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Virginia Raggi a Roma: nuova carriera ….come “Chef Pentastellare”

DAL COLLE DEL CAMPIDOGLIO
ALL’HOSTARIA BLASONATA  “CONTE del GRILLO”

Un discorso a 360 gradi, tra il serio e il faceto, su Virginia Raggi, sindaco (?) di Roma ancora per poco, non può esulare dai problemi collegati al trasporto pubblico che è sempre stato per l’amministrazione capitolina una nota dolens.  Abbiamo appena raggiunto il giro di boa del 2021 e già siamo arrivati a quota 8… di che sto parlando?
Ma dei “bus flambé”  che fiammeggiano con cadenza costante sulle strade di Roma.

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Netflix – dopo la serie le vendite di Hlaston sono aumentate del 631%

La dimostrazione di cosa le serie TV possono fare per i brand di moda

 

Prima che la serie Halston uscisse su Netflix, a metà di maggio, la storia del brand newyorchese e del suo founder erano materia di studio ma non esattamente un enorme successo commerciale. Anzi, c’erano stati diversi tentativi di riportare in auge il brand (uno che includeva anche Sarah Jessica Parker e Harvey Weinstein) che però non avevano avuto enorme successo. Ma dove altri avevano fallito, il potere di Netflix ha trionfato: come il brand ha detto a WWD, le vendite sono aumentate del 631% rispetto allo scorso anno e le ricerche del sito sono salite al 3200%. E ancora la collezione di abbigliamento ispirata alla serie e co-firmata da Halston e Netflix deve ancora arrivare nei grandi magazzini Neiman Marcus in agosto, appena prima della stagione degli Emmy. Robert Rodriguez, direttore creativo del brand, ha detto che “è quasi una rinascita” dichiarando inoltre che la capsule Netflix x Halston è già stata venduta al 40%.

Si tratta di un caso molto interessante di imitazione fra realtà e finzione: nel 2019 la costumista dello show, Jeriana San Juan, chiese di accedere all’archivio del brand per ricreare gli abiti originali degli anni ’70 e ’80 disegnati da Halston. Poi c’è stato il successo di pubblico dello show e Netflix ha deciso di collaborare con il brand alla prima capsule di fashion luxury (gli abiti della capsule costano oltre i mille dollari) che il direttore creativo di Halston ha creato ricalcandoli sui costumi stessi della serie. Si direbbe quasi che in maniera del tutto involontaria, il colosso dello streaming e il brand di New York abbiano creato la formula perfetta per ridare vita a un archivio intero e rilanciare un brand. In un maniera non diversa da come La Regina degli Scacchi ha alimentato la ricerca di abiti anni ’60 e The Serpent quella di outfit anni ’70. 

Il potere della televisione

Molti hanno dato per spacciato il medium televisivo/audiovisivo in questi anni. E in effetti la tv tradizionale, con pochissime eccezioni, non è stata in grado di stare al passo con la rapidità e il successo delle moltissime serie tv prodotte dalle piattaforme streaming. Nondimeno, il format di tutte le serie Netflix, Halston inclusa, rimane un format televisivo con puntate, attori famosi, showrunner e una data di release – un prodotto che negli anni ’90 o nei primi 2000 sarebbe potuto venire fuori da HBO o FX. Ma se in Italia un Montalbano è ancora in grado di spingere moltissimi turisti a pellegrinare verso i luoghi della serie alimentando una micro-industria del turismo, e se Emily in Paris ha fatto sollevare le ricerche per i prodotti apparsi nella serie in meno di 48 ore dal primo episodio, questo significa che il medium televisivo e cinematografico non solo non è spacciato ma anzi, che potrebbe rappresentare una potente risorsa per i brand di moda – aumentandone la rilevanza in una maniera istantanea.

La moda al cinema o alla televisione ha sempre prodotto trionfi come Il Diavolo Veste Prada o film e serie per specialisti che hanno difficoltà a giungere al pubblico generalista, che dunque non se ne interessa. Ma trovare il giusto equilibro come, sul piano del pubblico e degli ascolti, ha fatto Halston potrebbe condurre a una rivalutazione del dialogo fra audiovisivo e moda che, negli ultimi anni, è stato molto altalenante se non del tutto instabile. Il nuovo capitolo di questo processo potrebbe arrivare il prossimo autunno quando uscirà nelle sale House of Gucci, uno dei film sulla moda più atteso dell’anno anche grazie alla presenza di Lady Gaga. Se dopo la uscita la ricerca di pezzi d’archivio Gucci salirà alle stelle, non è escluso che altri brand di moda guarderanno verso Hollywood o verso Netflix per dare un boost alla propria rilevanza nella cultura mainstream

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Victoria Beckham: la rinascita e la nuova strategia

Victoria Beckham ha presentato questa settimana la sua pre-collezione primaverile, la quale rappresenta una svolta importante per la casa di moda, poiché si tratta della sua prima collezione “unificata” da diversi anni a questa parte.

In effetti la firma britannica ha fuso le sue due linee principali — Victoria by Victoria Beckham e Victoria Beckham — in una sola collezione signature, ricalibrando il suo punto prezzi, al fine di attenuare le esitazioni dei propri clienti al momento del passaggio al registratore di cassa.

Una decisione strategica che arriva in un momento di rinnovamento per la griffe, in perdita da diversi anni, ma che ora sembra pronta a tornare alla redditività.

Allo stesso tempo, l’etichetta di bellezza di Victoria Beckham ha riscosso un rapido successo dal suo lancio nell’ottobre 2019. Il marchio, che è interamente di sua proprietà – non è una licenza – basa la propria crescita principalmente sulle vendite dirette ai consumatori.

