Il Tenente Anonimo, che poi così Anonimo non fu, sappiamo che si trattò di Giuseppe Comelli, doveva essere un personaggio davvero sui generis. Ardito di guerra, scrittore, capeggiò diverse bande in AOI, organizzò la resistenza segreta al crollo dell’impero che gli costò la condanna a morte inglese. Catturato riuscì a fuggire in maniera rocambolesca ed entrò a far parte del SIM. A fine guerra convocato in Italia dagli alleati decise di non rientrare a causa della condanna a morte che ancora pendeva sulla sua testa. Tornò nel 1946 finendo la sua vita tra bolle e scartoffie come impiegato dello stato.
un libro di Bettino Craxi, con introduzione di Ugo Intini
(ed. Avanti! 1978-86) Relazione alla Commissione d’inchiesta sul caso Moro
a cura di Raffaele Panico
Il volumetto è composto di tre parti. L’Introduzione, di 13 pagine firmate da Ugo Intini, dal titolo: “Ora che il terrorismo non è più un buco nero – Un documento, una riflessione” – qui, di seguito, un passo significativo di Intini: «A distanza di soli otto anni, le pagine ingiallite sembrano venire da una storia remota, eppure il dolore per quanti hanno seguito da vicino i 55 giorni del sequestro Moro resta vivo, insieme alle passioni e ai dubbi. Non è certo tempo di polemiche […]. È tempo di documentazione storica e, attraverso essa, di riflessione.
Un libro nuovo
Severino e América: storia d’amore e d’anarchia
Firenze, 30 novembre 2018 – Quella dell’anarchico Severino Di Giovanni, sbarcato in Sud America negli anni Venti del Novecento, e della compagna América Scarfò, sua compagna di vita e di ideali, è una vicenda intensa e ricca di pathos, un po’ come un tango argentino.
Ce la racconta Tito Barbini nel suo ultimo libro, Severino e América (Mauro Pagliai Editore, pp. 176, euro 15) che sarà presentato domenica 2 dicembre alle 17:00 nei locali della libreria LaFeltrinelli di Arezzo (via Giuseppe Garibaldi, 107). L’autore dialogherà con Giorgio Sacchetti, storico dell’anarchismo e docente universitario. Barbini è stato per molti anni figura di primo piano nella politica toscana. Già sindaco di Cortona, poi assessore regionale, amico e corrispondente di François Mitterrand, è noto come scrittore di viaggi a partire dal fortunato Le nuvole non chiedono permesso (2006), a cui sono seguiti titoli di successo comeAntartide (2008), Il cacciatore di ombre (2011) e L’ultimo pirata della Patagonia (2015). Trascorso quasi un secolo dalla morte di Di Giovanni, giustiziato a Buenos Aires nel 1931 dopo essere stato accusato di una serie di attentati e rapine, Barbini è partito per l’Argentina per seguire le sue tracce. Il diario di questo viaggio oltreoceano, arricchito da suggestive fotografie d’epoca, diventa così la cronaca di una storia d’amore febbrile e romantica, e allo stesso tempo di una cruda e disperata vicenda di lotta politica. “Credo che questo libro”, spiega lo scrittore, “sia allo stesso tempo una saga famigliare, una indagine storica e un racconto di lontana emigrazione. Ma mi piacerebbe fosse considerato un romanzo di sentimenti, una storia di persone che si cercano e si perdono per tutto il tempo di una vita senza mai trovarsi veramente”.
