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Nella fila del pane dell’alluvione

Dal 1986 vivo a Forlì e da 37 anni compro il “pane quotidiano”, invocato nella preghiera filiale al Padre, dallo stesso fornaio, nonostante abbia cambiato più volte la residenza in zone distanti da questo stesso esercizio commerciale. Ne è sempre valsa e ne vale la pena, il pane è eccellente, come tutti gli altri prodotti dalle mani di questa famiglia di panettieri: ora, i titolari iniziali, una solida coppia d’amore e tanto lavoro, si godono la meritata pensione, tutto è passato nelle mani dei figli che, giovani, hanno rinnovato locali e laboratorio, ma continuano a lavorare a mano gli impasti perché, come sempre ha sostenuto il loro “vecchio”, il pane buono è un prodotto artigianale di abilità manuale. Vecchio cliente, quasi di casa, mi basta solo telefonare “arrivo” senza aggiungere altro e. già al mio ingresso, mi vedo porgere la sportina consueta del mio mezzo toscano insipido con qualche zoccoletto e michetta.

                                                       

Sabato scorso, libero da impegni, sono andato senza preavviso, trovandomi costretto, cosa incredibile, mai prima d’ora, a fare la fila fuori, ultimo al settimo posto, rassegnato all’attesa evangelica “beati gli ultimi perché saranno i primi”. Chi prima di me ha subito soddisfatto la curiosità perché quella fila, mai prima a mia memoria di cliente: “Tre lavoranti a casa a spalare fango, perdipiù persa parte della farina nel deposito alluvionato, a pochi isolati da qui, per questo meno pane in vendita e non è facile accontentare tutti”; “Dentro, solo in due a servire, s’entra un po’ alla volta ed ecco la fila.”; “Bel casino questa alluvione, in coda per il pane, come mia nonna al tempo dell’ultima guerra coi bollini della tessera!” Così, rassegnato ed egoisticamente contrariato, lo confesso, a conquistare il mio pane quotidiano, mai, prima, tanto desiderato, nell’attesa di quella fila, da ultimo a primo, mi sono lasciato a tanti pensieri.

                                                     

Certo, la scarsità di pane ha mosso le rivoluzioni, nessuna esclusa, checché ne dicesse la regina Maria Antonietta con la sua proposta alternativa di brioche per sfamare e sopire l’ira dei rivoltosi parigini. Senza pane, dunque con la fame, magari in aggiunta a qualche altra pena, perché, si sa, a volte le disgrazie viaggiano a coppie, si è spesso costretti ad arrendersi, come nei versi del patriota Arnaldo Fusinato nella sua Ultima ora di Venezia, a ricordo della resa nell’agosto 1849 della Repubblica di San Marco, guidata da Daniele Manin: “…il morbo infuria, il pan ci manca, sul ponte sventola bandiera bianca…” A pancia vuota, neppure un tozzo di pane, magari sempre più caro di prezzo, s’infiamma la parte peggiore dell’animo umano e, allora, la fame fa l’unione, muove folle incazzate a saccheggiare forni, come quello delle grucce nel capitolo XII de I Promessi Sposi, oppure soffia sul primo fuoco, sabato scorso, per fortuna, tenuto d’occhio dal buon Dio, di sette forlivesi alluvionati in fila. Sicuramente, le file per il pane sono state e sono tuttora ricorrenti: dalle file a Roma dell’ultima guerra per una razione di pane, farina e segatura, come nel racconto dello splendido Pane Nero di Miriam Mafai, all’interminabile coda odierna davanti all’ingresso dell’associazione benefica milanese Il Pane Quotidiano, poco distante dall’Università Bocconi, tempio di tanta cultura economica della ricca impresa.

