Un’accurata scelta di temi da dibattere costituisce l’ ars operandi del Gruppo “Incontri in Basilica” che eccelle – quanto a ricerca della conoscenza – svolgendo proprie periodiche riunioni nel grande complesso sacro dedicato a Maria ed ai suoi Angeli, in piazza Esedra.
La sala dipinta, scelta per gli eventi nella sacrestia della Basilica, con ingresso da via Cernaia, è sede di raduni dal tenore interessante ed insolito: l’attivissimo DON FRANCO, Parroco della Chiesa, e l’ Ingener CINZIA LONGO sono i referenti e spesso anche i coordinatori di questi incontri stimolanti che, altrove a Roma, si riscontrano non assiduamente. Tali eventi hanno luogo solitamente un venerdì al mese, per lasciare a Don Franco altre iniziative culturali e a Cinzia Longo, efficiente ingegnere impegnata con l’ Anas e Ministero Infrastrutture, la sua costante presenza sul territorio … anche quello colpito dal terremoto.
L’inserto “Sette” del Corriere della Sera del 17 marzo ha sorpreso i lettori presentando con simpatia l’incontro sorprendente di due belle personalità nel campo delle arti: il critico e professore VITTORIO SGARBI ed il guerriero e ministro DARIO FRANCESCHINI.
L’articolo, volto a spiegare le intenzioni ed a commentare le imprese dei suddetti, è scritto dallo stesso Vittorio Sgarbi che non fa mistero del suo carattere focoso e nel contempo dispiega, come un grande affresco, le azioni e le decisioni sue e del Ministro nei riguardi dell’immenso patrimonio artistico d’Italia. Ferraresi entrambi e su posizioni politiche talvolta diverse, i due uomini di cultura si sono trovati d’accordo per fare della Penisola un vero e proprio scrigno di preziosi da amministrare. Franceschini, da quando ha le redini del Ministero, si è prodigato per racchiudere in un solo grande abbraccio istituzionale i dipartimenti artistici, turistici e culturali sparpagliati e spesso dimenticati, per farli progredire insieme e suscitare nei nostri concittadini e nei visitatori stranieri l’interesse non solo per le grandi opere italiane, ma anche per i capolavori esistenti in ogni piccolo paese del territorio nazionale. Sgarbi si è trovato in sintonia con il Ministro, dopo una prudente osservazione iniziale, desiderando anch’egli fare in modo che l’Italia non sia, come fino a pochi anni fa, soltanto la meta delle vacanze estive.
Vittorio Sgarbi è il miglior critico d’arte attuale che, interpretando un’opera, riesce ad evidenziare l’anima dell’artista che l’ha realizzata, perché questa ed il suo messaggio raggiungano lo spirito dell’osservatore. Non è cosa facile, si potrebbe cadere nelle solite regole di scuola, ripetere le caratteristiche di autori e fatti artistici come in un clichè, annoiando chi ascolta, ed invece egli domina un lavoro artistico con intelligenza e passione , conquistando rapidamente chi lo legge o lo segue.
Dario Franceschini è il Ministro che non non urla, non fa la primadonna, non promette arzigogolate ed improbabili mete per strappare un voto in più, Franceschini si tira su le maniche, segue un insieme vincente di regole economiche per conquistare quanto più persone può, per far sì che l’arte e la cultura le raffinino, le coinvolgano, le inducano a pensare, ad ammirare, a ritornare a loro, qualunque sia la loro cultura ed il reddito. Senza chiasso, nonostante gli attacchi politici, sorride e s’impegna di cuore e di polso. I risultati si vedono, la frequenza dei visitatori è in crescita continua, e talvolta si parla di questo o quel capolavoro e non solo di piatti programmi TV anche in autobus, per strada, al bar. Le file agli ingressi dei poli culturali sono importanti e gli operatori, siano essi antiquari o scultori, custodi di scavi o gran maestri, si sentono parte attiva ed importante.
