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Addio a Giovanni Gastel, con i suoi scatti ha esaltato la moda made in italy

 
Il fotografo Giovanni Gastel, che con i suoi scatti ha esaltato la moda made in Italy, grazie a campagne pubblicitarie per i marchi più prestigiosi che hanno fatto il giro del mondo, è morto il 13 marzo a Milano per le complicazioni da Covid. Aveva 65 anni. Era stato ricoverato all’ospedale in Fiera a causa dell’aggravarsi dello stato di salute dopo essere stato colpito dal virus.

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Donne chef – la cucina non è solo deGLI chef

articolo di Martina Tripi via Vita su Marte 

Vi prego non chiamiamole quote rosa, queste donne chef sono talmente cazzute che potrebbero, e forse dovrebbero, governare il mondo. Gestiscono ristoranti, collezionano stelle Michelin come fossero figurine Panini, fondano associazioni benefiche e si occupano anche delle proprie famiglie.
La cucina è donna, ma fin troppo a lungo è stata dominata dagli uomini, ricordiamolo sempre: il talento non ha genere.

 

Tutto molto bello ma…

Però rifletteteci: ancora oggi nell’immaginario collettivo la donna in cucina è colei che alleva, nutre e coccola la famiglia, mentre l’uomo ci appare nella sua divisa intonsa, pronto a dirigere una brigata venerante, come il nuovo sex symbol dei nostri tempi.
Le cose stanno ormai cambiando, grazie al cielo! A suon di eccellenze l’universo femminile si è fatto strada anche in questo campo, dimostrando, ovviamente, di esserne più che all’altezza.

Voglio cominciare con una premessa: segue una lista di donne che cucinano per professione portando a casa grandi risultati e che, non solo secondo me, lasceranno il segno nella storia.
Ma oltre a loro ce ne sono tante altre, mi duole davvero non averle inserite tutte, ma vi avrei obbligati a leggere questo articolo fino alla vecchiaia.

SheF Valeria Piccini: dalla Maremma con amore

Chef donne Valeria Piccini

SheF – She+F – non è un nomignolo, ma un vero e proprio marchio registrato che, se la pandemia non avesse stravolto il mondo e i piani di tutti, sarebbe diventato un progetto concreto per supportare le aspiranti chef.

Valeria Piccini è stata fortunata perché la sua carriera ha coinciso con la famiglia, anche se non è sempre stato facile, ma è ben cosciente di quanto sia complicato per una donna far conciliare la vita privata e un lavoro che richiede tante ore di servizio.

Non bisogna mollare

Per questo vorrebbe incoraggiare le donne a conquistarsi il proprio posto nel mondo culinario, senza farsi abbattere da barriere e stereotipi, ormai passati e senza senso.
Se lo dice lei, che è riuscita a trasformare la trattoria di un paesino da 200 abitanti in un ristorante bistellato, possiamo fidarci. Da Caino ha ottenuto un successo sorprendente, la prima stella è arrivata nel 1991 e la seconda nel ’99, grazie a una cucina che attinge dalla tradizione e la rinnova, con particolare attenzione alla qualità degli ingredienti, che vanno sfruttati fino all’ultimo grammo, per evitarne ogni spreco.

dolce stellato

Uno dei piatti di Da Caino

Vicky Lau – le prime due stelle Michelin in rosa di tutta l’Asia

Chef donne Vicky Lau

In Asia non era mai accaduto prima che una donna vincesse ben due stelle Michelin, quest’anno però la chef Vicky Lau ha piacevolmente stupito col suo risultato senza precedenti.
La Hong Kong & Macau Guide le ha assegnato il riconoscimento per il lavoro svolto nel suo ristorante di Hong Kong, la TATE Dining Room, dove propone una cucina innovativa, d’impronta franco-cinese.

La cucina è creatività e impegno

I suoi piatti raccontano una storia, come suggerisce il menù di otto portate che ha chiamato proprio “Edible Stories”.
Ciò che più stupisce della sua carriera è che prima di diventare una dea dei fornelli si occupava di grafica pubblicitaria in America. Poi, di punto in bianco, spinta dalla voglia di dare ancora più sfogo alla sua creatività, si è iscritta prima a un corso base di tre mesi presso Le Cordon Bleu a Bangkok per poi conquistarsi il Gran Diplôme di nove mesi al corso Le Cordon Bleu Dusit. Una vera fuoriclasse.

Ode to Read Fruit
“Ode to Red Fruit”, composta da croccante meringa allo yogurt, sorbetto al lampone e mousse di cioccolato bianco all’osmanto.

Hélène Darroze: chef donne famose? Vabbè ciao!

