Forse non siamo quel che giochiamo, ma sicuramente i nostri videogiochi si evolvono anche in base al nostro rapporto con la cucina: come cambia il cibo nel gaming.
Il premio Michelin “Chef Donna” 2021 va a Isa Mazzocchi, che si distingue per una cucina fortemente territoriale e in continuo cambiamento dal ristorante La Palta.
Benedetto il Labaro della Delegazione della Provincia Maritima Italorum (*1) dell’Unione della Nobiltà Bizantina – Ένωση της Βυζαντινής ευγένειας
La storica associazione, fondata nel 1912 come istituzione patriottico-nazionalista durante la prima guerra balcanica, raccoglie, oggi, cultori ed appassionati dell’eredità spirituale dell’Impero Romano d’Oriente, nonché discendenti di quella che fu l’aristocrazia costantinopolitana. L’ente opera sotto l’impulso e la direzione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli nel segno proprio della continuità che unisce il portato culturale e morale dell’Impero con quello della chiesa Greco-Ortodossa.
IN APRILE, GIORNATE DI GAUDIO
….. E DI RICORRENZE DAOBLIARE
IL XXI APRILE è una data molto importante perché in tale giorno si celebra il Natale di Roma. IL 23 Aprile è una giornata da ricordare perché coincide con la celebrazione della Festa di San Giorgio. IL 25 Aprile è un’altra giornata da ricordare perché coincide con la celebrazione della Festa di San Marco.
Il Principe Roberto Griffo Focas nuovo segretario della Unione Bizantina
“Noi portiamo avanti una grande tradizione viva, che è storica, culturale e spirituale, ellenistica, romana e costantinopolitana, quella della civiltà classica e cristiana, imperiale mediterranea ed europea, e lo facciamo con il riconoscimento e la benedizione della Santa Chiesa Ortodossa e del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli.
Il nuovo Arcivescovo Metropolita d’Italia Polycarpos è persona veramente eccezionale e avrà tutto il nostro sostegno. Collaboreremo sia su iniziative culturali e artistiche, che sociali e benefiche”
Nasce a Nervi una sezione S.O.G.IT. nel nome dell’indimenticabile Patrizio Genovese Gaetano Gropallo
Indubbiamente la figura politica più benefica per il comune di Nervi si rispecchia nel marchese Gropallo, a cui si deve, tra le altre realizzazioni, la creazione della passeggiata famosa nel mondo, già nella seconda metà dell’ottocento.
Egli stesso, portando per primo la fama di Nervi in Germania, strinse con quella nazione il gemellaggio che porterà tanti tedeschi, aristocratici e borghesi, ad eleggere la meravigliosa località marinara quale seconda patria, tanto da erigere qui una propria chiesa luterana, da allora animata da una numerosa comunità di fedeli, che, ancora oggi, rappresenta un punto di riferimento per il tedesco che passa per la Riviera Ligure di levante.
LA PICCOLA FIERA DEL COLLEZIONISMO LIBRERIA HORAFELIX Per appassionati e collezionisti d’Epoca Medaglie, Monete, Soldatini, Cartoline, Modernariato, Stampe, Libri, Riviste d’Epoca.
Oggetti rari per richiamare alla mente Eventi straordinari che hanno fatto STORIA
Nell’ultimo anno e in questo periodo più che mai abbiamo molto tempo da dedicare alla cucina per sperimentare in casa numerose ricette che solitamente non abbiamo mai modo di realizzare e che rimangono chiuse nei libri o nei siti di cucina.
Oggi vediamo insieme cosa possiamo preparare con le nostre mani per la merenda, accontentando tutti i gusti della famiglia, dai bambini ai più grandi. Dolci sfiziosi
Quante volte abbiamo voglia di un dolce che sia per noi o per la nostra famiglia.
Spesso però quando apriamo il frigo non abbiamo in casa gli ingredienti necessari per soddisfare la nostra idea. Ma per fortuna ora, grazie ad alcuni servizi di consegna a domicilio, possiamo ad esempio ordinare del latte a domicilio e altri ingredienti mancanti, per realizzare il nostro dolce preferito.
Dopo essere sicuri di avere tutti gli ingredienti perché non prepariamo una sfiziosa ciambella al cocco, alla menta o alla nutella?
