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Unione Europea: ultima fermata

L’Europa costruita con norme e trattati trovava la sua ragione d’essere nella diffusa crescita del benessere che, in una concezione ottimistica delle previsioni, tutte improntate sulla inarrestabile ascesa del mercato, libero da tassi e balzelli di varia natura, non sarebbe mai venuta meno. Su questo postulato, sulla cieca fiducia in un dogma fideistico, si è proceduto alla instaurazione della moneta unica, una valuta senza sovranità, se non quella delle banche, che, da subito, nelle operazioni di cambio con la nostra moneta nazionale, ha presentato un primo, pesante danno al reddito ed al risparmio, privilegiando, causa i mancati controlli, gli arrotondamenti a favore di intermediari e di finanziarie protesi a sfruttare nel modo a loro più conveniente, l’evento.

Ancora pochi anni, poi la crisi, che, attraversando l’Atlantico, ha messo il continente europeo alle corde ed, in modo ancor più gravoso, ha bloccato ogni possibile iniziativa di rilancio dell’Italia, anello debole, dove l’illusione di una prosperità progressiva, basata solo sul castello cartaceo di una finanza “creativa”, aveva posto in secondo piano il vero motore del benessere, rappresentato dalle attività realmente produttive.

Inevitabilmente, le conseguenze disastrose determinate da pressappochismo e miopia di una classe dirigente europea priva di una visione solidale delle problematiche scaturite dalla circostanza, ha dato vita ad una politica di parametri coercitivi nell’esclusivo interesse delle economie più avanzate; è, dunque, questa l’Europa del Trattato di Roma? No, è molto peggio. Questo burocratico Club dove vale, sempre e comunque la politica del più forte, non ha un’anima, ma ha comunque, un comune interesse: un mercato liberista dove chi sbaglia la mossa per minore astuzia o maggiore debolezza, paga pegno.

L’abbiamo visto con la Grecia, un caso limite, ma facilmente applicabile all’Italia e forse a tutta l’Europa mediterranea. È un Club, questo di Bruxelles, molto simile ad un pensionato per la terza età, dove gli ospiti sono convinti di essere ancora in pista, come negli anni verdi, e di esercitare un potere del passato, dove la grandeur francese, come per abitudine, la forza industriale della Germania e l’attitudine imperiale britannica potevano ancora regolare le sorti del mondo.

Oggi tutto questo non esiste ed i vari revivals degli ultimi tempi sembrano anticipare un definitivo “de profundis”.

Si è smarrito, forse ad arte, il senso stesso dell’Europa, che non nasce in visione unitaria come si vuol far credere, nell’isola di Ventotene, ma affonda le sue radici nella romanità, nell’abbraccio vitale di un Impero capace di unire nazioni diverse con la forza del diritto e della lingua comune, bastione di civiltà a difesa delle pressioni esterne da un Est ancora idolatra e desideroso di saccheggio e distruzione.

L’idea di un continente europeo figlio dell’Impero di Roma non è stata mai del tutto abbandonata, questa idea, anche se volutamente oscurata, ha continuato ad appassionare intellettuali e filosofi proprio in Italia e nel bel mezzo del Ventennio fascista. Già nel 1929, vedeva la luce “Antieuropa” un mensile di “azione e pensiero” di Asvero Gravelli, fautore di un rinnovamento spirituale del continente, che dieci anni prima, a Versailles, aveva gettato le basi per un nuovo conflitto e diffuso il germe assassino dello stesso ruolo di punta europeo nella storia. Scriveva Gravelli, nell’editoriale del primo numero “…noi siamo l’eresia della moderna Europa…” volendo intendere come eresia la volontà di una rivolta morale capace di portare solidarietà sociale contro l’alienazione del capitalismo gabbato per modernismo.

L’Unione Europea, quella del fiscal-compact e delle politiche depressive, è giunta, probabilmente, alla fine del suo non esaltante percorso: cosa rimarrà? Le formazioni di diverse ideologie che invocano un ritorno alla completa sovranità nazionale, prima fra tutte quella monetaria, con tutti i rischi connessi, specie per l’Italia, ad un nuovo rapporto di cambio e la definitiva scomparsa politica di un continente, schiacciato da superpotenze d’Oriente e d’Occidente. Ed allora, non sarà opportuno stare insieme, non certo nel modo odierno?

