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A Roma, Fred Buscaglione sotto la Quercia del Tasso

“GUARDA CHE LUNA” … ! 

Un omaggio al “Grande” FRED BUSCAGLIONE presso l’ANFITEATRO della QUERCIA DEL TASSO,
alla Passeggiata del Gianicolo 

Venerdì, Sabato e Domenica – 6/ 7/ 8 Settembre  

Con queste tre serate la Compagnia Plautina conclude il ciclo dei suoi spettacoli organizzati per L’Estate Romana 2019, dopo aver portato in scena “Càsina”, brillante commedia di Plauto, nel mese di luglio ed agosto, sino al 3 settembre.
Una serie di repliche, tutte applauditissime, con un intermezzo di quattro serate dedicate alla “Scoperta dell’America” di Cesare Pascarella, nonché alcune singole serate dedicate alla Lettura, alla Poesia e alla Musica.

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#spencerhillfestival il festival dedicato a Bud Spencer e Terence Hill

concluso il “Raduno dei Fans” di Bud Spencer e Terence Hill 

E’ stato un successo annunciato il raduno europeo in Sassonia a Lommatzsch dei fan di Terence Hill e Bud Spencer tenutosi tra il 29 ed il 31 agosto. 
Il Festival, che ha invaso i social con l’hustag #spencerhillfestival, si tiene ogni anno da innumerevoli edizioni per celebrare, ricordandola per più giorni ed in modalità full immersion, l’amata coppia cinematografica.

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A Roma, presso l’Unar, presentazione del volume: “Seta, il filo d’oro che unì il Piemonte al Giappone”

Lunedì 16 Settembre 2019

“Seta, il filo d’oro che unì il Piemonte al Giappone”

Sala Italia UNAR – Via Ulisse Aldrovandi, 1

ore 18.30 – 21.30

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Interverranno:

Amb. Umberto Vattani, Presidente Fondazione Italia Giappone

Prof.ssa Teresa Ciapparoni La Roccagià, Docente a “La Sapienza” Università di Roma, Curatrice del catalogo della mostra “Seta: il filo d’oro che unì il Piemonte al Giappone”

Dott.ssa Giulia Ciammaichella, Responsabile Link Japan 4 Events, Curatrice della mostra “Seta: il filo d’oro che unì il Piemonte al Giappone” presso il Castello di Racconigi

Prof. Giulio Bertelli, Docente all’Università di Osaka Specialista in relazioni italo-giapponesi nel XIX secolo

Modera: Prof. Giampiero Gamaleri, Vicepresidente Piemontesi a Roma – Famija Piemonteisa

 

Al termine una piccola degustazione di specialità giapponesi, 
a seguire sfilata di moda dedicata alla seta curata da Mariella Valdisserri.

 

 

50 Anni di Teatro alla Quercia del Tasso, a Roma

1965 / 2019, ben 50  STAGIONI della “COMPAGNIA PLAUTINA”  

A ROMA, in questi ultimi giorni di agosto, nell’anfiteatro della Quercia del Tasso sulla sommità del Gianicolo, sono proseguite con grande successo di pubblico, le rappresentazioni di un’antica commedia romana che si mostra ancora fresca, gradevole ed esilarante, nonostante siano trascorsi più di 2000 anni dalla sua stesura. 
La commedia è uno degli ultimi capolavori scritti da Plauto, un autore di teatro vissuto a Roma nel III secolo A.C. della cui vita si conosce molto poco; le commedie plautine continuarono a essere allestite e a riscuotere trionfi anche dopo la morte dell’autore.

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C’era una volta a … Hollywood e a Roma sulle sponde del Tevere

Atteso in Italia per il 18 Settembre il nono film di Quentin Tarantino.

