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Il ruolo dei media al tempo delle guerre ibride

Informazione e disinformazione nella lunga transizione uni-multipolare *

Raffaele Panico

Il seminario inizia con un’immagine molto forte, da medioevo, della peggiore inquietante Inquisizione, è una citazione tratta da una TV panaraba delle cosiddette petrol-monarchie del Golfo. In Occidente tale monito non è stato mai ascoltato dal 2011, rimosso semplicemente non considerato. E non si fa altro che festeggiare i vari D Day, lo Sbarco in Normandia, in Sicilia e ad Anzio contro i nazisti, il Terzo Reich e ci ritroviamo in una sorta di Quarto Reich. A ben vedere si preferisce così, è il tabù della guerra e della pace dovuto alla intossicazione da informazione. E la percezione della guerra anzi delle guerre subisce una curvatura spazio-temporale. Il resoconto “main stream” a volte diventa decisivo per lo sviluppo delle fasi delle guerre a partire dagli ultimi tre decenni e ha costituito una vera e propria arma al servizio di una delle parti in causa.

Proviamo a fare “Il Pastone” che era un pezzo in voga nel secondo dopoguerra, e solo nella stampa italiana, nato da esigenze di carenza di carta per stampare i giornali, si doveva così condensare tutto in un pezzo, bisognava leggere tra le righe il pastone, qui citato solo per riassumere una panoramica d’assieme con l’accezione positiva.  

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