Potete procedere montando tre uova con 100 grammi di zucchero; aggiungete 100 ml di latte e 130 ml di sciroppo di menta e mescolate bene. Unite 300 grammi di farina, una bustina di lievito e una di vanillina ed infine 50 grammi di farina di cocco. Versate il composto in uno stampo per ciambelle e infornate a 180 gradi per 30 minuti. Sarà una vera delizia!
Merenda salata Molte persone di ogni età amano la merenda salata e proprio per non sgranocchiare snack pesanti o patatine da un sacchetto, meglio optare per un’idea originale da preparare in casa.
Un’ottima merenda salata potrebbe essere un gustosissimoplumcake salato, ad esempio alle zucchine e mortadella, da servire tiepido o freddo tagliato a fette.
Per realizzarlo è molto semplice. Si inizia grattugiando alla julienne 350 grammi di zucchine e saltandole per breve tempo in padella con un filo d’olio e un pizzico di sale. Nel frattempo, montate 80 gr di burro con la frusta elettrica, aggiungete tre uova, 60 gr di parmigiano, le zucchine e una fetta di mortadella tagliata a dadini.
Infine, incorporate 270 grammi di farina con una bustina di lievito e mezzo bicchiere di latte, amalgamate tutti gli ingredienti, versate l’impasto in uno stampo da plumcake fino a cuocerlo per 55 minuti a 170 gradi.
Merenda sana e leggera Preferite una merenda più sana e leggera? Se amate il dolce potete andare sul sicuro optando per delle fette biscottate integrali o diversi tipi di pane fresco, magari con un filo di marmellata oppure del miele.
Invece per una merenda light salata il consiglio è una fetta di pane integrale magari tostata e croccante passandola in forno qualche minuto, condita con tacchino affettato e pomodorini, rifinito con un filo d’olio extra vergine d’oliva, origano oppure qualche foglia di basilico fresco.
*****
Si tratta di tante ottime idee per fare merenda da soli o in compagnia, dal dolce al salato, dallo snack più sfizioso a quello più sano.
Adesso non ci sono più scuse, mettiamoci il grembiule e stupiamo tutti con una merenda gustosissima da preparare insieme nelle proprie case.
Così coniughiamo come passare il tempo, prima piacevolmente per la preparazione, poi successivamente per la degustazione …. ancor meglio se in compagnia.
*FRANCESCO VALENTE, writer freelance
con specializzazione in relazioni pubbliche, new media, …,
A Virginia*viene dedicato il Premio Nerone, MA ROMA RESTA ! … mentre la“SINDACA“ PASSA !
a cura di LIDIA D’ANGELO
Quale sottile fil rouge, nonostante siano passati 20 secoli, unisce Nerone, il famoso imperatore di Roma e Virginia, la “sindaca” di Roma? Entrambi i personaggi hanno avuto la capacità di distruggere una città. Il nome di Nerone è legato indissolubilmente allo spaventoso incendio che, nel I secolo dopo Cristo, devastò e rase al suolo la capitale dell’impero più esteso del mondo antico; sulle macerie di una città che sostanzialmente non c’era più, l’imperatore costruì una reggia gigantesca.
Un marketplace dedicato a Doc e Dop, dove è possibile scegliere il produttore, seguire la produzione e personalizzare l’acquisto
di Maria Teresa Manuelli via Il sole 24 Ore
Se in Italia la “Dop Economy” vale 16,9 miliardi di euro alla produzione, il 19% del fatturato del settore agroalimentare italiano (Rapporto Ismea-Qualivita 2020), tanto da entrare anche nel Vocabolario Treccani, la startup UFarmer si propone di creare un marketplace delle eccellenze italiane rappresentate dalle Dop e Doc. Uno strumento di valorizzazione dei territori, dove i prodotti non si acquistano ma si “adottano”. Tutto a portata di click per sostenere le filiere e le biodiversità agroalimentari di eccellenza trasformando i consumatori in “farmer digitali”.