Nel Luglio del 2017, poco prima di completare l’ultima sceneggiatura, comunicò di un suo nono film incentrato sulla sua personale rivisitazione degli omicidi della famiglia Manson. Per la produzione provò subito a trattare con Harvey Weinstein, poi rinunciò verso Ottobre a seguito degli scandali del produttore. Verso Novembre 2017 terminò una lunga asta per la produzione del film, proprio quando fu comunicata la partecipazione di Leonardo Di Caprio come attore principale e si precisò che le vicende della Manson Family fossero secondarie alla trama. 
La Sony Pictures Entertainment si aggiudicò la produzione, stanziando 95 milioni di dollari, fornendo un compenso del 25% sugli incassi lordi, e uno straordinario controllo creativo al regista, oltre ai totali diritti d’autore concessi dopo un periodo da definire tra 10 e 20 anni. Dopo svariati incassi milionari degli anni passati era normale un’asta del genere.

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“Libri e Cultura” in Puglia nel Palazzo della Torre, a Peschici

Tre serate di “Letture e Letteratura” nell’atrio del Palazzo della Torre 

a cura di GIAN PAOLO MENEGHINI 

L’Associazione “Aps Il nome è…”, presieduta da Giuseppe D’Onghia, in collaborazione con la dimora storica B&B “Palazzo della Torre” di Peschici e la storica Casa Editrice pugliese “Dellisanti”, ha organizzato, su proposta della nobildonna Grazia Marino, nei giorni 22, 23, 24 e 25 agosto 2019 una piccola rassegna letteraria e di promozione della lettura nell’atrio del palazzo storico di via Colombo, denominata “Peschici Libri & Cultura – Incontri letterari a Palazzo della Torre”.

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A Firenze, lo storico caffè “Giubbe Rosse”
riconosciuto come bene culturale

Una “AFFINITA’ ELETTIVA” a Firenze  
tra le GIUBBE ROSSE ed i FUTURISTI 

di Marilù Giannone 

Firenze, 6 agosto 2019,  – L’Agenzia ANSA comunica che, su proposta della Soprintendenza di Firenze il Ministero per i Beni Culturali ha emesso un decreto per il riconoscimento di “bene culturale” allo storico caffè letterario delle Giubbe Rosse.

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I Bersaglieri, Enrico Toti … e la “Palestra Audace”

L’AMOR DI PATRIA: SENTIMENTO PRESAGIO DI VITTORIA

L’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, con l’impegno del Presidente della Sezione “Enrico Toti” di Roma, Massimo Flumeri, anche quest’anno ha dedicato due importanti eventi alla memoria dell’ Eroico Bersagliere.

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2020, la Rai e SanRemo …….
Fabrizio Salini, Franco Micalizzi e lo SNAC

AVVICINANDOSI IL 2020, LA RAI  “RIPENSA” SANREMO 
 
Salini, per cambiare il festival, ascolta  tutti ma non gli autori;  

la protesta di  Franco Micalizzi

Nei giorni scorsi l’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, ha iniziato ad “attenzionare” l’Edizione 2020 del Festival di San Remo. Suo obiettivo è quello di un miglioramento qualitativo della manifestazione canora, ripensando, tra le altre tante questioni,  i procedimenti di  selezione dei cantanti e, quindi, anche i meccanismi di gara e della Giuria.
Vi sono poi particolari che ai più possono sembrare poco importanti,  come la lunghezza dei brani, che concorrono però a rendere più equilibrata la stessa gara.

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 La “rivoluzione bianca” dello Scià:
l’inedito di Ugo Spirito a cura di Gianni Scipione Rossi

Filosofia della grande civilizzazione

a cura di GIAN PAOLO MENEGHINI 

A 40 anni dalla morte di Ugo Spirito e a 90 anni dalla nascita di Renzo De Felice, la Fondazione sta intraprendendo varie iniziative per ricordare e valorizzare l’opera del filosofo e dello storico, con la pubblicazione di una serie di volumi in co-edizione con la Casa Editrice Luni di Milano.

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“Io vivo, quindi, io spero” Jesi dedica una serata a Giacomo Leopardi

“IO VIVO, QUINDI, IO SPERO”

Martedì 6 agosto, alle ore 19.00, a Palazzo Pianetti di Jesi (AN), Serata omaggio a Giacomo Leopardi, con la presentazione del libro di Mario Elisei Il no disperato.

Coordina Gioele Marozzi.

