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“Il Generale nel Bunker”

 

UN GENERALE SCONFITTO RINTANATO NEL BUNKER

 _____________________un intervento di Torquato Cardilli  

Tito Livio nella monumentale opera “ab urbe condita” ha lasciato ai posteri la descrizione dell’umiliazione subita dai Romani a Caudio nella seconda guerra sannitica del 321 a.C. sostenendo che gli elementi che hanno maggior peso in una guerra sono il talento dei generali,  la fiducia che in essi ripongono i soldati, il loro numero non disgiunto dal loro valore, e la sorte, in cui confidava persino Napoleone.

Poco meno di 120 anni fa l’Italia subì una cocente sconfitta militare ad Adua, seconda per infamia solo a quella patita sul suolo patrio a Caporetto, di cui ricorre tra tre mesi il centenario.

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Bella Italia

Un articolo lieto nel tono e felice per l’argomento ha occupato una pagina buona del “Giorno” dell’8 giugno scorso, a firma di Giovanni Bogani. Il soggetto dello scritto è un documentario che mette in rilievo, con una sapiente fotografia, le bellezze delle città e della natura dello Stivale. Bogani non manca di citare piazze e ville, monumenti e coste, dialoga abilmente con l’autore, giornalista, critico, sceneggiatore Italo Moscati, annota orgoglioso le varie dominazioni che ha sopportato lo Stato italiano prima di trovare un’identità.

Veramente, da questo succoso réportage, sorge il pensiero delle lotte, delle sofferenze, ma soprattutto della fede creatrice del popolo italiano, che tutto ha subito e tutto ha sormontato. Le bellezze sono spesso sopravvissute a disastri bellici fra stato e stato, fra famiglie e famiglie, fra re, soprattutto francesi, e papi non sempre italiani. Il concetto di Italia si è fatto strada a fatica nel mosaico di stati e staterelli, e se ne comprende la ragione: la grande civiltà romana che per tremila secoli, a partire cioè dal pensiero etrusco che voleva una terra unita ma composta da dodici stati (il numero era sacro), ha unificato in una sola cultura, perchè l’azione bellica era iniziale, o eventuale (come è avvenuto per tante città latine) popoli e genti diverse, abbracciandoli nella sicurezza e nel benessere che forniva loro, nell’ingegneria, nell’architettura, nella letteratura e storia, nella genialità dell’idraulica e soprattutto nelle leggi. La legge , contestata o no, era il vangelo dei Padri d’Italia, insieme all’amore per la città madre, Roma.

L’articolo del “Giorno” accende di ammirazione e di orgoglio chi si sente figlio di questa Patria e nel contempo lo avvelena, perchè nel pensare ad esso, camminando, egli si scontra in ogni città con finti spazzini immigrati, con un numero infinito di rivenditori di calzini, appiccicosi e fastidiosi mendicanti, e poi con sporcizie, con graffiti stupidi, incurie, rovine (una di queste, passata sotto silenzio, è un muro di Porta Portese), pseudo culture imposte. E’ come se una maligna civiltà subentrata a quella italiana le volesse negare lo splendore invidiato, come se qualche recesso biblico, mediante la religione ufficiale, volesse imporre all’Italia il volto distorto e lugubre dell’elemosina come superbia per il cittadino ricco , ed untuoso rancore per chi la chiede: ormai mendicare è il lavoro per eccellenza e da secoli per questo infelice Paese, fondato invece sul pensiero ed azione attivi. Si è italiani o confessionali di radice giudaica?

Basta con le elemosine, via chi le ammette ipocritamente: italiani, tirate su la schiena, e non aspettate altro per risolvere i problemi, come quello dell’immigrazione, che la stessa meravigliosa, abile volontà che ha fatto grande l’Italia. Il francesino arriccia il naso? Qualcun altro fibrilla, incerto, non si sa se per paura di altri o disistima per voi? Ebbene, si tirino su le maniche , si faccia secondo le leggi della Nazione, si mostri agli altri che siamo un pilastro fondante ed indispensabile dell’Unione. Si pensi a quante volte mercenari stranieri, per interessi stranieri, hanno bruciato campagne e devastato città italiane. Lasciare gli inginocchiatoi, il collo torto, la vocetta sommessa, gridare chi siamo, a muscoli tesi, rivelare l’energia che ci pervade e l’amore per lo Stato più bello e civile del mondo. Riprendiamocelo, è nostro sacrosanto diritto.

Marilù Giannone 

Mario Vattani ed un “Viaggio nel Sol Levante”

Comunicato stampa 

 “La Via del Sol Levante” 

Presentazione a Milano del nuovo romanzo del diplomatico Mario Vattani – Un viaggio in motocicletta nel Giappone più insolito e misterioso, tra sogno e realtà

Roma, 27 giugno 2017 – Un viaggio in motocicletta nel Giappone profondo che diventa anche un percorso di formazione, un’indagine nella storia della passione che da secoli sembra unire Italia e Giappone. E tutto parte dall’inaspettata scoperta, in mezzo ai monti giapponesi, nel cimitero dei samurai della tigre bianca, di una misteriosa colonna romana dedicata – in italiano – alla “via del guerriero”. Di questa ed altre storie ci racconta Mario Vattani nel suo nuovo libro “La Via del Sol Levante. Una storia giapponese” (Edizioni Idrovolante, 2017).