La stilista è stata a lungo la beniamina della stampa mondiale di moda, con un successo critico ben consolidato. Ma nonostante il suo talento, fama ed energia, i suoi marchi stanno facendo molta fatica a costruire un business di successo.

Nell’ultimo esercizio per il quale sono disponibili i dati, la maison dell’ex Spice Girl ha registrato un fatturato annuo di 38,3 milioni di sterline (44,8 milioni di euro) e una perdita di 16,6 milioni di sterline (19,4 milioni di euro), accentuata da un processo di ristrutturazione abbastanza radicale.

Tuttavia, questi numeri sembrano destinati a migliorare, sotto la guida di una nuova CEO, Marie Leblanc de Reynies, di un nuovo presidente, Ralph Toledano, e grazie al supporto del veicolo di investimento francese NEO Investment Partners, specializzato nel campo del lusso.

Abbiamo incontrato Victoria Beckham, seriosa come sempre, e il suo amministratore delegato, per esaminare più in profondità il loro nuovo approccio alla moda e al management.

Per noi è come una rinascita. Siamo molto entusiasti di questa collezione. Abbiamo riunito Victoria by Victoria Beckham e Victoria Beckham in un’unica linea coerente, con un prezzo d’ingresso alla gamma più accessibile. È il momento perfetto”, assicura Victoria Beckham, coi capelli raccolti da uno chignon.

D’ora in poi, la maison realizzerà quattro collezioni all’anno, oltre a qualche capsule, contro le otto precedenti.

Dopo 18 mesi di lockdown, questa collezione propone un modo di vestirsi abbastanza moderno. Le nostre clienti ci hanno fatto capire che vogliono qualcosa di facile. Tutto è cambiato nel nostro modo di vestirci durante la pandemia. Ma quando parlo di comfort, non si tratta delle tute da ginnastica che si potrebbero indossare in palestra. Bellissimi abiti lunghi in jersey, una silhouette rilassata per i pantaloni, ampi tailleur formidabili e una femminilità potente si possono trovare nei nostri abiti ispirati agli anni ’90, per un look cool e disinvolto”, sorride Victoria Beckham, indossando un maglione grigio di cachemire.

Marie Leblanc de Reynies aggiunge: “Vogliamo offrire un design estetico a un prezzo accessibile”. La CEO afferma che il prezzo medio di Victoria Beckham finora è stato di 900 sterline, mentre quello dell’etichetta Victoria by Victoria Beckham era di circa 300 sterline. In futuro, gli articoli entry level saranno compresi tra 300 e 700 sterline (tra 350 e 820 euro) e i look completi saranno venduti tra 1.000 e 1.300 sterline (tra 1.170 e 1.520 euro).
 
Il nostro obiettivo consiste nel proporre un lusso da designer a un prezzo realistico”, insiste Marie Leblanc de Reynies.
 
Il primo lancio del brand avverrà a fine novembre, con altri “drop” previsti fino a fine gennaio, ma ogni collezione resterà in vendita per sei mesi.

Prima, avevo difficoltà a sapere dove acquistare abbigliamento di lusso a prezzi accessibili. E poi le persone ci fanno sempre i complimenti per la qualità dei nostri prodotti, il che è fantastico”. A proposito, Victoria Beckham ha iniziato a collaborare con uno stilista, Jen Hogg, “una prima volta”.
 
L’ultimo lookbook molto elegante, fotografato nello splendore di un maniero, sarà diffuso sul sito Web del marchio e presso i retailer online. La stilista lavora già con l’elite dell’e-commerce di moda: Moda Operandi, Matches, Net-a-Porter e MyTheresa.

Oltre ad aver abbassato la griglia dei prezzi, le due donne a capo del brand hanno anche ampliato la gamma di prodotti, per offrire una collezione più ibrida. “Un po’ più sbottonata”, scherza Victoria Beckham. “Le donne di oggi vogliono un guardaroba facile, pur rimanendo femminili ed eleganti. E abbiamo intenzione di soddisfare questa richiesta con un’offerta completa”.

Come molte case che, come la sua, stanno ancora cercando di uscire definitivamente dall’emergenza sanitaria, Victoria Beckham resta cauta quanto al suo ritorno in passerella.
 
“Non so se una sfilata a settembre mi sembri appropriata. Mi piacerebbe realizzare una piccola sfilata personale a Londra – presentare una collezione di lusso in un ambiente lussuoso. Ma nessuna grande sfilata è in programma per le prossime stagioni”, confida.
 
Madre di quattro figli, Victoria Beckham ha avuto un successo impressionante nel bilanciare vita familiare e carriera, arrivando persino a portare lei stessa i figli a scuola. Vestita con gli abiti del suo brand, ovviamente, ma spesso anche con la collezione creata in collaborazione con Reebok.

È un progetto che esiste da qualche anno e di cui parlo molto. Durante la pandemia il successo della collezione è stato immenso. Faccio sport tutti i giorni, è stato un piacere creare capi sportswear che fossero allo stesso tempo funzionali e sufficiantemente eleganti per portare i propri figli a scuola. Siamo sempre David o io che ce ne occupiamo”, afferma Victoria Beckham, alzando le spalle. Suo figlio maggiore Brooklyn ora vive a Los Angeles e Romeo sta per trasferirsi in Florida, dove suo padre possiede una squadra di calcio nel campionato MLS (Major League Soccer), l’Inter Miami.
 
Dopo due anni difficili, l’ex Posh Spice sembra di buon umore, soprattutto perché il suo business nei prodotti di bellezza è in piena espansione. “È un’ottima strategia per rivolgersi direttamente ai consumatori, con un’enfasi sulla sostenibilità e sugli ingredienti puliti”, spiega.
 