Parte da Milano, ma si estende su tutto il territorio nazionale, la startup dedicata all’agroalimentare di eccellenza Made in Italy e all’economia di vicinato. «L’idea – illustra Francesco Amodeo, manager di una multinazionale delle telecomunicazioni, co-fondatore e presidente di UFarmer – è nata con lo scopo di offrire ai consumatori la possibilità esclusiva di prendere parte al processo agricolo, adottando un albero di olivo, un appezzamento di vigna per poi riceverne direttamente il proprio prodotto personalizzato a casa. Un’esperienza appassionante, il cui risultato finale può essere condiviso con la famiglia o gli amici più cari, magari con un pizzico di orgoglio e vanità nel mostrare il frutto del proprio raccolto»
Con UFarmer non si acquista un prodotto, ma tramite l’adozione è possibile creare il proprio campo digitale sostenendo il territorio italiano e i produttori virtuosi che investono in termini di qualità e sostenibilità. Si può seguire la crescita delle coltivazioni, partecipare alla produzione, effettuare visite alle proprie “adozioni” e personalizzare le confezioni e le etichette diventando un vero e proprio ‘farmer digitale”
Il giro d’affari della piattaforma nel 2021 è atteso intorno ai 500 mila euro per 500 adozioni stimate, con una crescita che già nel 2022 porti a superare 1,5 milioni di euro.
Non tutte le aziende agricole possono entrare a far parte del panel di produttori proposto dalla startup. Si entra solo se si rispettano specifici criteri di qualità sull’intera filiera produttiva e se si garantisce al consumatore finale un prodotto esclusivo e personalizzabile. Luca Passini, co-founder e ceo di UFarmer, aggiunge come il marketplace UFarmer.it sia «il risultato di un’esperienza ricercata e vissuta direttamente da noi fondatori. Un percorso che ha richiesto tempo e che ha portato alla definizione del primo portale interamente studiato per aggregare produttori di eccellenza italiani e consentire il contatto diretto produttore-consumatore. Così da dare a quest’ultimo la possibilità di prendere parte all’intero processo produttivo diventandone sostenitore e vero adottante».
Esistono già realtà di aziende agricole che hanno sperimentato con successo la loro adottabilità, ma ad oggi, non esisteva una piattaforma che le geolocalizzasse sul territorio italiano e le raggruppasse per tipologia di prodotto. E anche dall’estero sarà più facile individuare quale filiera italiana è possibile adottare e quale prodotto personalizzato si può avere.
Si riportano i seguenti comunicati predisposti dal V Reparto “Comunicazione e Relazioni Esterne”- Ufficio Stampa, pervenuti alla redazione della Consul Press. Trattasi precisamente di: A) Pubblicazione bando di concorso, per titoli ed esami, riguardante l’ammissione di 66 Allievi Ufficiali del ruolo normale presso l’Accademia della Guardia di Finanza per l’anno accademico 2021/2022; B) Selezione per reclutamento di 3 Allievi Finanzieri contingente ordinario della G.d.F. riservata al coniuge e ai figli superstiti, nonché ai fratelli o alle sorelle del personale delle Forze di Polizia, deceduto o reso permanentemente invalido al servizio, con invalidità non inferiore all’80% della capacità lavorativa.
Il Ristorante Da Luigi all’Orto di Roma si trova in via di Grotta Perfetta 551.
Il Ristorante offre un locale ampio e accogliente con ottima cucina. Il ristorante dispone di 400 posti ed è a disposizione per cerimonie, come matrimoni, battesimi, compleanni o pranzi/cene aziendali. Il locale dispone di ambiente climatizzato, veranda estiva ampia. La struttura è dotata anche di un ampio parcheggio. Da noi potrete trascorrere tranquille colazioni di lavoro, piacevoli pranzi di nozze o di battesimo. Penseremo a tutto noi, per organizzarvi cerimonie e banchetti memorabili! Su richiesta, possiamo predisporre anche menù personalizzati.
Il Ristorante è disposto su tre ambienti separati: una sala principale, capace di accogliere anche gruppi numerosi; una sala più piccola, adatta per organizzare cene aziendali, feste private, o semplicemente cene tra amici; ed infine un’ampia veranda estiva, tipico ambiente con pergolato, ottimo per pranzi e cene estive.
Il Ristorante Da Luigi all’Orto di Roma la tradizione sarda incontra quella romana: malloreddus pescatora , porceddu sardo, seadas, bucatini cacio e pepe, saltimbocca alla romana. Il ristorante offre una vasta scelta di piatti diversi. Oltre a antipasti, primi, secondi e dessert, è possibile gustare alcuni piatti speciali come il cartoccio di spigola.
Il locale propone anche una pizza cotta al forno a legna, leggera, molto gustosa e con un alto livello di digeribilità. Una buona lavorazione, ingredienti di qualità. Il segreto per una pizza perfetta risiede nell’attendere i tempi per una giusta lievitazione. Oltre alla pizza, è possibile anche ordinare la Pinsa Romana. Il prodotto oltre a livello estetico si distingue per la sua digeribilità dovuta a vari fattori: lievitazioni lunghe (da 24 ore in poi), alta idratazione degli impasti (circa 80%), mix di farine meno calorico di una normale farina per Pizza, utilizzo della farina di soia, utilizzo di pasta madre, nessun utilizzo di grasso animale nell’impasto e basso uso di olio.
