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La Cultura abbatte i muri

Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio

per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo

e l’Etruria meridionale

Per la Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo

La Cultura abbatte i muri!

Laboratorio didattico

“AntiContemporaneo”

Domenica 8 ottobre 2017 ore 15.00-18.30

Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio

per l’area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo

e l’Etruria meridionale

Per la Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo

La Cultura abbatte i muri!

Laboratorio didattico

“AntiContemporaneo”

Domenica 8 ottobre 2017 ore 15.00-18.30

Anche quest’anno la Soprintendenza partecipa a F@Mu 2017, la Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo. In collaborazione con l’Art Forum Würth, propone di osservare i muri antichi con occhi diversi gettando un ponte verso l’arte contemporanea per arricchirsi di nuovi significati.

Attraverso un breve laboratorio, che permetterà di toccare direttamente con mano reperti autentici, tirati fuori dai depositi del museo per l’occasione, si potranno ricostruire le varie fasi del processo di creazione a partire dalle materie prime utilizzate.

Oltrepassando un muro fisico-temporale, non solo immaginario, ci si sposterà nel vicino Art Forum Würth Capena per visitare brevemente la mostra “A.E.i.O.U- da Klimt a Hausner a Wurm- L’arte austriaca nella Collezione Würth”, per trovare opere ispirate al mito classico (la “Dea mediterranea” di Hoflehner rievocherà la dea Feronia da cui il percorso si è avviato) e concludere la giornata con una parte pratica presso gli spazi dell’Art Forum durante la quale ogni partecipante (adulto o bambino) potrà personalizzare un piccolo blocco/mattone di argilla, con la tecnica del bassorilievo, fissando le esperienze vissute in parole, segni e immagini.

Presentazione del libro “Carlo di Borbone. Re di Napoli e di Sicilia”

Presentazione del libro

CARLO DI BORBONE

Re di Napoli e di Sicilia

Giovedì 5 Ottobre 2017

Ore 17:30

Antisala dei Baroni, Maschio Angioino

NAPOLI

Indirizzo di saluto:

Andrea Santoro

Consigliere comunale

Intervengono:

Gaetano Marabello

scrittore

 

Maurizio Di Giovine

Scrittore, ricercatore storico

e gli autori del libro:

Edoardo Vitale

Magistrato, direttore de “L’Alfiere”

Guido Belmonte

Avvocato

Modera:

Mauro Finocchito

Presidente Ass. Cult. Controcorrente

Macron, come Luigi XIV

MACRON: “L’EUROPE C’EST MOI”

___________ di  CLAUDIO TEDESCHI * 

L’affermazione di AfD  ha solleticato populismi e destre di ogni ordine e grado. Poi a bocce ferme si sono resi conto che l’elettorato di AfD era in massima parte della ex DDR, che alla guida vi era una lesbica sposata con una immigrata dello Sri Lanka e “padre/madre” di due bambini. Neanche l’uscita dal partito dell’ex leader Frauke Petry, insieme al marito ed altri due deputati, ha suscitato clamore. Salvo gli annunci dei media italiani sulla estrema destra tedesca che già si spacca.

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Schola, vitiorum magistra

Vorrebbero molti, in merito alla decisione del Ministro Valeria Fedeli, come accenna il Corriere della Sera del venerdì 29 settembre, a firma di Giovanni Belardelli, fare due chiacchiere con lei, non per aggredirla, ma per darle una mano a districarsi nella foresta dell’Istruzione. Innanzitutto, prima di decidere sulla cultura, bisogna essere colti; e poi, per parlare di scuola, bisogna averla frequentata, a lungo, sennò non si sa affatto di cosa si parla e si rischia il futuro, non per i Ministri, in quanto essi arrivano al potere accordandosi, ma quello di una Nazione che è stata il faro della cultura, fatto con i propri talenti e questo deve continuare ad essere.

Se il Ministro suddetto clicca per fare le leggi, nessuna meraviglia che esse siano così strampalate: è colpa dello Smartphone, s’intende.

Mai stati seduti in cattedra? Bene: statale o no, e specialmente nei diplomifici alias Centri Studi, i ragazzi fanno un caos da emicrania a grappolo. Per convincerli ad un contegno decente, ci vogliono santi e diavoli: si truccano, cantano, accennano ad imitare il cantante o il calciatore preferito, s’ingozzano di panini o altro e, soprattutto, sono perfettamente ineducati, cafoni, apprendisti bestioni. Papino e Mammina li scusano sempre, tirando fuori articolati complessi con le lacrimucce, ma questo è niente: sono così incollati alla tettarella del Phone da reagire in modo schizofrenico se qualunque necessità o qualunque persona li chiama. Prima di fare una legge, quando si sa che è in gioco, per certi strumenti, la salute mentale, bisognerebbe informarsi da Psichiatri, Psicologi, eccetera, di quelli veri, non quelli dell’esame col voto di gruppo o il prosciutto al docente.

