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Dalla resa di Conte alla resa dei conti

 

Credevamo di averne viste di tutti i colori nella politica italiana, ma francamente quello che è accaduto nella scorsa settimana ha aggiunto nuove tonalità alle sfaccettature ed alla  policromia tipica delle coalizioni di governo italiane.

I fatti sono noti, ma vale la pena farne un breve riepilogo: il Premier Conte vara alla ventiquattresima ora la finanziaria, da inviare all’esame preventivo di Bruxelles, che prevede un decreto fiscale con misure di cosiddetta pacificazione tra contribuente e fisco che in realtà contiene un ennesimo condono tombale con esclusione della perseguibilità sul piano penale per gli immobili e i beni imboscati all’estero, per i capitali illeciti frutto di usura o riciclaggio, con elevazione dei tetti massimali di evasione su tutte le tasse non pagate negli ultimi cinque anni. Un vero maxi condono globale che è uno schiaffo al buon senso, all’onestà, alla coerenza con le promesse elettorali.

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Tercio Legionario… Conferenza alla Piccola Caprera

Con le note di  “CARA AL SOL”

L’ANCIS e la Fondazione Hispano Latina comunicano che domenica 4 Novembre 2018 Centenario della Vittoria nella Prima Guerra Mondiale, alle ore 15.00, dopo la commemorazione mattutina degli Ufficiali del Reggimento GG.FF. e le premiazioni di rito, ospiti dell’Associazione Volontari di “Bir el Gobi” alla Piccola Caprera (Ponti sul Mincio) sarà tenuta la conferenza sul Tercio Legionario che tanto trasse dal nostro Arditismo di Guerra.

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il COREIS saluta la Giornata Europea della Cultura Ebraica

Gli Imam salutano le Sinagoghe, centri di Cultura Ebraica

GENOVA
Il responsabile per la Liguria della COREIS, imam Abu Bakr Moretta, accompagnato da una delegazione di musulmani italiani ha portato un saluto nella sinagoga di Genova, città capofila: “Il tema di quest’anno, ‘Storytelling – la storia siamo noi’, ci porta a ricordare che ormai sono 30 anni di amicizia fraterna e collaborazione con la comunità ebraica in Italia e la COREIS. E proprio un anno fa ci hanno lasciato, a pochi giorni di distanza uno dall’altro, due grandi maestri e pionieri del dialogo interrelgioso e intellettuale in Italia ed Europa, Rav Giuseppe Laras e il nostro fondatore Shaykh Abd al-Wahid Pallavicini”.”Se un importante capitolo di “storia” del dialogo islamo-ebraico con loro volge al termine – ha continuato l’imam Moretta – a noi spetta la responsabilità di portare avanti questa eredità spirituale come uomini e donne appartenente a comunità religiose differenti, per conoscersi reciprocamente e nel rispetto delle provvidenziali diversità, rispetto che è alla base della vera pace e giustizia”.All’evento, iniziato con una sentita preghiera per le vittime del ponte Morandi, hanno preso parte anche la presidente dell’UCEI Noemi Di Segni, il presidente della Comunità Ebraica di Genova Ariel Dello Strologo, il rabbino capo rav Giuseppe Momiglianorav Benedetto Carucci Viterbi, il sindaco di Genova Marco Bucci e il prefetto Fiamma Spena.MILANO
Milano l’imam Yahya Pallavicini, presidente COREIS, ha portato un saluto in sinagoga dove il giornalista Paolo Del Debbio ha condotto gli interventi del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, l’assessore alla cultura di Milano Filippo Del Corno e il critico d’arte Philippe Daverio. Il rabbino capo rav Alfonso Arbib ha tenuto una lezione sulla narrazione, che differisce dal resoconto storico per il fatto di mettere l’accento sulla scienza utile. I testi sacri si concentrano infatti su insegnamenti utili per la vita spirituale dei credenti.VERONA
L’imam Isa Abd al-Haqq Benassi, del Consiglio delle Guide Religiose della COREIS, è intervenuto in sinagoga a Verona: “Anche nella tradizione islamica la narrazione delle storie dei profeti riporta esempi eccellenti per riscoprire l’Eterno in ogni situazione della vita, dalla famiglia, al lavoro alla società. La narrazione di esempi positivi di dialogo fra le religioni, come quello di oggi, sono il migliore argine per l’antisemitismo e l’islamofobia, temi su cui lavoriamo nel Tavolo Interreligioso della Prefettura e che cercheremo di portare anche nelle scuole”. Presenti il rabbino capo rav Yosef Labi, il presidente della comunità ebraica di Verona e Vicenza Celu Laufer, il responsabile per l’ecumenismo don Luca Merlo, rappresentanti del Comune e della Prefettura.VICENZA
A Vicenza era presente anche Franco Perlasca, figlio di Giorgio, uno dei “giusti” che salvò la vita a oltre cinquemila ebrei ungheresi, intervenuto assieme a Roberto Israel, presidente dell’associazione Figli della Shoà di Verona, il consigliere comunale Patrizia Barbieri, don Gino Alberto Faccioli, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose e l’imam Yahya Abd al-Ahad Zanolo, responsabile della COREIS per il Veneto: “Essere qui oggi ebrei, musulmani e cristiani, ci ricorda come di fronte a Dio tutte le religioni abbiano uguale dignità. Noi qui oggi testimoniamo della normalità della fratellanza tra ebrei, cristiani e musulmani, ben più reale e solida di ogni paura che è data solo dall’ignoranza”. L’incontro, promosso da Paola Farina, si è svolto nel cimitero acattolico di Vicenza ed è stato introdotto da canti e una preghiera ebraica, cristiana e islamica.

