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Musulmani e cristiani uniti nel chiedere ponti anziché muri

USA e migrazioni: musulmani e cristiani uniti nel chiedere ponti anziché muri

Il messaggio di COREIS e JRS (Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati) a seguito del bando di Trump

 

7 febbraio 2017 – In coincidenza con la celebrazione della Settimana mondiale dell’armonia interreligiosa istituita dalle Nazioni Unite, la Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS) e il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS) interpretano l’Ordine esecutivo del presidente Trump sul tema dell’immigrazione e dei rifugiati come un affronto ai nostri comuni valori musulmani e cristiani e una negazione della nostra condivisa umanità. L’Ordine è chiaramente discriminatorio, e mette a repentaglio i rapporti cristiano-musulmani. Vìola un dovere fondamentale delle nostre comuni tradizioni religiose, ovvero di “Amare dunque il forestiero, poiché anche voi foste forestieri nel paese d’Egitto” (Dt. 10,19), e viene meno al fine stesso dell’esistenza del genere umano sulla terra, com’è inteso nelle parole del Corano “O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda” (Sura 49,13).
Diamo atto al dovere dei governi nazionali di proteggere i propri cittadini dalle situazioni di pericolo e di disciplinare le proprie frontiere a tutela della sicurezza nazionale. Vi sono, tuttavia, esigenze di ordine etico che trascendono i limiti dei confini nazionali, tra cui quella di assicurare protezione ai membri della famiglia umana che versano in situazioni di grave rischio. In un mondo quotidianamente ferito da violenze, ingiustizie, terrore e tirannia, le nostre tradizioni musulmane e cristiane ci chiamano a dare prova di coraggio e generosità, senza cedere alla paura o all’egoismo.
Papa Francesco ha parlato della migrazione come di un’occasione di grazia per tutti noi, ospiti e migranti senza distinzione: “In questo momento della storia dell’umanità, fortemente segnato dalle migrazioni […], chi emigra è costretto a modificare alcuni aspetti che definiscono la propria persona e, anche se non lo vuole, forza al cambiamento anche chi lo accoglie. Come vivere queste mutazioni, affinché non diventino ostacolo all’autentico sviluppo, ma siano opportunità per un’autentica crescita umana, sociale e spirituale?”

Come organizzazioni musulmane e cristiane, affermiamo la nostra solidarietà nei confronti di tutti i rifugiati, a prescindere dalla loro rispettiva fede. Ogni tentativo di respingere rifugiati sulla base della loro fede religiosa è in contrasto con i valori cristiani e musulmani della dignità umana, della cura per i più deboli della società, e della libertà religiosa.
Un bando imposto di fatto a una moltitudine di rifugiati musulmani potrebbe essere motivo di risentimento settario, alimentare il radicalismo, e inasprire eventuali tensioni religiose.
Siamo seriamente preoccupati dalla sospensione temporanea del programma di accoglienza dei rifugiati siriani, proprio nel momento in cui quasi 5 milioni di siriani sono stati costretti a fuggire dalle violenze in atto nel loro paese. Siamo anche allarmati dall’annunciata politica che intende riconoscere priorità ai rifugiati che si dichiarino vittime di persecuzione religiosa in paesi in cui la loro fede è minoritaria. Considerato che i sette paesi ai cui cittadini è fatto divieto per i prossimi tre mesi di accedere agli Stati Uniti sono tutti a maggioranza musulmana, l’Ordine esecutivo è chiaro segno dell’intenzione di porre i rifugiati musulmani provenienti da quegli stessi paesi in fondo all’elenco degli aventi priorità.
L’Ordine esecutivo rischia di destabilizzare la protezione dei rifugiati in senso globale, in quanto riduce il numero dei luoghi di reinsediamento e sbarra l’accesso alle richieste di asilo. Chiediamo ai governi di opporsi al bando posto in atto dagli Stati Uniti, e di fare in modo che sia potenziata nella sua struttura la protezione dei rifugiati nei rispettivi paesi. Sollecitiamo, peraltro, quelli che potrebbero voler attuare politiche isolazioniste ad approfondire le cause strutturali che sono alla base dello sfollamento forzato, e a condividere in maniera equanime l’onere derivante dalla protezione data ai rifugiati.
Cristiani e musulmani appartengono a tradizioni religiose che affondano ambedue nell’esperienza dell’esilio e dell’ospitalità di Dio, che a Lui è propria. Atteggiamenti ostili nei confronti degli sfollati non trovano posto nelle nostre tradizioni religiose, semmai sono manifestazioni di un solenne fallimento sul piano morale. Le nostre fedi invitano tutte le persone di buona volontà a promuovere ovunque una più profonda cultura dell’ospitalità nei confronti dei migranti e degli sfollati. Sia dunque riconosciuta la dignità di ognuno e il diritto di ciascuno di vivere in sicurezza in questa che è la nostra casa comune.

Imam Yahya Sergio Yahe Pallavicini
Presidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS)

P. Thomas H. Smolich SJ 
Direttore internazionale del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS)

Siamo coerenti

Amatevi, come io vi amo” è l’unico comandamento e lascito di Gesù, che viene spesso interpretato in modo sconcertante. Non che qui si voglia pretendere di essere genio con il dare un solo ed unico senso a questa norma, ma credo che questo amarsi sia diverso da quello che spesso si vede nelle soap, o da quello che intenda una sottomissione totale nei riguardi del nostro prossimo.

