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Addio a Giacomo Ricci, autore, regista, attore e nome storico del teatro italiano

E’ scomparso dopo una lunga malattia, in un ospedale del Piemonte, Giacomo Ricci, nome storico del teatro italiano, amico e collaboratore stretto di Carmelo Bene e Giorgio Albertazzi, regista e interprete che aveva lavorato con nomi come Eduardo e Sandro Bolchi.

Autore, negli anni ’80- ’90 e oltre, di testi come “La gabbia scotta” (sul ’68), “Incubo-speranza in un tempo” (sul dramma della droga) e “Nerone-Autodifesa di un mostro” (sull’istrionico imperatore che la critica storica più avveduta da tempo vede in un’ottica più obbiettiva).

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#AncheRomaNonSiFerma i video degli chef romani che risponde a quello di Milano

Dopo il video lanciato dalla città Milano arriva anche quello romano. Molto diverso dal primo, ideato da un gruppo di chef, stellati e non, che hanno deciso di aderire alla campagna promossa da MangiaeBevi per cercare di far ripartire le attività ristoratrici.

Non si poteva immaginare quanto le ripercussioni di questa paura avrebbero potuto impattare sulla ristorazione italiana e sugli esercizi pubblici. Ristoranti, bar, alberghi, agenzie di viaggio, negozi, sono state le prime imprese ad essere travolte dalla paura  e le prime ad essere colpite dalla comunicazione, a volte errata ed esagerata, dal procurato allarme portato dall’emergenza Coronavirus.

Nonostante il Ministero della Salute abbia chiarito e rassicurato che “non c’è possibilità alcuna di contagio attraverso i cibi anche perché il Coronavirus, sopravvive fuori dall’essere umano per pochi secondi solamente”, si ha paura di uscire anche per una semplice cena fuori.

Ristoranti, bar, pasticcerie, gelaterie e locali stanno pagando un prezzo altissimo con perdite di fatturato in tutta Italia dal 50 all’80%. «I clienti persi, così come gli eventi annullati -affermano i ristoratori milanesi- rappresentano per noi un grande danno economico, ma abbiamo deciso di continuare il servizio perché crediamo sia fondamentale mandare un messaggio di normalità in mezzo a tanta psicosi e ribadire che si può uscire e mangiare al ristorante» (Fonte Corriere della Sera).

Un gruppo rappresentativo di oltre 50 imprenditori della ristorazione milanese si è associato sotto il nome Unione dei brand della ristorazione italiana per dare un segnale di presenza e supporto alla città e alle istituzioni.

Partono così le iniziative anche nella Capitale, e con una serie di brevi clip, gli chef romani, dalle loro operose cucine, lanciano un messaggio chiaro e forte “anche Roma non si ferma”. All’iniziativa hanno aderito Oliver Glowig, chef di Barrique by Poggio le Volpi, Davide del Duca dell’Osteria Fernanda, Angelo Troiani del Convivio Troiani, Dino De Bellis del ristorante Vyta, Stefano Marzetti del ristorante Mirabelle, Cristina Bowerman, Giuseppe di Iorio, Francesco Apreda chef di Idylio, Andrea Antonini chef di Imàgo, Giuseppe di Iorio, Stefano Chinappi, Massimo d’Innocenti e Anthony Genovese, Gianfranco Vissani, Mirko di Mattia, Domenico Stile, Fabio Pecelli, Giulio Terrinoni, Pierluigi Gallo, Enrico Camponeschi e Arcangelo Dandini, Sharon Landersz di Ginger, Daniele Roppo de Il Marchese, Luca Pezzetta, Mirko di Mattia, Riccardo Pepe e Andrea Sacerdoti.

il video su questo link https://youtu.be/RUZkGk2HpVA

 

Patologie Moderne……..Ansia e Depressione

Depressione e ansia

17 milioni di Italiani soffrono di malattie mentali.

 

Nelle fasce d’età in cui avvengono i cambiamenti di vita, si insinuano i disturbi mentali. Crescono in maniera alta dai 10 ai 24 anni di vita e negli anziani. Sono circa 17 milioni gli italiani che soffrono di malattie mentali, il numero supera i malati cardiovascolari, che avevano il primato.

