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L’opposizione della pace ad uso politico

Non vi sarà sicuramente sfuggita la grande marcia della pace di questo weekend, dove l’opposizione, ha cercato pateticamente, chi con ipocrisia (guarda Conte, che crede di poter dare un colpo di spugna, e si scopre contro l’invio di armi in Ucraina), chi tra le conteste (guarda Letta, chiamato guerrafondaio), chi preso dal momento karaoke (guarda Calenda, che canta a Milano “bella ciao”), di strumentalizzare una piazza che era lì per un fine diverso dai loro interessi: la pace.

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IL PRIMATO deve essere della “POLITICA”,
auspicando che la “P” sia sempre Maiuscola !

SU “IL PRIMATO” della POLITICA 

NOTE  A  MARGINE a cura di GIULIANO MARCHETTI 

Mi ricollego all’intervento “IL PRIMATO della POLITICA sull’Economia e sul ruolo dei Tecnici” a firma di Massimo Rossi, pubblicato esattamente lo scorso lunedì, in data 24.10, per proporre alcune ulteriori possibilità di discussione, unitamente a varie riflessioni personali, decisamente polemiche verso il c.d. “politicamente corretto”.
In particolare, per esprimere le mie consuetudinarie “Note a Margine” (ove posizionare eventuali commenti di consenso o dissenso, nonché integrazioni e link di collegamento) desidero soffermarmi su due tematiche riguardanti in particolare:
A) I “Politici & Tecnici”:  #  B) Il “Sistema-Partito” costituito dal relativo Leader, eventualmente diversificato tra il “Partito/Persona” o il “Partito/Azienda”.

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IL “PRIMATO della POLITICA”
sull’Economia e sul ruolo dei Tecnici

LA NECESSITA’ DI POLITICA  ed IL RUOLO DEI TECNICI

una analisi di MASSIMO ROSSI *

Negli ultimi 10/15 anni il nostro Paese è stato governato da “Tecnici”. Il primo (più recentemente) fu il governo Ciampi, poi Monti, poi Draghi, ma anche lo stesso Conte era un tecnico.  La politica si è fatta da parte ed ha lasciato il posto alla “competenza” ed alle competenze (vere o presunte).
Ci si è ubriacati di una idea razionalista ed efficientista che, però, ha da sempre due limiti: non progetta e non sceglie la via per il futuro. Il “Tecnico”, per sua natura, è molto capace nel destreggiarsi in quello che c’è, nelle norme e regole esistenti, ma è incapace di progettare e, peraltro, non è giusto che lo faccia.
Il progetto ed il cammino deve essere indicato dal “Politico” che deve avere la forza propulsiva degli ideali e delle volontà che hanno la forza di cambiare l’oggi guardando ad un domani migliore.

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Soldi dall’Europa per l’Internazionale Partigiana?

ANPI:  DALLA “RESISTENZA” AD UNA “NOSTALGIA” SENZA FUTURO 

__________________ FRANCO D’EMILIO 

I nostalgici dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, ancora cultori di un patetico, perché vetusto e anacronistico, amarcord resistenzialista antifascista, vedono o, forse, sono costretti a vedere sempre nero il futuro, soprattutto quello altrui, per giustificare ostinatamente la ragione della propria esistenza.
Naturalmente, il nero nell’ottica dell’ANPI è lo spauracchio che possa allungarsi ancora l’ombra del Ventennio ad opera di una destra sì moderna, liberalconservatrice e in doppiopetto, ma pur sempre scafata e spregiudicata, arrogante e autoritaria, dunque e, comunque, sempre identitaria di quel nemico fascista senza il quale gli obsoleti partigiani, vecchi e giovani che siano, dovrebbero solo chiudere bottega e togliere il disturbo.

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L’urgenza di un nuovo “cervello politico”
al Partito Democratico

UN PERCORSO DI METAMORFOSI DA  OVIDIO  A KAFKA

una analisi di FRANCO D’EMILIO 

Adesso, nel Partito Democratico si parla persino di cambiare nome, considerato che la denominazione attuale configura un’identità politica incerta, ostinatamente dominata dal mantenimento, dalla gestione del potere locale e nazionale, dunque lontanissima dal rispetto della prassi democratica sia all’interno che all’esterno della stessa formazione.
Si pone, quindi, un problema d’identità che, in questo caso, deve assolutamente e contemporaneamente riguardare il nome e la faccia: davvero non si può solo chiamare diversamente la stessa faccia, ormai nella disaffezione elettorale e politica di tanti italiani!

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