                                                                 

Certo, molti diranno che esagero, in fondo la mia fila di sabato scorso era piccola cosa, abbastanza sopportabile. È vero, tuttavia, pur se su scala minore, che quella mia fila aveva tutte le premesse di avvenimenti, insofferenze, contrarietà, mossi da ben più gravi, scarse disponibilità di pane per la vita quotidiana. Comunque, alla fine, è in me prevalsa la convinzione quanto, sempre più, debba apprezzarsi il valore del minimo essenziale, dunque un pezzo di pane, anche condiviso con altri, come taluno spezzò con i suoi discepoli o moltiplicò per una folla affamata, certo del miracolo della finalità del bene. Rassicuro quanti ironizzeranno su questo mio volo di fede, inevitabile ad una certa età, resto un cristiano di scarsa professione, ma sicuramente credente, ancora di più per la consapevolezza delle mie debolezze, della mia fragilità: la fede aiuta a superare la miseria propria e del mondo.

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“Alla ricerca di un nuovo umanesimo”: l’Università Roma Tre rende omaggio ad Albert Camus

All’Aula Volpi del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, la Direttrice, Prof.ssa Paola Perucchini, ha aperto la Giornata di Studi denominata “Albert Camus alla ricerca di un nuovo umanesimo”, a 110 anni dalla nascita (1913) dell’autore de “Lo straniero”, portando anche i saluti del Rettore, Massimiliano Fiorucci.

Un’iniziativa ideata già nel 2019 da Luigi Fenizi, ex- consigliere parlamentare del Senato, scrittore e ricercatore storico; rimasta poi bloccata dalla pandemia e, infine, realizzata col tenace impegno dei docenti di Roma Tre, Marina Geat e Marco Giosi.

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Il vaccino per la poliomelite

La poliomielite è una grave malattia infettiva a carico del sistema nervoso centrale che colpisce soprattutto i neuroni motori del midollo spinale. Descritta per la prima volta da Michael Underwood, medico britannico, nel 1789, la poliomielite è stata registrata per la prima volta in forma epidemica nell’Europa di inizio XIX secolo e poco dopo negli Stati Uniti. La diffusione della polio ha raggiunto un picco negli Stati Uniti nel 1952 con oltre 21mila casi registrati. In Italia, nel 1958, furono notificati oltre 8mila casi. L’ultimo caso americano risale al 1979, mentre nel nostro paese è stato notificato nel 1982.

L’incidenza della poliomelite rese sempre più stringente la scoperta di un vaccino efficace contro una malattia che uccideva e paralizzava milioni di persone. Lo sviluppo del vaccino i primi tentativi di ottenere un vaccino furono compiuti da Thomsen in Danimarca nel 1913 venne poi seguito da molti altri ricercatori che nel corso degli anni tentarono di inattivare l’agente patogeno mediante il calore o mezzi chimici con risultati però non soddisfacenti nel 1931 un ricercatore canadese Maurice Brody annunciò di essere riuscito a immunizzare delle scimmie di laboratorio con un vaccino inattivato con formaldeide e di averlo utilizzato anche in un gruppo di bambini e dopo una o due dosi del suo vaccino nel sangue di questi bambini comparivano anticorpi neutralizzanti. La sperimentazione fu ampliata sino a vaccinare tremila soggetti anche John Colmer ricercatore americano della Temple University di Filadelfia quasi contemporaneamente a Brodi, creò un vaccino basato su un virus vivo ma attenuato che venne poi derisoriamente chiamato una vera pozione stregata. Tese alla prevenzione della malattia lo stesso Brody si tolse la vita e non seppe mai che in verità partiva da premesse scientificamente corrette”.

Dopo gli insuccessi di Brodi e Colmer ci vollero quindici anni per riprendere la sperimentazione con esperimenti molto controllati l’ambiente scientifico. Jonas Salk riprese le idee di Brody. Ma si orientò verso un vaccino con virus completamente ucciso e nel 1954 dopo accesi dibattiti, avviò uno studio su un grande numero di soggetti per raggiungere prove inconfutabili circa l’inoquità del vaccino e la sua efficacia protettiva il vaccino venne sperimentato con il più grande programma di test su larga scala mai effettuato circa 1,8 Milioni di bambini americani canadesi e finlandesi tra i 6 e 9 anni, presero parte all’esperimento.