A seguire aperitivo in balcone a cura di IME, Istituo Enogastronomico.

Ingresso libero.

 

 

 

Attività dell’Accademia Terenzio Tocci

di Terenzio d’Alena

La nostra Accademia, incardinata nell’associazione ARGOS – Forze di Polizia, si è consacrata alla rivalutazione storica e umana del personaggio T. Tocci, nobile figura di di patriota per 2 Nazioni, martire ed eroe, oltrechè giurista, avvocato, ministro, militare d’alto rango.

Il Tocci, nonno paterno di chi scrive, era un arbereshe, cioè un uomo del mezzogiorno di antica discendenza albanese che, come tanti altri, fu invaso dall’amore atavico di una patria lontana, l’Albania, ma immaginata vicina per l’assoluta somiglianza del panorama collinare e brullo della Calabria. Delle alterne vicende della sua esistenza e della sua incoercibile fiera natura d’uomo d’azione e di penna, si occupò sua figlia Rita, mia madre, che in un volume ben descrisse gli anni del primo novecento in cui si distinse: la lotta contro i turchi, in seguito giornalista polemista (era un mazziniano anti-savoia)a Scutari e professionista legale ed uomo politico a Tirana, fino ai tristi giorni della feroce dittatura comunista e l’esecuzione dopo un processo-farsa. Spesso lei polemizzò con il mondo arbereshe per la noncuranza con cui veniva trattato il padre. E’ stato un paradosso che uno spiraglio sulla rivalutazione della sua figura si è prospettata proprio in coincidenza della morte di Rita nell’agosto 2011, esattamente 100 anni dopo la proclamazione da parte del padre dell’Albania indipendente. Di ciò occorre essere riconoscenti ad un gruppo di storici, particolarmente i professori Altimari, Fabbricatore, Caccamo, Eichberg. Dunque c’è stata una lunga produzione di libri parzialmente o completamente dedicati al Tocci, una serie di convegni in Calabria, a Roma e in Albania, l’intitolazione di strade e luoghi pubblici, il posizionamento di statue che lo ricordano. Il meeting di maggior richiamo si è organizzato presso il Comune di Roma nel 2015, ma il veicolo di maggiore diffusione è stato il documentario realizzato dall’ottimo regista Gilberto Martinelli intitolato “Il miraggio adriatico”, proiettato fra l’altro nel settembre scorso al teatro Brancaccino di Roma, con notevole successo. In seguito, sempre sotto l’egida dell’Accademia, si è ottenuta la partecipazione al Festival Internazionale del Cinema di Tirana (ottobre 2018). Fin qui è stata cronaca di ieri, ora occorre mettere a parte i followers del personaggio Tocci con gli avvenimenti più recenti.

Nella primavera scorsa Dod Luli, un imprenditore e mecenate della Mirdizia, la regione montuosa nel nord dell’Albania, fiera delle sue tradizioni e fondamentalmente cattolica, si impegna a creare una giornata di festa e di ricordo nel paese di Fushe Arrez. La cerimonia vede sfilare e parlare i nipoti di quei capi-tribu che 108 anni prima vollero quello straniero loro capo (del governo e dell’esercito provvisori) e che oggi lo acclamano come se fosse il maggior figlio della propria terra. L’emozione coinvolge  me ed il popolo riunito in piazza, perché quei fogli oggi ingialliti in cui apposero la propria firma quegli antichi e valorosi malessori, a coronamento della prima bandiera dell’Albania libera issata a Fan proprio da Terenzio Tocci, rappresentano il passaggio di consegne da nonni a nipoti rispetto a valori non negoziabili. Infine, il giorno prima di tale eccezionale avvenimento, l’Accademia, rappresentata da me e dal fraterno amico Sokol Borshi. ha organizzato nella città di Scutari una proiezione doppia del filmato di Martinelli, dapprima nella libreria pubblica a favore di professori e studenti universitari di Storia, mentre nel pomeriggio nel maggiore cinematografo cittadino. L’ultimo avvenimento in ordine di tempo si è verificato il giorno 3 luglio scorso presso l’aula della libreria Hora Felix in Roma, dove si è proiettato un servizio giornalistico su quanto accaduto in Mirdizia nel precedente mese di maggio.