La metà delle malattie mentali si manifesta intorno ai 14 anni e nella maggioranza dei casi essi sono sottovalutati, tanto che diventano e la seconda causa di morte tra i 15 e i 29 anni. Le tare ereditarie delle malattie mentali come bipolarismo e schizofrenia invece rimangono invariate.

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Appello della scrittrice israeliana Dea per una lotta comune delle donne europee e mediorientali

L’artista Dea, insieme al movimento internazionale, transculturale e interprofessionale “Uniti per Unire”, alle associazioni e comunità aderenti, compresa la Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai), l’Associazione Medici di origine Straniera in Italia (AMSI), l’Unione Medica Euro- Mediterranea (UMEM), e all’Associazione “Nuove Frontiere del Diritto”, di Federica Federici, hanno organizzato, a Roma, il convegno “Diritti delle donne calpestati”,  presso l’associazione “Snodo” di via del Mandrione.

Il perché organizzare un evento contro la violenza sulle donne spiega Dea: “nasce dal fatto che questo problema affligge le donne di tutto il pianeta. Si può trovare soluzione solo in un cambiamento di mentalità collettiva, che si costruisce nella comunione di intenti.

Noi donne siamo in parte responsabili dell’educazione che diamo ai nostri figli, femmine e maschi: maschi che spesso maltrattano e uccidono donne. Dobbiamo unire le forze, rafforzare la solidarietà femminile e confrontarci. Solo unite riusciremo a inaugurare la grande rivoluzione femminile che il mondo sta aspettando”.

Al convegno, l’artista ha portato anche la sua esperienza personale, di donna ebrea italiana, da molto tempo residente in Israele, con doppia cittadinanza, madre di due figlie, con un divorzio da poco concluso.

Raccontaci brevemente la tua storia

“Quando ero più giovane, ho scelto di andare a vivere in Israele, per ragioni ideologiche, o meglio, politico-culturali credendo nell’ideale della Terra promessa. Per poi ritrovarmi immersa in una realtà ben diversa da quella che viene dipinta.

Le sorprese più dure riguardano i diritti delle donne. In Israele non si può contrarre matrimonio civile, ma soltanto religioso e, per la legge ebraica, solo il marito ha il diritto di concedere il divorzio (quando Israele nacque, nel 1948, David Ben Gurion, suo massimo padre fondatore, dovette accettare che nel nuovo Stato, su tante questioni di diritto di famiglia, l’ultima parola spettasse non ai tribunali civili, ma a quelli rabbinici, N.d.R.). 

Per ottenere il “gett”, il divorzio, io, ad esempio, ho dovuto accettare, in tribunale, tutte le condizioni dettate dal mio ex- marito: rinuncia alla “ketubah” (i diritti previsti dal documento di matrimonio), alle “mezonot” (alimenti) e all’educazione delle mie figlie e l’obbligo di custodia condivisa.

Mi raccontavano che in Israele oggi è diverso, i tempi sono cambiati. Il diritto israeliano prevede il carcere per i mariti che rifiutano il “gett”, ma in pratica si conosce un solo caso in cui questa norma è stata applicata. Nel momento in cui ho osato oltrepassare la “misgeret”, cioè i confini entro i quali una donna perbene deve restare, ho capito in che società patriarcale e maschilista mi trovavo. E sono migliaia i casi di donne nella stessa situazione”.

Con questo convegno romano, quindi, partendo dalla tua vicenda personale hai voluto lanciare soprattutto un appello a una lotta comune delle donne europee e del Medio Oriente per i loro diritti (Dea, inoltre, milita nel movimento femminile “Women wage peace”, che da 2 anni, in Israele, riunisce donne ebree, cristiane e musulmane per il superamento del conflitto arabo-israeliano, N.d.R.)?

Esatto. Proprio questo è lo spirito del mio video di protesta, “Remove The Veil, Remove the wall”, “Togli il velo, rimuovi il muro”, alle cui immagini abbiamo abbinato un disco di techno-progressive composto da Aldo Bergamasco e prodotto dalla Morenloud Records (secondo un progetto artistico iniziato quando ancora attendevo il divorzio), e che ho presentato appunto al convegno. Io che vivo fra questi due mondi, Mondo Occidentale laico e Medio Oriente religioso, credo che da questo incontro di civiltà possa nascere un nuovo mondo.