Salk diede il suo vaccino al mondo senza brevettarlo e quindi trarne il profitto. Come disse lui stesso il vaccino appartiene alla gente non c’è nessun brevetto. D’altronde si potrebbe brevettare il sole, ma appena quindici giorni dopo si diffuse la notizia che diversi bambini vaccinati nel corso dello studio avevano contratto la poliomielite a causa di una partita di vaccino che conteneva un virus, non del tutto inattivato. Fu uno dei peggiori disastri dell’Industria farmaceutica americana e furono subito adottati nuovi standard di produzione più elevati e le vaccinazioni ripresero.

Nel 1955 Albert Bruce Sabin, polacco naturalizzato statunitense, riuscì a ottenere un vaccino trivalente con virus vivo attenuato efficace per via orale capace di spazzare i virus patogeni sostituendosi ad essi: egli sperimentò il suo vaccino dapprima su se stesso sul suo collaboratore messicano Alvarez e sul tecnico Hugo Hardy e poi su vasta scala ne dimostrò l’efficacia in una campagna di vaccinazione di massa nel Chapas in Messico e dopo negli Stati Uniti. , In un paio di anni dal 1959 al 1961 furono vaccinati milioni di bambini.

Nel 1963 Finalmente il Sabin divenne il vaccino di scelta anche negli Stati Uniti e tra il 1962 e il 1965 più della metà della popolazione statunitense dell’epoca lo aveva ricevuto con drastica e diminuzione dei casi di poliomelite che erano già stati molto ridotti dopo l’introduzione del vaccino salk, l’ultimo caso americano, si ebbe nel ’79 Sabin non volle brevettare il vaccino rinunciando ad arricchirsi per mantenere un prezzo che consentisse una sua più vasta diffusione il vaccino Sabin induce nei vaccinati un immunità eccezionale si replica proprio come il virus della poliomelite. Ma è stato modificato in laboratorio in modo da aver perso la capacità di raggiungere il sistema nervoso centrale in questo modo lo stimolo del sistema immunitario è identico a quello prodotto dal virus, vero? Ma l’infezione non causa la paralisi.

Il vaccino Sabin non ha bisogno di dosi di richiamo e al contrario del vaccino Salk è molto economico da produrre e la sua somministrazione consiste semplicemente nel far mangiare al bambino uno zuccherino con sopra una goccia colorata.

Raramente un caso su 750.000 vaccinazioni il virus attenuato dal vaccino Sabin replicandosi retromutava tornando identico al Virus originario e riacquistando la capacità di raggiungere il sistema nervoso centrale e di causare una poliomielite molto simile a quella causata dal virus, vero? Provocando, così paralisi ciò accadeva particolarmente in bambini che avevano una diminuita capacità di produrre anticorpi per un deficit congenito del sistema immunitario. Purtroppo non è un evento prevedibile o da imputare ad una cattiva qualità del vaccino o all’azienda produttrice

ma proprio dal DNA che mutando e mutando ogni tanto si produce qualcosa di pericoloso e non è possibile prevedere.

Alla fine intorno al 1982 i casi di poliomelite erano causati di più dal vaccino Sabin che altro e quindi si smise di somministrare il vaccino

La vaccinazione antipolio in Italia

In Italia il vaccino salk venne adottato nel 1957 Nel biennio 59/60 quando l’incidenza della poliomielite raggiunse il suo picco in Italia venne raccomandata alla vaccinazione per persone da 0 a 20 anni il vaccino Sabin in Italia, arrivò solo nella primavera del 1964 in ritardo di tre anni rispetto agli altri paesi e questo costò quasi diecimila casi di poliomielite oltre mille morti e 8000 paralisi: diverse furono le cause del ritardo italiano sulla campagna di vaccinazione tramite vaccino Sabin ma ebbero molto peso gli interessi politico economici i più importanti istituti sieroterapici italiani producevano il vaccino salk un prodotto che aveva richiesto lunghe ricerche e impianti nuovi e costosi un grosso investimento di capitali. Allo stesso tempo vi era una grande ignoranza dei medici riguardo le innovazioni e che non sapevano leggere i bollettini medici in inglese da cui si formò una larga fascia di medici contrari alla vaccinazione.