Questo è ciò che mette in rilievo l’articolo in “Sette” e questo trova in ogni dove la gente, che, grazie alle invidiate, indiscusse e così valorizzate bellezze, può facilmente con l’arma della cultura vincere strane politiche, violenze, spregi da parte di potenze economiche e quella terribile sfiducia interpersonale che rende debole ogni Paese.
sabato 25 marzo alle ore 18 alla Sala Casella Accademia Filarmonica Romana in via Flaminia 118 per uno splendido concerto *pianoforte e sassofoni. In allegato potete trovare il programma di sala
Le visite guidate dell’Associazione Giampiero Arci – Società Civile
Riprende, nell’ambito del programma di iniziative culturali dell’Associazione Giampiero Arci – Società Civile per il 2017, considerato il riscontro più che positivo in termini di partecipazioni registrato nello scorso anno, il progetto Roma e le sue meraviglie.
Si tratta – come è noto – di una proposta che, ispirata all’eclettica figura di Giampiero Arci e alla sua sensibilità per i valori dell’Arte e del Bello, intesi nella loro più ampia accezione, intende portare all’attenzione di quanti hanno interesse i diversi aspetti del patrimonio culturale e artistico di Roma, particolarmente ricco di testimonianze d’eccellenza eppure spesso trascurato da parte di chi vive nella nostra Città.
Il 20 ed il 21 marzo Prada presenterà a Milano “Shaping a Creative Future”, una conferenza su sostenibilità ed innovazione organizzata in collaborazione con Yale School of Management e Politecnico di Milano School of Management.
E’ un modo divertente per cantare e divertirsi. Ovviamente seguiremo le parole sul monitor e la guida per il tempo. Piatto di pasta + dolce misto + consumazione + musica EURO 15,00
Venerdì 17 marzo 2017.
Serata dedicata al gran ballo con disco-music anni 70/90 e balli caraibici
Al pianoforte ed al canto GILBERTO
Sabato 18 marzo 2017
La confidenziale ed accattivante cantante internazionale MARINA DI LOLLO
La Famiglia JEUNESSE presenterà i suoi prodotti rivoluzionari tramite il condirettore
CRISTIANO TARDANI
Venerdi 24 marzo 2017
Serata con musica anni 70/90 con la partecipazione dei DEEJAY ALDO e GIAMPY
KARAOKE
Piatto di pasta + dolce misto + consumazione + musica EURO 15,00
OFFERTA SPECIALE
Per coloro che ceneranno, menù, comprese bevande, consumazione al pianobar-discoclub e musicaEuro 35,00. Il suddetto prezzo promozionale di Euro 35,00 è valido per i primi 20 posti con prenotazione obbligatoria.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI E QUALSIASI CHIARIMENTO, CHIEDERE DI GILBERTO A PARTIRE DALLE
ORE 17.00, OPPURE IN QUALSIASI ORARIO CHIAMARE AL 3386521897
In onore del nuovo film Disney in uscita nelle sale italiane il 16 marzo, arriva a Londra una sala da Tè ispirata completamente a La Bella e la Bestia. Quale modo migliore per rivivere appieno la magia dell’amato Classico Disney?
La 50 Best Restaurants, famosa classifica dei 50 migliori ristoranti del mondo redatta sulla base del giudizio di 837 esperti del settore, ha da qualche tempo anche una sua versione asiatica. Per ben tre anni consecutivi il miglior ristorante asiatico risulta essere sempre lo stesso; si chiama Gaggan, dal nome dello chef di origini indiane, Gaggan Anand, e si trova a Bangkok in Thailandia.
Nel giorno dell’assassinio di suo marito, il 22 novembre del 1963, la first lady Jackie Kennedy indossava un vestito rosa confetto di Chanel. L’abito che rimase macchiato di sangue non fu mai stato lavato e non potrà essere esposto al pubblico fino al 2103 per volere della figlia Karoline.
Come riporta Il Tempo l’abito è conservato in un in una stanza senza finestre con un’umidità mantenuta al quaranta per cento; l’aria viene cambiata sei volte ogni ora. Il prezioso tessuto vale più di un reperto preistorico, più di un diamante raro”
Era un tailleur realizzato in lana bouclé, con il colletto blu marine ed il cappellino in tinta. Curiosamente era tra gli abiti che il presidente preferiva : non a caso Jaqueline l’aveva indossato in altre occasioni prima di Dallas. Per trent’anni si è discusso anche sull’originalità dell’abito, se fosse un vero Chanel o una semplice copia. Il mistero è stato svelato nella biografia di Coco Chanel.
