Il generale e dittatore romano riuscì a infliggere ad Annibale attraverso una tecnica di guerriglia e di logoramento severe perdite.

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NEET… do you remember Mr. Padoa Schioppa ?

I NEET…. Sconfitta del presente, vittoria del FUTURO 

 

Chi sono i neet? Sono i not in education, employment or training, secondo l’acronimo inglese, cioè giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono iscritti né a scuola né all’università, che non lavorano né frequentano corsi di formazione o aggiornamento professionale e che si sono visti costretti a scegliere come stile di vita l’attesa, perché si sono convinti che cercare lavoro sia cosa vana.

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