Foto Santa Crescienza il sussidiario.it national geographic      © Francesco Spuntarelli

Innovare, rinnovare, riusare, riciclare: le parole chiave dell’Economia Circolare

In questi ultimi anni, esattamente dalla fine degli anni Settanta, sta andando avanti il dibattito sull’economia circolare in alternativa al modello di economia lineare basato sulla disponibilità di grandi quantità di materie prime e di energia come se fossero inesauribili. È riconosciuto che l’impiego di materie prime con conseguente aumento di consumi e di rifiuti, con l’utilizzo a volte poco efficiente delle risorse, non è sostenibile a lungo né a livello economico né a livello ambientale. Se non c’è un cambio di rotta adesso, entro il 2050 consumeremo le risorse pari a tre pianeti e la nostra sopravvivenza sull’unico pianeta che conosciamo sarà in pericolo.

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Alla Sapienza vanno in scena gli “Universi Sonori”
Confindustria promuove una giornata di studio sul presente e sul futuro della radio

“Universi sonori. Dalla radio tradizionale ai nuovi spazi di produzione e ascolto” questo è il titolo della ricca giornata di riflessione, che si è svolta il 29 marzo, sulla radiofonia promossa da Confindustria Radio Televisioni in collaborazione con il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza.

L’obiettivo dell’iniziativa è stato quello di condividere le principali tendenze ed idee che ruotano intorno al mondo della radio e al consumo di contenuti audio, ragionando sulle nuove forme radiofoniche e su quali potrebbero essere le nuove frontiere per il futuro della radio. Dal formato totalmente digitale ai podcast, da fruire quando e dove si vuole, rispetto la sua forma nativa la radio ed il suo modo di fare comunicazione è notevolmente cambiato. È stato proprio questo suo sapersi innovare continuamente che ha permesso il successo di questo potente mezzo di comunicazione ancora oggi: infatti, con oltre un secolo di vita, la radio è uno dei mezzi di comunicazione più apprezzati ed utilizzati dalla popolazione di tutto il mondo.

Alla giornata, oltre il corpo accademico, giornalisti e studenti, hanno preso parte alcune dei più importanti esponenti delle emittenti italiane come RadioRai, RTL 102,5, RDS Radio Dimensione Suono, Chora, Radio24, Radio Capital.

La sessione della mattina è stata introdotta da Alberto Marinelli, Direttore del Dipartimento CoRiS e Prorettore alle Tecnologie Innovative per la comunicazione della Sapienza, e da Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Televisioni.

Marinelli ha sottolineato la grande capacità dei media di resistere ai cambiamenti ma la tempo stesso di modificare la propria natura rispondendo ai bisogni della società. Franco Siddi, ha invece evidenziato la nuova dimensione della radio che si sta rivelando un media sempre più apprezzato, che si collega con un mondo molto vasto e in continua crescita. Ha affermato che “l’innovazione continua, l’offerta professionale e responsabile e l’accessibilità gratuita sono le caratteristiche essenziali della programmazione radiofonica e il suo grande valore aggiunto”. Queste caratteristiche richiedono stabilità di risorse frequenziali e pubblicitarie e attenta manutenzione regolamentare e normativa. “La parola d’ordine è ora accompagnamento” ha proseguito “che nella transizione della radio al DAB (Digital Audio Broadcasting) significa garantire continuità di risorse per il ritorno degli investimenti nelle infrastrutture di rete e mantenere l’FM in simulcast in FM fino ad una congrua adozione della nuova tecnologia trasmissiva; nell’ambiente connesso significa garantire prominence, ossia visibilità e accessibilità della radio sulle piattaforme smart”.

Si prosegue con il primo panel intitolato “Scenari, pubblici, mercati”, è stato moderato da Christian Ruggiero, Professore della Sapienza Università di Roma, e da Claudia Mazzola, Direttrice dell’Ufficio Studi Rai.