Justine Picardie ha risolto la questione rivelando che tessuto, bottoni e rifiniture arrivarono effettivamente da Chanel ma che la realizzazione fu di Chez Ninon. Non si trattò di una contraffazione, nessuna violazione del marchio. Lo scopo di comprare l’abito da Chez Ninon non era quello di risparmiare denaro, il costo era identico, ma di far apparire patriottico l’acquisto effettuato negli Stati Uniti anziché a Parigi
L’abito presenta ancora le abbondanti macchie di sangue del presidente assassinato e sarà visibile al pubblico soltanto tra ottantasei anni. Non volle che fosse pulito proprio la moglie del primo cittadino d’America, che anzi dopo il delitto fu testimone al giuramento del nuovo presidente Lyndon Johnson con addosso quel vestito sporco. “Non lo voglio togliere tutti devono vedere cosa hanno fatto a mio marito”. Jackie infilò il vestito in una scatola sulla quale scrisse la data della morte di JFK e lo spedì alla madre Janet Lee Auchincloss che a sua volta conservò lo”Chanel” in soffitta per poi darlo al National Archives del Maryland.
Il ben noto “Salotto Romano”, condotto da Sandro Bari e Francesca Di Castro, ha raccolto amici ed ascoltatori mercoledì 2 marzo intorno ad una vera e propria “riscoperta” del celebre acquarellista Ettore Roesler Franz, amante e, in un certo senso, profeta della dissoluzione colposa da parte di varie istituzioni succedutesi nel tempo di alcuni angolie scorci più incantevoli della Capitale.
L’ITALIA HA UN TALE PATRIMONIO IDEALE-EREDITARIO, INIZIATO CON LA CIVILTA’ GRECO-ROMANA, CONSOLIDATO CON UN FANTASTICO MEDIO EVO, CULMINATO IN UNO SPLENDIDO RINASCIMENTO ED IN SUCCESSIVI EPISODI NOBILITANTI, CHE BEN DIFFICILMENTE (E CON L’AIUTO DI DIO PADRE) POTRA’ ASSISTERE AL TRAMONTO DEL SOLE SUL PROPRIO TERRITORIO.
Come è noto DONALD TRUMP, Presidente degli Stati Uniti d’America, non è avversato unicamente dai mass media, dalle multinazionali, dalle sinistre democratiche e non (americane ed estere), ma da tutti i radical chic: intellettuali, scrittori, giornalisti, musicisti, cantanti, appartenenti al mondo dello spettacolo, stilisti, ecc.
E nonostante che nel discorso d’insediamento lo stesso Presidente abbia insistito sullo slogan “Prima l’America” ed invitato ad “assumere e comprare americano”, va rilevato che nessun stilista statunitense, accantonando qualsiasi accettabile regola di buona educazione, si sia dichiarato disponibile a vestire sia lui che la consorte. A tal punto Mr. Trump ha sorprendentemente risolto l’impasse ricercando il bello nel Paese che rappresenta una delle eccellenze mondiali delle moda: l’ITALIA.
Leandra Medine, meglio conosciuta per essere l’ideatrice del famoso blog Man Repeller, si prepara al debutto offline con il primo pop-up store dedicato al proprio brand ed anche alla sua intera piattaforma online. Il MR Bazaar, da oggi primo marzo sbarca al Canal Street Market di New York, e venderà, come spiegato da Wwd, il merchandise firmato Man Repeller e la linea di scarpe MR by Man Repeller, la quale è in vendita anche su Net-a-porter. In aggiunta, ci sarà anche un’edizione limitata di luci neon led Name Glo x Man Repeller a forma di “seni”.
“Se le cose vanno bene, mi piacerebbe pensare a come potrebbe essere uno spazio permanente dedicato a Man Repeller”, ha affermato Medine. “Sono curiosa di vedere come le persone si porranno nei confronti di Man Repeller nella vita reale”.
La diciassettesima edizione della Koinè sarà ospitata nella Fiera di Vicenza dall’11 al 14 Marzo 2017. Oltre 350 espositori, tra aziende, artigiani e artisti, sia esponenti del prestigioso Made in Italy che dell’eccellenza manifatturiera internazionale parteciperanno nella rassegna di arredi, suppellettili, oggetti liturgici e componenti dell’edilizia di culto.