Alla Libreria Antiquaria Rotondi un incontro con un germanista filosofo, presentato da Marino Freschi, Docente in Germanistica dell’Università di Trieste
Relatore: Marino Freschi
Introduce: Angelo Bolaffi,
filosofo della politica e germanista
L’autunno del 1918 segnò la fine della Grande Guerra e il crollo degli Imperi Centrali, quello austro-ungarico e il Secondo Reich. Il grande sogno di una Mitteleuropa germanica tramontava rovinosamente. La disfatta era stata in realtà annunciata da opere intellettualmente e artisticamente importanti per la densità di concezioni ardite e per la straordinaria vastità del loro impianto. In esse la Germania, – la Germania “segreta” -, appassionatamente amata, era evocata quale scenario di un auspicato nuovo rinascimento della cultura, anzi della “Kultur”. Alcuni tra i principali scrittori – da Mann a Spengler, da Jünger a Bloch – si confrontarono con questa svolta epocale che avevano previsto e predetto in interventi quanto mai impegnativi. La loro rilettura, esattamente dopo un secolo, risulta più che mai attuale e intrigante anche per le diagnosi del nostro tempo, insicuro, disorientato, travolto da una crisi di identità, che era stata già percepita con intensa lucidità medianica da questi scrittori.
Marino Freschi: germanista triestino, si è formato a Roma, a Zurigo con Emil Staiger, a Berlino con Peter Szondi e Wilhelm Emrich. Ha insegnato all’Università L’Orientale di Napoli, e insegna ancora all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e, dal 1990 al 2014, a Roma Tre. Dal 2015 è Professore Emerito di Letteratura Tedesca, Università di Roma Tre. Autore di numerosi volumi e saggi. Tra i suoi libri più recenti: Goethe massone, Le luci del Settecento e Baron Knigge: dall’occultismo alla politica, tutti editi da Bonanno Editore/Tipheret Editore. Dirige la rivista «Cultura Tedesca».
“Sparate subito e mirate al petto”. Fu questa la frase con la quale il colonnello fiorentino Giulio Gamucci, comandante della Legione dei Carabinieri di Tirana, affrontò la morte in Albania nel 1943. Una raffica di mitra fu la risposta. Ben 111 Carabinieri caddero uccisi barbaramente dai partigiani comunisti albanesi comandati dal criminale Xhelal Staravecka.
La garbata falsariga scientifica ed umana di queste favole aumentano le potenzialità di docenti ed interessati verso il pensiero e le diverse situazioni dei ragazzi e bambini. E’ un dono per loro ed un dono anche per i genitori e gli adulti.
La Strega Buggerona, lo Zampacchione Giallo, la Bolla Gedeona: sono alcuni degli incredibili personaggi protagonisti delle Favole per Irene (Sarnus, pp. 64, euro 7), il coloratissimo libro firmato da Enrico e Filippo Zoi che sarà presentato Giovedì 29 Novembre alle 18.00 a Firenze nei locali della Libreria Feltrinelli (via Cerretani, 40).
Con gli autori interverranno la giornalista Valentina Buti e lo psicologo e psicoterapeuta Patrizio Batistini, presidente dell’ASA – Associazione Sindromi Autistiche.
Enrico Zoi, giornalista e scrittore, ha raccolto nel volume sei storie dedicate alla figlia Irene, classe ’91. “Sono molto curiosa”, racconta oggi Irene, “quando ero bambina volevo sempre sapere qualcosa di più, qualcosa di mai sentito. E il babbo era sempre pronto a inventare nuove fiabe”. Autore delle illustrazioni è il fratello di Irene, Filippo, giovane adulto rientrante nello spettro autistico dalle grandi doti artistiche.
Nato nel 1996, ha già all’attivo alcune mostre personali e collettive tra cui la recente rassegna internazionale L’arte risveglia l’anima. “Enrico”, spiega Patrizio Batistini, “riesce con maestria a far irrompere il ‘fantastico’ nel quotidiano, creando attesa, stupore e senso di meraviglia. I disegni di Filippo si impongono e colpiscono per l’essenzialità e per la generosità dei colori. Ho fatto leggere le fiabe ai miei figli e ne sono rimasti letteralmente conquistati!”.
Per non sciupare la vita, e farsi trascinare in mete “di moda”
Sarà presentato sabato 24 novembre alle 17.00 a Firenze nei locali dello Spazio Ex Fila – Connessioni metropolitane (via Leto Casini, 11) il nuovo libro di Gianluca Briccolani intitolato L’altezza della libertà. Viaggio tra l’essenziale bellezza delle Alpi Apuane (Polistampa, pp. 320, euro 25).