VENEZIA
L’imam Ahmad Abd al-Aliyy Venanzi ha portato un saluto a rav Scialom Bahbout, rabbino capo di Venezia, Paolo Gnignati, presidente della Comunità Ebraica e al responsabile per la cultura Enrico Levis, intervenuti nei locali del ghetto con la scrittrice Laura Forti della Comunità Ebraica di Firenze ed Enrico Fink.

BOLOGNA e PALERMO
Sono stati riportati i saluti di rappresentanti della COREIS anche nelle sinagoghe di Bologna, imam Yusuf Abd al-Adhim Pisano, e Palermo, imam Ahmad Abd al-Majd Macaluso.

a cura dell’Ufficio Stampa del COREIS

Maria Elena Boschi: donna PD – Maxim !

Maria Elena Boschi: quando il meglio di una Donna PD deve ancora venire

Caspita, però!
Davvero intrigante questo primo piano di Maria Elena Boschi su una recente copertina di Maxim con i capelli in disordine, niente trucco, un ciuffo ribelle e lo sguardo misteriosamente volto a destra, chissà dove e su cosa.

C’è qualcosa di ambiguo, ammiccante, a metà strada tra la santerellina e la lolita, in questa donna del Partito Democratico che, dismessi gli abiti di ministra e, poi, di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, si è fatta mettere a fuoco, come mai prima, per offrire di sé un’immagine nuova di donna, forse anche di femmina: per questo ha scelto l’obiettivo di Oliviero Toscani, fotografo del sociale, ammaliandolo perché, stregato dal suo fascino torbido, tornasse ad inquadrare la grazia muliebre, innanzitutto la sua; per questo, non a caso, ha scelto Maxim, rivista patinata per uomini raffinati, assai diffusa nel mondo, non certo per promuovere cultura quanto piuttosto per suscitare la piacevole contemplazione di donne belle, eleganti, non banali, insomma strafighe.

Maria Elena Boschi può, addirittura, ambire a posare anche per il prossimo calendario di Maxim, evocativo di desideri, pensieri pruriginosi negli italiani, pur se non suoi elettori, perché, si sa, il sesso è un comune denominatore che supera tutte le barriere, comprese quelle ideologiche e politiche. In questo rilancio d’immagine la nuova Boschi si affiancherebbe così a icone dell’augurio natalizio sexy come Anna Falchi, Alessia Merz, Elenoire Casalegno e via dicendo, dunque a far compagnia a figure certo più significative e ricche di smalto rispetto a grigi ministri, sottosegretari e parlamentari.

La nostra fascinosa Boschi, protagonista di una conversione all’incontrario sulla via di Damasco, parlando di sé sempre sulle pagine di Maxim, ha dichiarato che “il meglio deve ancora venire”: dunque finora ci ha mostrato il peggio o, forse, il meno appetibile. Sicuramente il peggio politico del suo ruolo istituzionale ce l’ha rifilato proprio tutto: indimenticabile!

Ma il suo meglio, che sta per sopraggiungere, quale mai sarà?

Intrigante, davvero intrigante! Se il bamboccione Renzi, illudendosi di poter emulare Piero Angela, si è riciclato cicerone “cincischiato”, per dirla alla toscana, ma pagato profumatamente in documentari sull’arte e la cultura, la Boschi vuol forse riciclarsi come femme fatale per turbare almeno i sogni degli italiani dopo aver fallito nell’intento di sconvolgere l’obsoleta Costituzione?

Certo, detto dalla Boschi, è molto ambiguo, dice tutto e non dice niente quel suo “Il meglio deve ancora venire”. Cosa mai sarà? Pensiamo a tutto, a tanto e, perché no, anche ai tesori personali più reconditi!

Ai compagni del PD, magari lettori/ammiratori clandestini del numero di Maxim con la compagna Boschi, una sola raccomandazione: fermi con le mani, si rischia di perdere la “vista” del paese!

A Roma Futurism & Co: nuovo grande evento

La vera arte nazionale ancora in galleria, a via Mario de’ Fiori

a cura di Giancarlo Carpi e Andrea Baffoni
Brajo Fuso (1899- 1980), artista eclettico e sperimentatore originalissimo della materia, e del riuso degli oggetti nella stagione dell’Informale italiano e del New Dada,stimato da critici e poeti come Giulio Carlo Argan e Andrè Verdet è qui riproposto all’attenzione del mondo artistico con una quarantina di opere storiche affiancate a opere di Alberto Burri, Lucio Fontana, Enrico Prampolini, Andrè Masson e Salvatore Scarpitta. Il catalogo, ricco di materiale documentario anche inedito, si avvale dei contributi di Giancarlo Carpi, Massimo Duranti e Andrea Baffoni.