Koinè nasce nel 1989, in accordo alle volontà della Fiera di Vicenza, della Diocesi e della Conferenza Episcopale. Considerato nel settore come l’appuntamento internazionale più importante, ha cercato in ogni incontro biennale di attenersi al messaggio del Concilio Vaticano II. Realizzato grazie al patrocinio della Diocesi di Vicenza, dell’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e del Servizio Nazionale per l’Edilizia di culto della CEI (Conferenza Episcopale Italiana). La rassegna ricerca in un linguaggio moderno un ponte che unisca la tradizione con stili ed esigenze attuali.
Dopo aver conquistato la Casa Bianca, Donald Trump si appresta a modificarne il look. E in una direzione che potrebbe non dispiacere ai marchi del lusso internazionali (non americani), tra cui gli italiani in primis.
Milano moda donna affila le armi per presentare un’edizione improntata sempre di più sul tema dell’internazionalità e sui giovani, in attesa dell’appuntamento di settembre che metterà assieme, per la prima volta, sfilate e fiere nell’ambito della ‘super fashion week’.
L’appuntamento al via tra pochi giorni (dal 22 al 27 febbraio) prevede 70 défilé, 88 presentazioni, quattro presentazioni su appuntamento e 37 eventi in calendario, per un totale di 174 collezioni, un numero sostanzialmente in linea con l’edizione di un anno fa. Al debutto sulle passerelle di Milano, Xu Zhi, il designer ospitato da Giorgio Armani in collaborazione con Camera nazionale della moda italiana, Annakiki, Calcaterra, Situationists, supportato da White in collaborazione con Cnmi, e la sfilata di Angel Chen nell’ambito del progetto International designer exchage program di Mercedes-Benz.
Tra i nomi di punta di quest’edizione, l’ingresso di Vionnet nel calendario della manifestazione. Oltre ai big che spalmeranno le sfilate nei sei giorni della fashion week, con Gucci in apertura e Armani in chiusura, tornano anche gli emergenti tra cui DaizyShely, Lucio Vanotti e Ricostru. L’UniCredit Pavillion ospiterà anche quest’anno le collezioni di 15 brand giovani all’interno del progetto Fashion hub market aperto al pubblico su richiesta della municipalità. Grazie al protocollo di intesa con il Comune di Milano appena rinnovato sarà messa a disposizione della moda la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale. Novità di quest’edizione sarà lo Spazio Cavallerizze presso il Museo nazionale della scienza e della tecnologia. “Stiamo rafforzando il progetto di costruzione comune – ha sottolineato l’assessore alle attività produttive Cristina Tajani – che avrà un momento importante a settembre 2017 con riunificazione delle date del sistema fieristico. Per noi questo è un obiettivo importante di passaggio per rafforzamento scenario milanese”.
La fashion week si apre in un contesto positivo per la moda italiana. Secondo i fashion economic trends della Cnmi, il valore del fatturato nel 2016 dovrebbe raggiungere 84 miliardi, in crescita dell’1,9%, “meglio delle nostre previsioni”, ha sottolineato Carlo Capasa, presidente di Cnmi, grazie a una ripresa del secondo e terzo trimestre dell’anno.
Per il primo semestre 2017, il settore dovrebbe registrare un incremento dello 0,8 per cento.
Il binomio aziende di moda e influencer sembra trovare conferme anche nelle statistiche. Secondo una ricerca della società di consulenza Launchmetrics, nel 2016 il 65% delle griffe ha lanciato delle campagne con influencer, sforzi che nell’84% dei casi sono stati ripagati con un aumento di visibilità. Per il 74% degli intervistati, inoltre, il ricorso alle web star ha portato a un aumento delle vendite.