La friabilità, la digeribilità e la fragranza della Pinsa contraddistinguono il prodotto da tutti gli altri. Ne deriverà un prodotto croccante fuori e morbido dentro. La morbidezza all’interno viene mantenuta proprio grazie alla farina di riso che ha il compito “fissa” l’acqua presente nell’impasto durante la cottura. Grazie alla sua leggerezza la Pinsa Romana è particolarmente adatta a condimenti alternativi che possono sposarsi alla perfezione con questo impasto.
Abbiamo passato anni a dire che la colomba è la sorella sfigata del panettone. No signori: non è così. Madama colomba ha una storia di tutto rispetto, a partire dal volatile da cui prende il nome, molto presente nell’antichità e nelle comuni radici culturali indoeuropee. Andiamo quindi a tracciare una storia della colomba di Pasqua che si propone di spiegare la simbologia, le leggende e la verità storica a nostra disposizione.
La colomba nella mitologia
Partiamo da un dato incontrovertibile: i volatili di diverso tipo sono da sempre ritenuti in qualche modo messaggeri e divinità da varie culture del mondo. Il mondo greco prima e quello romano poi attribuivano ai volatili delle funzioni ctonie e psicopompe: significa che avevano la possibilità di comunicare con l’aldilà e di accompagnare i morti nell’Oltretomba.
L’etimologia di “colomba” risale probabilmente dal greco antico, kolimbas-a, che sarebbe una sorta di uccello acquatico; da qui, deriverebbe anche la parola comignolo, perché sogliono nidificare proprio sulle cime dei camini.
Concentriamoci ora sull’origine del mito, per forza di cose attraverso la tradizione mediorientale. Per gli antichi Assiri la colomba ha l’incarico di portare messaggi, ma per trovare più apparizioni di questo volatile è necessario pensare in particolare alle al racconto ebraico. La colomba è infatti presente sin dalle prime pagine della Bibbia: è una colomba a portare a Noè un rametto d’ulivo, a simboleggiare la fine del Diluvio Universale. Altro personaggio della Bibbia legato alla colomba è senza dubbio il profeta Giona, il cui nome nell’antico ebraico significa proprio “colomba”.
La colomba per gli Ebrei è la raffigurazione dello Spirito Santo, inteso come pensiero e non come persona fisica (come invece accade per il Cristianesimo). Appare continuamente come portatrice di messaggi di vario tipo nelle raffigurazioni sacre, compresi arazzi e codici miniati. San Paolino di Nola, nel V secolo, commissionò una Trinità sormontata da una colomba.
A questo punto è facile capire che il succitato pennuto sia portatore di notizie, perlopiù benevole; altrettanto semplice è il suo collegamento con la Pasqua, festa di Resurrezione.
Una colomba, tre leggende
Ora mettiamo da parte il campo simbolico ed addentriamoci più nella leggenda del pennuto lievitato. Come avevamo anticipato parlando di differenze tra panettone e colomba, la nostra beneamata possiede – tal quale al fratello natalizio – una serie di leggende a dire il vero… tutte molto simili tra di loro.
Tre, nello specifico, che concordano su un punto: siamo nell’epoca dei Longobardi, quindi nell’attuale Lombardia.
La prima leggenda ci dice che durante l’assedio di Pavia il re longobardo Alboino (siamo circa a metà del VI secolo d.C. ) si vide offrire un pane dolce a forma di colomba, come richiesta di tregua e pace.
Ancora, siamo tra i regnanti longobardi. La Regina Teodolinda – intorno all’anno 612 – diede un banchetto in onore del padre irlandese Colombano. Al suddetto banchetto c’erano molte pietanze contenenti carne, che il padre non poteva mangiare per le restrizioni del suo credo; allora, con un gesto, trasformò le carni in bianche colombe. La regnante rimase così colpita da donare il territorio di Bobbio a Colombano e i suoi confratelli, in modo da permettere loro la fondazione dell’Abbazia di San Colombano. Ad oggi il santo viene sempre rappresentato con una colomba bianca sulla spalla.