“La nostra attività nel Beauty ha raggiunto il punto di pareggio in un anno. Stiamo riscuotendo un enorme successo”, afferma Marie Leblanc de Reynies a proposito dell’etichetta, la cui gamma si estende dallo skincare ai prodotti di bellezza al make up. Gli Stati Uniti sono il suo mercato più grande, seguiti da Regno Unito, Francia e Germania.

Era importante per noi insistere sul lato social, di comunicare con la nostra comunità. Ho l’impressione di avere due figlie, una figlia fashion e una figlia beauty”, ride la stilista.

La prossima primavera, il marchio lancerà anche la propria linea di scarpe, concentrandosi sulla pelletteria nel prossimo Autunno-Inverno.
 
“Victoria Beckham diventerà un vero e proprio marchio di lusso e lifestyle”, insiste l’ex cantante inglese. “Ho 29 milioni di follower su Instagram con cui posso parlare direttamente. Abbiamo molte opportunità da cogliere”.

Quando le si chiede del ritorno in attivo dell’azienda, la CEO risponde: “Siamo sulla strada giusta. Era chiaramente impossibile nel 2020 a causa della pandemia, ma abbiamo retto bene. Abbiamo ridotto della metà le perdite rispetto al 2019. Da qui a due anni, avremo raggiunto il nostro obiettivo”, assicura Marie Leblanc de Reynies, lanciando un’occhiata a Victoria Beckham, che chiosa così: “Mi sento molto fortunata a lavorare con Marie e ad avere qualcuno come lei al mio fianco. Non potrei essere più entusiasta del futuro”.

articolo di

Conferenza Capitale alla Libreria Horafelix

IL SOLSTIZIO DI ROMA
Il Piano Urbano e il Monumentale
Tra Etica ed Estetica

La Conferenza metterà in luce il processo di Modernizzazione che, nel solco della Tradizione, trasformò la Roma Pontificia in Capitale d’Italia.
Attraverso una sequenza di immagini si darà prova del tentativo effettuato, di armonizzare l’elemento funzionale e l’aspetto monumentale, mostrando come la trasformazione materiale andava di pari passo con la formazione morale.
Obiettivo. Individuare la presenza dello Stato Italiano nella nascente Capitale, nella consapevolezza politica che nel Mito di Roma era riposta la Potenza d’Italia.

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Al Sole del Mongibello il “Made in Sicilia”

Narriamo le eccellenze dell’azienda agricola “ARCOBIO” primazia
della tavola e degli elementi tra “Tradizione & Innovazione”

Raffaele Panico

Il Mongibello è il vulcano terrestre più attivo ed è il più alto della placca euroasiatica, tanto esclusivo, da essere inserito, dal giugno 2013, nell’elenco dei beni Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO. In Sicilia sono ad oggi sette i luoghi di interesse culturale e naturale da tutelare e da scoprire. È da millenni un immaginario compagno tra il mito e il lavoro e fino ad oggi, il vulcano buono, è anche un logo del patrimonio italiano nel Mondo.

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Una “Proposta” per il CAMPIDOGLIO
per rendere nuovamente grande la Capitale

MICHETTI E MATONE  PER  ROMA

Con l’ultimo violento fortunale che ha colpito Roma martedì 8, l’ennesima bomba d’acqua così potente da sconvolgere il già fragile sistema fognario, non abbiamo potuto fare a meno di benedire, con il pensiero, l’attuale Giunta Capitolina.
Speriamo che la pioggia abbia contribuito a lavare quei segni, o meglio, quelle profonde ferite che l’incompetenza camuffata da ideologia, ha inferto alla Capitale, avvilita da ogni sorta di rifiuti e dolorosamente ripiegata su stessa.

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160° Anniversario della Morte di Cavour

Un Omaggio Monumentale e Romano
 a Camillo Benso Conte di Cavour

Il 6 Giugno 2021 ricorre il 160° Anniversario della Morte di Camillo Benso Conte di Cavour, il grande Statista considerato Padre fondatore dell’Italia Unita, insieme al Re Vittorio Emanuele II, al Generale Giuseppe Garibaldi e al Vate Giuseppe Mazzini. Intendiamo ripercorrere questa importante figura attraverso il Monumento a Lui dedicato in Piazza Cavour a Roma.

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I cosmetici tra passato, presente e futuro

Vogue Italia lancia la sua prima linea di abbigliamento

In Italia, per ora, all’indirizzo shop.vogue.it è presente un vasto assortimento di t-shirt, felpe, pantaloni da jogging e una capsule frutto della creatività del team dell’edizione nazionale. La collezione Vogue Italia Limited Edition è composta da due t-shirt e quattro felpe oversize nei toni del bianco optical e del nero assoluto, caratterizzate dal logo della testata, nella sua versione classica datata 1964 e in quella reinterpretata da Ferdinando Verderi, direttore creativo del magazine. Due felpe celebrano anche il magazine maschile L’Uomo Vogue. I prezzi sono compresi tra i 59 e i 149 euro. Vogue Italia sottolinea l’anima green dei prodotti: tutti i capi sono realizzati in cotone 100% biologico certificato, e proposti in colori naturali per garantire un processo di lavorazione a basso impatto ambientale e idrico. Inoltre, le collezioni vengono realizzate in quantità limitate, senza giacenze, da aziende europee selezionate in base a criteri di sostenibilità.

