Skip to main content

Ricetta del mese di Marzo:Risotto Malva e Ortica

  Risotto Malva e Ortica

Per chi amasse nutrirsi in piena assonanza col periodo autunnale e ama

fare scampagnate nei prati anche nella stagione autunnale,

si consiglia una ricetta saporita e gustosa: riso di malva e ortica.

Raccogliere 3 etti di fiore e foglie tenere di malva e 1 etto di punte d’ortica.

Lavare e scolare con molta cura e farne un brodo utilizzando 50 gr di ortica e 1oo gr di malva.

Nella casseruola mettere a rosolare uno spicchio d’aglio nell’olio e aggiungere 4 etti di riso.

Aggiungere il brodo di malva e ortica per la cottura del riso, e a metà cottura aggiungere

la restante parte di erbe fresche e ben tritate. 

Terminata la cottura, servire ben caldo.

400 gr di riso

100 gr di ortica

3 etti di malva

3 cucchiai di olio extra vergine di oliva(evo)

1 spicchio d’aglio

Sale q.b.

 

 

 

                                                                                                                                                                                 om Enrico Paniccia

Il generale Cesare Amè disse al Duce: “non entrare in guerra per il bene supremo della Nazione”

Winston Churchill  disse di Cesare Amè: “Con lui l’Italia non avrebbe certo fatto scelte sbagliate. È un uomo con cui si vince!”

Raffaele Panico

Il 2 agosto 1943, lungo una spiaggia del Lido di Venezia, si incontrano il generale italiano Cesare Amè (capo dello spionaggio militare) e il suo omologo l’Ammiraglio tedesco Wilhelm Canaris. Canaris in principio appoggiò Hitler, lo vedeva restauratore della Germania da 15 anni in ginocchio e affamata e con milioni di disoccupati, ancora negli anni Trenta, dal Trattato di pace di Versailles 1918. Poi, vista la crudeltà e la guerra di annientamento invasa la Polonia, senza esclusioni di colpi sul suolo d’Europa, inizia segretamente a lavorare per rovesciare il regime. Il generale Amè, nato nel 1892 (Cumiana – Torino) durante la prima guerra mondiale è un tenente (medaglia d’argento e due di bronzo), poi si occupò di spionaggio e controspionaggio militare. L’italiano Amè e il tedesco Canaris dovevano incontrarsi per le vicende seguite al 25 luglio 1943, destituzione e arresto di Benito Mussolini.

Continua a leggere

Niccolò Tommaseo e Pasquale Paoli dagli studi di Virgilio Missori

Tommaseo, dalmata nato a Sebenico, Giampietro Viesseux e il Risorgimento
Raffaele Panico
 
Nel solco degli studi sul dalmata italiano, Niccolò Tommaseo, degno di tante fatiche è stato anche
l’importante carteggio intercorso tra Giampietro Viesseux e il Tommaseo. Abbraccia gli anni 1835-1863. In realtà, lettere tra i due amici vennero scambiate anche in anni precedenti, ossia fin dalla
reciproca conoscenza, dal 1826 circa. Ma, quelle sopra ricordate, rappresentano il periodo più significativo del nostro Risorgimento, e dovevano venire alla luce come necessario e autorevole
complemento dell’altra conversazione: Gino Capponi e Niccolò Tommaseo. Conversazione venuta
alla luce per merito di due studiosi, Paolo Prunas e Isidoro Del Lungo. Il Carteggio Vieusseux-Tommaseo è stato studiato, per oltre quaranta anni, grazie al merito di un valoroso studioso tommaseiano, il professor Virgilio Missori, sacerdote rosminiamo, scomparso a Roma nell’autunno del 2005.

Continua a leggere

Retrovisione: Carl Schimtt, l’individuo e lo Stato, l’etica e la lealtà nel XX secolo

 In “Etica dello Stato e Stato pluralistico”

(Staatsethik und pluralistischer Staat, in Kantstudien, Band XXXV, Heft 1, 1930)

a cura di Raffaele Panico

Carl Schmitt filosofo e giurista tedesco, nato nel 1888, è una figura emblematica della cultura politica tedesca ed europea del XX secolo. Alla fine del secondo conflitto, a guerra finita, gli Alleati lo arrestano per i suoi legami col nazismo quindi processato e alla fine venne assolto per un “non luogo a procedere”.

