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Mascara – la storia di uno dei prodotti di make-up più antichi

Il mascara è uno dei prodotti di make-up sempre presente nei nostri beauty, ed anche uno dei pochi che continuiamo a usare in questo strano 2020, visto che di rossetti non ne possiamo più mettere…

Ha origini molto antiche, una storia millenaria, ed il suo nome deriva dall’arabo “mascharat” che vuol dire scherzo o burla.

Usato fin dall’Antico Egitto, sia da uomini che da donne, per valorizzare lo sguardo ma anche per proteggere gli occhi da malattie e spiriti malvagi, rendendo le ciglia più folte e spesse. La polvere del kohl, detto anche kajal, veniva mescolata a cere, grassi animali e resine, ed era usata anche per creare la famosa riga nera allungata “alla Cleopatra”, tipica del trucco del 4000 a.C.

Questa moda fu adottata anche dai Greci e dai Babilonesi e dai Romani, sembrava quasi che tutto le popolazioni del bacino Mediterraneo apprezzassero l’effetto di un tocco di nero sugli occhi. Dopo la caduta dell’Impero Romano scomparve altrettanto rapidamente, continuando però a essere usato nel Medio Oriente, dove agli occhi veniva data una grande importanza e quindi una giusta enfasi con questo tipo di trucco.

Nel Medioevo ci fu un cambio di tendenza perché la moda imponeva che ciglia e sopracciglia fossero rasate, per mettere in risalto la fronte, considerata il vero attributo di bellezza. Nella seconda metà del Cinquecento, invece, per assomigliare il più possibile alla Regina Elisabetta I, le donne si tingevano oltre ai capelli anche ciglia e sopracciglia per renderle più chiare, dai riflessi ramati. Le tinture però erano tossiche e spesso ne comportavano la caduta.

Finalmente nel 1860, Eugène Rimmel (il nome la diceva già lunga) profumiere francese, creò il primo mascara non tossico. Già considerato un innovatore senza pari nel mondo della profumeria e della cosmesi, oltre che un abile pubblicitario, l’invenzione del mascara ebbe un successo senza pari, tanto che il suo cognome divenne sinonimo della parola “mascara”. La sua miscela si componeva di polvere di carbone e vaselina e nonostante non fosse ancora nella forma che oggi conosciamo, svolgeva benissimo il suo compito. 

Circa cinquant’anni dopo, nel 1913, il chimico Thomas L. Williams aggiunse la polvere di carbone alla vaselina che usava la sorella Mabel per pettinarsi ciglia e sopracciglia, aumentandone così l’effetto e valorizzando lo sguardo. Williams fondò la sua azienda di cosmesi: la Maybelline. Anno dopo anno Thomas continuò a lavorare sul prodotto, creando prima una versione di mascara in cialda, che si applicava con la relativa spazzolina, per poi passare alla versione in crema, spremibile dal tubetto direttamente sulla spazzolina.

Infine un ultimo, ma importante, nome per completare la storia di questo prodotto, è Helena Rubinstein. Nel 1957 creò il famoso  applicatore come lo conosciamo oggi, inserendo sia il prodotto che la spazzolina in un unico tubetto, e creando così il mascara-matic o mascara automatico.

 

 

Kenzo – una storia di moda tra Tokyo e Parigi

 
 

Kenzo, lo stilista giapponese famoso per le sue stampe dai colori brillanti e per le sue sfilate sceniche, è venuto a mancare il 4 ottobre scorso, all’età di 81 anni, per complicanze da Coronavirus.

La sua è stata arte, più che moda, strettamente al mondo del teatro, del cinema e dell’arredamento, ispirata alla Giungla, al Giappone, ai fiori ma anche anche al fascino intramontabile di Parigi.

Kenzo Takada, questo il suo nome completo, ha sempre preferito farsi chiamare semplicemente Kenzo ed è tra i primi stilisti giapponesi ad essere diventato famoso in Occidente. Arrivato a Parigi nel 1964, pensando di restarci solo per sei mesi, ci è rimasto per oltre 50 anni. Ha rivoluzionato la moda, liberandola dall’autorità e dai canoni della haute couture, rendendola più divertente e leggera.

Gli abiti hanno stampe animalier, fiorite e dai colori forti, e le sue sfilate sono state dei veri e propri spettacoli con modelle danzanti e finali sorprendenti.

storia di kenzo

Kenzo è nato il 27 febbraio del 1939, vicino ad Osaka dove i suoi genitori gestivano un hotel. Il suo interesse alla moda è nato grazie alle riviste rubate alle sorelle. Inizialmente, e per accontentare i genitori, ha frequentato la facoltà di letteratura ma l’abbandona presto per entrare all’accademia Bunka, a Tokyo (curiosità è uno dei primi studenti maschi a frequentarla).