Condé Nast sta sviluppando in tutto il mondo nuovi progetti ‘direct to consumer’ che avvicinano ulteriormente i brand al pubblico: in Italia, con il nuovo e-shop di vogue.it nasce una collezione di abbigliamento street style per tutti coloro che amano Vogue e il suo mondo”, dichiara in una nota Alessandro Belloni, consumer revenue director Condé Nast Italia. “Vogue Collection è il primo progetto digitale pan europeo di Condé Nast, realizzato e gestito interamente in house, grazie a cui Vogue Italia entra nell’e-commerce con una linea esclusiva all’insegna della sostenibilità”, afferma Roberto Albani, digital director Condé Nast Italia.

articolo via PambiancoNews.com

Il Financial Times seleziona le migliori botteghe al mondo due sono di Roma

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Roma Jewelry Week – al via la prima edizione

 

Apre ufficialmente il bando per la prima edizione di Roma Jewelry Week. L’evento si propone di valorizzare il gioiello contemporaneo, d’autore, d’artista e realtà orafe storiche con l’intento di offrire al pubblico un alto valore culturale che esalti il grande patrimonio della Città Eterna, mettendo in connessione le realtà più interessanti del settore.

Protagonisti dell’iniziativa sono i designer di gioielli e l’eccellenza degli orafi romani, e di atelier del gioiello, gallerie, accademie e associazioni con sede a Roma. L’esposizione è aperta, su selezione, anche a designer provenienti da altre città italiane e dall’estero.
Una tre giorni romana all’insegna della cultura e della bellezza animata da mostre, presentazioni, premiazioni e talk per far vivere e rivivere la capitale grazie a un progetto inedito per la città, dove inclusione, connessione e gioia sono le parole chiave.
 
La Roma Jewelry Week è stata ideata dall’architetto Monica Cecchini, che è anche il direttore del progetto. La selezione delle realtà coinvolte si avvale della curatela dell’artista orafo Emanuele Leonardi e della storica e critica del gioiello Bianca Cappello, mentre il giornalista Jonathan Giustini animerà uno degli incontri in calendario. Il progetto di marketing e comunicazione è affidato alla consulente Eugenia Gadaleta.

Da sinistra: Bianca Cappello, Monica Cecchini, Glauco Cambi, Eugenia Gadaleta, Emanuele Leonardi – Roma Jewelry Week

È importante fare sistema per dare voce e fare conoscere l’eccellenza in questo settore a livello internazionale”, afferma Monica Cecchini. “Vogliamo creare un evento di riferimento per valorizzare la città di Roma e il suo vasto patrimonio culturale, immateriale e artistico che vada incontro alle esigenze di una nuova generazione di turismo lontano da quello frettoloso e consumista. Soprattutto in questo periodo storico così complesso, la città si deve riappropriare degli spazi deputati all’arte, al design e all’artigianato, e deve tornare ad attrarre non solo per le sue magnifiche vestigia storiche ma anche per l’immenso heritage anche nel campo del gioiello artistico”.

Tutti coloro che volessero presentare un progetto, candidare la loro location o esporre durante l’evento devono mandare l’iscrizione entro il 12 luglio 2021.

L’evento si terrà in concomitanza con la seconda edizione del Premio Incinque Jewels, indetto dall’associazione Incinque Open Art Monti. Il contest intende promuovere la cultura del gioiello contemporaneo sul territorio di Roma e si svolgerà per la prima volta nella location storica dell’Auditorium di Mecenate, che risale al 30 a.C. L’auditorium è un antico ninfeo fatto costruire da Gaio Cilnio Mecenate, consigliere di Augusto e protettore di letterati e poeti. Inoltre è il sito dove Virgilio e Orazio declamavano i loro versi, e dove si promuoveva la condivisione nell’arte. 
 
Convivialità, interdisciplinarità, rigenerazione sociale e gioia sono i temi scelti per la seconda edizione del concorso. Il Premio Incinque Jewels quest’anno vuole favorire una riflessione sul tema del “recuperare i gesti e gli animi di convivialità per una rigenerazione sociale” e creare un dialogo tra chi realizza l’opera e chi la osserva. Si chiede ai partecipanti di pensare e progettare un gioiello che valorizzi le antiche arti e che possa creare un legame con l’arte contemporanea, di interrogarsi sul valore della condivisione di idee, sentimenti, stati d’animo.

(in foto Glauco Cambi, collana “In Touch”, in titanio, argento e acciaio, vincitrice del Premio Incinque Jewels 2019)

I tre vincitori avranno la possibilità di esporre le loro creazioni con una personale per il primo classificato e una bipersonale per il secondo e terzo classificato presso la galleria Incinque Open Art Monti di Roma. Un premio speciale di comunicazione per il gioiello sarà offerto dalla consulente e docente Eugenia Gadaleta che consiste in un press kit professionale e una consulenza di comunicazione. Iscrizioni entro il prossimo 1 luglio.

Giustizia e Magistratura a confronto con il “Quarto Potere”

L’informazione giudiziaria nei nostri (Amari) tempi

una analisi di MASSIMO ROSSI*

In queste settimane hanno tenuto alta l’attenzione sul tema in questione i fatti di cronaca accaduti a Roma.  
In particolare, la notizia di una donna, dirigente del Ministero della Pubblica Istruzione coinvolta in delle indagini che hanno portato ad atti di ricerca della prova (quali le perquisizioni) e che è stata travolta dall’onda mediatica.  Il nome ed il cognome sbattuti in prima pagina in molti quotidiani e servizi televisivi pubblici e privati.
Una tempesta mediatica che ha colpito tanti: la notizia delle indagini. La notizia di una Procura che ha svolto e/o sta svolgendo una attività d’indagine legittima e doverosa. 

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A ROMA, nell’Isola Tiberina ….. quale futuro per l’Ospedale “Fatebenefratelli” ?