Voglio per ultimo ricordare che in questi anni molte sono state le personalità insignite col diploma accademico. Altre hanno ricevuto una medaglia d’argento per il notevole contributo dato alla rivalutazione storica dell’avvocato Terenzio Tocci ed alla diffusione della sua figura.

Un addio a Camilleri e De Crescenzo, due “luci” del Sud

Una duplice perdita notevole nella cultura italiana

Il 17 luglio è morto a Roma Andrea Camilleri, uno dei migliori scrittori di “gialli” del secolo. Libri “gialli” se ne sono scritti, ma pochi autori hanno un primato riconosciuto, come Georges Simenon o Conan Doyle o Agatha Christie . Forse anche Rex Stout o Ed Mc Bain entrano nell’elenco di giallisti, ma è difficile, concentrati come sono in questo “genere” senza spaziare in abilità collaterali come il “nostro” autore siciliano.

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Divieto di accesso in Campidoglio all’Associazione Culturale “Premio Capo Circeo”

I responsabili dei Musei Capitolini hanno negato all’Associazione Culturale Premio Capo Circeo, la sala Pietro da Cortona, dopo anni di consolidata presenza. 
L’associazione attribuisce da oltre 37 edizioni come premio a coloro che si sono particolarmente distinti nel mondo culturale, artistico, sportivo e imprenditoriale, statuette simboleggianti la maga Circe che naviga verso Occidente.

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A colloquio con Maria Pia Paravia, autrice di libri d’arte che cattura gli istanti epocali

LA RICERCA DELLA SEMPLICITÀ DI MARIA PIA PARAVIA:
UN’ INTELLETTUALE DEDITA ALLA GEOGRAFIA EMOZIONALE

Una conversazione con Massimiliano Serriello

Non è certo un caso che Pioggia nel pineto di Gabriele D’annunzio sia la sua lirica preferita.

Il senso di appartenenza si va ad amalgamare a spron battuto alla conoscenza delle immagini del territorio. La loro evocazione, lungi dal fermarsi in superficie, penetra le viscere e colpisce tanto al cuore quanto al cervello. I mezzi per raggiungere l’espressione artistica spesso sono più misteriosi del dovuto. La colpa è dei tromboni che si atteggiano a eruditi spiegando in modo difficile cose in verità semplici. A Maria Pia Paravia interessa compiere l’operazione contraria. A beneficio dei lettori che non devono sentirsi intimiditi dalla ricercatezza di un linguaggio per certi versi terroristico.
La geografia emozionale l’ha guidata nella stesura del libro Pompei. Crononi: gli ultimi istanti.
La densità lessicale impreziosisce la scelta di parole brevi, intense, folgoranti.
Le possibilità di rilettura ed ergo di riflessione vanno oltre certe elucubrazioni care ai falsi esperti che vogliono fare la parte dei leoni, anche se hanno il cuore delle pecore e l’occhio annebbiato quando si tratta di discutere gli elementi costitutivi dell’estro.
Le poche righe, intrise di un lirismo pervicace, con dei cortocircuiti talora perfino schernitori, favoriscono invece il passaggio dal lavoro di sottrazione, fiore all’occhiello dei maestri dell’antiretorica, alla negazione della morte. La grande mietitrice non è mai nominata ma orienta la signora Paravia pure nei cascami teatrali ed espliciti rei, di quando in quando, di smentire la natura asciutta ed essenziale dei nastri di partenza. La folta galleria dei personaggi, costretti a coniugare la loro vita all’imperfetto nel momento in cui Pompei resta vittima dell’atroce evento eruttivo, riesce, al contrario, ad appaiare i timbri interiori ed esteriori e conferire, perciò, la stessa precisione di accenti e sfumature a un’ampia gamma di umori.
L’istante prima della fine diviene un valore di rappresentazione inedito, sebbene gli echi cinematografici si sprechino, perché congiunto al livello d’iconocità costituito dai quadri, dai graffiti e dalle sculture che accompagnano il lettore in un viaggio sui generis. Odi et amo. Viene da pensare a Catullo e al suo celebre distico giacché il confronto dell’amor vitae con il cupio dissolvi riserva molte sorprese.
I sentimenti contrastanti cedono poi spazio alla topofilia, intesa come amore per dei luoghi da proteggere. Bisogna evitare che la storia si ripeta imparando dal passato. Il monito per Maria Pia non assume tuttavia mai i toni saccenti dell’oracolo. La forza dell’ironia la sorregge al punto dal garantire una sapida pregnanza al disegno psicologico dei caratteri costretti a condividere lo spietato destino col luogo natìo. Il fatto predominante resta lo schietto desiderio di non trascinare mai il lettore nel tedio alleggerendo l’intero contesto con l’egemonia dell’autentico lirismo della narrazione sull’esplosiva ambiguità della poesia. Che si manifesta lontano dai fuochi fatui del consumismo e dal dubbio gusto del pettegolezzo. Il gusto dimenticato sta addosso al presente. Il recupero della lingua osca, scambiata per un’operazione arcaica dagli scettici avvezzi a usare le scorciatoie del cervello, rinsalda un tipo di fonetica capace di arricchire la dimensione spoglia ed evocativa dei versi. Ulteriormente impreziositi dal margine d’enigma ad appannaggio dell’arte.