COMPAGNO DRAGO e gli altri: i serial killer protetti dal Pci
una recensione con un articolato commento a cura di ANDREA ZAMBRONE *
Con il libro “Compagno mitra” hanno nome e volto quei partigiani che uccisero nemici politici e innocenti padri di famiglia. Molti fatti raccontati dallo storico Gianfranco Stella sono noti. Quel che non era noto erano i nomi dei killer e delle bande di gappisti che agivano indisturbati in nome della giustizia proletaria con omicidi, razzie, sequestri ed estorsioni riuscendo a sfuggire alla giustizia o salvandosi con pochi anni di carcere. Come il partigiano Drago: un killer spietato che ammazzò 150 persone, tra cui il sacerdote don Dante Mattioli, il cui corpo non venne mai trovato. Coperto dal Pci, sconosciuto ai libri di storia, nessuno lo disturbò mai e morì nel suo letto con al collo una medaglia al valor militare.
“Uccidete lo Zar”- il parricidio che cambiò la Russia
La guerra civile tra bianchi e rossi fu ferocissima, perciò il «punto di riferimento» andava decapitato come Luigi XVI, sennò la rivoluzione, come quella giacobina, sarebbe stata monca: le rivoluzioni ideologiche non possono fare a meno del parricidio.
Un libro di LUCIANO GARIIBALDI, analizzato da RINO CAMILLERI*
GLI OBIETTIVI di una TESTATA STORICO/CULTURALE RIGOROSAMENTE PERFETTA … E, GRAZIE A DIO, “POLITICAMENTE SCORRETTA”
Sono passati tanti anni da quando, per la prima volta – avevo già l’onore di ricoprire l’incarico di Direttore responsabile – presentai ai Lettori questa testata. Da allora molte cose sono cambiate, ma il quadro politico, caotico e spesso incomprensibile, del nostro Paese – ormai precipitato in una crisi morale, culturale ed economica senza precedenti – appare immutato, anzi aggravato, anche grazie al perdurante dominio dei poteri forti della finanza globalizzatrice, alle folli scelte della UE in materia di immigrazione terzomondista e al trionfo quasi incontrastato del pensiero unico relativista.
Documenti: pubblicato inedito della Grande Guerra
con l’introduzione di Franco Cardini
Il libro, inedito ed insolito, fa parte di una collana dedicata alla Grande Guerra, della quale ricorre il Centenario
Firenze – A distanza di un secolo la storia della Grande Guerra presenta ancora capitoli poco conosciuti. Come quello dei medici militari italiani prigionieri che, dopo la sconfitta di Caporetto, prestarono servizio nei territori invasi dagli austriaci. Tra poche fonti disponibili emerge il diario di Dino Giannotti, oggi trascritto e dotato di un apparato critico da Ubaldo Morozzi e pubblicato da Sarnus col titolo Un medico oltre il fronte (pp. 288, euro 19). Corredato da immagini d’epoca esclusive e introdotto dallo storico Franco Cardini.
L’autore del diario, nato a Montepulciano nel 1889, fu catturato dagli austriaci il 26 ottobre 1917, durante i fatti di Caporetto. Dopo essere stato rinchiuso nel campo di concentramento di Sigmundsherberg, fu inviato ad esercitare la sua professione nel territorio italiano occupato, prima a San Daniele e poi a Pordenone, come membro effettivo dell’ospedale locale. Restò prigioniero fino al 1° novembre 1918, quando la città venne liberata dall’esercito italiano in avanzata dopo la battaglia di Vittorio Veneto. Il suo diario offre uno sguardo inedito sulla Grande Guerra, quello di un medico italiano che opera dietro le linee nemiche, a contatto con i militari austriaci e con la popolazione civile. Giannotti, nella sua doppia figura di medico e militare, è da una parte testimone delle terribili condizioni di vita dei prigionieri italiani nei lager e della popolazione nei territori invasi, mentre dall’altra osserva con attenzione le manovre del nemico, raccontando alcune delle pagine più significative del conflitto come la battaglia del Solstizio e quella di Vittorio Veneto. Molte sono le riflessioni di carattere medico e militare, ma anche sociale e politico, così come i riferimenti alla cultura del tempo. “Quella di Giannotti”, spiega Ubaldo Morozzi, ricercatore presso la Swansea University nel Regno Unito, “non è soltanto una cronaca giornaliera di avvenimenti stilata per esigenza personale, ma un documento ricco e variegato che ci permette di ricostruire un quadro straordinariamente fedele del contesto culturale delle classi abbienti dei primi anni del Novecento”.