Se da una parte noi donne occidentali non possiamo retrocedere di un passo rispetto alle conquiste ottenute con decenni di lotte, di battaglie femministe, di sangue versato, e siamo le custodi di questi preziosi traguardi di libertà ed autodeterminazione, dall’altra parte le donne orientali sono le custodi di valori primordiali che noi donne occidentali rischiamo di dimenticare.

Credo che noi donne occidentali abbiamo molto da offrire alle donne orientali in quanto a diritti umani e allo stesso tempo abbiamo anche molto da ricevere da loro. In uno scambio intelligente, riusciremo a creare una società più ricca e migliore.

Da qualche anno in tutto il mondo industrializzato stiamo assistendo a un arretramento sul piano dei diritti, sia della donna che dei lavoratori (da un lato col ritorno di logiche maschiliste, dall’altro con l’avanzata di un certo liberismo selvaggio)?

E’ un paragone difficile da fare, non saprei: certo è che, in gran parte del mondo, oggi è in corso una spinta alla limitazione dei diritti in genere. Per una donna sola, divorziata, straniera, senza famiglia, Israele è un paese spietato. Da anni faccio una vita disumana, come persona e come artista. E vista dal Medio Oriente, l’Europa, pur con tutti i suoi limiti e difetti, appare come un faro di speranza per i diritti umani.  

Come preferisci chiudere questo tuo appello?

Insieme alla mia lotta per i Diritti della Donna, vorrei lanciare anche un appello a livello personale: dall’ultima guerra ho deciso di voler tornare a vivere in Italia, ma per poterlo fare, portandomi dietro le mie bambine minorenni, ho urgente bisogno di trovare una proposta di lavoro in questo Paese, anche intermittente o per brevi periodi nel mio campo professionale (cinema, arte, design, ecc.), che giustifichi davanti al giudice la mia necessità di rimpatriare in Italia. 

Tradizioni a confronto:Il Coniglio, nel segno di un amico preciso

Marzo

 

Italia-Cina: due Tradizioni a confronto 

 

Sono coniglio o gatto 

 

 

Madonna del Pesce,Raffaello Sanzio
Madonna del Coniglio,Tiziano Vecellio

“Io sono in sintonia con l’universo. Nella mia quieta solitudine ascolto ogni melodia che risuona nella mia anima. Trascendo la banalità. Domino per la mia capacità di confrontarmi. Faccio vivere le mie parole e riassumo in me l’armonia e la pace. Io sono il Coniglio”.  Le persone che nascono sotto questo animale sono caratterizzate da una grande fortuna. Emblema della longevità, la sua essenza deriva dalla Luna, tra le sue zampe tiene stretto l’elisir dell’immortalità. Il Coniglio simboleggia la grazia, le buone maniere, il saggio consiglio, la gentilezza e la sensibilità alla bellezza. Riservato e amante dell’arte, possiede buone capacità di giudizio e le sua meticolosità lo rendono un erudito studioso.

Tende agli sbalzi d’umore, in tali momenti appare distaccato dall’ambiente e indifferente alle persone. Astuto nel concludere gli accordi, sa sempre trovare una proposta o un’alternativa adatta ed è un ottimo negoziatore. Seppur all’apparenza resta indifferente alle opinioni altrui, soffre molto se criticato ma il suo motto resta sempre “meglio cambiare che litigare”. Per l’astrologia occidentale, tale segno corrisponde a quello dei Pesci di seconda e terza decade. I Pesci sono un segno doppio, chiudono il cerchio zodiacale e sono governati da Nettuno. Come le acque dell’Oceano sono piene di correnti e sconfinate, così risulta l’animo di queste persone, ricche in fantasia ma umorali ed imprevedibili. La similitudine più accentuata si riscontra nella capacità di mediare e nella volontà di circondarsi di oggetti belli e persone altrettanto belle, non solo esteticamente.

 

om   Enrico Paniccia