La razionalizzazione dell’assurdo, frammisto agli elementi del reale legati al senso dell’addio insito nel trapasso, prevede la dolcezza riposta nell’illusione dei miracoli. Si tratta d’istanti fulminei. L’inevitabile avverrà. Ma aver saputo allargare i confini della fantasia non è un’accattivante reclame. Bensì la prerogativa della fabbrica dei sogni. L’idea di un documentario, sulla scorta del mix di acuto ragguaglio ed elaborazione creativa in grado di trascendere la registrazione nuda e cruda di quegli sconvolgenti accadimenti, non è certo campata in aria. Bisogna capire quale regista raccoglierà la sfida per coordinare i fattori espressivi uniti al nesso tra habitat ed esseri umani. Intanto Maria Pia (nella foto) ha già pronto un altro libro. La sua verve non conosce soste.

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1). D / Per quale motivo ha scritto un libro d’arte incentrato sul territorio raccontando l’esperienza della ‘non vita’?
R /
L’ho ambientato a Pompei perché sono campana: amo la mia regione in maniera viscerale. Inoltre ho vissuto l’esperienza del coma. Per ben tre volte. Quando ne sono uscita, ho compreso che la velocità con cui rivedevo la mia vita era sorprendentemente breve. Ho messo i crononi nel titolo di questo libro in quanto rappresentano proprio un milionesimo di secondo.

2). D / Tra i suoi criteri di valore ha quindi una parte importante la virtù di allargare gli spazi dell’immaginario cogliendo l’attimo?
R / Sì. Ognuno di noi imposta la vita a modo proprio: razionalmente o irrazionalmente. Come diceva Benedetto Croce (nella foto): c’è l’intelligenza emotiva e c’è l’intelligenza razionale. Essendo fornita in discreta misura di entrambe, ho sempre razionalizzato la scrittura ricercando la semplicità. Molte scritture complesse mancano di acume e abbondano di superbia. Quelle semplici sono le migliori: hanno il dono dell’estro e della sintesi. Per cui ho voluto riassumere nel libro in quattro o cinque righe i tratti essenziali di una personalità traducendo la complessità in semplicità. Nasco come settecentista e quel percorso, insieme all’esperienza di eventi traumatici ma rivelatori, mi ha insegnato a spiegare le cose difficili in modo semplice. Di presa immediata.

3). D / Così facendo ha razionalizzato anche l’assurdo poetico, in altre parole la parte irrazionale connessa alla poesia?
R / Dante Alighieri
applicava i concetti geometrici ed euclidei e quindi razionalizzava le cose. Anche quella a cui lei fa riferimento: l’aura contemplativa. Che serve a riconoscere la vera poesia e distinguerla dal poeticismo.