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Tito Lucrezio Rizzo e Aldo Mola sulla figura del Capo dello Stato, dallo Statuto Albertino ad oggi

Domani 14 marzo, alle 18.30, si terrà presso la Biblioteca Casanatense nel centro storico di Roma, la presentazione del saggio “Il Capo dello Stato dalla Monarchia alla Repubblica (1848-2022)” Herald Editore 2023,  curato per l’età regia, dal prof. Aldo Mola, storico  della Monarchia e docente universitario a Milano e a Bruxelles;  per l’età repubblicana, dal prof. avv. Tito Lucrezio Rizzo, già Consigliere Capo Servizio della Presidenza della Repubblica e docente universitario.

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Accuse di corruzione ai vertici dell’esercito greco: i servizi segreti sorvegliano il generale Floros

Da ormai sei mesi la Grecia è impantanata in uno scandalo politico iniziato nell’agosto del 2022, quando la stampa ha svelato che Nikos Androulakis – leader del Partito Socialista di opposizione – e giornalisti vicini alla sinistra erano stati intercettati. La sorveglianza telefonica sarebbe stata affidata dal primo ministro Mitsotakis ai servizi segreti nazionali o a un’équipe parallela di questi ultimi attraverso il software illegale Predator.

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Accusations de corruption aux hauts rangs de l’armée grecque : les services secrets mettent sur écoute le Général Floros

Depuis six mois, la Grèce se voit engluée dans un scandale politique éclaté en août 2022, lorsque la presse a divulgué la mise sur écoute de Nikos Androulakis — chef du parti socialiste d’opposition, et de journalistes proches à la gauche. La surveillance téléphonique aurait été confiée par le Premier ministre Mitsotakis soit au service national de renseignement, soit à une équipe parallèle issue de ce dernier se servant de logiciel illégal Predator.

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Lo smaltimento delle batterie al Litio

Le batterie al litio hanno reso possibile un salto tecnologico nel processo di elettrificazione dei mezzi di trasporto grazie alle prestazioni superiori rispetto alle prodotte nel passato (come piombo, zolfo-sodio e nichel-zinco). La Cina, nel 2020, ha prodotto il 60% dei componenti delle batterie al litio e circa l’80% delle celle.

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Dalle Montagne del Trentino all’Azzurro del Cielo:
….. ciao Federico !

IN ALTO I CUORI  ! …….
IN RICORDO DI FEDERICO LA GANGA

UNA MINI ANTOLOGIA DI BREVI EPISODI, PENSIERI E RIFLESSIONI,
che terminano con un bellissimo pezzo pubblicato sulla Testata  “7 Colli”

Sarà cura della Redazione di ConsuI Press in ricordo di Federico pubblicare altri interventi di coloro che, in vita, lo hanno personalmente conosciuto ed apprezzato.

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Penso a te Federico, mio camerata, alle lunghe conversazioni serali già da ventenni, alle interminabili camminate, ai campi scuola, alle incursioni, alle goliardate, alle bevute.
Nonostante le avversità, sempre con il sorriso sulla bocca, sempre con la battuta sarcastica pronunciata con una serietà raggelante, premonitrice di una sonora risata. Uomo di grandi principi, di alti valori e di una inesauribile umanità. Sentirlo al tuo fianco da sicurezza, infonde consapevolezza, ti rende sempre più certo che la via intrapresa è quella giusta sia sui percorsi di montagna che nella vita, sia negli studi che nella lotta politica e… quando la tensione scemava ecco partire il canto di montagna. Filo conduttore della tua vita, della nostra vita l’amore per l’Italia e per questo amore ci siamo trovati e non ci siamo più lasciati.