Non riescono, gli studenti, a prepararsi: ma l’uso dello Smartphone, settoriato, scarno come un’enciclopedia, gli argomenti nella quale sono indipendenti fra loro a contrasto di un qualsiasi tema da svolgere o tesi da sostenere, toglie loro il filo conduttore degli aspetti di qualunque materia: storia, e non sanno più analizzarla, letteratura, e non riescono a cogliere particolari e sfumature di un qualunque scrittore e di nessun libro (semmai leggono), lingue, e vanno a guardare Babel, con il risultato di errori astronomici e traslazioni pressappochistiche ed incomprensibili, non parliamo poi di materie scientifiche: si provi a chiedere ad uno studente a caso la tabellina, magari del cinque, che è la più semplice; ancora: nessun ragionamento sui rapporti matematici nella fisica, nessuna attenzione nelle reazioni chimiche, e si parla della base di queste discipline. Domani, che cosa saranno questi eserciti di ignoranti? Gli autori dei crolli, degli smottamenti, delle male sanità, dell’inedia psichica, perchè questa scuola, invece di e-ducere i ragazzi, e cioè educarli alla vita, rendendo il loro cervello autonomo portandolo fuori dalla nube dorata dell’in-fanzia (non fare, non sapere), dunque in grado di realizzarsi , li imbracano in un clic: i poveretti saranno schiavi del primo prepotente furbacchione, non sapranno niente di se stessi, saranno pazzi furiosi perchè phonedipendenti, pieni di vizi perchè la libertà assoluta, che Sinistra e Fedeli chiamano democrazia, non dà loro il minimo oggetto sul quale impegnarsi, alla faccia dell’evoluzione, e li consegna alla morte desertica e piatta nella quale consistono.

Marilù Giannone

 

Dove va l’arte ?

E’ la domanda che ha guidato, all’Eliseo, Venerdì 28 settembre, un convegno che, più che l’apertura di un nuovo anno di spettacoli, sembra una promessa, e, dato il tenore delle opinioni, assolutamente positiva.

Ad organizzare l’evento è stata la EIDOS, a parteciparvi molti esponenti della cultura artistica dalla quale però era curiosamente esclusa quella letteraria ed alla quale invece si era preferita un’altra arte, quella del vino e della“vinosofia”.

Stefano Chiodi, professore universitario di Roma 3, ha espresso i suoi dubbi sul fatto che l’arte si possa definire in modo certo, tanto più che l’arte è opera scoperta come tale da un critico, spesso legato ad un canone; il pittore Enrico Dicò dà molta importanza alla forma espressiva che rende riconoscibili, anche per la commerciabilità, legandosi a Stefano Velotti, anche lui accademico, che segna il mutare dell’arte da Teknè alla perdita del concetto schlegeliano di bello. Il Prof. Sergio Lombardo, ex Docente dell’Università di Mosca, ha giustamente osservato che è la storia, che concentra ambiente, sentimenti, accadimenti, a definire un’espressione come fatto d’arte.

L’opinione degli astanti è che arte è prodotto che dà messaggio dell’unione di vari messaggi di una data civiltà e non d’altre, alle quali può solo fare sporadico riferimento, com’è avvenuto per le “cineserie” ottocentesche o per l’amore verso il Medioriente espresso da Delacroix sulla falsariga degli avvenimenti storici del suo tempo, ma perso nei contemporanei. L’arte poi, anche quando sembra confusione o disordine, ha sempre una sua costante, irriducibile armonia, espressa dal profondo dell’artista, il valore del quale fa o nega l’opera come vera arte. C’è solo un Caravaggio, c’è solo un Michelangelo, un solo Dante: che piacciano o no, essi sono artisti, è un fatto di spiritualità. Non lo sono spesso quelli che si definiscono come tali, ma che non esprimono, non sensibilizzano, non emozionano, imbrattano e basta.

Un’arte nuova, inventata da un enologo e viticultore, Franco D’Eusanio, che si definisce “vinosofo”, è quella del vino, coltivato con amore, prodotto con sfumature tali da influire e determinare l’umore di chi lo beve. Lo studio dell’effetto di queste particolari varietà di nettare divino è seguito a tutt’oggi dall’Università per lo studio delle reazioni cerebrali. Tutto è possibile. Non resta che encomiare, d’accordo con il coro dell’Antigone, la meraviglia sconfinata della creatività umana.

Marilù Giannone