AL FATEBENEFRATELLI  OCCORRONO RISPOSTE CHIARE
SUL SUO FUTURO E SU I SUOI OPERATORI SANITARI

________________Comunicato Stampa dell’UGL-SALUTE

Quale futuro per il Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma?
“È quello che ci domandiamo e soprattutto vogliamo chiedere – dichiarano in una nota congiunta Gianluca Giuliano e Valerio Franceschini, rispettivamente Segretario Nazionale e Segretario Provinciale della UGL Salute – perché questo ospedale rappresenta un patrimonio assoluto della città di Roma e dei suoi abitanti. Non è certo un segreto che un importante gruppo della sanità privata si sia fatto avanti per l’acquisizione o una eventuale partnership.

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Royal Ascot e la svolta green

La sostenibilità irrompe anche nel tempio della tradizione britannica. Dal 15 al 19 giugno tornerà uno degli eventi più amati dagli appassionati di equitazione, il Royal Ascot. Da oltre 300 anni la manifestazione unisce sport, tradizione e folklore. Oltre alle corse dei cavalli si assiste infatti allo sfoggio di mise attentamente studiate dalle invitate, molte delle quali di sangue blu. Da dieci anni a questa parte, l’organizzazione diffonde una pubblicazione realizzata in collaborazione con il luxury brand Longines; al suo interno si susseguono le regole di stile per partecipare alle giornate di gare, cocktail e mondanità. A sorpresa quest’anno c’è stata un’inaspettata virata green: “Sinonimo di stile individuale e scena delle tendenze sartoriali, la Royal Ascot Style Guide quest’anno celebra anche la sostenibilità e l’arte dello shopping consapevole. Vogliamo dimostrare a tutto il mondo che ad Ascot essere vestiti bene non significa necessariamente comprare qualcosa nuovo di zecca”, si legge nell’opuscolo.

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Benedetto il “LABARO LIGURE”
dell’Unione della Nobiltà Bizantina

Benedetto il Labaro della Delegazione della Provincia Maritima Italorum (*1) 
dell’Unione della Nobiltà Bizantina – Ένωση της Βυζαντινής ευγένειας 

La storica associazione, fondata nel 1912 come istituzione patriottico-nazionalista durante la prima guerra balcanica, raccoglie, oggi, cultori ed appassionati dell’eredità spirituale dell’Impero Romano d’Oriente, nonché discendenti di quella che fu l’aristocrazia costantinopolitana. 
L’ente opera sotto l’impulso e la direzione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli nel segno proprio della continuità che unisce il portato culturale e morale dell’Impero con quello della chiesa Greco-Ortodossa.

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Roberto Allegrini, nuovo Presidente della NIAF

Washington, D.C. – 3 maggio 2021

La National Italian American Foundation 
è onorata di annunciare e dare il benvenuto
al suo nuovo Presidente Roberto Allegrini

Roberto Allegrini, dirigente ed esperto nelle pubbliche relazioni ed ospitalità, autore, leader civico e diplomatico, con una vasta esperienza in ambito Italia – Usa, con la nomina a Presidente della NIAF, ha assunto un suo nuovo ruolo nella National Italian American Foundation
Più recentemente, il Dr. Allegrini è stato per più di un decennio vicepresidente di Communications-the Americas per Hilton. In quel ruolo, ha gestito il team di pubbliche relazioni che serve tutti i servizi completi e le proprietà di lusso gestite dalla società di Hilton Worldwide in tutto l’emisfero occidentale. Allo stesso tempo, ha anche supervisionato le pubbliche relazioni del marchio per Conrad Hotels & Resorts e Waldorf Astoria Hotels & Resorts in tutto il mondo. Nel 2016, è stato nominato una delle 25 menti straordinarie nel marketing dell’ospitalità dall’Hospitality Sales and Marketing Association International.

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Gucci e Facebook insieme contro la contraffazione sui social

Facebook e Gucci uniscono le forze e collaborano nella lotta contro la diffusione e la vendita di prodotti contraffatti sui social media. Il gigante americano e la maison italiana del lusso hanno avviato una causa congiunta contro una persona fisica per violazione dei termini di servizio e delle condizioni d’uso di Facebook e Instagram, nonché per violazione dei diritti di proprietà intellettuale di Gucci, contraffazione dei marchi Gucci e concorrenza sleale.

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Alber Elbaz – un ricordo

di 
versione italiana di Gianluca Bolelli
 

Elbaz, deceduto sabato, ha creato collezioni per una mezza dozzina di case di moda, inclusa la sua, anche se è stato il periodo di 14 anni da Lanvin quello in cui ha lasciato maggiormente il segno, scrivendo un capitolo della storia della moda che gli è valso un posto nel Pantheon dei più grandi designer di tutti i tempi.
 
Il suo cerebrale senso del fascino e dell’incanto, la sua profonda sensualità e il lusso opulento delle sue creazioni per la maison Lanvin hanno fatto inserire per un decennio e mezzo i suoi show fra i cinque o sei più importanti e attesi défilé del calendario internazionale. Dotato di un caloroso senso dell’ironia, di uno spirito poetico e di una naturale bonarietà, era anche una delle figure più popolari dell’intera industria della moda. E in un settore che può arrivare ad essere spietatamente competitivo, irriconoscente o persino maldicente, Alber è sempre riuscito ad essere rispettoso di tutti.

Elbaz, deceduto all’età di 59 anni, era ancora nella fase ascendente nella sua carriera, avendo appena lanciato l’etichetta AZ Factory, che prende il nome dalla prima e dall’ultima iniziale dei suoi nomi, finanziata dal colosso del lusso Richemont. Un progetto ambizioso, che sembrava destinato a scrivere un altro appassionante episodio nel mondo dello stile.
 
Il designer è morto all’ospedale Pitié-Salpêtrière di Parigi circa tre settimane dopo aver contratto il Covid-19, anche se era stato vaccinato due volte. Sembrava che avesse superato il momento peggiore e stesse recuperando le forze, ma sabato ha avuto un infarto. Il suo funerale dovrebbe essere celebrato in Israele mercoledì, dove sarà sepolto accanto ai suoi genitori.
 