Gli emiri stanno costruendo il nuovo grattacielo più alto del mondo, una città grande come Torino e un aeroporto da 240 milioni di viaggiatori
L’obiettivo dichiarato degli emiri di Dubai è di concludere i cantieri dell’Esposizione universale 2020 con un anno di anticipo. Il traguardo è fissato all’ottobre del 2019, così gli emiratini avranno dodici mesi di tempo per le finiture. Il sito è ancora una spianata nel deserto, ma due giorni fa il comitato organizzatore ha comunicato che entro la fine dell’anno assegnerà 47 contratti per la costruzione di Expo. Valore complessivo: 3 miliardi di dollari. Finora l’unico appalto di peso assegnato è quello per la rete di infrastrutture sotterranee, come tubature dell’acqua, fibra ottica, elettricità, vinto dalla joint venture tra gli egiziani di Orascom e i belgi di Besix, per 544 milioni di dollari.
Tuttavia il sito di Expo è solo uno dei mega-progetti che Dubai e i vicini di casa degli Emirati arabi uniti intendono consegnare entro il 2020: un treno hyperloop, un aeroporto da 160 milioni di passeggeri l’anno, il futuro grattacielo più alto del mondo, solo per citarne alcuni.
È lungo il catalogo faraonico di costruzioni avveniristiche e roboanti, come la città di Aladino, che hanno come traguardo l’inaugurazione di Expo.
Negli scorsi decenni gli emiri sono stati capaci di coprire di cemento il deserto in poco tempo. Tuttavia l’ultimo piano ciclopico, quello di Masdar City, la città “emissioni zero” che si alimenta della sola energia del sole, è in ritardo e la conclusione dei lavori, fissata allo scorso anno, è slittata al 2030. “A Dubai si contano 400 progetti di energia verde per un controvalore di 64 miliardi di dollari – spiega Gianpaolo Bruno, direttore dell’ufficio di Dubai dell’Istituto per il commercio estero -. Di questi 160 valgono più di 100 milioni di dollari”.
Questa febbrile corsa al record ha un prezzo e non solo in termini di denaro. L’organizzazione non governativa Human Right Watch denuncia le condizioni di lavoro della manovalanza nei cantieri: operai sottopagati, ricattati, sistemi in casupole precarie. Spesso i datori di lavoro sequestrano i passaporti degli immigrati (sopratutto da Pakistan, Bangladesh e Sri Lanka) e se i lavoratori tentano di far sentire la loro voce, interviene la repressione dello Stato. La filiera dell’oro, di cui Dubai è una piazza di scambio globale, sfrutta il lavoro minorile. E gli emiri usano lo stesso pugno con chi muove una critica al loro operato. Nessuna opposizione è contemplata nel deserto che sogna di diventare la metropoli del futuro: in pochi anni gli Emirati vogliono cambiare faccia con dieci mega-progetti.
L’Esposizione universale di Dubai 2020 si intitola Connecting minds, creating the future (Connetterre le menti, creare il futuro) ed è la prima che si svolge in Medioriente. Gli emiri si attendono 25 milioni di visitatori dal 20 ottobre 2020 al 10 aprile 2021, di cui il 70% dall’estero. Cantieri, gestione del sito e indotto genereranno 277mila posti di lavoro, il 40% dei quali nel turismo, e il Fondo monetario internazionale stima un aumento del Pil degli Emirati nell’ordine del 2%-3%. Il sito costerà 8 miliardi di euro e dopo l’Expo sarà trasformato in università e centro di ricerca. Una metropolitana sotterranea collegherà i padiglioni. Il villaggio dei delegati sarà una cittadella con tremila appartamenti, 1.500 stanze di albergo e undici parcheggi.
Abu Dhabi e Dubai distano circa un’ora e mezza di strada l’una dall’altra. Tuttavia gli emiri hanno deciso di investire sull’aeroporto Al Maktoum di Dubai, che sorge a fianco del sito di Expo, e farne uno scalo internazionale. I lavori si articoleranno in due fasi e costeranno 32 miliardi di dollari. Il Dubai World Central avrà cinque piste da 4,5 chilometri l’una. Le previsioni per la prima fare sono di 120 milioni di passeggeri l’anno, poco meno dell‘intero traffico degli scali italiani nel 2016 (dato Assaeroporti). Al termine lo scalo potrà contenere fino a 240 milioni di passeggeri. Il progetto è così ambizioso che Sace, la compagnia pubblica che assicura le commesse italiane all’estero, ha aperto una linea da un miliardo di euro. La statunitense Lane, controllata dalla romana Salini Impregilo, si è già assicurata l’appalto per la recinzione.