Quanti ricordi, quanti episodi, quante vicende indimenticabili cemento indissolubile nella vita terrena e oltre.
Non ci vedevamo più tanto spesso ma ad ogni incontro senza ricordare, senza parlare, si toccava con mano la gioia e la consapevolezza di indimenticabili ricordi di una vita vissuta intensamente e con coraggio.
Per questo ti saluto nell’attesa della gioia del prossimo incontro.
Ciao Federico
______________ ADRIANO TILGHER 
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RICORDANDO FEDERICO, debbo dire di aver conosciuto quello che sarebbe diventato “il mio quarto fratello ” a fine novembre 1969. C’era l’inaugurazione della Sezione Flaminio del MSI in via Luca Signorelli, io ero ancora minorenne ma Italo Rochira mi aveva già nominato responsabile per Giurisprudenza del FUAN Caravella, Federico frequentava Avanguardia Nazionale.
Ho condiviso con Federico un lungo e difficile periodo di militanza, dal Golpe Borghese agli anni di piombo.
Mi ha insegnato:
– ad andare in montagna e ad accendere un fuoco sulla neve;
– a leggere un carta militare, a dormire in un sacco a pelo, e ad organizzare un campo;
– ma anche a montare una tenda su di una splendida spiaggia del Peloponneso.
Adesso cenavamo insieme una volta a settimana e vuotavamo una bottiglia di lambrusco.

Senza Federico il mondo ora sarà più vuoto
______________MASSIMO BUGLI 

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Federico è stato per me un fratello maggiore. Grande amico di mio padre, è stato presente da sempre nella mia vita.
Sono cresciuto con suoi rimbrotti, le pacche sulle spalle, i suoi consigli, la sua cultura, utilissima sia durante la scuola che nelle nostre conversazioni davanti ad un fuoco.
Ho amato il suo sorriso, tra il bonario e l’ironico, un po’ meno le grosse mani che spesso, sempre bonariamente, appoggiava con non troppa delicatezza sul mio povero collo!
Ora che sei su sentieri di monti inesplorati ricorda che se di notte, tra le ombre della luna vedrai le fiamme di un fuoco, li mi troverai ad aspettarti con un buon bicchiere di vino ed i tuoi camerati.

Il mio cuore è in alto … A presto
_________ALESSANDRO BARTOLI 

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Federico …“grande” quasi come un tuo Avo Normanno che spiritualmente aleggia ancora con la sua presenza in un Castello ottagonale in Puglia !
Quanti episodi possiamo ricordare insieme: la militanza politica, per me iniziata con il Msi in Prati/ il “Boja chi Molla”/ i tempi de “L’Orologio”/ i tempi del mio “Studio in via Barletta”, della “Libreria Dante”, le ricorrenze per il Solstizio, le belle cene nelle buone trattorie così come nelle peggiori osterie / i raduni camerateschi, la vicinanza con Casa Pound, nonché anche le nostre belle litigate !
…..Il giorno prima del mio compleanno (14 dicembre nella scorsa settimana), telefonicamente, ho saputo della tua scomparsa, restando raggelato.
Ed io, pur se coriacemente cattolico-ghibellino, auguro che Tu – essendo ora “andato oltre” – possa riposare sereno accanto al nostro Padre Celeste, ma anche accanto ai tuoi “Dei dell’Olimpo” – che pur io ammiro – unitamente ai nostri Miti ed Eroi, e a Coloro che ci hanno preceduto e che noi abbiamo conosciuto qui in Terra ed idealizzato per il loro “Stile di Vita”, nei nostri ricordi.

In questa vecchia foto, probabilmente inizi /metà anni ’80, nella foto Federico accanto a Giacomino De Santis, altro grande indimenticabile Amico della nostra Comunità, già “andato oltre” a fine giugno di questo stesso anno, davanti alla Ex ! ….(Clik su >] “Libreria Dante” in Roma.

