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Weltanschauung

NOI  CREDEVAMO…

 I tedeschi hanno un vocabolo particolare, Weltanschauung, per indicare la visione del mondo, la concezione della vita, il modo in cui ciascuno considera la propria esistenza e la propria posizione nella società. Questo termine, sul quale sono fiorite le più dotte dispute letterarie e filosofiche,  meriterebbe da parte nostra una seria riflessione per prendere coscienza di dove ci abbia condotto una classe politica indegna e cialtronesca, di affaristi farabutti e di beoti ignoranti, di accaparratori di privilegi, di sfruttatori del popolo, di ipocriti mentitori, di venduti agli interessi dei clan e delle lobby, di attaccati solo al proprio tornaconto, di imbonitori di un popolo di citrulli, di ricattatori con la promessa di un posto di lavoro, di nemici della nazione, dell’equità sociale, della giustizia, del risparmio, dei valori costituzionali.

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Cari Saraceni

Un amico editore, specializzato in testi di storia medievale e di indagini sui Templari, Enzo Valentini, ha pubblicato un testo, breve ma succosissimo, sulla venuta dei Normanni in Italia, ivi giunti intorno all’anno mille. Da questa opera storica, a firma di Cristian Guzzo, Ordinario di Storia Patria ed esperto dell’anno Mille, si evidenziano numerose vicende interessanti che vedono Bizantini, Siciliani, Francesi ed altre figure diverse dello scacchiere mediterraneo del tempo impegnate a dividersi il nostro povero Stivale come una torta.

Il fatto più avvincente di questo esame storico è la presenza negativa dei Saraceni lungo tutte le nostre coste, che hanno costretto più volte Principi e Baroni ad impugnare le armi e reagire pesantemente, prima per l’assedio di Salerno del 871, goccia che fece traboccare il vaso di contrasto alle continue incursioni dei vicini musulmani, poi per liberare la Puglia, continuamente assalita dalle orde marinare suddette. Non bastava, infelice Italia, che i Bizantini la facessero da padroni, che i Longobardi si fossero appropriati di gran parte di essa, che altri gruppi guerrieri della Francia si offrissero per ottenere un vantaggio, come alleati di questo o quello, ma soprattutto del Papa, distaccatosi, con la presa di distanza verso l’ortodossia, dal potere imperiale. I vicini islamici non davano tregua: rasero al suolo Luni, dopo averla persa e ripresa, il 925 ed il 928 martirizzarono Otranto, il 994 Matera. Il 1002 il caid Safi aggredì Bari con tanta ferocia e determinazione che perfino il Doge Orseolo corse in aiuto della bella città. Il contegno piratesco dei Saraceni era pressochè lo stesso anche in zone minori e piccoli centri italiani: il nome di un paese ciociaro, Saracinisco, offre a quanto riferito sensibile dimostrazione. Inoltre se non aggredivano direttamente, essi “ operavano manovre finalizzate ad provocare lo scontro con i Cristiani”. Da ciò è evidente che non era la popolazione, ma la differenza religiosa, il motivo di questa guerra “santa”, senza che nessuno, normali contadini, pescatori, commercianti, artisti, piccoli nobili, avessero procurato loro alcun danno a ragione.

In sostanza l’aspetto di questi scomodi vicini di Mediterraneo ricorda molto chiaramente la posizione mentale e le attuali loro intenzioni . Cambia la fase di preparazione: invadere piangendo, chiedendo cibi da ristorante, strumenti informatici, case ed accoglienza, incendiando e rivoltandosi se non soddisfatti. Ma dopo un tempo opportuno, quando saranno abbastanza numerosi, eccoli passare alla seconda fase: destabilizzazione su un Paese malgovernato da trent’anni ed impoverito dall’austerity, acquisto per pochi soldi di beni e conseguente uso ricattatorio o legalmente economico delle ricchezze ottenute, ed oplà, il Cristiano è servito. Abbuffatevi, Saraceni! C’è anche chi vi abbraccia, e vi chiama fratelli, dimentico di noi, suoi Fratellastri.

Marilù Giannone

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Il Nome di Dio nell’Islam, edizioni Messaggero di Sant’Antonio

Il Nome di Dio nell’Islam, edizioni Messaggero di Sant’Antonio

Siamo lieti di annunciare che il libro Il Nome di Dio nell’Islamdel Fondatore e Presidente Onorario della COREIS (Comunità Religiosa Islamica) Italiana, Shaykh Abd al-Wahid Pallavicini, pubblicato dalle Edizioni Messaggero di Sant’Antonio di Padova, è da questa settimana reperibile nelle librerie.

 

 

Lo scorso 30 dicembre 2016 si è svolta a Fermo nelle Marche la prima presentazione del libro in una chiesa dedicata a Maria, presso il Centro Culturale San Rocco, alla presenza di due sacerdoti, don Giordano Trapasso, segretario generale dell’Arcidiocesi di Fermo, e don Andrea Andreozzi, biblista, di fronte a un pubblico numeroso di giovani e adulti, cristiani e musulmani.

Si è trattato di un incontro dedicato in particolar modo alla figura della Vergine Maria nel Cristianesimo e nell’Islam, riferimento straordinario per i credenti di entrambe le fedi, che proprio vicino a Fermo visitano il santuario della Sacra Casa di Maria a Loreto.