 Hélène Darroze cuoca donna

Hélène appartiene alla quarta generazione di una stirpe di ristoratori francesi, ha mosso i suoi primi passi al fianco di Alain Ducasse, nel suo Le Luis XV a Montecarlo e oggi è una delle chef più importanti del mondo.
Quest’anno ha ricevuto una seconda stella Michelin per il suo ristorante di Parigi Marsan ed è stata premiata con tre stelle Michelin nella guida Gran Bretagna e Irlanda per Hélène Darroze at The Connaught, il ristorante londinese che si trova all’interno del Connaught Hotel.

Un’icona della cucina moderna

Hélène è una mamma single che ha anche contribuito alla fondazione dell’associazione Le Bonne Etoile, in aiuto dei bambini più svantaggiati e per la quale ha ricevuto l’onorificenza di cavaliere dell’Ordine nazionale della Legion d’onore.
Il mondo la riconosce, ormai, come un’icona femminile dell’alta cucina: è a lei che ha pensato la Pixarquando nel 2007 ha creato il personaggio di Colette per Ratatuille ed è sempre a lei che si è ispirata la Mattel quando nel marzo 2018 ha realizzato Barbie Chef, in occasione dell’International Women’s Day .

Alice Waters: si comincia sempre dall’ingrediente

Donne Chef Alice Waters

Nel suo ristorante di Berkeley Chez Panisse ha definitivamente stravolto la cucina americana, che fino al suo arrivo era fatta di fast food e cibi preconfezionati. Da lei un pasto si prepara partendo dall’ingrediente, è al mercato la mattina che si decide cosa mettere sul menù che, ovviamente, cambia ogni giorno.

I progetti che segneranno la Nazione

Nel 1996 ha dato vita al progetto Edible Schoolyard, creando un orto a disposizione della cucina della scuola e coltivato proprio dagli alunni. Ha anche aiutato Michelle Obama a realizzare un laboratorio di agricoltura biologica nel giardino della Casa Bianca.
Non è, quindi, assolutamente un caso che sia vicepresidente di Slow Food International, associazione di cui incarna alla perfezione i valori da quando cominciò a muovere i primi passi nella cucina, dopo un viaggio in Francia dal quale tornò in America cambiata per sempre.

Claire Vallée e la rivincita delle bionde… vegane

Chef donne_Claire Vallée

La cucina francese e la carne sono un tutt’uno, quindi la scelta da parte della Guida Michelin Francia 2021di premiare un ristorante vegano è stata sorprendentemente lungimirante.
L’Ona – che sta per Origine Non Animale – di Claire Vallée non è di certo il primo ristorante a eliminare la carne né, tantomeno, il primo ad aggiudicarsi un riconoscimento simile, ma ogni piccolo passo verso l’innovazione è una grande conquista per la cucina. Non si può trascurare quanto l’alimentazione senza carne e senza derivati sia oggi parte integrante delle nostre vite.

Claire Vallée_piatto
Dessert de carottes confites à la passion, meringue géranium, éclats de chocolat noir, crème au yuzu, tuile de citron. | Ph. Cecile Labonne
So’ soddisfazioni

Ma sapete qual è la cosa che dà più soddisfazione? Claire Vallée ha aperto il suo ristorante nel 2016 solo grazie al crowdfunding e al supporto di una banca verde. Gli altri istituti bancari non credevano possibile che un ristorante simile potesse ottenere successo. La chef si è guadagnata la sua rivincita, dimostrando al mondo che passione e perseveranza possono tuttoTiè!-.

Antonia Klugmann e la sua stanza tutta per sé

Chef donne_Antonia Klugmann

Mi dovete spiegare perché se è Gordon Ramsay a fare il giudice il fatto che sia uno str*** lo renda figo, mentre quando si tratta di Antonia Klugmann diventa un’arpia da riempire di insulti. La cosa non mi torna!
Quando era ancora chef al Venissa, nell’isola di Mazzorbo, un certo giornalista che s’inorgoglisce nell’autodefinirsi “acceso misogino” di lei ha scritto: “…al Venissa si serve in tavola l’ideologia del gender: per me indigesta, ma de gustibus .”

Non entrerei nel merito di quell’articolo che comunque potete leggere qui; piuttosto mi concentrerei sul fatto che Antonia Klugmann, insieme a tante altre sue colleghe, ha ricevuto spesso il classico trattamento che si riserva alle donne che dimostrano autorità nel mondo del lavoro.
È successo anche quando ha sostituito Cracco a MasterChef, dove ha dimostrato un carattere bello tosto, che l’ha condotta, però, a trasformarsi nel bersaglio di tanti leoni da tastiera frustrati, che le hanno detto veramente le peggio cose.

Ma che ce frega, noi abbiamo la cucina!

Il suo è un ristorante di confine: L’argine a Vencò si trova in provincia di Gorizia, poco distante dal fiume che ne ha ispirato il nome, a solo un chilometro dalla Slovenia. Ma è anche il confine ideale fra ciò che l’ha formata e quello che la ispira quotidianamente.