La terza versione si riferisce alla Battaglia di Legnano, (1176), con la vittoria dei Comuni lombardi contro l’invasore Federico Barbarossa. Si narra che furono viste delle colombe bianche posarsi sopra le insegne dei lombardi; il condottiero che le vide diede ordine di preparare pani a forma di colomba per infondere coraggio ai suoi cavalieri.
Sembra abbastanza chiaro che la diffusione di pani pasquali – probabilmente coevi o addirittura discendenti del panettone – era una cosa abbastanza comune. In particolare nel Nord Italia, ma non mancavano versioni di dolci pasquali diffuse in tutta la penisola.
La verità storica della colomba
Così come è stato per il panettone, la fuoriuscita dai confini lombardi la si deve alla produzione su larga scala di questo bene, che avvenne per opera dell’azienda Motta; in particolare, dobbiamo l’invenzione vera e propria della colomba “industriale” ad un pubblicitario noto, Dino Villani. Difficile definire chi fosse Dino Villani: pubblicitario, artista, pittore, incisore, critico d’arte. Fu tra i primi ad utilizzare tecniche integrate di comunicazione, con risultati palesemente efficaci e che perdurano ancora oggi.
Era già riuscito nell’opera di diffondere il panettone a livello nazionale, proponendo di premiare i vincitori del Giro d’Italia con un lievitato da ben dodici chili. L’evento sportivo era seguitissimo, imperdibile per tutti gli italiani: anno dopo anno, dal 1934, sortì l’effetto desiderato. L’azienda di Angelo Mottaprese il dominio della scena nazionale del panettone.
Per quanto riguarda la colomba, Dino Villani fece una semplice ma efficace pensata: riutilizzare i macchinari e molti tra gli ingredienti già utilizzati per i panettoni natalizi per produrre fino alla fine della Pasqua.
Di fatto l’eclettico Villano aveva applicato quello che oggi è un concetto del marketing comune nell’industria alimentare: la line extension, ovvero l’ampliamento della linea di prodotto volto a coprire più fasce di mercato possibili, estendendo letteralmente il ventaglio dell’offerta a fronte di una domanda variabile, anche in base alla stagione.
Alla Motta subentrò, in un secondo momento (a partire dal 1944), la Vergani, azienda produttrice di colombe ancora oggi salda sul mercato dei lievitati da supermercato, nella fascia medio-alta.
Il Rito del caffè espresso italiano tradizionale e la Cultura del caffè napoletano candidati dal Mipaaf come patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco.
Dopo il riconoscimento Unesco per la pizza anche il caffè è in lista per diventare uno dei patrimoni culturali immateriali. Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (Mipaaf) ha inserito sono stati inseriti nell’Inventario dei Prodotti agroalimentari italiani (INPAI) il rito del caffè espresso italiano tradizionale e la Cultura del caffè napoletano. La documentazione è stata inviata alla Commissione Nazionale dell’Unesco che dovrà decidere sull’avvio del procedimento.
GENESI DELLO STATO MODERNO UNITO NEL SEGNO DELLA TRADIZIONE
Il 17 Marzo ricorre il 160° Anniversario della Proclamazione del Regno d’Italia con Torino Capitale, presupposto fondamentale dell’Unità d’Italia, che si compirà con la Prima Guerra Mondiale nel 1918, per questo definita Quarta Guerra d’Indipendenza. A questo evento vanno legati altri due importanti appuntamenti risorgimentali, il 150° Anniversario di Roma Capitale, il 3 Febbraio, e il Centenario del Milite Ignoto, il 4 Novembre.
“Giornata dell’Accademia Italiana della Cucina
a Rhèmes-Notre-Dame in Valle d’Aosta”
Incontro del 6 marzo 2021 al Ristorante dell’Hotel ‘Granta Parey’, sede scelta dal Simposiarca Paolo Sammaritani della Delegazione di Aosta”
di Gian Paolo Meneghini *
“Quando la montagna ospita l’uomo” allora Louis Oreiller, l’uomo che parla alla montagna, ne diventa il vero protagonista: ospite di quel regno roccioso dipinto dal cielo blu, lo ha custodito, accarezzato e protetto non perché era suo, ma bensì perché lui gli apparteneva. Così lo presentava l’antropologa alpina nonché scrittrice Irena Borgna, nel suo libro “Il pastore di stambecchi”.
Il Gruppo italiano annuncia l’apertura di un esclusivo ristorante su due livelli, con lounge panoramica, all’interno del Distretto finanziario internazionale di Dubai.
