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Istrionico Disturbo della Personalità

Un’analisi del camuffamento sociale e delle dinamiche interpersonali moderne

Nella società moderna, le forme di disordini psicologici sono spesso sfumate e difficili da riconoscere, tanto che, in molti casi, le persone che ne soffrono possono sembrare adattarsi perfettamente agli standard sociali e culturali. Tra i disturbi della personalità che si camuffano con una certa facilità, il Disturbo Istrionico della Personalità (DIP) emerge come uno dei più insidiosi, soprattutto perché può facilmente essere confuso con altre condizioni, come il disturbo narcisistico della personalità o la semplice “esuberanza” sociale. Il DIP si manifesta con comportamenti caratterizzati da un bisogno eccessivo di attenzione, una drammatizzazione delle emozioni e una ricerca costante di approvazione. Ma quali sono le sue caratteristiche fondamentali? Come si camuffa in una società che spesso premia l’esibizionismo e l’eccesso di personalità? E quali sono le implicazioni che il disturbo può avere nelle dinamiche familiari, tra genitori e figli?

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La Biopolitica la Biopsicologia e l’Approccio Biosociale

Un Incontro Fondamentale per Comprendere l’Individuo e la Società

Nel contesto della società contemporanea, in cui la comprensione dei fenomeni umani si fa sempre più complessa, le scienze biologiche, psicologiche e sociali stanno convergendo in nuove prospettive che riflettono la nostra interazione con l’ambiente e con gli altri. La biopolitica, la biopsicologia e l’approccio biosociale sono paradigmi che, pur trattando diversi aspetti del comportamento umano, si integrano reciprocamente per offrirci una visione più completa e articolata della natura umana. L’esplorazione di queste aree non è solo un esercizio accademico, ma una necessità per affrontare le sfide globali che coinvolgono salute, educazione, giustizia sociale e benessere.

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Teoria Biopsicosociale, l’Approccio Olistico

Visioni di George Engel,  James Hillman e Roberto Assagioli

 

La Teoria Biopsicosociale e la Medicina Integrativa

La teoria biopsicosociale di George Engel ha segnato un punto di svolta nel modo in cui concepiamo la salute e la malattia. Engel, infatti, ha mostrato che il modello biomedico, che riduceva la malattia a un mero processo fisiopatologico, non era sufficiente per comprendere la complessità delle problematiche di salute.Questo approccio tradizionale ha infatti trascurato l’importanza dei fattori psicologici e sociali, che giocano un ruolo fondamentale nell’insorgenza e nel decorso delle malattie. Nel tempo, il modello biopsicosociale ha portato all’evoluzione di una medicina più integrata. Oggi, la medicina integrativa è un campo che riconosce la necessità di trattare il paziente come un individuo unico, anziché come un semplice “portatore di malattia”. La medicina integrativa unisce approcci convenzionali e complementari per promuovere la salute, trattando non solo il corpo, ma anche la mente e l’ambiente sociale del paziente. Le tecniche psicoterapeutiche, come la terapia cognitivo-comportamentale, vengono integrate con pratiche mediche tradizionali per affrontare il dolore cronico, le malattie autoimmuni e altre condizioni che hanno un forte impatto psicologico. In questo contesto, l’approccio biopsicosociale non è solo un modello teorico, ma una pratica concreta che porta a un trattamento più umano e centrato sul paziente. Inoltre, le neuroscienze, che stanno facendo grandi passi avanti nello studio della connessione tra mente e corpo, confermano sempre più l’importanza di un approccio olistico.

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Un’Integrazione di Corpo, Mente e Spirito

Le Visioni di James Hillman, George Engel e Roberto Assagioli

Nel panorama della psicologia, della medicina e della filosofia, esistono concetti e teorie che cercano di spiegare la complessità dell’essere umano. Tra questi, la teoria biopsicosociale e gli approcci olistici occupano un ruolo centrale. Questi modelli si concentrano sull’integrazione di diversi aspetti dell’individuo: corpo, mente, emozioni, e spirito, cercando di fornire una visione complessiva della salute e del benessere. Tre figure chiave che hanno contribuito significativamente a questi approcci sono James Hillman, George Engel e Roberto Assagioli. Ognuno di loro, pur operando in contesti differenti, ha cercato di sottolineare l’importanza di vedere l’essere umano come un’entità complessa, la cui salute non può essere ridotta alla sola somma delle sue parti.

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Psicologo e la  differenza del  Tecnico DSA

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sono condizioni che influenzano l’apprendimento in specifiche aree come la lettura, la scrittura e il calcolo. Questi disturbi non sono legati all’intelligenza, ma a difficoltà neurobiologiche che riguardano funzioni cognitive specifiche. Le persone con DSA possono affrontare difficoltà significative in ambito scolastico e nella vita quotidiana, che necessitano di interventi specializzati. Quando viene fatta una diagnosi di DSA, ci sono diverse figure professionali che possono entrare in gioco per supportare l’individuo: due delle principali sono lo psicologo e il tecnico DSA. Pur lavorando spesso a stretto contatto, il loro ruolo, le competenze e l’approccio sono distinti e complementari.

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Psicologo ho  Tecnico (BES)

Il mondo dell’educazione e della psicologia è ampio e sfaccettato, con professionisti che operano in ambiti specifici per rispondere alle diverse esigenze degli studenti e degli individui. Tra questi, lo psicologo e il tecnico dei Bisogni Educativi Speciali (BES) sono figure di riferimento che, pur collaborando in ambito educativo e scolastico, svolgono ruoli differenti. Questo articolo intende chiarire le differenze sostanziali tra le due professioni, analizzando le loro competenze, le modalità di intervento e i contesti in cui operano.

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