Quando parla di donne in cucina, Antonia Klugmann lo fa citando Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, dove l’autrice s’interrogava sullo scarso numero di scrittrici nel suo tempo. Il problema è profondamente culturale: la donna è ancora subissata da una serie di compiti che le sono stati attribuiti a livello sociale e che spesso le impediscono di pensare e progettare.

Serve uno spazio dove poter dare libero sfogo alla creatività e per chef Klugmann è proprio la cucina. Non ha mai dato ai suoi colleghi dei maschilisti, anzi, nell’intervista rilasciata a La Cucina Italiana nel numero di cui è stata direttore per un mese proprio l’anno scorso, ha detto: “La prima volta che sono entrata in cucina non mi sono vista femmina o maschio, ho visto me stessa”.

 

Asma Khan e la sua brigata in rosa

Chef donne_Amsa Khan

Siete mai stati a Londra? La cucina indiana è sicuramente fra le più diffuse e amate dagli inglesi. I piatti di Asma Khan ne esplorano tutte le declinazioni, raccontando la storia della sua famiglia e delle sue origini.
Dopo il trasferimento a Londra insieme al marito, Asma si ritrovò a vivere a lungo in uno stato di desolata solitudine, che riuscì a colmare solo tornando in India a farsi insegnare la cucina di casa.
Di rientro a Londra cominciò ad accogliere le persone nella propria cucina, con dei Supper Club, che diventarono letteralmente virali. Qualche anno dopo aprì Darejeeling Express, il suo ristorante a Covent Garden.

Sorellanza ai fornelli

Asma è la chef dell’uguaglianza: la sua cucina è composta esclusivamente da donne che hanno alle spalle storie difficili, lei le accoglie, offrendo loro un mestiere e tutto il supporto di cui hanno bisogno.
Giungendo da una terra che non fa emergere la donna e che l’ha obbligata tutta la vita a misurarsi con la colpa di essere una secondogenita femmina, Asma ha fatto il possibile per affermarsi. Il suo fascino indiscusso è stato ritratto in una delle più belle puntate della serie Netflix Chef’s Tables, vi consiglio di guardarla!

Jessica Préalpato: la migliore pastry chef del mondo

pastry chef

Fare la rivoluzione è così tipicamente francese, ma rivoluzionare la cucina di Alain Ducasse è da veri impavidi.
Jessica Préalpato arriva dalla tradizionale formazione pasticcera a suon di burro e croissant. Nel 2015 inizia a lavorare al Plaza Athénée, ristorante parigino nel quale il mito indiscusso dell’alta cucina Alain Ducasse ha scelto di non servire carne – pur continuando a servire pesce.
Si parla di naturalité: una cucina sensibile alle nuove necessità alimentari legate alla sostenibilità e alla salute.

Liberté, Naturalité, Desseralité

Qui nasce anche il concetto di desseralité – dessert + naturalité – coniato dalla Préalpato: via gli zuccheri, le creme e le decorazioni che fanno tanto ancien régime e dentro tutta la dolcezza della frutta all’apice della sua maturità, erbe e vegetali.

Jessica Préalpato_il dessert

E se i primi esperimenti non hanno incontrato i gusti del Maestro, alla fine la pastry chef più famosa del mondo l’ha a dir poco conquistato. Nel 2019 Ducasse Editions ha pubblicato il suo libro intitolato, appunto, Desseralité, che raccoglie le ricette di chef Préalpato e gli abbinamenti più innovativi.

 

“CARE WHAT YOUTH WEAR” progetto internazionale di promozione della consapevolezza su ambiente e lavoro equo attraverso la moda

La moda è un potente strumento di stimolo nei giovani di tutto il mondo della consapevolezza in merito a tematiche quali ambiente, lavoro equo e corretto delle risorse naturali.  Gli indumenti che una persona indossa la collegano, infatti, a un processo globale di produzione e distribuzione.

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Moda – India e Italia a confronto

 
Si è tenuto il 22 febbraio, l’incontro organizzato dall’Ambasciata d’Italia in India e dalla Camera Nazionale, sul futuro della moda nei due paesi.Italy and India in the future of fashion è stato trasmesso sulla pagina Facebook dell’Ambasciata ed ha visto il coinvolgimento anche dell’Hindustan Times Brunch, prima rivista di lifestyle indiana, Ice, Assocalzaturifici e PwC.
“Quello di oggi è il primo dialogo culturale tra due tradizioni incredibili di stile e moda nel mondo, stiamo vivendo un momento di grandi cambiamenti, la moda si sta adattando al cosiddetto new normal e in questa nuova fase di sperimentazione India e Italia possono unirsi, condividere esperienze su come costruire un nuovo ecosistema sostenibile nel mondo della moda e nella contaminazione tra culture, nella condivisione di conoscenze e competenze artigianali, possono far nascere le migliori idee”, ha esordito l’ambasciatore Vincenzo De Luca aprendo la discussione.

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