Unregular pizza è il nome dell’idea di un giovane romano trasferitosi a New York, che consiste in un semplice scambio tra una pizza fatta a mano con un altro prodotto artigianale.
Gabriele Lamonaca, è il trentenne romano che in queste settimana è finito anche sotto i riflettori delle grandi testate americane per la sua idea della “unregular pizza”. Una vera e propria forma di baratto, offrire cibo in cambio di altro cibo. “Da un po’ di tempo avevo questo sogno di aprire la mia pizzeria a New York e un anno fa le restrizioni del Covid, per me come per tutti, hanno bloccato il percorso – ha spiegato Gabriele – Non volevo rinunciare però a portare avanti la mia idea e mi sono chiesto come potevo lavorare al prodotto, facendolo provare ad amici e conoscenti, provati anche loro dalla pandemia. Perché non offrire dunque la mia pizza, in cambio di altro cibo?”.
Vi prego non chiamiamole quote rosa, queste donne chef sono talmente cazzute che potrebbero, e forse dovrebbero, governare il mondo. Gestiscono ristoranti, collezionano stelle Michelin come fossero figurine Panini, fondano associazioni benefiche e si occupano anche delle proprie famiglie.
La cucina è donna, ma fin troppo a lungo è stata dominata dagli uomini, ricordiamolo sempre: il talento non ha genere.
Tutto molto bello ma…
Però rifletteteci: ancora oggi nell’immaginario collettivo la donna in cucina è colei che alleva, nutre e coccola la famiglia, mentre l’uomo ci appare nella sua divisa intonsa, pronto a dirigere una brigata venerante, come il nuovo sex symbol dei nostri tempi.
Le cose stanno ormai cambiando, grazie al cielo! A suon di eccellenze l’universo femminile si è fatto strada anche in questo campo, dimostrando, ovviamente, di esserne più che all’altezza.
Voglio cominciare con una premessa: segue una lista di donne che cucinano per professione portando a casa grandi risultati e che, non solo secondo me, lasceranno il segno nella storia.
Ma oltre a loro ce ne sono tante altre, mi duole davvero non averle inserite tutte, ma vi avrei obbligati a leggere questo articolo fino alla vecchiaia.
SheF Valeria Piccini: dalla Maremma con amore
SheF – She+F – non è un nomignolo, ma un vero e proprio marchio registrato che, se la pandemia non avesse stravolto il mondo e i piani di tutti, sarebbe diventato un progetto concreto per supportare le aspiranti chef.
Valeria Piccini è stata fortunata perché la sua carriera ha coinciso con la famiglia, anche se non è sempre stato facile, ma è ben cosciente di quanto sia complicato per una donna far conciliare la vita privata e un lavoro che richiede tante ore di servizio.
Non bisogna mollare
Per questo vorrebbe incoraggiare le donne a conquistarsi il proprio posto nel mondo culinario, senza farsi abbattere da barriere e stereotipi, ormai passati e senza senso.
Se lo dice lei, che è riuscita a trasformare la trattoria di un paesino da 200 abitanti in un ristorante bistellato, possiamo fidarci. Da Caino ha ottenuto un successo sorprendente, la prima stella è arrivata nel 1991 e la seconda nel ’99, grazie a una cucina che attinge dalla tradizione e la rinnova, con particolare attenzione alla qualità degli ingredienti, che vanno sfruttati fino all’ultimo grammo, per evitarne ogni spreco.
Uno dei piatti di Da Caino
Vicky Lau – le prime due stelle Michelin in rosa di tutta l’Asia
In Asia non era mai accaduto prima che una donna vincesse ben due stelle Michelin, quest’anno però la chef Vicky Lau ha piacevolmente stupito col suo risultato senza precedenti.
La Hong Kong & Macau Guide le ha assegnato il riconoscimento per il lavoro svolto nel suo ristorante di Hong Kong, la TATE Dining Room, dove propone una cucina innovativa, d’impronta franco-cinese.
La cucina è creatività e impegno
I suoi piatti raccontano una storia, come suggerisce il menù di otto portate che ha chiamato proprio “Edible Stories”.
Ciò che più stupisce della sua carriera è che prima di diventare una dea dei fornelli si occupava di grafica pubblicitaria in America. Poi, di punto in bianco, spinta dalla voglia di dare ancora più sfogo alla sua creatività, si è iscritta prima a un corso base di tre mesi presso Le Cordon Bleu a Bangkok per poi conquistarsi il Gran Diplôme di nove mesi al corso Le Cordon Bleu Dusit. Una vera fuoriclasse.