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Speleologhi in Convegno

 

 Gli Speleologi Italiani alle Grotte di Castellana

Castellana Grotte  – Oltre settanta rappresentanti della Società Speleologica Italiana si sono incontrati e confrontati sabato scorso, 4 febbraio, presso le Grotte di Castellana per partecipare ad un’Assemblea Straordinaria. La Grotte di Castellana srl guidata dal presidente Domi Ciliberti e l’Associazione Puglia Grotte hanno organizzato l’evento dando ospitalità ai massimi rappresentanti della speleologia nazionale giunti nel cuore della Puglia da ogni parte d’Italia.

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ll Primato dell’ Accoglienza

Comunicato stampa – Lunedì 13 febbraio 2017 / h.18.00

Nell’Aula Magna della Facoltà valdese di Teologia il Card. Kurt Koch 

  – Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani,  terrà una conferenza dal titolo:

Il primato dell’Accoglienza rispetto al fare

Sull’attualità della dottrina cristiana della giustificazione.

Via Pietro Cossa, 42 Roma (Adiacenze P.za Cavour) INGRESSO LIBERO

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Weltanschauung

NOI  CREDEVAMO…

 I tedeschi hanno un vocabolo particolare, Weltanschauung, per indicare la visione del mondo, la concezione della vita, il modo in cui ciascuno considera la propria esistenza e la propria posizione nella società. Questo termine, sul quale sono fiorite le più dotte dispute letterarie e filosofiche,  meriterebbe da parte nostra una seria riflessione per prendere coscienza di dove ci abbia condotto una classe politica indegna e cialtronesca, di affaristi farabutti e di beoti ignoranti, di accaparratori di privilegi, di sfruttatori del popolo, di ipocriti mentitori, di venduti agli interessi dei clan e delle lobby, di attaccati solo al proprio tornaconto, di imbonitori di un popolo di citrulli, di ricattatori con la promessa di un posto di lavoro, di nemici della nazione, dell’equità sociale, della giustizia, del risparmio, dei valori costituzionali.

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Cari Saraceni

Un amico editore, specializzato in testi di storia medievale e di indagini sui Templari, Enzo Valentini, ha pubblicato un testo, breve ma succosissimo, sulla venuta dei Normanni in Italia, ivi giunti intorno all’anno mille. Da questa opera storica, a firma di Cristian Guzzo, Ordinario di Storia Patria ed esperto dell’anno Mille, si evidenziano numerose vicende interessanti che vedono Bizantini, Siciliani, Francesi ed altre figure diverse dello scacchiere mediterraneo del tempo impegnate a dividersi il nostro povero Stivale come una torta.

Il fatto più avvincente di questo esame storico è la presenza negativa dei Saraceni lungo tutte le nostre coste, che hanno costretto più volte Principi e Baroni ad impugnare le armi e reagire pesantemente, prima per l’assedio di Salerno del 871, goccia che fece traboccare il vaso di contrasto alle continue incursioni dei vicini musulmani, poi per liberare la Puglia, continuamente assalita dalle orde marinare suddette. Non bastava, infelice Italia, che i Bizantini la facessero da padroni, che i Longobardi si fossero appropriati di gran parte di essa, che altri gruppi guerrieri della Francia si offrissero per ottenere un vantaggio, come alleati di questo o quello, ma soprattutto del Papa, distaccatosi, con la presa di distanza verso l’ortodossia, dal potere imperiale. I vicini islamici non davano tregua: rasero al suolo Luni, dopo averla persa e ripresa, il 925 ed il 928 martirizzarono Otranto, il 994 Matera. Il 1002 il caid Safi aggredì Bari con tanta ferocia e determinazione che perfino il Doge Orseolo corse in aiuto della bella città. Il contegno piratesco dei Saraceni era pressochè lo stesso anche in zone minori e piccoli centri italiani: il nome di un paese ciociaro, Saracinisco, offre a quanto riferito sensibile dimostrazione. Inoltre se non aggredivano direttamente, essi “ operavano manovre finalizzate ad provocare lo scontro con i Cristiani”. Da ciò è evidente che non era la popolazione, ma la differenza religiosa, il motivo di questa guerra “santa”, senza che nessuno, normali contadini, pescatori, commercianti, artisti, piccoli nobili, avessero procurato loro alcun danno a ragione.

In sostanza l’aspetto di questi scomodi vicini di Mediterraneo ricorda molto chiaramente la posizione mentale e le attuali loro intenzioni . Cambia la fase di preparazione: invadere piangendo, chiedendo cibi da ristorante, strumenti informatici, case ed accoglienza, incendiando e rivoltandosi se non soddisfatti. Ma dopo un tempo opportuno, quando saranno abbastanza numerosi, eccoli passare alla seconda fase: destabilizzazione su un Paese malgovernato da trent’anni ed impoverito dall’austerity, acquisto per pochi soldi di beni e conseguente uso ricattatorio o legalmente economico delle ricchezze ottenute, ed oplà, il Cristiano è servito. Abbuffatevi, Saraceni! C’è anche chi vi abbraccia, e vi chiama fratelli, dimentico di noi, suoi Fratellastri.

Marilù Giannone