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Tra Roberto Vannacci e Renato Curcio
parallelo “al contrario” per la sinistra

Alcune cose sono proprio indigeribili per la loro disparità rispetto ad altre. Parto da un termine di paragone, altri potrei citarne, ma non voglio esagerare, questo basta e avanza, tanta è la sua contraddittorietà con la recente vicenda del generale Roberto Vannacci.
Partiamo, allora, da Renato Curcio, ex terrorista, fondatore delle sanguinarie, assassine Brigate Rosse: una condanna complessiva a 30 anni di carcere, poi ridotti a 28, dei quali, proprio per concessione dello stesso stato, tanto nelle mire, anzi nel mirino di tale individuo, solo 24 anni scontati tra 20 in prigione e 4 in semilibertà.

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“Ci vediamo per un caffè”, un altro capitolo della saga

Lo scrittore giapponese, Toshikazu Kawaguchi, ci riporta ancora una volta nella, ormai, famosa caffetteria di Tokyo. Come nei precedenti tre volumi, “Finché il caffè è caldo”, “Basta un caffè per essere felici” e “Il primo caffè della giornata” il libro si compone di storie di persone che per un motivo o per l’altro vogliono tornare indietro nel tempo.

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Come Folgore, “Il mondo al contrario”

“Il mondo al contrario” – questo il titolo del libro scritto e autoprodotto dal Generale Roberto Vannacci ha sollevato una ridda di polemiche, accuse, anche scomposte e male articolate, ma soprattutto ha determinato la sola conseguenza immediata e tangibile: la rimozione dell’alto ufficiale dalla guida dell’Istituto Geografico Militare di Firenze.
E, questa volta, la destra, dura e pura, ora al governo, pateticamente sempre più protagonista di una cattiva nonché penosa scimmiottatura politica della defunta Democrazia Cristiana, si è trovata nella sostanza sulle stesse posizioni dell’opposizione dal PD al M5S, ai microbici Verdi e ciò che avanza.

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Elezioni a sorteggio come garanzia di imparzialità democratica

La democrazia ateniese è spesso definita come una democrazia “diretta”  nella quale ogni mese migliaia di cittadini prendevano parte direttamente alle decisioni pubbliche. In effetti, però, il cuore del lavoro si svolgeva in seno ad altre istituzioni, più specifiche, come il Tribunale del popolo, il Consiglio dei cinquecento e le magistrature. Là, non era la totalità del popolo a esprimersi, ma un campione preso a caso, costituito mediante sorteggio.

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