Hélène Darroze: chef donne famose? Vabbè ciao!
Hélène appartiene alla quarta generazione di una stirpe di ristoratori francesi, ha mosso i suoi primi passi al fianco di Alain Ducasse, nel suo Le Luis XV a Montecarlo e oggi è una delle chef più importanti del mondo.
Quest’anno ha ricevuto una seconda stella Michelin per il suo ristorante di Parigi Marsan ed è stata premiata con tre stelle Michelin nella guida Gran Bretagna e Irlanda per Hélène Darroze at The Connaught, il ristorante londinese che si trova all’interno del Connaught Hotel.
Un’icona della cucina moderna
Hélène è una mamma single che ha anche contribuito alla fondazione dell’associazione Le Bonne Etoile, in aiuto dei bambini più svantaggiati e per la quale ha ricevuto l’onorificenza di cavaliere dell’Ordine nazionale della Legion d’onore.
Il mondo la riconosce, ormai, come un’icona femminile dell’alta cucina: è a lei che ha pensato la Pixarquando nel 2007 ha creato il personaggio di Colette per Ratatuille ed è sempre a lei che si è ispirata la Mattel quando nel marzo 2018 ha realizzato Barbie Chef, in occasione dell’International Women’s Day .
Alice Waters: si comincia sempre dall’ingrediente
Nel suo ristorante di Berkeley Chez Panisse ha definitivamente stravolto la cucina americana, che fino al suo arrivo era fatta di fast food e cibi preconfezionati. Da lei un pasto si prepara partendo dall’ingrediente, è al mercato la mattina che si decide cosa mettere sul menù che, ovviamente, cambia ogni giorno.
I progetti che segneranno la Nazione
Nel 1996 ha dato vita al progetto Edible Schoolyard, creando un orto a disposizione della cucina della scuola e coltivato proprio dagli alunni. Ha anche aiutato Michelle Obama a realizzare un laboratorio di agricoltura biologica nel giardino della Casa Bianca.
Non è, quindi, assolutamente un caso che sia vicepresidente di Slow Food International, associazione di cui incarna alla perfezione i valori da quando cominciò a muovere i primi passi nella cucina, dopo un viaggio in Francia dal quale tornò in America cambiata per sempre.
Claire Vallée e la rivincita delle bionde… vegane
La cucina francese e la carne sono un tutt’uno, quindi la scelta da parte della Guida Michelin Francia 2021di premiare un ristorante vegano è stata sorprendentemente lungimirante.
L’Ona – che sta per Origine Non Animale – di Claire Vallée non è di certo il primo ristorante a eliminare la carne né, tantomeno, il primo ad aggiudicarsi un riconoscimento simile, ma ogni piccolo passo verso l’innovazione è una grande conquista per la cucina. Non si può trascurare quanto l’alimentazione senza carne e senza derivati sia oggi parte integrante delle nostre vite.
Dessert de carottes confites à la passion, meringue géranium, éclats de chocolat noir, crème au yuzu, tuile de citron. | Ph. Cecile Labonne
So’ soddisfazioni
Ma sapete qual è la cosa che dà più soddisfazione? Claire Vallée ha aperto il suo ristorante nel 2016 solo grazie al crowdfunding e al supporto di una banca verde. Gli altri istituti bancari non credevano possibile che un ristorante simile potesse ottenere successo. La chef si è guadagnata la sua rivincita, dimostrando al mondo che passione e perseveranza possono tutto –Tiè!-.
Antonia Klugmann e la sua stanza tutta per sé
Mi dovete spiegare perché se è Gordon Ramsay a fare il giudice il fatto che sia uno str*** lo renda figo, mentre quando si tratta di Antonia Klugmann diventa un’arpia da riempire di insulti. La cosa non mi torna!
Quando era ancora chef al Venissa, nell’isola di Mazzorbo, un certo giornalista che s’inorgoglisce nell’autodefinirsi “acceso misogino” di lei ha scritto: “…al Venissa si serve in tavola l’ideologia del gender: per me indigesta, ma de gustibus .”
Non entrerei nel merito di quell’articolo che comunque potete leggerequi; piuttosto mi concentrerei sul fatto che Antonia Klugmann, insieme a tante altre sue colleghe, ha ricevuto spesso il classico trattamento che si riserva alle donne che dimostrano autorità nel mondo del lavoro.