4). D / Nell’introduzione di Pompei. Crononi: gli ultimi istanti cita lo scrittore e poeta Lawrence Durrell in Balthazar. Crede davvero che ogni interpretazione della realtà sia unica?
R / Ho imparato tanti anni fa che la verità comprende tante sfaccettature: non esiste una verità assoluta. Come non esiste, a parer mio, un Dio assoluto e una religione assoluta. Non c’è nulla di assoluto né di certo. L’unica cosa certa è il cambiamento. Ognuno di noi può osservare la verità attraverso un’ottica personale. Ma non è detto che sia la verità. Non credo quindi tanto nell’interpretazione della verità quanto piuttosto nella percezione della sensazione. È una cosa molto diversa.

5). D / Il dialogo con la morte rimanda, in chiave cinefila, a Il settimo sigillo di Ingmar Bergman e all’ironia sopraffina ed eminentemente surreale dell’ingegnoso Luis Buñuel. Quali sono gli altri suoi numi tutelari?
R / L’unico autore che amo in modo totale e incondizionato è Samuel Beckett (nella foto). Dopo di lui, è tutto cambiato. Confesso di non aver letto l’Ulisse di Joyce. Anche se mia sorella è un’esperta del drammaturgo irlandese. Però io trovo noioso il suo modo di scrivere. Una barba! Pure Ezra Pound, che lei apprezza molto, è pesante in alcuni passaggi. Ritengo che la demitizzazione in tal senso sia utile e altresì giusta. Anche quando vediamo in questa prospettiva i personaggi di potere, fuori dai loro alti incarichi, emerge un lato ridicolo e quindi degno di nota.

6). D / Indro Montanelli scrivendo Storia di Roma ha attuato un criterio simile. A beneficio del lettore, che avrebbe pagato sennò dazio alla noia con eventi epocali e monumenti statici.
R / Lei è molto perspicace. Antonio Spinosa è stato il mio padrino ma Montanelli è stato il mio maestro. Ho ancora chiari in testa i suoi insegnamenti: parla molto, scrivi poco.

7). D / Perché nel suo libro il congedo dalla vita ha un ruolo di prim’ordine?
R /
Ho cercato di rappresentare molti congedi. C’è chi, tra loro, lotta, impreca, si abbandona, sospira. Alcuni affrontano l’addio alla Vita in modo inconsapevole. Per dabbenaggine oppure per innocenza. Come il bambino che invoca la Madre. Metto in risalto, con poche righe, la dignità delle persone in procinto di morire. Una mamma quando partorisce non deve mai gridare. Il decoro è importante. Sia quando si viene al mondo sia nel momento del congedo dall’esistenza occorre estrema eleganza.

8). D / Nel recupero della lingua osca è stata ispirata dalla nostalgia del passato o dal desiderio di semplificare le cose complesse?
R / Ho chiesto a Gianni Letta di far leggere questo mio libro a l’uomo più cattivo di sua conoscenza. Il quale invece ha dato un responso positivo. Allora ho pensato di scriverlo in latino. Tradotto con il fronte retro. E lui si è messo a ridere: “E chi lo leggerà?”. Il recupero però della lingua osca, che si trova nelle scritte sulle facciate della città sepolta dall’eruzione del vulcano, era necessario. Ai fini di un idoneo lirismo narrativo. Il passato serve per il presente. Lo Tsunami ha causato gli stessi disastri, pure dal punto di vita ecologico. Gli esperimenti atomici in quelle zone sono all’origine del cataclisma. Ciò mi ha ferito profondamente ispirando il desiderio di redigere un libro semplice per trattare di qualcosa di complesso che riguarda il passato e il presente. Un conto però sono le calamità naturali e un altro gli addetti ai lavori che vendono i cieli. Che non sono loro.

9). D / La scelta del fronte retro in italiano e in inglese invece a cosa è dovuta?
R /
Al fatto, in primo luogo, che io scrivo poco: la casa editrice doveva pubblicare un libro corposo. La seconda ragione risiede nel fatto che come libro d’arte si prestava a un largo oggetto di studio ed esame critico all’estero anche per le tesi di laurea.