Cartoline da Dante: torna la Divina Commedia illustrata da Razzolini
Firenze, 15 novembre 2018 – I versi immortali di Dante Alighieri incontrano l’opera di uno dei più fini miniatori italiani dell’Ottocento: torna in libreria la Divina Commedia illustrata da Attilio Razzolini, un volume (pp. 432, euro 24) realizzato dall’editrice Sarnus a dieci anni di distanza dalla prima edizione, uscita sotto il marchio Polistampa e ormai introvabile.
Per Razzolini l’illustrazione della Commedia fu il primo lavoro in assoluto. Miniato su cartapecora e realizzato nei modi e nella maniera del Quattrocento, il testo è conservato presso la Rylands Library di Manchester nel Regno Unito. Nel 1902, per i tipi della ditta Alfieri & Lacroix di Milano, furono riprodotte le cento cartoline e i tre frontespizi dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso. Ai fratelli Andrea e Fabrizio Petrioli, proprietari dell’intera serie – assieme ad una sterminata collezione di fotografie e documenti d’epoca – si deve la nascita dell’edizione del 2008, dove le illustrazioni di Razzolini vengono affiancate alla trascrizione dell’opera dantesca in italiano volgare curata dall’italianista Giorgio Petrocchi (1921-1989). Ciascuna cartolina illustra un canto e ne offre una raffinata trascrizione in caratteri gotici, ulteriormente impreziosita da capilettera fregiati in rosso, blu e oro con ornati vari. Completano l’opera tre tavole per i frontespizi delle cantiche. “I motivi ornamentali”, scrivono i fratelli Petrioli, “ci fanno tornare in mente le preziose miniature medievali e i monumentali incunaboli. Il volume riunisce quindi in sé il pregio di un’importante monografia d’arte e l’indiscussa importanza di un classico della letteratura mondiale”.
IL testo, dell’Editor Gherardo del Lungo, sottolinea quanto possa essere preziosa quest’opera, come regalo a studiosi, appassionati, gentiluomini e dame, persone che sanno veramente apprezzare cosa sia la bellezza della gente italiana
Presentato, a Roma, “Ungheria 1956”: saggio di Giuseppe Averardi sulla Rivoluzione ungherese, e atto d’accusa contro il comunismo in tutte le sue salse
Alla Biblioteca di Storia moderna e contemporanea di Roma, in Via Caetani, è stato presentato il saggio di Giuseppe Averardi, senatore emerito, giornalista e autore di vari libri su temi di storia contemporanea, “Ungheria 1956- Le verità nascoste” (Bologna, Minerva ed., 2018, €. 18,00). Un libro che ricostruisce la tragica Rivoluzione ungherese del ’56: focalizzando poi le sue conseguenze per la sinistra europea e specialmente italiana, in termini anche di traumi psicologici ed esistenziali, e abbandoni della rotta che per decenni s’ era ritenuta l’unica possibile e giusta (nel 1956- ’57, ricordava nel ’76 Giorgio Amendola nel suo libro “Gli anni della Repubblica”, il PCI perse addirIttura mezzo milione di iscritti!).
Si è appena concluso il Premio Letterario Città di Castello organizzato dall’associazione culturale Tracciati Virtuali presieduta da Antonio Vella.
Il concorso a tema libero, si pone come obiettivo quello di scovare nel mare magnum degli aspiranti romanzieri, saggisti e poeti, testi originali ed inediti, e di dar loro la possibilità di condividere i loro scritti con un pubblico più vasto tramite la pubblicazione.