È successo anche quando ha sostituito Cracco a MasterChef, dove ha dimostrato un carattere bello tosto, che l’ha condotta, però, a trasformarsi nel bersaglio di tanti leoni da tastiera frustrati, che le hanno detto veramente le peggio cose.
Ma che ce frega, noi abbiamo la cucina!
Il suo è un ristorante di confine: L’argine a Vencò si trova in provincia di Gorizia, poco distante dal fiume che ne ha ispirato il nome, a solo un chilometro dalla Slovenia. Ma è anche il confine ideale fra ciò che l’ha formata e quello che la ispira quotidianamente.
Quando parla di donne in cucina, Antonia Klugmann lo fa citando Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, dove l’autrice s’interrogava sullo scarso numero di scrittrici nel suo tempo. Il problema è profondamente culturale: la donna è ancora subissata da una serie di compiti che le sono stati attribuiti a livello sociale e che spesso le impediscono di pensare e progettare.
Serve uno spazio dove poter dare libero sfogo alla creatività e per chef Klugmann è proprio la cucina. Non ha mai dato ai suoi colleghi dei maschilisti, anzi, nell’intervista rilasciata a La Cucina Italiana nel numero di cui è stata direttore per un mese proprio l’anno scorso, ha detto: “La prima volta che sono entrata in cucina non mi sono vista femmina o maschio, ho visto me stessa”.
Asma Khan e la sua brigata in rosa
Siete mai stati a Londra? La cucina indiana è sicuramente fra le più diffuse e amate dagli inglesi. I piatti di Asma Khan ne esplorano tutte le declinazioni, raccontando la storia della sua famiglia e delle sue origini.
Dopo il trasferimento a Londra insieme al marito, Asma si ritrovò a vivere a lungo in uno stato di desolata solitudine, che riuscì a colmare solo tornando in India a farsi insegnare la cucina di casa.
Di rientro a Londra cominciò ad accogliere le persone nella propria cucina, con dei Supper Club, che diventarono letteralmente virali. Qualche anno dopo aprì Darejeeling Express, il suo ristorante a Covent Garden.
Sorellanza ai fornelli
Asma è la chef dell’uguaglianza: la sua cucina è composta esclusivamente da donne che hanno alle spalle storie difficili, lei le accoglie, offrendo loro un mestiere e tutto il supporto di cui hanno bisogno.
Giungendo da una terra che non fa emergere la donna e che l’ha obbligata tutta la vita a misurarsi con la colpa di essere una secondogenita femmina, Asma ha fatto il possibile per affermarsi. Il suo fascino indiscusso è stato ritratto in una delle più belle puntate della serie Netflix Chef’s Tables, vi consiglio di guardarla!
Jessica Préalpato: la migliore pastry chef del mondo
Fare la rivoluzione è così tipicamente francese, ma rivoluzionare la cucina di Alain Ducasse è da veri impavidi. Jessica Préalpato arriva dalla tradizionale formazione pasticcera a suon di burro e croissant. Nel 2015 inizia a lavorare al Plaza Athénée, ristorante parigino nel quale il mito indiscusso dell’alta cucina Alain Ducasse ha scelto di non servire carne – pur continuando a servire pesce.
Si parla di naturalité: una cucina sensibile alle nuove necessità alimentari legate alla sostenibilità e alla salute.
Liberté, Naturalité, Desseralité
Qui nasce anche il concetto di desseralité – dessert + naturalité – coniato dalla Préalpato: via gli zuccheri, le creme e le decorazioni che fanno tanto ancien régime e dentro tutta la dolcezza della frutta all’apice della sua maturità, erbe e vegetali.
E se i primi esperimenti non hanno incontrato i gusti del Maestro, alla fine la pastry chef più famosa del mondo l’ha a dir poco conquistato. Nel 2019 Ducasse Editions ha pubblicato il suo libro intitolato, appunto, Desseralité, che raccoglie le ricette di chef Préalpato e gli abbinamenti più innovativi.
A meno di un giorno dalla finale di Masterchef, che vede come protagonisti Monir, Aquila, Antonio e Irene, ci stiamo ancora capacitando del perché sia stato eliminato Maxwell, uno dei concorrenti più amati di questa decima edizione. Riprendo l’articolo di Dissapore scritto da SONIA RICCI su un inedito Maxwell a spasso per Roma.