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Civis Romanus Sum ….

anche la “Civiltà” di Roma contro l’attuale Ius Soli

Cittadinanza, un’altra riforma sbagliata

Dopo due anni di letargo, in un Parlamento che a tutto pensa fuorché  al benessere del popolo, come un coniglio tirato fuori dal cilindro dell’imbonitore del partito democratico con il sostegno del Presidente del Senato, è riapparso il disegno di legge sulla cittadinanza da estendere agli stranieri che nascano in Italia, già approvato dalla Camera, in assenza di un pubblico dibattito, il 13 ottobre 2015, quando l’opinione pubblica era impegnata a contrastare lo stravolgimento della carta costituzionale.

Allora i Deputati (alla Camera, è bene ricordarlo, il PD ha la maggioranza assoluta grazie alla legge elettorale dichiarata incostituzionale, e quindi è l’unico responsabile di ogni legge) si limitarono a fare il raffronto con altri paesi democratici, ma non avviarono nessun esame approfondito sulle conseguenze che ne sarebbero scaturite.

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Giotto e la sua Toscana

La scoperta di Riccardo Nencini: “Giotto dipingeva il suo Mugello”

Nel “Miracolo della sorgente” il pittore avrebbe rappresentato la Cascata del Rovigo presso Firenzuola

Firenze, 20 giugno 2017 – Due speroni rocciosi sedimentari, l’acqua che cade verso un pianoro, la pietra divisa da una spaccatura a forma di ‘V’: la cascata del torrente Rovigo, nella zona di Firenzuola, è il paesaggio riprodotto da Giotto di Bondone nel Miracolo della sorgente, dipinto tra il 1295 e il 1300 come parte del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco che ornano la Basilica superiore di Assisi. Lo sostiene Riccardo Nencini, viceministro dei Trasporti nonché scrittore e storico attento alle vicende toscane del Medioevo e del Rinascimento.

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Stregati al Museo Etrusco

Nel luglio del 2016 il premio nobel Orhan Pamuk apriva la 24° Conferenza dell’International Council of Museum(ICOM) con un discorso che si configurava come un monito e un obiettivo per il futuro dei musei e i musei del futuro:

 

“[…] il futuro dei musei è all’interno della nostra casa. La situazione è assai semplice: siamo stati abituati ad avere l’epica ma quello che ci serve sono i romanzi. Nei musei siamo stati abituati alla rappresentazione, ma quello che ci serve è l’espressione. Siamo stati abituati ad avere i monumenti, ma quello che ci serve sono le case. Nei musei avevamo la Storia, ma quello che ci serve sono le storie. Nei musei avevamo le nazioni, ma quello che ci serve sono le persone. Avevamo gruppi e fazioni nei musei, ma quello che ci serve sono gli individui. […]”.

 

Da questo invito scaturisce direttamente l’iniziativa con la quale il Museo Nazionale Etrusco ha voluto salutare la 71° edizione del Premio Strega che, dopo un anno di pausa, torna nella sua sede naturale di Villa Giulia. Nelle parole dello scrittore turco – artefice attraverso il romanzo “Il Museo dell’innocenza” di un’esperienza esemplare di fusione tra finzione letteraria e realtà museografica – il museo supera infatti la sua dimensione ideologica e artificiosa per farsi “casa” e aprirsi a storie e racconti di esperienze quotidiane. Il museo diviene in tal modo romanzo e, per tale motivo e con tale proposito, il Museo di Villa Giulia ha voluto inglobare nel percorso espositivo i libri finalisti dello Strega, individuando nessi narrativi tra le loro trame e le storie che ogni oggetto racconta o può raccontare, soprattutto in quelle straordinarie finestre sul mondo che sono i musei a vocazione archeologica.

I visitatori potranno dunque osservare quella che solo in apparenza può sembrare una contaminazione, ma che è in realtà una consapevole suggestione, volta a riavvicinare il pubblico al romanzo dei museidando voce agli oggetti attraverso le parole dei libri.

Una celebre antropologa culturale, Janet Hoskins, in un importante volume intitolato Biographical Objects ci ha insegnato come in alcune culture non esista il concetto di storia come siamo soliti intenderlo noi occidentali; un paradosso apparente che investe non solo la “grande storia” ma anche la biografia del quotidiano facendo sì che quest’ultimo possa essere raccontato e ricostruito soltanto attraverso le storie imprigionate negli oggetti che compongono e descrivono la nostra esistenza terrena e ci identificano agli occhi degli altri come “persone”.

Senza dimenticare che lo stesso sostantivo “persona” ha un etimo etrusco (phersu) che ci riporta con la memoria a quella maschera che ognuno di noi indossa quotidianamente sul suo volto e che può essere interpretata e svelata solo una volta che ne raccontiamo o scopriamo la storia.

Un principio che ben si adatta al messaggio che ogni museo archeologico dovrebbe trasmettere e al percorso “Musei di storie e di persone” che accompagnerà i visitatori del Museo Nazionale Etrusco nelle settimane che precedono e seguono il Premio Strega.

 

 

 

Musei di Storie e di Persone è una iniziativa organizzato e ideata dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, in collaborazione con i soggetti promotori del Premio Strega: la Fondazione Bellonci e il Liquore Strega.

 

 

Il percorso è compreso nel biglietto di ingresso e può essere visitato quotidianamente durante l’orario di apertura del Museo.