 

 

 

Con l’auspicio che possano seguire anche altre presentazioni di questo libro come occasioni di dialogo interreligioso e convergenza spirituale, riportiamo un estratto particolarmente significativo tratto dall’intervento dell’autore in occasione di questa prima presentazione del Nome di Dio nell’Islam a Fermo:

“Noi siamo musulmani e voi siete cristiani. Ma che cosa è la differenza? La differenza sta nel fatto che la nostra testimonianza di fede dice che «non vi è Dio se non Iddio», il-Dio, con l’articolo, l’Uno, l’Assoluto cioè il Dio «Metafisico» al di là dunque di quella fisicità nella quale noi siamo imprigionati come uomini. Il Dio cristiano, invece, seppure ci dice «Io sono il Dio tuo, non avrai altro Dio all’infuori di Me», è stato scomposto nelle tre Persone della Santissima Trinità, è stato «personalizzato» e cioè fatto Uno e Trino.
 
Ma quali simboli rappresentano queste Persone? Il Padre rappresenta l’«Essenza», il Figlio la «Sostanza» e lo Spirito Santo l’«Essere», accezioni dogmatiche queste ultime che, in sha Allah, Dio volente, potrebbero manifestare quelle realtà più sottili celate dalla formulazione simbolica fino a rivelare finalmente l’identità di Colui che solo è veramente Metafisico, Dio stesso. Incontriamoci dunque in questa elevazione comune che costituisce la vocazione propria di ogni uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio.”

 

 

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Quali scenari per l’Islam in Italia? Due letture per capire il punto della situazione

Quali scenari per l’Islam in Italia? Due letture per capire il punto della situazione

Si parla, si scrive e ci si interroga sempre molto sulla situazione dell’Islam in Europa e in Italia, sulle possibilità di Intesa, di riconoscimento, di regolarizzazione delle guide e luoghi di culto, sulla sicurezza. Ecco due nuove letture che consigliamo su Italpress e Italianieuropei

A seguito dell’incontro di lunedì 16 gennaio, quando il nuovo ministro dell’Interno Marco Minniti ha riunito le rappresentanze dell’Islam Italiano, vi segnaliamo due nuovi articoli del presidente della CO.RE.IS. Yahya Pallavicini che tracciano un quadro dettagliato della situazione attuale e dei possibili scenari futuri di collaborazione con le istituzioni e le comunità islamiche.

Il primo articolo, “La sfida dell’Islam cosmopolita con il Ministro Minniti”, pubblicato in questi giorni dal sito Italpress, presenta una relazione e commento sulla riunione al Viminale (foto sopra) con i rappresentanti delle comunità islamiche, durante la quale “il Ministro  sembra voler offrire alla eterogenea composizione dei vari rappresentanti dell’Islam Italiano una prova di “crescita e sicurezza”, sinonimi di maturità e ordine, ma anche di intelligenza nel “vincere insieme la sfida” di un “patto nazionale” con “luoghi di culto trasparenti”, imam istruiti e non “improvvisati” che sappiano far prevalere la ragione di prediche in lingua italiana, un “Islam cosmopolita” che esca dalle arene degli slogan televisivi “con il cervello e non con la pancia”.

Il secondo articolo, pubblicato sull’ultimo numero della rivista della Fondazione Italianieuropei (5/6 2016), dedicato ai temi della sinistra e l’Islam radicale, ospita diversi contributi tra i quali un approfondimento del presidente Yahya Pallavicini sull’Identità dell’Islam Europeo oltre gli stereotipi. La rivista è acquistabile anche on line (www.italianieuropei.it). Riportiamo a seguire un breve estratto dell’articolo.

“Purtroppo si fa fatica a coniugare religione, sacro, sensibilità spirituale, divinità con Islam. Dispiace vedere sempre l’Islam associato a qualcosa di altro: arabo, deserto, turismo esotico, orientalismo, tappeti persiani, ceramiche, datteri, danzatrici, oppure straniero, immigrato, clandestino, lavoratore senza contributi, maschilista, terrorista. Raramente si sente parlare dei musulmani come studenti o professionisti in regola, onesti marito e moglie, padre e madre, fratello e sorella, maestro e discepolo, persona che prega Dio, digiuna per Dio, aiuta i poveri per Dio, vive secondo giustizia ed è grato a Dio, cittadino di cultura europea che crede in Dio! Eppure la maggioranza delle persone musulmane in Italia e in Europa sono persone semplici, che corrispondono proprio a queste categorie, proprio come i fratelli e le sorelle della comunità cristiana ed ebraica continuano a esserlo da secoli”.
Il riconoscimento di un nucleo di Islam italiano ed europeo che sia caratterizzato dalla vocazione spirituale, dalla preparazione dottrinale teologica comparata e dalla coscienza profonda della cultura italiana e della filosofia occidentale (con il contributo persino dei sapienti musulmani!) può rappresentare veramente un passo importante verso l’orientamento e la realizzazione di un’armoniosa integrazione anche del credente musulmano tra i credenti e del cittadino musulmano tra i cittadini”.

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Informazione & Potere

Bufale pubbliche e privilegi di stato

L’informazione è stata per secoli uno strumento interamente e saldamente controllato dal potere politico attraverso i mezzi classici di diffusione (editti, bolle, ordinanze, carta stampata sovvenzionata, radio e televisione pubbliche ma di fatto strumento di dominio della politica, radio e televisioni private che rispondevano unicamente agli interessi dell’editore). Veniva diffuso ciò che il potere voleva fosse conosciuto dal popolo, a prescindere sulla sua verità sostanziale e veniva invece nascosto ciò che il popolo non doveva sapere.

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La Buona Scuola

La Scuola e la “Buona Scuola”: chi valuta il valutatore ?

La legge 107 del 2015 ha previsto la premialità nella scuola per valorizzare l’impegno e l’operato dei docenti che hanno migliorato l’offerta formativa o che si sono distinti nell’ambito della loro professione  giornaliera. Il cosiddetto bonus ai docenti più bravi è uno dei punti cardine della riforma della buona scuola, nei mesi di dicembre/gennaio arriverà, una tantum, ai docenti premiati una somma  di 600-700 euro che rimpolperà lo stipendio.

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