Dubai South
Se le tremila abitazioni dell’Expo village non fossero sufficienti, Dubai sta progettando un’intera nuova città a sud dei padiglioni dell’evento. Dubai South, il nome del centro, che gli emiri vogliono trasformare nella “città della felicità”. Una sorta di prova su strada di tecnologie e confort che dovrebbero migliorare la vita di chi abita nelle metropoli. L’obiettivo è di allentare la congestione del traffico sulla città vecchia, offrendo a un milione di persone casa in un nuovo quartiere di 145 chilometri quadrati. Per intenderci, gli emiri stanno costruendo una nuova città grande poco più di Torino, appiccicata al nuovo aeroporto e all’Expo. Alcune case sono già in vendita. Prezzo di partenza: 76mila dollari.
Treno Hyperloop
In attesa che gli Stati Uniti prendano posizione, Hyperloop, la compagnia dei treni a levitazione magnetica, ha trovato negli Emirati arabi i finanziatori per una prima rete ferroviaria iperveloce. Alla fine dell’anno scorso la società legata a Elon Musk ha annunciato che costruirà una linea Hyperloop in Medio Oriente. Per andare da Abu Dhabi a Dubai serviranno 12 minuti. Dodici minuti per 157 chilometri. I 1.100 chilometri verso Rihad si copriranno in 48 minuti e altri 23 minuti per i 700 chilometri per Doha. Le capsule a levitazione magnetica possono viaggiare fino a 800 chilometri orari. Il progetto per ora non ha una data di consegna, ma il traguardo di Expo è allettante.
Torre Calatrava
A ottobre sono state gettate le fondamenta della torre di Santiago Calatrava, il prossimo grattacielo più alto del mondo, che erediterà il titolo dal vicino Burj Khalifa. La costruzione supererà di una “tacca” gli 828 metri del gigante emiratino e sarà retta da un intricato sistema di tiranti. La guglia infinita si staglierà al centro di due palazzoni che faranno da quinte scenografiche e al centro di una giungla di grattacieli anonimi. La torre di osservazione si colloca al centro di un intervento urbanistico più esteso, quello del Creek Harbour. Sei milioni di metri quadri sul fronte del porto saranno trasformati in un nuovo quartiere della città entro il 2020. Per Expo Calatrava firmerà anche il padiglione degli Emirati arabi, a forma di falco.
Città di Aladino
A poca distanza dal Creek Harbour, 450 metri per la precisione, sorgerà Aladdin City. Il complesso di case e centri commerciali adagiata sull’acqua è ispirato alle favole di Aladino e di Sinbad. La costruzione dei fabbricati, valore 500 milioni di dollari, è cominciata l’anno scorso e dovrebbe completarsi entro il 2018. La città di Aladino si aggiunge alla serie di interventi sul fronte mare, come gli arcipelaghi a forma di palma che sono sorti intorno a Dubai. Là dove oggi si trovano le banchine del porto, per l’Expo gli emiri sognano di veder brillare tre torri costruite come palafitte. La forma a cipolla e il rivestimento dorato potrebbero ricordare, con un po’ di immaginazione, la lampada di Aladino, da cui il nome del progetto.
The Frame
Quante volte viene da dire, davanti a un tramonto mozzafiato sul mare, a una catena svettante di monti o alla distesa formicolante di una città, “Che paesaggio da incorniciare”. Gli emiri hanno preso la frase alla lettera e hanno sborsato 43,5 milioni di dollari per un edificio a forma di cornice, da cui il nome inglese di The frame, nel parco di Zabeel. Le due torri, alte 150 metri, sono collegate da un ponte di 100 metri, con caffè e belvedere panoramico, per scattare foto alla Dubai vecchia e ai nuovi quartieri. I costruttori si attendono oltre due milioni di visitatori l’anno.