Grazie al premio Soen gli si spalancarono numerose porte. Inizialmente disegnava abiti nei grandi magazzini ma la sua vita cambiò in occasione delle Olimpiadi del 1964, quando per via di alcuni interventi, il suo appartamento venne distrutto, e ricevette 10 mesi di affitto come risarcimento. Investì questi soldi in un viaggio che lo portò prima tra Hong Kong, Singapore e Mumbai,  poi fino in Francia, a Parigi dove iniziò la sua avventura.

A Parigi Kenzo inizia a vendere i suoi bozzetti agli stilisti dell’alta moda. Nel 1970 aprì una sua piccola boutique, Jungle Jap, con pareti floreali dipinte da lui ispirandosi al tema della Giungla e al Giappone. I suoi abiti sono moderni e divertenti, con proporzioni originali e grandi volumi, grazie all’uso del cotone, molto diversi da quelli degli stilisti occidentali. Kenzo voleva distinguersi, perciò si mise a disegnare in modo diverso, usando i tessuti dei kimono e fonti d’ispirazione differenti e questa divenne la sua forza.

Il successo arrivò subito, nel 1971 quando Elle pubblicò in prima pagina uno dei suoi lavori e la sfilata organizzata nel suo piccolo negozio attirò giornalisti da tutto il mondo. Kenzo al tempo non aveva alcun tipo di accordo nè con fornitori e nè con i produttori, infatti tutti i suoi abiti erano cuciti a mano da lui e dai suoi collaboratori, comprava lui stesso le stoffe a Parigi e le mixava assieme ai tessuti portati dal suo paese d’origine. 

Le sfilate turno un suo punto di forza e tratto distintivo, organizzate nel suo negozio proponevano vestiti preconfezionati durante le settimana della haute couture. Innovò il sistema moda facendo sfilare i vestiti per la primavera in primavera e quelli per l’inverno in inverno, e suscitò scalpore per l’aver proposto abiti unisex. Le sfilate più spettacolari e memorabili furono quella del 1977 nel leggendarioStudio 54, famosissimo locale notturno di Manhattan e quella del 1979 nella tenda di un circo che si concluse con donne in abiti trasparenti a cavallo e con Kenzo su un elefante.

le sfilate dello stilista giapponese
fonte vitasumarte

Mangiare gli insetti

Insetti commestibili

Potrebbero essere una variante ecologica al riscaldamento globale, con  benefici contro osteoporosi e contrazioni muscolari per omega3 e la ricercata Vitamina D. Anche l’Europa, nonostante i numerosi tabù sull’alimentazioni di insetti, sta definendo decreti per il mercato e le industrie alimentari europee risultano nel mondo le più affascinanti. Esiste già un Made in Italy di prodotti a base di insetti da esportazione.

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Guccifest – la nuova collezione di Alessandro Michele lunga come un film il primo episodio At Home

 
L’oscurità mi ha permesso di vedere altre cose” tra cui quelle “lucciole che Pier Paolo Pasolini credeva scomparse ma che ci sono: io in un momento di buio ne ho viste tante”: così Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, spiega come è nato il Guccifest, la settimana di appuntamenti online – dal 16 al 22 novembre – in cui viene presentato Ouverture of something that never ended, il film in sette episodi – girato a Roma insieme a Gus Van Sant – che racchiude la nuova collezione.

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Ecopelle, adesso si produce con mele, ananas e funghi la nuova frontiera della pelle sostenibile

 

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L’Embargo della U.E. vs/ la Federazione Russa…. il Governo d’Italia “allo sbando”

STORIA DI UN EMBARGO: mentre l’Italia perde miliardi, la Russia impara a fare la mozzarella

_________________di  FRANCESCO LECCESE 

L’embargo deciso dalla Russia come ritorsione per le sanzioni europee ha toccato direttamente le esportazioni agroalimentari italiane. Ma la Russia, che fino al 2014 era l’ottavo Paese per destinazione dell’export italiano, non si è fatta trovare impreparata.

L’Unione Europea, a partire dal 17 marzo 2014, ha introdotto una serie di sanzioni e di restrizioni nei confronti di enti e privati russi e ucraini, a causa delle interferenze di Mosca in occasione della crisi ucraina.  La Russia è ritenuta responsabile di aver supportato e finanziato le azioni militari dei separatisti in Crimea e nel Donbass. (*1)
Dopo oltre sei anni, con proroghe semestrali, persistono le restrizioni adottate dalla U.E. (*2) 
La risposta della Russia è stata una limitazione all’import/export con i Paesi di Ue, Usa, Canada, Norvegia e Australia. Un settore particolarmente colpito è quello della filiera agroalimentare, e l’Italia, leader nella produzione lattiero-casearia, ha subìto ingenti perdite.

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