Si ritiene che Richemont stia progettando un memoriale in suo onore, anche se, dato il distanziamento sociale richiesto dalle misure anti-Covid-19, l’evento potrebbe non essere organizzato per diversi mesi.
 
Nato a Casablanca nel 1961, Elbaz si è trasferito da bambino in Israele con il padre parrucchiere e la madre pittrice. Risiedevano a Holon, la città-dormitorio della classe operaia a sud di Tel Aviv. Illustratore di innato talento, Elbaz ha iniziato a disegnare abiti all’età di sette anni, andando poi a studiare alla grande scuola di moda e design di Israele, lo Shenkar College.
 
Poco dopo la laurea, Elbaz partì per New York, dove finì per essere assunto da Geoffrey Beene, uno dei più grandi designer americani, famoso per l’utilizzo di tessuti modesti, come panno e tela jeans, per creare abiti da sera alla moda. Ad Alber piaceva ricordare che era arrivato a New York con 800 dollari, datigli da sua madre Allegria, e due valigie, una piccola con le sue cose e l’altra grande con i suoi sogni.

Alber ha lavorato per sette anni con il solitario Beene nel suo studio e showroom della 57th Street a Manhattan, mantenendo un profilo basso, visto che Beene era impegnato in una guerra prolungata con il redattore capo di Women’s Wear Daily, John Fairchild. Una polemica che portò quello che allora era il quotidiano di moda dei record a bandire totalmente Beene dal giornale. Un giorno, dopo una presentazione in cui Beene ricevette una pioggia di complimenti per un vestito che Elbaz aveva disegnato dal primo all’ultimo elemento, lo stilista israeliano si rese conto che era ora di voltare pagina e trasferirsi.
 
Fortunatamente, nel 1996 Elbaz è stato strappato all’oscurità dell’anonimato quando è stato nominato direttore creativo di Guy Laroche dal suo visionario CEO Ralph Toledano.
 
“Mi aveva mandato il suo curriculum su carta rossa, con sopra il suo nome “Alber Elbaz” scritto come un logo. Comprendeva chiaramente la sua identità ed era molto consapevole e intuitivo. Così l’ho incontrato al Carlyle di New York, e questo tipo basso e grassoccio si presenta con giacca, scarpe e occhiali rossi, e senza calzini… in inverno! E io pensai: è lui. Al suo book mi bastò dare appena una scorsa”, ha ricordato Toledano, oggi presidente della Fédération de la Haute Couture et de la Mode e presidente del marchio Victoria Beckham.
 
Così Elbaz lasciò Beene dopo 10 giorni e arrivò su un volo di linea con in mano i bozzetti per la sua collezione di debutto a Parigi, dove venne creato un nuovo studio per Guy Laroche, maison all’epoca quasi dimenticata, acquistando i mobili al negozio BHV di rue de Rivoli.
 
Il suo impatto fu immediato. Lo stilista ottenne recensioni entusiastiche per la sua combinazione di chic francese, brio newyorkese e glamour hollywoodiano.
 
Durante il suo debutto, a una modella che sta sfilando in passerella si spezza il tacco, ma la top riesce miracolosamente a uscire di scena con eleganza. E, per la gioia di un mortificato Elbaz, il pubblico inizia ad applaudire con entusiasmo. L’applauso fragoroso per il suo debutto, messo in scena all’interno del Carrousel du Louvre, lo porta a fare un lungo giro della passerella, dando inizio a una gloriosa tradizione della sua carriera professionale. Sembrava più un intellettuale di New York nel suo completo sartoriale; capelli ribelli e occhiali cerchiati di metallo, Elbaz amava palesemente questi suoi momenti finali in passerella in cui veniva adorato.

Per il suo secondo show, all’Opera della Bastiglia, a cui partecipava sua madre, WWD lo mise in copertina.
 
Alla domanda su cosa pensasse della sfilata, Allegria ha risposto: “Non l’ho vista, stavo pregando”.
 
Tre anni dopo, è stato assunto da Pierre Bergé per essere il primo stilista di prêt-à-porter della collezione Yves Saint Laurent Rive Gauche, dopo il semi-pensionamento di Yves. Un sogno d’infanzia per qualsiasi designer, ma un’esperienza estremamente difficile per Elbaz, visto che lo staff di YSL ha praticamente incrociato le braccia al suo arrivo.
 
Durante il suo mandato, Yves non è mai andato a nessuna delle sfilate della linea Rive Gauche concepita da Alber e ha continuato a disegnare l’alta moda. Elbaz riuscì a creare tre mirabili collezioni Rive Gauche senza però raggiungere mai le sue maggiori vette creative, prima di essere licenziato nel 1999 quando Gucci acquisì YSL e assunse Tom Ford come designer.
 
Nel successivo periodo sabbatico di 18 mesi, Elbaz è persino riuscito a disegnare una sola, brillante collezione per Krizia, il cui valore venne testimoniato da una manciata di giornalisti e buyer, prima di lasciare l’etichetta dopo appena tre mesi. Molti hanno scherzato dicendo che quella era stata la sua migliore collezione per YSL.
 
Prima di riemergere da Lanvin e riprendere il suo percorso verso la gloria realizzando oltre una ventina di collezioni iper-influenti. Le sue prime linee per Lanvin furono lodate universalmente. L’8 ottobre 2006 Fashion Wire Daily scriveva: “Finalmente, l’ultimo giorno del tour di quattro settimane delle capitali mondiali della moda, una stagione impantanata in idee retrò, Lanvin ha offerto qualcosa di nuovo ed emozionante”.