Alessandro P. Benini

(Articolo già pubblicato su “IL BORGHESE”, periodico diretto da Claudio Tedeschi)

Mediterranean Forum of Rome

MEDITERRANEAN FORUM of ROME
Rethinking the Euro-Mediterranean
geopolitical space in turbulent times

 

Friday July 7th, 2017
CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA – SALA DEL TEMPIO DI ADRIANO

PIAZZA DI PIETRA – ROME, ITALY
9:00 a.m. – 1:15 p.m.

 

The Foundation for a Europe of Nations and Freedom (FENL) is pleased to invite you to the MEDITERRANEAN FORUM of ROME that is meant to be an occasion where different ideas and solutions will be exchanged, ideally leading to a Euro-Mediterranean common space of dialogue that addresses most of the current issues in the social, economic and cultural dimensions.

 

 

SPEAKERS

 

– Hassan Abouyoub, Ambassador of Morocco to Italy and former Minister of Commerce and Investments;
 Valerio De Luca, Chairman of the Mediterranean Forum of Rome;
– Mons. Pierpaolo Felicolo, Director of the Migrantes Foundation Office of the Vatican Roman Diocese;
– Enrico Giovannini, former Minister of Labour and Spokesperson of the Italian Alliance for Sustainable Development;
– Enrico Granara, Euro-Mediterranean Multilateral Activities Coordinator at the Italian Ministry of Foreign Affairs and International Cooperation;
 Hervé Juvin, French writer and essayist;
– Michel Korinman, Professor Emeritus of Geopolitics at Sorbonne University;
 Edin Mujagic, economist, The Monetary Kring, The Netherlands;
– Eugenio Occorsio, Journalist at La Repubblica;
– Yahya Pallavicini, President of the Islamic Religious Community of Italy;
– Giulio Terzi di Sant’Agata, Ambassador and former Minister of Foreign Affairs;

Usa – Germania, duello per l’Europa

COMUNICATO STAMPA –  Presentazione Nuovo Numero del Periodico “LIMES”  – 5/2017

| 13 giugno, h, 19:00  presso lo “Spazio Fare” al  Mercato Centrale Roma 

Pubblichiamo per i nostri Lettori l’invito ed il comunicato stampa, pervenutoci in Redazione da SIMONA SACCO  per la presentazione dell’ultimo numero uscito della rivista Limes intitolato “Usa-Germania, duello per l’Europa” (5/2017).  L’evento si svolgerà alle ore 19:00, presso la sala Spazio Fare, secondo piano Mercato Centrale Roma, in via Giolitti, 36.

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Settore Bancario Italiano

IL SETTORE BANCARIO ITALIANO: CRISI E RESPONSABILITA’

In Italia, a partire dalla grande crisi finanziaria del 2007-2008, tutte le autorità hanno costantemente dichiarato che il settore bancario è solido e non necessita di interventi di sostegno da parte dello Stato, interventi del resto  ora non più possibili in ossequio alla legislazione europea.
Nello stesso periodo, le banche italiane si sono avvitate in una spirale di perdite su crediti concessi con scarsa professionalità, aggravate anche  dalla velocità imposta dalla BCE nella liquidazione dei  Non performing  loans; mentre il paese non si mostra tuttora in grado di uscire dalle conseguenze di una gravissima recessione economica.
Le banche si sono poi rifatte, almeno in parte, delle perdite piazzando a clienti spesso inconsapevoli obbligazioni subordinate destinate ad essere travolte dalla introduzione dei salvataggi interni, i bail-in, o, addirittura, col ricatto della concessione di mutui e fidi solo a chi acquistasse “volontariamente” azioni della banca stessa.

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Tunisia: “Una Speranza per il Mediterraneo”

La Tunisia, quella piccola porzione d’Africa sottocasa, unico paese della costa nordafricana che ha potuto raggiungere, nella breve stagione della “Primavera araba”, un risultato di stabilità democratica, rappresenta, oggi, un esempio per tutto il sud del Mediterraneo.

Il Convegno Internazionale, promosso il 4 ultimo scorso, dalla Fondazione Craxi presso la sede della Rappresentanza della Commissione Europea a Roma, ha messo a fuoco i valori, tanti, e le altrettante problematiche che la Tunisia esprime ed affronta con determinazione. Gli interventi degli ambasciatori di Tunisi e di Roma, del Presidente della Camera di Commercio Tuniso-Italiana e di numerosi docenti di ambedue i Paesi, hanno, nelle loro relazioni, sottolineato, oltre alle differenze, la medesima appartenenza culturale e lo scambio di lavoro e di commercio da sempre attivo fra Italia e Tunisia.

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