_______________ GIULIANO MARCHETTI

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Addio a Federico La Ganga, camerata silenzioso.
Per lui la politica fu soprattutto cultura…

pubblicato sul Quotidiano Online 7 COLLI” a firma di   – 

Chi era Federico La Ganga? Chi era veramente?  – Di lui si sa poco, pochissimo, ma i militanti di una certa età, quelli degli anni Settanta, lo conoscevano – lo conoscevamo – un po’ tutti. Lo hanno definito in molti modi, ora che non c’è più. Un puro, un uomo verticale, uno che non si concesse mai a nessuna parrocchia politica, pur essendo frequentatore di molti ambienti: da quelli extraparlamentari della destra romana, Ordine Nuovo e la libreria di via degli Scipioni e anche Avanguardia Nazionale, al Msi, persino ad Alleanza nazionale. Nessuno sa la sua data di nascita, né dove era andato a scuola, né se avesse fatto – e dove – il servizio militare. Ma la sua preparazione tecnica in vari settori, fa supporre di sì. Tra l’altro era un paracadutista provetto e un amante della montagna.

Federico La Ganga gestì per anni la storica libreria “Dante” – Di carattere molto riservato, non parlava mai o quasi mai di sé. Parco di parole, tuttavia se sollecitato indugiava in spiegazioni esaurienti su qualsiasi argomento. Era professore di latino e greco, anche se non sappiamo dove si laureò, amante della storia e della filosofia e della politica. Nella sua vita ha partecipato a molti e vari campi-scuola, e escursioni in montagna, magari alla guida dei più giovani, ai quali spiegava il significato spirituale delle vette e delle meditazioni delle vette, per dirla con Evola. Pensatore che conosceva bene, perché per diversi anni gestì la storica libreria “Dante” in via Ennio Quirino Visconti al quartiere Prati. Era amico dell’altro famoso libraio alternativo, l’indimenticato Mario Trubiano, e fu in quegli anni che lo conobbi, lavorando nella libreria della LeDe, poco distante. Erano i primi anni Ottanta.

Quella sera a Trevignano – Lo rividi molti anni dopo, a una cena a Trevignano al locale Gens Trebonia di Ferdi Parisella, insieme con Gloria Sabatini (Federico era amico del papà Sergio, come Gloria ha raccontato in un bellissimo post) e Sandro Forte, autore dell’ultimo “Ordine nuovo parla”. Alla cui presentazione Federico andò pochi anni fa nella sede della Fondazione Alleanza Nazionale. In quella cena sul lago di Bracciano spiegò a tutti noi che non si diceva “Gens” Trebonia, come dicevamo tutti, ma si pronunciava “Ghens”, perché gli antichi latini dicevano così. Il tutto con grande semplicità e con grande competenza, senza mai salire in cattedra, e se lo sarebbe potuto permettere. Silenzioso, riservato, serio, sembrava davvero una persona calata da un altro tempo e un’altra epoca, un uomo che aveva ben poco a che fare con questi, di tempi.

“Uomo differenziato e soldato politico” –  Lo scrive benissimo Davide Di Stefano in un ricordo che vogliamo pubblicare in parte: “Uomo differenziato, soldato politico, unità imperiale, legionario, camerata. Sono tante le definizioni prodotte da un dato mondo politico e culturale, l’orizzonte a volte un po’ lontano e sfuggente fissato da un certo tipo antropologico. Se c’era qualcuno che, senza annunciarlo, era esattamente tutte queste cose, questo era Federico La Ganga (…) Io l’ho conosciuto come professore, o forse più correttamente come precettore, come guida. Un antico romano o un elleno, in ogni caso un uomo che solo per qualche oscura ragione si è ritrovato a vivere questi tempi. Uno spirito asciutto e forte, essenziale nella condotta, nel fisico, nella mente. La volontà d’acciaio e la pazienza infinita nel far studiare il greco e latino anche a un somaro.(…)

Federico La Ganga non prendeva mai soldi per le sue lezioni di latino e greco – Con un sarcasmo garbato ma fermo, fatto di lezioni in ginocchio, cazzotti in testa e insulti bonari. Impossibile pagarlo per il lavoro svolto perché “ai camerati non posso chiedere nulla”, reticente anche nel ricevere un semplice dono. La sua un’esistenza frugale, lontana dall’effimero. In un tempo come questo vengono le vertigini a pensare a quanto potesse essere in asse con il mondo un uomo come Federico. Che forse non avrebbe apprezzato nemmeno questo ricordo, visto probabilmente come un orpello posizionato in questo regno del narcisismo che sono i social. Ma ritengo sia giusto, per noi che abbiamo avuto la fortuna di condividere anche solo una parte del cammino insieme a persone di una razza ormai estinta, di ricordarli ed emettere una piccola risonanza per chi ha orecchie per ascoltare”.