Quello è stato uno di quegli show in cui tutto è andato a posto come doveva, in cui il mood, la musica, lo stile e il trucco si sono mescolati in modo nuovo… Ma ciò che contava di più erano i vestiti, dove un tocco di futurismo, una dose di nitore chic e alcuni abiti strepitosamente ben tagliati hanno portato alla creazione della collezione più importante della stagione. La linea per la Primavera-Estate 2007 ha segnato anche una svolta significativa nel design per il direttore creativo di Lanvin, che ha portato la sua moda su un terreno molto più sexy. Prima, Elbaz si attaccava agli stili, esibendo un’eleganza parigina modernista. Quel giorno abbiamo assistito a un maestro che creava vestiti più estremi e provocatori: bellezze autoritarie e vestite di scuro in tessuti high-tech che arrivano a dominare qualsiasi spazio o stanza in cui entrano.
 
C’era un filo di futurismo”, disse Elbaz a FWD, pochi minuti dopo aver ricevuto una standing ovation e il più grande applauso collettivo della stagione. “Ma non è come negli anni ’60 o ’80 quando si trattava di power dressing. Le donne hanno più potere oggi. Questa collezione parlava del potere delle loro menti”.
 
Elbaz avrebbe continuato a mettere in scena alcuni show straordinariamente teatrali spaziando per Parigi, partendo dall’Opera Comique, dove Bizet ha proposto per la prima volta la “Carmen”, prima di accontentarsi della Halle Freyssinet, una gigantesca stazione ferroviaria in disuso dove il suo bellissimo cast sembrava apparire dall’infinito, in un magico gioco di prospettiva. Lavorando con il produttore di spettacoli Etienne Rousseau, Elbaz ha anche sviluppato un portale a sbalzo unico, che dava ai suoi défilé un’illuminazione cinematografica immediatamente riconoscibile. Inoltre, le sue collezioni erano sempre messe in scena in modo estremamente elegante, a partire dalle targhette scritte a mano – con solo i nomi degli ospiti indicati sulle sedute in stile Luigi XVI.
 
Decine di star del cinema hanno assistito alle sue sfilate, mentre Elbaz ha continuato a vestire letteralmente centinaia di attrici a livello internazionale. Da Natalie Portman, Meryl Streep, Kim Kardashian e Kate Moss a Nicole Kidman, Chloé Sevigny e Sofia Coppola.
 
Collaborando con il designer dell’abbigliamento maschile di Lanvin Lucas Ossendrijver, Elbaz ha anche reso il marchio influente nell’abbigliamento maschile – utilizzando tessuti improbabili per gli uomini, come il raso duchessa; realizzando camicie button down con le perle; e abbinando smoking con pantaloni da jogging. Lo stile personale di Elbaz (dalle sue cravatte gros-grain agli occhiali neri squadrati alla sua preferenza per non indossare mai i calzini) ha anche creato una nuova idea di stile maschile.

Ma Elbaz sarà ricordato soprattutto per la sua inimitabile arte nel drappeggio e la capacità di creare tubini e vestiti scultorei dal taglio indulgente per la figura, nonché sublimi abiti da cocktail. Ma oltre a questo va ricordata la sua tavolozza di colori spesso straordinaria: rosa chiaro leggermente tenue, beige violaceo e carbone lucido, tonalità che si associano più al trucco che ai vestiti.
 
I suoi show sono diventati assolutamente imperdibili, come la straordinaria collezione Autunno-Inverno 2008, realizzata principalmente in gros-grain nero, con nastri in stile armadillo su camicette da suora sexy, gonne tagliate asimmetricamente e alcuni abiti da sera deliziosamente ben disegnati.
 
In seguito, un Elbaz per una volta cupo è uscito a salutare il pubblico in mezzo ad intensi applausi, poche settimane dopo la morte di sua madre Allegria, dalla quale volò decine di volte quell’inverno per andarla a trovare in Israele, disegnando anche a tarda notte in ospedale. Un commovente promemoria che la classe è il trionfo dello stile sulle avversità.
 
Sebbene non abbia mai prodotto una collezione d’alta moda, ogni anno a gennaio durante la stagione parigina della Haute Couture, Elbaz presentava la pre-collezione Lanvin prendendo un caffè al mattino con una manciata di giornalisti e critici all’interno di un salone dorato dell’Hôtel de Crillon. Era il ritrovo di moda definitivo e per eccellenza degli addetti ai lavori, un tutorial di stile in cui parlava al suo pubblico attraverso ogni look, durante il quale ci si chiedeva se in una vita precedente non fosse stato un cabarettista. Come quando ricordò l’ultima volta in cui si era rivolto a un pubblico newyorkese spiegando che Lanvin aveva sviluppato sette collezioni “satellite”. “Ma tutti pensavano che avessi detto cellulite”, ridacchiò.
 
Molto prima dell’esplosione di Black Lives Matter e degli altri movimenti odierni per l’inclusione, una mattina in hotel ha presentato un’altra collezione utilizzando un cast interamente nero. Situato proprio dietro l’angolo del quartier generale di Lanvin, il Crillon è diventato la mensa di Alber, dove chi vi scrive ha avuto il piacere di pranzare con lui in varie occasioni. Non faceva per lui l’umorismo acido di tanti altri ambiziosi designer, invece Elbaz mostrava sempre gioia di vivere e un enorme rispetto per i suoi colleghi, mentre cercava e chiedeva sempre nuove idee.
 
