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All’aria il Governo del Cambiamento: occhio al nuovo partito di Renzi

Non ho certo sofferto per l’inglorioso fallimento del governo del cambiamento, le premesse del fiasco c’erano tutte: le bugie curricolari di un candidato premier, ridotto al ruolo di passacarte di Salvini e Di Maio; un contratto di governo, irrealizzabile e conflittuale col pareggio di bilancio dello stato; l’aurea mediocrità di taluni papabili ministri, soprattutto tra i pentastellati; la condotta ondivaga della coalizione gialloverde sulla politica estera, in particolare quella comunitaria europea.

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De Profundis per il Governo Grillo-Leghista

Dopo giorni e giorni interminabili,

con scambio di opinioni opinabili,

il duo Salvini Di Maio

ha trovato la quadra del ginepraio.

I nostri eroi sono saliti al Colle

con una lista di ministri considerata folle

per la presenza del professor Savona

che non piace alla tedesca, padrona

di tutta l’economia europea

e pertanto si comporta come una farisea.

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La moda è un lavoro per donne: allarme gender gap

Un’industria che ruota prevalentemente su prodotti per donne acquistati da donne, ma amministrata quasi esclusivamente dagli uomini. Questa, in breve, la tesi finale elaborata in ‘The glass runway’, lo studio redatto dal Council of fashion designers of America, Glamour e McKinsey & Company di prossima pubblicazione. Le donne rappresentano l’85% delle laureate presso i principali istituti di moda americani ma nei ruoli chiave che sono effettivamente ricoperti nelle aziende i nomi femminili sono ben pochi. 

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Il ministero distrugge la scuola: abuso dell’inglese e modello aziendale

La pubblicazione del raggelante “sillabo per l’educazione all’imprenditorialità” è solo l’ultimo esempio dell’attacco al sistema dell’istruzione da parte di un modello culturale inquietante

Tra le tante iniziative in ricordo di Tullio De Mauro che stanno avendo luogo a un anno e poco più dalla sua scomparsa, non mi pare di averne vista nessuna dedicata a una delle imprese a cui teneva di più. Parlo della sua testarda speranza che l’amministrazione italiana potesse finalmente imparare, se non a parlare, almeno a scrivere in modo civile e affabile.

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