10). D / Certe tipologie di personaggi che mette in luce, dall’usuraio alla meretrice, acquistano uno spicco particolare. Il passaggio dal semplice “vedere” all’attento “guardare” coinvolge anche l’interazione tra “apparire” ed “essere”?
R /
Ci sono due modi di percepire la realtà. Uno è capire, l’altro è comprendere. A capire è capace pure un bambino. Comprendere implica la necessità di soffermarsi sui valori dell’esistenza. Per me la comprensione è un atto infinito.

11). D / E quindi sarà la comprensione, intesa nella sua accezione metafisica, ad animare pure le pagine del suo prossimo libro per produrre degli effetti empatici?
R /
Affronterò
in questa chiave di riflessione ed empatia un personaggio storico bistrattato. Una donna che invece di essere compresa è giudicata. La comprensione costituisce il più alto livello d’intelligenza. Comprendere significa rispettare e quindi dare dignità agli altri come si dà a sé stessi. È un valore assoluto. Il migliore.

12). D / L’autorialità, intesa come la capacità di raccontare un fatto intimo trovando la corrispondenza in uno collettivo, può rendere lo stato psichico del lettore simile a quello del sogno?
R /
Ci riescono, come ha dato bene a intendere lei, solo gli autori. I grandi maestri. Il compianto Andrea Camilleri (nella foto), scomparso appena due giorni fa, era uno di questi. Un genio. Perché ha fatto sognare i suoi lettori con dei testi apparentemente scarni, se non rozzi, in realtà pieni di senso. Sapeva condurre il lettore in un’altra atmosfera. 

13). D / La logica comunicativa dell’immagine, quando è superficiale, sottrae forza significante alla parola. Nel suo caso, invece, le immagini prese dal Museo archeologico di Napoli contribuiscono ad accrescere il rapporto tra spazio e tempo. La parola, connessa un alto margine d’enigma, è stata la ciliegina sulla torta?
R /
La pittura di per sé è muta. La componente parlata, ridotta all’essenzialità a beneficio del lettore, diviene un arricchimento anche se, come lei ha sottolineato, contiene una sorta di trappola enigmatica. Come dire che non voglio stressare chi legge con una scrittura aulica e logorroica ma mi servo del carattere enigmatico per stimolare nel profondo il modo di percepire le cose. Questo significa dare voce alle immagini.

14). D / In effetti l’interazione tra le parole, sintetiche ma dense, e le immagini trasmette la percezione del viaggio. Un documentario può tradurre ancor meglio in immagini queste tecniche ascetiche?
R / Nel momento in cui mi accingo a scrivere ho in mente molto il teatro. E anche il cinema. Le visualizzazioni sono al contempo nitide e colme di significato. Questo testo è già pronto sia per il proscenio sia per il grande schermo. Educare i giovani al pensiero attraverso la scrittura classica e pure tramite la scrittura per immagini, tipica del cinema, è una cosa che si può e si deve fare. Occorre, chiaramente, saperlo fare.

MASSIMILIANO SERRIELLO

La Milanesiana a Gardone Riviera

Domenica 21 luglio alle ore 21.00 La Milanesiana sarà al Vittoriale con “La conquista della luna (50 anni dopo)”; l’introduzione di Giordano Bruno Guerri, le letture di Nuccio Ordine e Luigi Pizzimenti e, per concludere, la potente voce di Al Bano in concerto.
Una serata “spaziale” per ricordare i 50 anni dall’allunaggio.

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ArenAniene – Estate Romana la rassegna cinematografica al Parco di Ponte Nomentano

ArenAniene

3ª Edizione

30 luglio – 3 settembre

Parco di Ponte Nomentano

Si aprirà martedì 30 luglio 2019, presso il Parco di Ponte Nomentano, la 3a edizione di ArenAniene, rassegna di film, iniziative culturali e ambientali organizzata da Mediterranea Production con la direzione artistica di Patrizia Di Terlizzi e quella organizzativa di Giulio Gargia, in collaborazione con Lega Ambiente/Mondi Possibili.

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