Nella splendida cornice di Palazzo Baldassini, opera architettonica di Antonio da Sangallo detto “il Giovane”, situato nel cuore del centro storico di Roma, in via delle Coppelle – ove ha sede l’ISTITUTO STURZO – mercoledì 10 maggio ha avuto luogo, presente un vasto auditorio, la presentazione della fatica letteraria di Maria Antonietta Spadorcia, nota giornalista parlamentare del TG2.
Nel 1935 il regime fascista fu allarmato dai dati sulle importazioni della couture francese in Italia e per questo decise di nazionalizzare la produzione dell’abbigliamento dando vita all’Ente Nazionale della Moda. Un’istituzione che gettò poi le basi per l’affermazione dell’industria della moda italiana nel mondo.
Grazie ai documenti superstiti dell’Ente Nazionale della Moda ed alle riviste femminili dell’epoca, Sofia Gnoli ha creato un nuovo volume intitolato Eleganza fascista, La moda dagli anni venti alla fine della guerra ed edito da Carrocci. Il testo vuole far luce sulle scelte delle donne italiane, sull’estetica e sull’industria della moda nel periodo prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Giovedì 11 maggio saranno presentati due volumi dedicati da Gianfranco De Turris a Julius Evola. Si tratta di Julius Evola. Un filosofo in guerra 1943-1945 (Mursia, 2016) e la curatela Julius Evola e la sua eredità culturale (Edizioni Mediterranee 2017).
“ACCADDE A TORINO” – Un intervento di Anna K. Valerio *
Per fare pubblico – cioè cassa – l’organizzazione del Salone del Libro si è inventata gli incontri con l’autore in mongolfiera, il “famolo strano” di chi, in mancanza evidentemente di adeguato partner, si consola con la lettura. Non bastavano i cuochi del recente evento milanese, che si inventavano piatti futuribili da abbinare alle pagine più succulente del nostro insipido panorama letterario. Non bastavano cantanti e pornostar. Non bastava aver seppellito il silenzio dei monaci amanuensi medievali in un chiasso ormai pluridecennale di reading in piazze, calli e teatri. Non basta la tristezza del numero di lettori che cala, cala, cala mano a mano che le mongolfiere salgono su su su. L’industria culturale italiana resiste sulle sue posizioni con la stessa disgustosa ostinazione degli insetti che, schiacciati, hanno sempre un’antennina che vibra ancora, una zampetta moribonda che vorrebbe continuare ad arrampicarsi sulla briciola di pane.