Si può forse estendere abbastanza questo principio creativo di Brajo Fuso, di una oscillazione molto forte tra il piano dell’illusione (fino anche al paesaggio dall’alto) e il piano della cognizione dell’oggetto come tale – come ancora nel Cromoggetto grigio del 1965. Nella straticromia “a nido d’ape” o “a rete” – Straticromia 1969 – ad esempio una certa estetizzazione cromatica dei materiali potrebbe far pendere la bilancia dalla parte dell’illusione, ma quel che è abbastanza certo nel suo lavoro è il carattere sempre invece non estetizzante, e finanche come di “malattia” di queste composizioni, come notava Argan. La lana di vetro, molto frequente nella seconda metà degli anni cinquanta, è un’altra scelta d’un materiale suggestivamente “guasto”, o “tossico”. Il carattere trash, in senso estetico, cioè di emulazione fallita, può in certo modo collegarsi a queste composizioni ma come fosse una proprietà dei materiali utilizzati, della materia. Questo è un aspetto abbastanza nuovo se si pensa che invece una soluzione più ovvia e diffusa, anche in altri lavori di Brajo ad esempio le sculture del Fuseum, è quella di usare i pezzi di scarto per comporre dei personaggi, sicché poi l’effetto di “trash” sembra riguardare un vero e proprio soggetto.

Ebbe a dichiarare Giulio Carlo Argan nell’intervista alla RAI del 1980 pochi mesi prima della scomparsa di Brajo Fuso “Verrà il momento in cui l’opera di Brajo Fuso verrà valutata sul piano estetico generale per quello che realmente rappresenta: la capacità di reazione creativa all’ambiente in cui si vive”.

BRAJO FUSO – epifenomeni cromomaterici
From 11th October 2018 to 11th January 2019
Opening for press: 11th October 2018, h 11:30
 
cured by Giancarlo Carpi and Andrea Baffoni

Brajo Fuso (1899 – 1980), an eclectic artist and extremely original experimenter of materials and reuse of objects in the season of Italian Informal and New Dada, estimated by critics and poets like Giulio Carlo Argan and Andrè Verdet, is here proposed again to the attention of the artistic world with about forty historical works supported by artworks of Alberto Burri, Lucio Fontana, Enrico Prampolini, Andrè Masson and Salvatore Scarpitta. The catalogue, rich in documentary and often unpublished material, is completed with the notes by Giancarlo Carpi, Massimo Duranti and Andrea Baffoni. We can perhaps furtherly extend this creative principle of Brajo Fuso, a very strong oscillation between the plane of illusion (even up to the landscape from above) and the plane of cognition of the object as such – as still in the gray Chromeobject of 1965. In the “honeycomb” or “network” colorlayer – Straticromia 1969 – for example a certain chromatic aesthetization of the materials could tip the scales on the side of illusion, but what is quite certain in his work is the character not always aestheticising, even as a sort of “disease” of these compositions, as pointed out by Argan. The glass wool, very common in the second half of the fifties, is another choice of a material that is suggestively “damaged” or “toxic”. The trash character, in an aesthetic sense, that is of failed emulation, can somehow connect to these compositions but as if it were a property of the used materials, of the matter itself. This is a fairly new aspect if you think that instead a more obvious and widespread solution, also in other works by Brajo, for example the sculptures of the Fuseum, is to make use of pieces of discarded things to create the characters, so that the effect of “trash” seems to concern a real subject.
Giulio Carlo Argan had to declare in the interview with RAI in 1980 a few months before the death of Brajo Fuso “Here comes the time when Brajo Fuso’s work will be evaluated on the general aesthetic level for what it really represents: the ability of a creative reaction to the environment in which we live”.

Futurism&Co Art Gallery Roma
Via Mario de’ Fiori, 68 – Roma, Italia

La Perdonanza nella storia aquilana di Enrico Cavalli

Dalle origini di Aquila ai Celestini

Nella sua trattazione su “L’architettura religiosa aquilana” del 1988, Mons. Orlando Antonini, Nunzio apostolico, affermava che “il numero di chiese cospicuo a L’Aquila” non si spiega solo come semplice prevalenza dell’espressione religiosa sulla laicità, bensì da un lato con l’origine della città, nata dalla integrazione degli antichi territori amiternini e forconesi, dall’altro con la “vitalità della locale comunità cattolica”. Il riordino della penisola per effetto delle discese imperiali, vede, nel 962, coerentemente con gli assi geografici, la donazione dell’imperatore Ottone I a papa Giovanni XII delle terre che vanno da Amiternum a Beffi e dal Gran Sasso a Rocca Di Mezzo.

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