Scrive Schmitt nel 1930: “Anche in Germania, dopo il crollo dell’impero bismarckiano, dottrine sullo Stato e sul Governo che si ritenevano stabilissime hanno subito una crisi; né ciò reca meraviglia se si pensi che, scuotendo lo Stato, si scuote anche la concezione etica dello Stato. In particolare, se non si concepisce lo Stato come unità e potenza superiore, tutti i dati dell’etica kantiana dello Stato, diventano contraddittori e fallaci”. […] “Una concezione anglosassone dello Stato, che ha tentato di insinuarsi in Germania, è la così detta pluralistica, sostenuta da G.D.H. Cole e da Harold Laski, per questi autori lo Stato è un gruppo sociale da juxtaporsi e non da sovrapporsi agli altri gruppi sociali. E come ogni gruppo sociale ha la sua etica, così anche lo Stato ha la sua. Vi è una etica della Chiesa, della classe, della famiglia, dell’azienda, del club, etc. Tutte queste etiche importano una pluralità di lealtà. Non vi è una gerarchia di doveri; ma un vario complesso di doveri che coesistono e si sommano. La lealtà verso lo Stato non ha alcuna preminenza sulle altre”.

Continua a leggere

Inno al CORONAVIRUS

La grande ed estesa Cina 
è messa in ginocchio da una gocciolina 
di saliva emessa dai malati 
che sono stati contagiati 
da un virus sconosciuto agli scienziati.

Il gigante asiatico dai piedi di argilla, 
a causa del terribile virus, adesso vacilla; 
le megalopoli sono in uno stato di quarantena 
che impedisce alla gente, come una catena, 
di muoversi e di fare affari 
che generano un fiume di denari.

L’Italia, grande paese occidentale, 
in questi giorni sta combattendo il pericoloso male; 
il virus arriva veloce dall’Oriente 
e purtroppo, per fermarlo, non c’è niente. 
I paesi del Nord sono cinti da un cordone sanitario, 
rivelatosi unico strumento obbligatorio 
per fermare la grave infezione 
che si estende come una maledizione.

Tutto è sbarrato e chiuso, 
c’è pure chi si è autorecluso 
nel timore di diffondere il virus, 
diventato oramai il focus 
di tutta la televisione, 
senza nessuna eccezione, 
dove esperti e fior di professori 
illustrano del virus, senza errori, 
caratteristiche e ciclo vitale 
che ha un esito così brutale.

Gli sforzi della macchina organizzativa 
daranno presto una risposta positiva
e l’Italia vincerà, alla grande, la battaglia 
contro questa malattia canaglia. 

 

“FAME USURPATE” la Napoli nobilissima e i suoi uomini: Vittorio Imbriani

Raffaele Panico

Nel 1968 Gianfranco Contini, filologo e critico letterario, accademico e storico della letteratura italiana e importante partigiano negli anni della tragedia dell’ultima guerra, scriveva: “L’ora dell’Imbriani non sembra essere ancora giunta […] bisognerà rivalutare la sua posizione culturale” (Letteratura dell’Italia unita 1861-1968, Firenze, Sansoni, 1968 prima edizione). Per lo studioso della storia napoletana dell’Ottocento e del Mezzogiorno è necessario passare attraverso la raccolta di libri, saggi, opuscoli, pubblicistica e la stampa. Pensiamo alle edizioni del “Giornale Napoletano di Filosofia e Lettere”, diretto da B.Spaventa, F.Fiorentino e V.Imbriani, e a tutto quel materiale prodotto, raccolto e lasciato da Vittorio Imbriani e dal fratello Matteo Renato Imbriani. Siamo avidi di conoscere la storia vera dell’Italia! Da quel fondo Benedetto Croce fece una cernita che pubblicò in Studi letterari e bizzarrie satiriche (Bari 1907).

Continua a leggere