Nelle isole greche alla ricerca dell’anima spartana  – Resta poco da dire: so che un periodo abitò a Maccarese con un cane, poi ultimamente abitava a CasaPound. Da qualche tempo era ricoverato a Trento, sua città di origine, per una malattia polmonare, sembra. Qui è morto, dopo un lungo cammino che ha dato tanto a una comunità ideale nella quale si identificava. Come i ragazzi di Raido, che ci hanno fornito la bellissima e struggente foto, nelle sue montagne, dove amava portare i giovani verso l’ascesi che lui conosceva e che cercò sempre di trasmettere agli altri. Ma non solo montagna, nell’anima di Federico. Negli ultimi anni, non sappiamo quali, l’estate andava, senza soldi e con uno zaino, alla ricerca delle isole greche, e forse anche dalmate, nei luoghi più lontani dai circuiti turistici, cercando forse l’anima spartana. Non solo cieli blu, dunque, ma anche mari blu per Federico.

(Foto: Raido)

 

   

La Globaldistruzione

La Globaldistruzione

L’intelletto: Muscoli potenti, ma senza guida

albert einsteinDovremmo badare a non fare dell’intelletto il nostro Dio. Esso ha dei muscoli potenti ma nessuna personalità. Non può guidare: non può che servire e non è esigente nella scelta di una guida. Questa caratteristica si riflette nei suoi sacerdoti, negli intellettuali. Ha una vista acuta quanto ai metodi e agli strumenti ma è cieco quanto ai fini e ai valori. Non c’è da meravigliarsi che questa cecità fatale sia passata dai vecchi ai giovani ed oggi affligga una intera generazione. Il progresso tecnologico non ha aumentato il benessere e la sicurezza dell’umanità. Perfezione dei mezzi e confusione dei fini sembrano caratteristici del nostro tempo.. La sottile ricerca e l’attento lavoro scientifico hanno spesso avuto tragiche conseguenze per l’umanità, poiché hanno sì prodotto, da un lato, invenzioni che hanno alleviato la sua fatica, ma hanno introdotto una grave inquietudine nella sua vita, lo hanno reso schiavo del suo mondo tecnologico e, cosa più catastrofica ancora, hanno creato i mezzi della sua stessa distruzione di massa. In verità una tragedia spaventosa” –

ALBERT EINSTEIN.

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L’arte “diversa”: tra ‘400 e ‘600, i tormentati artisti di Mario Dal Bello

L’arte è senz’altro –per usare la storica definizione di Benedetto Croce– “espressione sentimentale immediata”. Ma come nascono l’ispirazione e il processo artistico? Quali facoltà umane mettono in moto? Con quali criteri e meccanismi? Primo ad avviare studi specifici in questo campo fu il padre stesso della psicanalisiSigmund Freud, il quale capì che la supposta separazione (e, per alcuni, addirittura antitesi) tra conscio e inconscio, normale e patologico, umano e divino, in realtà è inesistente.

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Fa ancora discutere il riscaldamento globale tra incendi e caldo record

La questione del riscaldamento globale provocato dall’uomo fa ancora discutere in specie con gli incendi e il caldo afoso che registriamo in questo periodo dell’anno. Siamo già in presenza delle conseguenze dell’eccesso dei gas serra emessi dall’uomo in atmosfera o si tratta solo di un ciclico avvicendarsi nei secoli di decenni più caldi? La risposta è che pochi sosterrebbero una normalità ciclica negli anni per queste temperature così alte. Siamo tutti molto impressionati dal caldo eccessivo e dagli incendi che esso provoca.

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