Mall of the World
Sarà il centro commerciale più grande al mondo, anche se il progetto è stato ridimensionato. Per intenderci, contavano di costruire 100 alberghi all’interno, ne realizzeranno 80. Gli emiri presentano il futuro Mall of the World come la più grande città pedonale a temperatura controllata, visto che sarà condizionata 24 ore su 24 come tutti gli interni di Dubai, se si vuole sopportare l’arsura del deserto, ma nei fatti è il riconoscimento di uno dei titoli della città. “E’ la seconda destinazione per shopping al mondo dopo Londra”, spiega Giovanni Bozzetti, fondatore dello studio Efg Consultinged esperto dei Paesi del Golfo. Il progetto coprirà un’area di poco meno di otto milioni di metri quadri e sotto la grande cupola di vetro al centro ospiterà un parco divertimenti, oltre a cinema multisala, uffici, ristoranti e una serie di teatri dove gli emiri vogliono mettere in scena il meglio del cartellone di Broadway e del West end.
Musei
Dell’indotto turistico dell’Expo di Dubai contano di beneficiare tutti gli emirati. Specie Abu Dhabi, se il treno hyperloop realizzerà collegamenti in dodici minuti tra le due città. Anche Abu Dhabi è in fase di espansione e l’isola di Saadiyat è il fulcro dei cantieri. Qua sorgeranno tre musei: un polo distaccato del Louvre, dove saranno ospitate a rotazione opere delle gallerie francesi; una versione gigante del Guggenheim; il Zayed museum,sulla storia degli emirati. Tutti i palazzi hanno firme altisonanti: il progetto del Louvre è opera di Jean Nouvel, Frank Gehry ha curato il secondo e Foster + Partners il terzo. Sorgerà anche un centro per le arti su disegno di Zaha Hadid e Tadao Ando ha progettato il museo del mare. Sulla barca delle archistar non manca più nessuno. Solo per il Louvre, tra costruzione e diritti sul nome in concessione, gli emiri sborseranno oltre 1,3 miliardi di dollari. L’apertura è stata fissata per quest’anno. Come quella del museo del futuro, che aprirà a Dubai. Costo: 136 milioni di dollari.
Secondo la banca Alpen Capital, nel 2020 gli Emirati potranno offrire 13.800 posti letto negli ospedali. Dubai ambisce a diventare un polo per il turismo sanitario della zona, tanto che gli investimenti al 2020 ammontano a 19,5 miliardi di dollari. A nord di Dubai sta sorgendo una città della salute, che offre prefabbricati per cliniche, ospedali, centri di ricerca nel campo delle scienze della vita, palestre per la riabilitazione e spa agli investitori internazionali. Il complesso occuperò 240 ettari ed è considerato zona franca, in modo da aggirare le leggi emiratine che impongono alle aziende straniere che vogliono fare affari nell’area di avere un partner locale al 51%.
A pochi passi dal Pantheon, in pieno centro storico, artistico, vitale della nostra Roma, in una via breve ma ricca di esercizi particolari, via della Vaccherella, tre belle buche profonde circa 50 cm, sconnesse agli orli e con i sanpietrini disordinati intorno fanno bella mostra di loro.
Ci si chiede se è possibile, vista la pericolosità per gli arti di chicchessia e per i mezzi a due ruote, che il Municipio latiti e il Comune ignori da ben due mesi, a detta degli abitanti, i richiami e le preghiere degli stessi affinchè questa novella ma non rara Malebolge venga sistemata.
L’impressione è che tutto a Roma sia legato a quella mala abitudine dei politici di rimanere avvinghiati al loro seggiolino anche quando la loro squinternata fedina evidenzia magagne conclamate. Si passano in seguito i mali come discendenza, come lascito, come bieca regalia quasi a dire” hai vinto tu, eh?, bene: beccati questi degradi!”.
I cittadini veraci della Urbe eterna ormai sono pochi, e gli altri sono rassegnati o ignominiosamente ignoranti tanto da non accorgersi quanto avviene. Povera Città, che è anche Capitale di Stato, bel biglietto da visita ai turisti, e poveri malcapitati, che andranno ad accrescere i vari settori ortopedici dei pronto soccorso, augurandosi di non finire nel degrado sanitario: da degrado a degrado, come un tunnel da Parco dei Divertimenti. Ma c’è poco da divertirsi, e ci sarà tanto invece per gli esseri inutili che governano, se scappa infine la pazienza a qualche bitante. Con questo timore, gridano le presenti pagine perchè urgentemente si chiudano le piccole voragini di via della Vaccherella.