Durante una conferenza tre anni fa al The Israeli Museum, ha detto al pubblico presente: “I vestiti sono sempre nuovi, ma il metodo non lo è. Non esiste industria al mondo che funzioni a una tale velocità, fashionisti che corrono una maratona, e stanno sempre a correre e correre, me compreso, …e senza perdere una sola caloria. Un cantante può produrre otto successi all’anno e nessun grande scrittore può scrivere “Guerra e Pace” in 12 diverse varianti in un anno. Ma nella moda, sia a livello locale qui in Israele che in tutto il mondo, ai designer viene richiesto di essere più grandi, più economici e più veloci. Siamo nevrotici, siamo sorpresi di [riuscire ad] essere sempre così veloci”.
 
Sempre orgoglioso della sua cittadinanza israeliana, Elbaz ha finito per essere il Mosè della moda del suo popolo, un campione che li ha aiutati a condurli nella terra promessa.


Mentre era da Lanvin, ha anche prodotto una collezione per H&M, democratizzando la sua moda altrimenti costosa; e ha ricevuto numerosi premi, dall’International Designer of the Year del CFDA alla Legion d’Onore. Successi che ha condiviso con il suo partner di lunga data e il più fedele dei compagni, Alex Koo.
 
Tuttavia, dopo numerosi show trionfali, hanno cominciato a diffondersi voci sul fatto che Elbaz fosse ai ferri corti con la proprietaria della maggioranza di Lanvin, l’imprenditrice taiwanese Shaw-Lan Wang. Ciò nonostante, quando Elbaz è stato licenziato nell’ottobre 2015 la notizia ha generato un grande shock. La sua rimozione è ancora considerata uno degli autogol più stupidi nella storia delle gestioni dei marchi di lusso, poiché secondo l’opinione della maggior parte degli esperti essa ha dimezzato dall’oggi al domani la valutazione di Lanvin.
 
Dopo Lanvin, lo stilista svilupperà un profumo con Frédéric Malle e una collezione di scarpe e borse con Tod’s, prima di trovare un finanziatore ideale in Richemont per lanciare la sua casa di moda. Alber Elbaz ha fatto debuttare il suo concept AZ Factory nel gennaio di quest’anno, catturando (a un prezzo accessibile) il suo vero DNA: raffinatezza da ora dell’aperitivo, drappeggi superlativi e la capacità di esaltare la bellezza femminile con una finitura esotica e artistica.
 
Oltre ad ampliare il suo pubblico di riferimento, Elbaz ha anche infranto alcune regole con il suo lancio, mettendo in scena quello che ha definito “show fashion”, ovvero un finto programma televisivo di varietà.
 
Per un po’ di sprint, un abito dallo scollo profondo tagliato con spalle a sbuffo e maniche a zampa di montone; o un perfetto vestito da sera dotato di un enorme fiocco posteriore. Undici capi in totale, lanciati a poche settimane di distanza uno dall’altro, creazioni nuove proposte in diverse tavolozze di colori.
 
Ma questa non è una capsule collection, perché mi ricorda gli antibiotici!” ha scherzato, nella mia ultima conversazione con lui, vis-à-vis su Zoom.
E tutti abiti realizzati in taglie dalla extra-extra-small alla extra-extra-extra-extra large.
 
Conosco troppe donne che vanno al reparto bambini per comprare vestiti! Questo è un progetto orientato alle soluzioni”, ha sottolineato Elbaz.
 
Lo stilista ha chiamato i suoi abiti da sera “Diamonds and Pearls”, con tubini neri dagli ampi décolleté decorati con collane di cristallo logate e orecchini pendenti; o con diverse collane di perle oversize. La sua altra decisione chiave è stata quella di far calzare al suo cast delle nuove sneaker a punta allungata a forma di ballerine. Un modello che ha chiamato “Sneaky Pumps”.
 
È lo stesso cuoco, ma con ingredienti diversi in cucina”, ha detto.
 
Il suo grande amico Toledano ha dichiarato: “Almeno Alber era stato molto felice in questo periodo dopo diversi anni molto difficili. Amava la gente e l’umanità era sempre al centro di ogni cosa per lui. La moda ha sempre riguardato uomini e donne. E Alber li amava e amava essere amato. Ed era amato da così tante persone”.
 
Alla fine è ironico, ma di un’ironia estremamente amara, pensare che proprio Alber sia stata l’ultima vittima di questa maledetta pandemia, lui che aveva scelto personalmente di isolarsi in un precauzionale lockdown, che ha osservato rigorosamente il distanziamento sociale e che teneva flaconi di gel disinfettante ovunque. 
 
Resta il fatto che nella propria carriera pochi designer hanno creato così tanta bellezza e sono riusciti a farlo con tanto umorismo, tenerezza e brio.
 
Non est ad astra mollis e terris via – Non esiste una via facile dalla terra alle stelle.

Gucci Beloved Talk show – il talk in versione retro

di Marco Caruccio via pambianconews.com

Prima le Instagram Stories, poi il boom dei podcast e infine il fenomeno Clubhouse. Gli ultimi mesi hanno visto fiumi di parole condivise sui social network. La moda spinge l’acceleratore sulla comunicazione verbale che sembra strizzare l’occhio al mondo della radio e delle trasmissioni televisive in cui gli ospiti si raccontavano senza filtri. Gucci non sta a guardare e lancia un nuovo progetto per celebrare le linee di accessori Gucci Beloved. Il direttore creativo Alessandro Micheleha tratto ispirazione dai famosi late-night show hollywoodiani per dare vita a sei episodi del The Beloved Show. L’attore e conduttore James Corden, realmente impegnato col proprio programma in onda sulla Cbs, intervista il musicista Harry Style, la campionessa sportiva Serena Williams, le attrici Diane Keaton, Sienna Miller, Awkwafina e Dakota Johnson. Durante le brevi clip le star ospiti del talk show parlano delle loro recenti attività sfoggiando i modelli Dionysus, Jackie 1961, Gucci Horsebit 1955 e GG Marmont.

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